Nome e Cognome (autore per corrispondenza): Federico Andreis E-mail (autore per corrispondenza): [email protected] Autore/i: Federico Andreis, Marta Angelici, Alessandra Piatti, Maria Quattrocchi, Danilo Cereda, Francesca Visco, Simone Curti e Antonio Russo Istituto/i: Osservatorio Epidemiologico, Registro dei Tumori e Flussi - Azienda Sanitaria Locale della Provincia di Milano 1 TITOLO: Confronto delle strategie di follow up dei casi incidenti di tumori invasivo della mammella 2005-2008 nella ASL Provincia di Milano 1 OBIETTIVI Obiettivo principale dello studio è confrontare le strategie di follow-up relativo a casi incidenti di carcinoma della mammella rilevati nel periodo 2005-2008 nel costituendo RT della ASL della Provincia di Milano 1 e confrontarlo con lo standard rappresentato dalle evidenze pubblicate dalla Chocrane Collaboration Breast Cancer Group. In considerazione della copertura dell’area oggetto di registrazione da parte dello screening mammografico l’analisi è stata stratificata per diagnosi del caso grazie al programma di screening e per stadio tumorale. MATERIALI E METODI Tutti i casi incidenti nel periodo 2005-2008 nel territorio coperto dal RT con diagnosi di tumore della mammella, di 50-69 anni sono stati inclusi nello studio. Per ciascun soggetto è nota la storia di screening (attivo dal 2001) e il sistema informativo dello screening ha provveduto a fornire tutte le informazioni raccolte sui casi screen detected. Per ciascun caso sono stati ricostruiti i consumi di: prestazioni ambulatoriali specifiche (diagnostica per immagini, scintigrafia ossea, markers tumorali, esami ematochimici - esclusi markers , visite generiche / specialistiche) nei sei mesi precedenti e nei due anni successivi la diagnosi, il trattamento chirurgico maggiore effettuato e i trattamenti chemio e radioterapici. Sono stati considerati quali indicatori di intensità del follow-up per ciascuna tipologia di consumo: 1) numero medio di procedure effettuate per ciascun caso per semestre di follow-up e 2) proporzione di casi che hanno effettuato nel periodo almeno un test. E’ stata calcolata, inoltre, quale indicatore sintetico, la proporzione di donne che hanno effettuato nell’anno successivo alla diagnosi almeno una diagnostica per immagini (ECO, TAC, RMN, PET) congiuntamente ad una scintigrafia ossea e alla ricerca di markers tumorali. RISULTATI: Sono state identificati 3183 casi di carcinoma della mammella incidenti nel periodo 2005-2008. Sono stati esclusi 118 casi (3.71%) metastatici ab initio. Per l’analisi sono stati considerati esclusivamente i casi con età alla diagnosi compresa tra i 50 e i 69 anni e trattati con intervento di tipo non demolitivo: i casi screen detected nella coorte sono 476 (43.87%), i restanti 609 (56.13%) per un totale di 1085 soggetti. Il numero medio di procedure per donna nel primo anno di follow-up risulta pari a 9.10. Analizzando i profili di follow-up stratificati per partecipazione allo screening mammografico si evidenzia che il numero medio di procedure per donna nel primo anno di follow-up è pari a 8.19 per i casi screen detected e di 9.81 per il gruppo di casi identificati all’esterno dello screening programmato. L’analisi suddivisa per tipologia di prestazione (in screening/fuori screening) mostra un numero medio di prestazioni di: diagnostica per immagini 3.82/4.73, markers tumorali 4.06/4.09, esami ematochimici 26.64/34.10, scintigrafie 1.12/1.16, visite 9.32/9.35, altre prestazioni 4.16/5.40, rispettivamente. I casi che hanno fruito, nel primo anno di follow-up, di almeno un test o prestazione è stato di 475 (99.79% nel gruppo screening) e 605 (99.34% nelle non aderenti) così stratificate per tipologia: diagnostica per immagini 94%/94%, markers tumorali 77%/74%, esami ematochimici 93%/94%, scintigrafie 43%/59%, visite 99%/96%, altre prestazioni 50%/52%. La proporzione di donne che, nel primo anno di follow-up, hanno effettuato almeno una procedura di diagnostica per immagini, di una scintigrafia ossea ed della ricerca di markers tumorali risulta essere del 37% nel gruppo di screen detected e del 48% nelle restanti pazienti. E’ stata, inoltre, effettuata un’ulteriore stratificazione all’interno del gruppo dei casi screen detected e in particolare rispetto all’estensione del tumore primario: in particolare il confronto è stato fatto tra gli stadi T1 e T2. Per 337 casi screen detected (71%) era disponibile la stadiazione: 8 casi sono stati esclusi, presentando estensioni di tipo T3 e T4. Pertanto, delle 329 donne considerate, 276 (84%) avevano uno stadio T1 e 53 (16%) di tipo T2. Il numero medio di prestazioni nel primo anno di follow-up è di 7.97 per i casi T1 e 9.24 per i casi T2: diagnostica per immagini 3.53/4.01, markers tumorali 4.20/5.13, esami ematochimici 25.75/32.23, scintigrafie 1.12/1.18, visite 9.67/8.64, altre prestazioni 3.53/4.17. Se, invece, viene analizzata la proporzione di casi (T1 vs T2) con almeno una prestazione entro la fine del primo anno di follow-up: diagnostica per immagini 96%/84%, markers tumorali 81%/74%, esami ematochimici 96%/91%, scintigrafie 39%/42%, visite 100%/100%, altre prestazioni 48%/57%. Il 44% dei T1 ha inoltre fruito di un pacchetto di prestazioni composto da diagnostica per immagini, scintigrafia ossea e ricerca di markers tumorali entro il primo anno, contro il 55% per i casi con stadio T2. DISCUSSIONE: In letteratura sono presenti numerose evidenze relative alle strategie di follow-up. La revisione della Chocrane Collaboration Breast Cancer Group, sottolinea come percorsi di follow-up basati su sole visite regolari ed esami mammografici annuali siano efficaci quanto approcci più intensivi, basati su regolare accesso a procedure di laboratorio e test strumentali, in termini di tempestività nella rilevazione di recrudescenze, sopravvivenza e qualità di vita. Anche in presenza di evidenze consolidate basate su revisioni sistematiche, però, la pratica corrente sembra essere quella di prediligere un eccesso di procedure diagnostiche. Non si rilevano sostanziali differenze nei profili di follow-up tra donne inserite nello screening programmato e donne identificate al di fuori dello stesso, se non per gli esami ematochimici ed per le scintigrafie ossee, entrambi più elevati nel gruppo di non screening. L’evidenza suggerisce inoltre che la fruizione di un pacchetto di esami (diagnostica per immagini, scintigrafia e ricerca di markers tumorali) entro il primo anno sia più contenuta nel gruppo di screening. Questo studio, population based, rileva una preponderanza di percorsi di follow-up intensivi, rispetto allo standard di efficienza suggerito, il che si traduce in un eccesso di spesa non accompagnato da benefici evidenti nei casi di tumore alla mammella. Una stima preliminare dei costi in eccesso è dell’ordine di 1 milione di euro per il primo anno di follow-up, corrispondente ad una spesa media per donna di circa 900 euro.