Sabato 9 Novembre 2013 LABORATORIO PASTORALE Sono presenti al laboratorio oltre don Giorgio 22 persone: due consacrate dell’Istituto “Pro Familia” che si occupano principalmente dell’educazione remota all’amore, un diacono impegnato nella pastorale parrocchiale a partire dai Battesimi, alcuni animatori degli adolescenti, coppie di sposi impegnate nei percorsi ICFR con i genitori, catechisti dei ragazzi, coppie di sposi accompagnatori degli itinerari di preparazione al matrimonio, un formatore dei catechisti. Il tema del laboratorio è AMORI DA ACCOMPAGNARE , dopo le presentazioni viene proposta un’attività manuale che aiuta a definire, attraverso una lettura simbolica, la modalità di comunicazione per impostare una pastorale integrata e integrale che veda collaborare fra di loro i diversi ambiti per l’obiettivo comune sopra esposto. . Costruiamo un bracciale: “Io non sono bravo, Dai, io rompo il ghiaccio, abbiamo fatto un qualche pasticcio, però…,hai incrociato i fili sbagliati, se tu tieni tesa la corda io lavoro meglio, io non ho ancora capito…mi piace guardare, io non devo farlo..lo fa mia moglie per me, io volevo fare la parte più semplice invece qui…, guarda lo fa anche lui..non si può stare fuori dalla situazione, se posso non lo faccio, posso rifare?, quello non lo fa dritto, chi sta davanti vede una cosa..chi sta dietro un’altra… “ questi sono alcuni dei commenti emersi ai quali, insieme agli atteggiamenti e al prodotto finito, il bracciale intrecciato, è stata data una lettura simbolica. Ecco alcune interpretazioni: Dal prodotto finito si può leggere la diversità delle “mani” che hanno lavorato e quindi delle persone Per fare un progetto ci vogliono varie componenti come in questo caso le corde Nel bracciale (progetto) c’è un dritto e un rovescio Nonostante sia fatto da tante mani c’è un certo ordine Tutti hanno lavorato secondo un unico criterio e nell’insieme gli errori non guastano, anche i difetti concorrono a far parte del tutto Ognuno realizza ciò che è capace di fare, questo è ricchezza per tutti Il lavoro fatto in sequenza rispetta quello precedente Tanti nodi tirati in modo diverso formano un lavoro armonico Il bracciale rappresenta la Comunità Cristiana: ci è stato dato un mandato dallo Spirito Santo per costruire la Comunità in modo sempre più solido DIBATTITO sulle prime due delle domande proposte: Se la meta sintetica delle proposte educative è il cammino cristiano dentro il matrimonio e la famiglia, come dovrà essere articolato l’intero percorso? Quali tappe e quali contenuti? Quali strumenti e quali metodi? Quali accompagnatori? Posto che si rende necessario un Progetto globale di educazione esperienziale alla vocazione matrimoniale come dovrebbero agire i diversi attori (gli accompagnatori e gli accompagnati) di questo cammino? Riflettiamo su quanto succede nelle Comunità, spesso ci scontriamo con l’abitudinarietà, perché si dice rispetto alle attività e itinerari per adolescenti, giovani, fidanzati “ Si è sempre fatto così” e non ci si rende conto che se ciascuno non fa i suoi “nodi” non li farà nessun altro per lui, restano le corde libere. Riconosciamo che siamo troppo abituati ad intervenire quando ci sono emergenze, senza lavorare preventivamente secondo un progetto. La vita ordinaria della Comunità incide sulla formazione, basta ricordare. momenti e figure che hanno sollecitato la nostra vocazione o al sacerdozio o al matrimonio, per esempio respirare la vita spirituale di persone liberamente generose che donano tempo e la S. Messa ben vissuta. La formazione degli accompagnatori è fondamentale, ma non si pensi a una formazione accademica (o non soltanto) bensì ad una formazione ottenuta nell’esperienza spirituale e umana a cui si dà corpo e voce. Le attività e gli interventi, poi, siano “realistici” cioè pensati e costruiti dopo una attenta osservazione delle esigenze emergenti . Dare quindi ciò che viene chiesto dopo aver ascoltato le persone, partendo dall’esistente che è tanto di buono e cercando di coordinarlo con un attento dialogo tra accompagnatori, animatori, catechisti. Rispetto ai messaggi culturali che bombardano le famiglie, per esempio, e che mandano spesso in confusione i bambini e gli adolescenti , ma anche giovani e sposi…. pensiamo buona cosa far riflettere gli adulti nella ricerca di una realtà positiva da proporre poi in famiglia ai figli, perché è lì che avviene la più importante azione educativa. Non bisogna cedere alla fatica, ma invitare a mete alte, esigenti, dato che troppo oggi si banalizza. Pensiamo alla realtà che agisce sugli adolescenti rispetto al corpo, non è inusuale incontrare anche nei gruppi di catechismo adolescenti (quattordicenni) che hanno già vissuto esperienze sessuali. Pensiamo che l’educazione rispetto a questo debba partire con molto anticipo e ciò richiede un filo rosso educativo dalla pastorale battesimale in poi, agendo prima sui genitori e poi via via sui figli proponendo loro anche dei testimoni credibili che li facciano riflettere sul senso delle loro azioni aiutandoli ad integrare fede e vita, perché trovino delle motivazioni corrette per la vita affettiva. Ma ancor prima consideriamo gli itinerari di fede in preparazione al matrimonio: in Diocesi ci sono ancora proposte troppo diverse e a volte rigide rispetto ad un necessario ripensamento legato alle nuove realtà che si presentano, chi accompagna si deve mettere in discussione e discernere se va cambiato lo stile, guai ad usare “occhiali vecchi”! Quello che emerge sempre più dal confronto è che è importante far crescere in tutti nella Comunità la consapevolezza di ciò che va fatto per educare, cercando di creare sempre più alleanze all’interno della Comunità stessa , perché i legami di fiducia portano sempre verso il bene. Con uno slogan potremmo dire “creare dei legami per uscire dallo stallo”. Se necessario ci si può far aiutare da esperti, ma più che altro bisogna aiutarsi tra adulti a diventare esperti crescendo nella propria sessualità/affettività per aver parole e gesti buoni per indicare strade possibili. L’educazione va fatta nella relazione, ci si può formare reciprocamente in una sorta di mutuo aiuto riflettendo su temi ed esperienze per creare un filo unico nella condivisione per “legare le cose”. Ognuno deve giocare le proprie carte. E’ importante individuare gli snodi della crescita affettiva per poter offrire a sposi genitori adolescenti, giovani, fidanzati, un accompagnamento spirituale nel discernimento con più persone che vivono vocazioni diverse (prete, sposi, consacrati, diaconi, giovani…) per un progetto globale di accompagnamento che in una realtà ordinaria che cambia continuamente va portato con fede. Non si può portare l’antropologia cristiana senza fede, senza far riferimento a Cristo con una vita di fede. Per accompagnare è necessario esplorare la chiamata alla santità passando criticamente in rassegna i fondamenti dell’antropologia cristiana, così come negli ultimi anni ci è stata donata dal Magistero degli ultimi papi. Così facendo si può affrontare la richiesta di senso che comunque oggi emerge seminando con gioia senza banalizzare, senza giudicare, ma puntando alto nella verità, consapevoli che coloro che sono in ricerca guardano alla passione, al cuore, alla fede dei loro accompagnatori. Accompagnare è dire, ascoltare , fare gesti ..e questo è linguaggio catechetico, nella misura in cui ci accettiamo nel nostro ruolo di accompagnatori come persone sincere, vere, così anche gli altri si sentono accettati, semplicemente il Signore ci chiede di restituire ciò che ci ha dato. Riconosciamo il grande valore della preghiera per affidare al Signore tutte le persone che incontriamo e ringraziare per il dono che ci viene fatto attraverso loro. In conclusione: in questo tempo dedicato al laboratorio abbiamo verificato il desiderio di lavorare in rete, da qui potrebbe sgorgare una azione pastorale.