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Brano : Ab urbe condita VIII, 17
Autore : Livio
Originale
[17] Noui deinde consules a ueteribus exercitu accepto ingressi hostium fines populando usque ad moenia
atque urbem peruenerunt. ibi quia ingenti exercitu comparato Sidicini et ipsi pro extrema spe dimicaturi enixe
uidebantur et Samnium fama erat conciri ad bellum, dictator ab consulibus ex auctoritate senatus dictus P.
Cornelius Rufinus, magister equitum M. Antonius. religio deinde incessit uitio eos creatos magistratuque se
abdicauerunt; et quia pestilentia insecuta est, uelut omnibus eo uitio contactis auspiciis res ad interregnum
rediit. ab interregno inito per quintum demum interregem, M. Valerium Coruum, creati consules A. Cornelius
iterum et Cn. Domitius. tranquillis rebus fama Gallici belli pro tumultu ualuit ut dictatorem dici placeret; dictus
M. Papirius Crassus et magister equitum P. Valerius Publicola. a quibus cum dilectus intentius quam
aduersus finitima bella haberetur, exploratores missi attulerunt quieta omnia apud Gallos esse. Samnium
quoque iam alterum annum turbari nouis consiliis suspectum erat; eo ex agro Sidicino exercitus Romanus
non deductus. ceterum Samnites bellum Alexandri Epirensis in Lucanos traxit; qui duo populi aduersus
regem escensionem a Paesto facientem signis conlatis pugnauerunt. eo certamine superior Alexander +
incertum qua fide culturus, si perinde cetera processissent + pacem cum Romanis fecit. eodem anno census
actus nouique ciues censi. tribus propter eos additae Maecia et Scaptia; censores addiderunt Q. Publilius
Philo Sp. Postumius. Romani facti Acerrani lege ab L. Papirio praetore lata, qua ciuitas sine suffragio data.
haec eo anno domi militiaeque gesta.
Traduzione
17 I nuovi consoli poi, preso in consegna l'esercito dai predecessori, invasero il territorio nemico e lo
devastarono, arrivando fino alle mura della citt?. L?, siccome i Sidicini avevano da soli raccolto un grande
esercito ed era probabile che avrebbero combattuto fino all'ultimo sangue per difendere le loro ultime
speranze, e siccome circolava la voce che i Sanniti stessero per prendere le armi, i consoli, su incarico del
senato, nominarono dittatore Publio Cornelio Rufino e maestro di cavalleria Marco Antonio. Emerse per?
uno scrupolo religioso circa la regolarit? della loro nomina e i due magistrati rinunciarono alla carica; e
poich? segu? una pestilenza, come se tutti gli auspici fossero stati contagiati da quel vizio di forma, si pass?
a un interregno.Alla fine Marco Valerio Corvo, quinto interr? dall'inizio dell'interregno, nomin? consoli Aulo
Cornelio (al secondo mandato) e Gneo Domizio. Mentre regnava dovunque la pace, la notizia di una guerra
scatenata dai Galli port? lo scompiglio e indusse all'elezione di un dittatore. La scelta cadde su Marco
Papirio Crasso; maestro di cavalleria fu nominato Publio Valerio Publicola. Mentre essi stavano realizzando
la leva militare con maggiore fermezza di quanta non ne avrebbero impiegata per una guerra con un popolo
confinante, i ricognitori inviati in zona tornarono riferendo che tra i Galli tutto era tranquillo. Anche il Sannio,
gi? da due anni, si sospettava fosse percorso da nuove ondate di rivolta. Per questo l'esercito romano non
venne richiamato dal territorio dei Sidicini. Ma un'altra guerra, scatenata dal re dell'Epiro Alessandro, devi? i
Sanniti nel territorio dei Lucani. I due popoli si scontrarono in campo aperto con il re mentre questi stava
risalendo da Paestum. La vittoria and? ad Alessandro, il quale stipul? un trattato con i Romani. ? dubbio che
l'avrebbe rispettato se il resto della sua campagna avesse avuto la stessa fortuna.Nel corso dello stesso
anno si tenne il censimento, in cui figurarono anche i nuovi cittadini; il loro numero port? all'aggiunta di due
nuove trib?, la Mecia e la Scapzia. I censori che le aggiunsero furono Quinto Publilio Filone e Spurio
Postumio. Gli abitanti di Acerra divennero Romani a s?guito di una proposta presentata dal pretore Lucio
Papirio e volta a garantire loro la cittadinanza senza diritto di voto. Furono questi i fatti accaduti quell'anno a
Roma e all'esterno.