Gestione della disfagia e confronto tra PEG e SNG. Ivan Colacillo, 2° anno canale A Medicina generale V ospedale San Giovanni Battista ‘’Molinette’’ INTRODUZIONE La disfagia è una patologia (anche se sarebbe più corretto definirlo un ‘’sintomo’’ poiché sopraggiunge a seguito di una patologia o di un trauma) che ha riscontrato notevole interesse dal punto di vista clinico negli ultimi vent’anni con la nascita di una branca come la deglutologia. La deglutizione è un atto che compiamo centinaia di volte durante l’arco della giornata e vengono coinvolti diversi organi: la bocca, la lingua, la faringe che costituiscono il canale nel quale passa il cibo sino a raggiungere o stomaco. Ma questo canale è condiviso con un altro apparato: l’apparato respiratorio. La disfagia quindi riguarda un crocevia critico nel mantenimento della nostra salute, ovvero via alimentare e via respiratoria. I disordini della deglutizione interessano circa il 20-40% nella popolazione con ictus celebrale e Morbo di Parkinson: sono una problematica notevole per il paziente sia dal punto di vista psicologico, siccome è obbligato a vivere nella società con una disabilità e sia dal punto di vista funzionale con rischio di aspirazione, polmonite ab ingestis, difficoltà nell’alimentarsi, malnutrizione, soffocamento e morte. Nel reparto di medicina generale V delle Molinette i pazienti che soffrono di disfagia sono diversi, e la problematica su come l’assistenza nei loro confronti deve essere erogata diventa prioritaria. E’ stata presa in considerazione questa problematica perché presente nel reparto. OBIETTIVO L’obiettivo di quest’analisi è di fornire un’assistenza di qualità sotto i punti di vista di valutazione, gestione della disfagia e di confronto tra uso del SNG e della PEG. Il problema si pone sulla richiesta di un paziente disfagico ad assumere liquidi (nel caso in questione acqua) per os, e quindi sulla necessità di fornire ai pazienti una corretta assistenza e di ampliare le conoscenze su come valutarla e gestirla. Si può cosi avere una ricaduta sull’assistenza positiva e volta a migliorare la condizione del soggetto affetto da disfagia. STRATEGIA DI RICERCA Ricerca svolta su Ovid-Medline P. Paziente affetto da disfagia post stroke acuto I. Gestione dell’alimentazione con SNG C. Gestione dell’alimentazione con PEG O. mantenimento fabbisogni nutrizionale PAROLE CHIAVE UTILIZZATE Deglutition disorder (MeSH) Gastrostomy (MeSH) Intubation, gastrointestinal (MeSH) OPERATORI BOOLEANI and SEARCH HISTORY 1 2 3 4 5 Deglutition Disorders (12044) Gastrostomy (5293) Intubation, Gastrointestinal (7380) 3 and 2 (681) 4 and 1 (41) RISULTATI DELLA RICERCA BIBLIOGRAFICA database Parola chiave Medline Deglutition Disorders (MeSH), And Gastrostomy (MeSH), And Intubation Gastrointestinal (MeSH) Articoli individuati 41 Articoli selezionati 3 Titolo “Swallowing disorders: management data” [Comparative Study. Journal Article. Randomized Controlled Trial] A prospective comparison of percutaneous endoscopic gastrostomy and nasogastric tube feeding in patients with acute dysphagic stroke. [Comparative Study. Journal Article. Randomized Controlled Trial] Percutaneous Endoscopic Gastrostomy: A Safe and Effective Bridge for Enternal Nutrition in Neurological or NonNeurological Conditions [reviews] CRITERI DÌ SCELTA DEGLI ARTICOLI Gli articoli sono stati selezionati in base alla pertinenza dell’argomento, alla tipologia dell’articolo e alla data di pubblicazione (non più di 5 anni). ANALISI DEGLI ARTICOLI SELEZIONATI primo articolo Titolo dell’articolo -Swallowing disorders: management data -Dati sulla gestione dei disturbi della deglutizione Abstract dell’articolo Negli ultimi vent’anni sta assumendo grande importanza la deglutologia, scienza che studia la deglutizione e le sue disfunzioni principali. Obiettivo di ricerca dell’articolo Scopo dello studio è quantificare il carico di lavoro e verificare i risultati della gestione della disfagia orofaringea in un grande ospedale nazionale. La disfagia colpisce il 20% degli anziani, e il 12-13% dei pazienti in ospedale. Lo studio è stato svolto all’ospedale San Giovanni battista di Torino. E’ stato preso in considerazione sesso ed età del paziente, l’unità in cui il paziente è ricoverato, l’associazione con disturbi della comunicazione, l'eziologia della disfagia e la durata del trattamento. Per quanto riguarda la valutazione dei risultati sono stati presi in considerazione i mezzi per portare il cibo allo stomaco: la bocca, il sng o la peg, la consistenza degli alimenti ( da liquidi a solidi, sino a solidi per bocca), la presenza di aspirazione o fenomeni di penetrazione, valutata mediante video fluorescenza endoscopica delle prime vie aeree e digestive. La gestione clinica dei pazienti in studio si è concentrato sui seguenti punti: posture compensative, le correzioni dietetiche e lo svezzamento guidato connesso a stimolazione motoria. Su 81 pazienti ammessi nello studio (44 uomini e 37 donne di età media 61.3 aa ±13aa) Il numero di pazienti alimentati per via parenterale o enterale è passato da 50 a 36 al momento della dimissione. I soggetti che non potevano assumere alcun alimento per os sono passati da 55 a 9. Il numero di pazienti con aspirazione è cambiato da 47 a 20 e con penetrazione da 20 a 4. Aggiustamenti posturali sono stati utilizzati in 15 casi. Perciò è molto importante prendere in considerazione la riabilitazione del paziente disfagico, come questo studio mette in evidenza, con una popolazione di pazienti molto eterogenea e con ottimi risultati: 48 pazienti su 81 hanno presentato un miglioramento del quadro clinico e soprattutto senza complicanze polmonari. Da notare come la percentuale dei soggetti disfagici ricoverati nei soli reparti neurologici e neurochirurgici e del 3.9%, a fronte dei 1037 pazienti ricoverati in questi reparti durante il periodo dello studio. Metodi e strumenti dell’articolo 81 pazienti [37 femmine e 44 maschi, d’età media di 61,3 (±13) anni] affetti da disfagia orofaringea, sono stati valutati e trattati nelle strutture di degenza e ambulatoriali dell’Azienda Ospedaliera “S. Giovanni Battista” di Torino. La ricerca è stata condotta sulla base di uno studio prospettico osservazionale descrittivo e di un’analisi statistica di tipo descrittivo. Per i rilevamenti, come misure di outcome, sono state usate la via di alimentazione (per os, enterale, parenterale), gli aggiustamenti dietetici, la presenza di aspirazione o penetrazione e l’utilizzo di compensi posturali del capo. risultati dell’articolo Il numero di pazienti alimentati per via parenterale o enterale è passato da 50 su 81 prima del trattamento a 36 su 81 al momento della dimissione. I soggetti che non potevano assumere alcun alimento per os sono passati da 55 a 9. Il numero di pazienti con aspirazione o penetrazione è cambiato da, rispettivamente, 47 e 8 a 20 e 4. Sono stati utilizzati aggiustamenti posturali in 15 casi. Conclusioni dell’articolo In conclusione, i dati suggeriscono che gli obiettivi sulla riabilitazione della disfagia orofaringea sono promettenti. Sarebbe auspicabile una maggior conoscenza delle caratteristiche reologiche dei cibi e una più rigorosa e soddisfacente valutazione degli obiettivi sulle attività e la partecipazione sociale. Secondo articolo Titolo dell’articolo -A prospective comparison of percutaneous endoscopic gastrostomy and nasogastric tube feeding in patients with acute dysphagic stroke -Comparazione nell’utilizzo del sondino naso gastrico e della peg nei pazienti con disfagia acuta da ictus Abstract dell’articolo La disfagia è un problema comune in ospedale, preoccupante perché porta complicanze come la malnutrizione. Il SNG e PEG sono metodi riconosciuti per la nutrizione dei pazienti affetti da disfagia neurologia, l’obiettivo di questo studio è il confronto della PEG e del SNG sulla base del mantenimento dello stato nutrizionale e fallimento del trattamento. 22 pazienti sono stati presi in carico nello studio: 12 con SNG e 10 con PEG, rilevando plica cutanea, circonferenza avambraccio e livelli di albuminemia. Alla fine dello studio l’unico parametro ad essere variato in maniera considerevole è l’albumina serica, significativamente aumentata nei pazienti con PEG e diminuita in quelli con SNG. Non vi sono stati infatti grandi variazioni dei parametri antropometrici, ma considerevole è stato l’insuccesso del trattamento nei pazienti con sondino (5 su 12) contro i nessuno dei pazienti con gastrostomia. Obiettivo di ricerca dell’articolo L'obiettivo di questo studio è di confrontare PEG con SNG dopo disfagia acuta, in termini di stato nutrizionale e di fallimento del trattamento. Metodi e strumenti dell’articolo Questo studio è un randomized prospective clinical trial. Su un totale di 23 pazienti affetti da ictus (diagnosticata con tac) e la diagnosi di disfagia con la prova della deglutizione. Sono stati presi in considerazione come strumenti per la valutazione i parametri antropometrici (plica cutanea e circonferenza del braccio) e i valori ematici di albumina. Risultati dell’articolo Dopo 4 settimane: Conclusioni dell’articolo Aumento dell’albuminemia nei pazienti con gastrostomia, Diminuzione in quelli con sondino; No cambiamenti rilevanti nei dati antropometrici; Fallimento del 45% del trattamento con il sondino, 0% con gastrostomia. In conclusione per il trattamento della disfagia post-ictus l’indicazione prevalente (anche se non di molto) risulta essere quella della PEG, anche se questa comporta maggior impatto per il paziente, maggior costi di posizionamento e gestione. Terzo articolo Titolo dell’articolo -Percutaneous Endoscopic Gastrostomy: A Safe and Effective Bridge for Enternal Nutrition in Neurological or Non-Neurological Conditions -PEG: un sicuro ed efficace mezzo per la Nutrizione Enterale in patologie Neurologiche o non-neurologiche Abstract dell’articolo (PEG) è uno dei metodi più comunemente usati per il supporto nutrizionale in pazienti che non sono in grado di assumere cibo per via orale. L’indicazione più comune è la disfagia neurologia, seguita da quella ostruttiva causata da neoplasie o operazioni chirurgiche. Il posizionamento della PEG deve essere eticamente giustificato: una speranza di vita limitata, ostruzione faringea ed esofagea, adesione della parete gastrica a quella addominale, peritoniti o coagulopatie sono alcune controindicazioni. Questo articolo riassume le esperienze riportate in letteratura sulla PEG e ne discute l’utilità nei pazienti con patologie neurologiche. Obiettivo di ricerca dell’articolo La ricerca svolta da questo articolo vuole analizzare criticamente l’utilizzo della PEG sui pazienti affetti da disfagia dovuti a condizioni neurologiche e non, riportando indicazioni, controindicazioni e rischi sul suo utilizzo. Metodi e strumenti dell’articolo L’articolo è una revisione della letteratura riguardante l’argomento sino al 2004. Risultati dell’articolo -Indicazioni: Disfagia Neurogena, ictus, trauma cranico. Le malattie croniche neurologiche: sclerosi laterale amiotrofica, tumore al cervello, sclerosi multipla, il morbo di Alzheimer, Morbo di Parkinson, paralisi bulbare, paralisi pseudobulbare, miastenia gravis. Ostruzione della faringe e dell'esofago derivanti da malattie maligne Distrofia miotonica Un apporto insufficiente per via orale a causa di debilitazione generale Decompressione gastrica: carcinosi maligna, ostruzione intestinale derivante da tumori maligni -Controindicazioni assolute: L'aspettativa di vita limitata, L'incapacità di portare la parete anteriore gastrica in apposizione della parete addominale, ostruzione faringea o esofagea, peritonite coagulopatia -relative controindicazioni : anoressia-cachessia sindromi, obesità patologica, fistola prossimale del piccolo intestino, ostruzione del tratto gastrointestinale, epatomegalia, ipertensione portale, ascite massiva dialisi peritoneale, ernia iatale, neoplastiche, precedente chirurgia addominale superiore, gastrectomia subtotale -complicanze: gravi complicanze, morte, perforazione,gravi emorragie, peritonite, fascite necrotizzante, polmonite ab ingestis, la rimozione precoce del tubo per gastrostomia, migrazione peg attraverso la parete gastrica o addominale, -minori complicanze: peristomali infezione della ferita, selfsanguinamento limitato, perdite attorno tubo, formazione di tessuto di granulazione intorno a tubo, migrazione della gastrostomia nel duodeno. Conclusioni dell’articolo Ogni caso deve essere valutato da un attenta equipe, dato che il problema della disfagia raggruppa diversi operatori sanitari (foniatri, logopedisti, dietisti, infermieri, medici…) e devono essere valutate attentamente quelle che sono le esigenze del paziente e i limiti al posizionamento, per non cadere in un inutile accanimento terapeutico. CONFRONTO CON LA REALTA’ Dai risultati degli articoli si evince come non è dimostrato da studi e prove efficaci quale sia più conveniente utilizzare, in fase di gestione della disfagia, tra sondino naso gastrico e peg anche se ci danno indicazioni in tal senso. Infatti dal secondo articolo analizzato (A prospective comparison of percutaneous endoscopic gastrostomy and nasogastric tube feeding in patients with acute dysphagic stroke) risulta molto chiaramente che anche se la peg comporta aumenti dei livelli albuminemia e nessuna differenza rispetto a sng dei parametri antropometrici, non è indicata nel trattamento dei pazienti con disfagia in fase acuta. Dato interessante risulta la percentuale di fallimento del 45% del trattamento con sng. Quindi secondo questo studio l’indicazione prevalente risulta, anche se non di molto, quella della peg, pur con maggior impatto sul paziente e maggior costo assistenziale e di posizionamento. Nella realtà la gestione della disfagia segue un iter ben preciso: dopo la diagnosi di stroke acuto si esegue la valutazione che deve essere fatta a tutti i pazienti colpiti da ictus prima di somministrare alimenti o bevande. Test primis è quello del ‘’bolo d’acqua’’ oltre all’osservazione del livello di coscienza del paziente, il grado di controllo posturale, collaborazione e igiene orale. Dato il coinvolgimento strutturale e funzionale di diversi organi nella disfagia questa fase deve procedere con il lavoro di un’equipe multidisciplinare che comprende: radiologi, logopedisti, infermieri neurologi, ORL, oncologi, gastroenterologi, fisiatri, foniatri ecc. Il rischio di aspirazione, ovvero il transito di cibo all’interno delle vie respiratorie con conseguenti infezioni e polmoniti, è molto alto nei pazienti affetti da disfagia, l’unico sistema in grado di valutare la presenza di aspirazione è la video fluoroscopia (VFS), una radiografia animata in grado di visualizzare in tutte le sue fasi l’intero processo deglutitorio. Sebbene la Disfagia associata ad aspirazione sia indicazione di alimentazione non orale, non sempre il sondino naso gastrico è in grado di evitarla. Quindi per eseguire screening dei pazienti disfagici si devono individuare i fattori di rischio, l'osservazione delle abitudini alimentari, il monitoraggio del livello di idratazione e individuare i segnali precoci che possono portare all’identificazione di questa problematica. L’identificazione del paziente disfagico dà il via al trattamento: si comincia con impostare le modificazioni dietetiche e le tecniche di compenso (posture e manovre). Nel primo articolo analizzato (Swallowing disorders: management data) sullo studio eseguito alle Molinette di Torino, emerge chiaramente come la riabilitazione dei pazienti disfagici per mezzo di educazione terapeutica, basata su tecniche compensatorie quale postura corretta (intesi come decubito del corpo e posizione della testa), tecniche d’imboccamento, le manovre di deglutizione, utilizzo degli strumenti adatti, stimolazione motoria e le correzioni dietetiche hanno dato ottimi risultati: i pazienti con nutrizione enterale sono passati da 50 a 36 su 81, e chi non poteva assumere nulla per os sono passati da 50 a 9 su 81. Dati promettenti, che fanno puntare al trattamento della disfagia inteso come riabilitazione e non come ricerca di un metodo di alimentazione alternativo, tenendo in considerazione quelli che sono i costi economici e umani per la sua gestione. Controindicazione interessante che emerge dal terzo articolo analizzato riguarda l’aspettativa di vita: ovviamente ogni caso deve essere analizzato da un’equipe multidisciplinare e il posizionamento di una peg deve essere valutato attentamente seguendo quelle che sono le esigenze del paziente, quindi si deve operare in tal senso non con lo scopo di allungare i tempi di vita (cosa che molte volte accade), ma col migliorarne la qualità. Perciò la terapia deglutitoria può essere presa in considerazione. Decisamente importanti nel ruolo della terapia deglutitoria l’ambiente che circonda il soggetto: deve essere tranquillo, ben illuminato, non deve distrarre il paziente che deve essere concentrato sul pasto e chi lo assiste su eventuali segnali di allarme (tosse riflessa, completo svuotamento di cibo della faringe). La consistenza del cibo e decisamente importante: prima importanza e l’omogeneità del cibo, che non sia solida e liquida contemporaneamente. Lo specialista definisce la consistenza (che va da liquido, semiliquido, sciropposo, semisolido e solido) adeguata al tipo di malattia. L’igiene orale è importante per evitare che pezzi di cibo rimasti possono essere aspirati. In conclusione per quanto riguarda il posizionamento di PEG o di SNG bisogna effettuare un’attenta valutazione sul paziente; in fase acuta di stroke le indicazioni sono più in direzione del sondino naso gastrico, più facile da posizionare ed ha meno costi, e deve essere posizionato nel caso di pazienti che necessitano di una nutrizione assistita per meno di 4 settimane. Oltre le 4 settimane è valutabile il posizionamento della gastrostomia. Nella realtà del reparto viene seguito quest’iter sia diagnostico che gestionale della disfagia, dove le figure professionali si interfacciano per il corretto fabbisogno nutrizionale del paziente. Molto utili per poter diagnosticare un disordine della deglutizione è il ‘’questionario di autovalutazione della disfagia’’ in cui il paziente risponde (se lucido cosciente e orientato) a delle semplici domande sulla sua capacità deglutitoria. CITAZIONI BIBLIOGRAFICHE SCHINDLER, E. GROSSO, C. TIDDIA, A.L. CAVALOT, G. RICCA, F. OTTAVIANI, “Swallowing disorders: management data” Dati sulla gestione dei disturbi della deglutizione Department of Audiology and Voice Therapy, “San Giovanni Battista” Hospital; University of Turin, Italy; II Clinic of Otorhinolaryngology, University of Turin, Italy; IV Clinic of Otorhinolaryngology, “L. Sacco” Hospital, University of Milan, Italy ACTA OTORHINOLARYNGOL ITAL 2003,23:180-184 [Comparative Study. Journal Article. Randomized Controlled Trial] HAMIDON BB. ABDULLAH SA. ZAWAWI MF. SUKUMAR N. AMINUDDIN A. RAYMOND AA. A prospective comparison of percutaneous endoscopic gastrostomy and nasogastric tube feeding in patients with acute dysphagic stroke. Medical Journal of Malaysia. 61(1):59-66, 2006 Mar. [Comparative Study. Journal Article. Randomized Controlled Trial] RASIM GENCOSMANOGLU Percutaneous Endoscopic Gastrostomy: A Safe and Effective Bridge for Enternal Nutrition in Neurological or Non-Neurological Conditions Department of Gastrointestinal Surgery, Marmara University Institute of Gastroenterology, Istanbul,Turkey; Associate Professor of Surgery, MD Marmara University Institute of Gastroenterology, ISSN 1541-6933/04/3:309–318 INF. CARMINE PELLECCHIA E LOGOPEDISTA LUCIANA MODENA La disfagia oro-faringea nel paziente adulto con patologia neurologica Centri studi EBN - Direzione Servizio Infermieristico e Tecnico Azienda Ospedaliera di Bologna Policlinico S.Orsola-Malpighi, 2001 ACCORNERO A. CATTANEO A. FARNETI D. RAIMONDO S. VERNERO I. VISENTINO P. Linee guida sulla gestione del paziente disfagico adulto in foniatria e logopedia Consensus conference; Torino, 29 gennaio 2007 ACCORNERO A. BURDESE C. FARRI A. FALCO E. LOMBARDO A. SPADOLA M. GIOACCHINO A. Vademecum per il paziente disfagico dipartimento di fisiopatologia clinica, dipartimento otorino maxillo-facciale, università di torino. IV congresso G.I.S.D. Torino, 19-21 giugno 2008 http://images.encarta.msn.com/xrefmedia/iencmed/targets/illus/ilt/T642120A.gif