Caro Dino Vorrei parlarti ancora di quello strano mostro che abbiamo tutti assieme generato. Certo è difficile accettare un concetto del genere, ma ne abbiamo fatte di peggio. Torniamo indietro nel tempo a quando eravamo pochi e sparsi in piccole comunità in un mondo di cui non conoscevamo neanche l’estensione. La nostra vita all’epoca era breve, l’aspettativa di vita era sui venti o trenta anni, ma la nostra intelligenza da circa quarantamila anni non è cambiata. Quando abbiamo soppiantato i neanderthal, eravamo come siamo oggi, forse un po' più bassi ma non di molto, ma avevamo la stessa testa e capacità di giudizio e fantasia. Eravamo adattabili e fantasiosi, più dei nostri predecessori e tanto di più degli animali che ci circondavano, ma non eravamo specializzati. Correvamo più veloci di molti animali ma non come i veri predatori, potevamo nuotare ma non come i pesci, resistevamo al freddo ma non come gli animali da pelliccia, insomma facevamo un po' di tutto ma non eravamo bravi in niente. È stata proprio questa la nostra fortuna, abbiamo scelto una via evolutiva diversa, ci siamo affidati alla nostra grossa testa ed è stata una scelta finora fortunata. Certo i coccodrilli come specie sono molto più antichi di noi e non cambiano aspetto ed abitudini da quando sono nati e così gli squali. La loro specie forse sopravvivrà alla nostra ma egocentrici come siamo non diamo peso a questo fatto. Noi abbiamo imparato a procurarci non solo il cibo, ma quel che di volta in volta ci mancava. Abbiamo costruito case, barche, armi, ma abbiamo fatto una cosa che sembrerebbe semplice ed ovvia se non fosse che su questa terra nessuno l’aveva fatta prima, abbiamo allevato animali e coltivato piante. Per fare questo abbiamo osservato, spiato, capito ed alla fine immaginato. Questo è il vero passo avanti, il vero inizio di quella progressione che ci ha portato dove siamo. Non solo abbiamo allevato animali per mangiarli, ma abbiamo guardato molto avanti, usando i cavalli per correre più veloci, i cani per cacciare con maggior successo, le pecore per avere sempre latte. Facci caso, sono tutti animali gregari, vivono in branchi, sono abituati a riconoscere l’autorità del capo. Fin da allora avevamo capito che esisteva qualcosa cui loro ubbidivano ed abbiamo imparato ad usarla. Ma forse non avevamo guardato abbastanza lontano. Avevamo capito che potevamo ingannarli sfruttando i loro istinti, una volta li chiamavamo così, ora sappiamo che si tratta della loro etica, ma quel che facevamo resta un inganno come lo era allora. Facciamo credere ad un cavallo che siamo il capo branco e quello dopo una giornata di sgroppate non si ribella più per tutta la vita, domiamo un lupo facendogli capire che chi ha un bastone in mano comanda e anche quello ci crede e diventa un cane fedele, vacci a provare con un leone, appena è fuori della gabbia ti si mangia. Questo per dire che la storia funziona solo con chi può essere ingannato, e noi? Come già ti ho detto noi pare che ci siamo nati per essere ingannati, il nostro cervello non può tenere conto di tutto, ne vede troppe tutte assieme e in qualche modo si deve fidare degli schemi consueti per andare avanti, altrimenti ci fermeremmo su un sasso e diventeremmo come la statua di Rodin, il pensatore. Non possiamo in nessun caso analizzare tutto quel che ci succede, dobbiamo fidarci della nostra visione della realtà, perché se ci mettessimo a riconsiderarla continuamente non riusciremmo più ad agire. Scendere le scale è automatico, ma anche vivere lo è in massima parte. Quando usciamo di casa non dobbiamo chiederci quale strada fare per andare a lavorare, o dove prendere il caffé, lo diamo per scontato, ma se ci cambiano un senso unico o se chiudono il bar la nostra giornata cambia aspetto. Nello stesso modo non ci accorgiamo di fare un errore se lo fa un sacco di gente assieme a noi. Nessuno di noi percorrerebbe volontariamente un’autostrada a venti all’ora sotto il sole di agosto, ma chissà com’è, lo facciamo in tanti. Spendiamo tempo, denaro e salute quando ce ne potremmo stare tranquilli a goderci una città deserta. Perché? In fondo non ci comportiamo diversamente dagli animali gregari, fare diversamente implicherebbe un diverso rapporto con la realtà, ci toccherebbe riconsiderarla, analizzarla e questo costa fatica, crea dubbi, indecisioni, quindi ci mettiamo in coda sull’autostrada. In fondo che c’è di male? Non ci sarebbe niente di male infatti se l’avessimo scelto noi, se fossimo noi a venderci la benzina e a guadagnarci. Il fatto è che la nostra società si basa sui grandi numeri, se fossimo un milione invece che otto miliardi anche con le conoscenze tecniche e scientifiche che abbiamo andremmo ancora a cavallo e non avremmo Sky. Ma te l’immagini miliardi di persone che scelgono di andare controcorrente? In meno di una generazione torneremmo all’età della pietra. Anche se non ci pensiamo spesso, intimamente ne siamo consapevoli. Ma che male ci sarebbe nel tornare non dico all’età della pietra ma ad una civiltà di fine ottocento in cui però la medicina fosse avanzata come oggi e le comunicazioni altrettanto? Ci sarebbe lo stesso posto per guadagnare, per avere una posizione sociale della quale essere soddisfatti, a seconda delle voglie di ognuno. Ma c’è qualcosa che impedisce questo ripensamento, ed è proprio quel selvaggio animale che abbiamo creato e del quale siamo inconsapevolmente schiavi. Le grandi mandrie si governano meglio di cento piccole, la globalizzazione mi puzza proprio di questo. Lui non vuole morire e cercherà di sopravvivere anche a costo di ucciderci tutti. Solo l’etica può esserci d’aiuto, ma bisogna ricominciare a far ricerca su questo, siamo fermi da troppo tempo. Ciao Dino caro e a presto.