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Brano : Della divinazione, I, 13
Autore : Cicerone
Originale
13 Mirari licet quae sint animadversa a medicis herbarum genera, quae radicum ad morsus bestiarum, ad
oculorum morbos, ad vulnera, quorum vini atque naturam ratio numquam explicavit, utilitate et ars est et
inventor probatus. Age ea, quae quamquam ex alio genere sunt, tamen divinationi sunt similiora, videamus:
"Atque etiam ventos praemonstrat saepe futuros inflatum mare, cum subito penitusque tumescit,saxaque
cana salis niveo spumata liquore tristificas certant Neptuno reddere voces, aut densusstridor cum celso e
vertice montis ortus adaugescit scopulorum saepe repulsus."Atque his rerum praesensionibus Prognostica
tua referta sunt. Quis igitur elicere causas praesensionum potest? Etsi video Bo?thum Stoicum esse
conatum, qui hactenus aliquid egit, ut earum rationem rerum explicaret, quae in mari caelove fierent.
Traduzione
13 ? lecito constatare con lieta meraviglia quali specie di erbe e di radici atte a curare le morsicature delle
bestie, le malattie degli occhi, le ferite, siano state scoperte dai medici, senza che la ragione abbia mai
spiegato il motivo della loro efficacia: eppure la loro utilit? ha dato credito all'arte medica e allo scopritore.
Osserviamo un po' quei fenomeni che, pur appartenendo a un genere diverso, sono tuttavia alquanto affini
alla divinazione: ?E anche il mare gonfio indica spesso l'appressarsi dei venti, quando all'improvviso e fin dal
profondo si solleva, e gli scogli biancheggianti, battuti dalla spuma nivea dell'acqua salata, gareggiano con
Nettuno nel mandar lugubri voci, o quando un fitto stridore, proveniente dall'alta vetta d'un monte, si
accresce, ripercosso dalla barriera degli scogli.?Di questi presagi sono pieni i tuoi Prognostici. Ebbene, chi
potrebbe scoprire le cause dei presagi? Vero ? che lo ha tentato, a quel che vedo, lo stoico Boeto, il quale
riusc? in parte a spiegare i fenomeni marini e celesti.