PTOPOSTA DELLE OO.SS. DELLA DIRIGENZA MEDICA

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PTOPOSTA DELLE OO.SS. DELLA DIRIGENZA MEDICA, VETERINARIA E SANITARIA
AAROI EMAC, ANPO, CGIL MEDICI, CIMO-ASMD, FASSID, FESMED, FVM, UIL
MEDICI AUPI, SINAFO
SUL RIORDINO SANITARIO IN TEMA DI RICONVERSIONE DEI PICCOLI OSPEDALI
ED ASSETTO MINIMO DELLE STRUTTURE OSPEDALIERE E TERRITORIALI
RAPPRESENTATA DALL’ASSESSORATO ALLA SALUTE
PREMESSA
Nell’ambito del riassetto del sistema sanitario ospedaliero e territoriale, le OO.SS. della
INTERSINDACALE della DIRIGENZA ritengono indispensabile il confronto con
l’Assessorato ed il Coordinamento dei Direttori Generali al fine di condividere quanto più
possibile in tema della riconversione dei piccoli ospedali, sull' assetto minimo delle
strutture ospedaliere e del territorio.
In questo ambito, le OO.SS. della INTERSINDACALE della Dirigenza e l’Assessorato
hanno già raggiunto in data 11.02.2013 una prima intesa (avvallata da DGRM N.°137
del 18.02.2013) la cui applicazione presuppone la condivisione di alcuni criteri in tema
di riordino sanitario regionale,come ampiamente illustrato nei documenti già presentati
dalle OOSS della INTERSINDACALE della DIRIGENZA nel corso della discussione al
Tavolo regionale sui Piani di Area Vasta.
La necessità di concertare le indicazioni regionali per la stesura/revisione dei Piani di Area
Vasta è specificatamente prevista dal Piano Sanitario Regionale 2012-14 che recita:
PSSR 2012-2014, pag. 48, alinea 2 e 4: “A seguito dell'approvazione del presente
piano dovrà immediatamente attivarsi un tavolo regionale di programmazione
presieduto dall'Assessore alla Salute, dall'Assessore per il sostegno alla famiglia e i
servizi sociali e coordinato dal Direttore del Dipartimento per la Salute e per i Servizi
sociali, a cui partecipano le Direzioni generali dell'ASUR, delle Aziende sanitarie
ospedaliere e dell'INRCA, con il compito di tradurre le indicazioni regionali contenute
nel piano medesimo, definendo entro il 30 aprile 2012 i piani di area vasta
geograficamente intesa.”. “I documenti di programmazione prodotti sono oggetto di
concertazione preventiva con le organizzazioni sindacali ...omisssis...”.
Il contenuto del presente documento si suddivide in tre aree, rispettivamente Ospedale –
Territorio – Prevenzione. Per l’area ospedaliera vengono presi in considerazione “in
progress” i settori organizzativi di risposta ai bisogni di salute, per ciascuno dei quali, a
parere delle OOSS della INTERSINDACALE della Dirigenza, si individuano le condizioni
organizzative ritenute minime per l’efficacia delle strutture, unitamente al corrispondente
1
livello di dotazione organica. Per l’area territoriale e di prevenzione vengono ricordati i
punti a suo tempo inoltrati (giugno 2012) e per i quali è decisamente auspicabile una
ulteriore analisi di condivisione.
AMBITO OSPEDALIERO
.
Si ritiene di dover sottolineare come il livello ospedaliero del riordino sanitario
sia suddivisibile in due grandi categorie:
1. Livello di riconversione dei piccoli ospedali (ex Ospedali di polo) in
strutture dedicate alla assistenza dei pazienti cronici.
2. Livello di riordino degli ex ospedali di rete (di zona)
Pertanto, la riorganizzazione dei posti letto di ricovero riguarda le seguenti macroaree:
I.
Assistenza ospedaliera
II.
Assistenza territoriale
I-L’assistenza ospedaliera, trattata in dettaglio in seguito, prende in esame la
riorganizzazione dei posti letto:
1- per acuti (alta specializzazione e specializzazione di base) e
2-per la post acuzie (lungodegenza post acuzie (cod. 60), riabilitazione funzionale
(cod. 56), neuroriabilitazione (cod. 75).
II-L’assistenza territoriale è a sua volta suddivisa in Cure primarie e Cure intermedie (cure
domiciliari, cure residenziali e semiresidenziali), che debbono essere garantite dal
Distretto, cui compete il ruolo della presa in carico dell’assistito e di individuare il luogo di
cura più adeguato per le persone con bisogni sanitari e sociali complessi.
RICONVERSIONE DEGLI “EX OSPEDALI DI POLO”:
Si condivide la necessità di riconversione dei piccoli ospedali in strutture che non sono più
Ospedali, in quanto non ne hanno le caratteristiche previste dalle leggi e dai CCNL.
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Come già ricordato, l’assistenza territoriale è suddivisa in Cure primarie e Cure intermedie
(cure domiciliari, cure residenziali e semiresidenziali) ed è organizzata in stretta
connessione con il network ospedaliero e l’alta specializzazione.
Caposaldo della nuova organizzazione del network territoriale è la Casa della Salute,
realizzata attraverso la riqualificazione dei piccoli ospedali, modello già sperimentato da
tempo in altre regioni virtuose per rafforzare presidi socio-sanitari dedicati alla post acuzie
e alle fragilità.
La Casa della Salute rappresenta il luogo ove si sviluppano le cure primarie e le
cure intermedie:

Le cure primarie costituiscono l’area nella quale sono comprese quelle forme
essenziali di assistenza sanitaria che sono basate su tecnologie di base e metodi pratici,
scientificamente validi, accessibili a tutti gli individui e alle famiglie nella comunità.

Le cure intermedie costituiscono l’area delle cure che si trovano a metà strada fra
l’intensività assistenziale delle cure ospedaliere e l’estensività assistenziale per la
cronicità, garantita a domicilio o nelle strutture residenziali.

Essa è, pertanto, un’area di servizi integrati, sanitari e sociali, domiciliari, residenziali e
semiresidenziali finalizzati a:
garantire la continuità assistenziale dopo la dimissione ospedaliera;
favorire il recupero funzionale e la massima autonomia dei pazienti;
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soddisfare i bisogni dei cittadini che presentano una patologia che richiede un elevato
grado di protezione,
evitare ricoveri impropri e potenzialmente dannosi nelle persone anziane.
Standard organizzativi:ai fini dell’attuale riorganizzazione sono stati presi a riferimento
parametri e definizioni disposte dalla L.R. n. 20/2000 “Autorizzazione e accreditamento
delle strutture sanitarie e socio-sanitarie” e L.R.20/2002 “Autorizzazione e accreditamento
delle strutture sociali a ciclo residenziale e semi residenziale”, che di seguito brevemente
si richiamano.
Cure intermedie residenziali:
RSA (residenza sanitaria assistenziale) per Anziani.
RSA (residenza sanitaria assistenziale) per Disabili.
RP (residenza protetta).
Assistenza semiresidenziale:
CSER (centri diurni per disabili).
COSER (Comunità socio educative riabilitative).
Centri diurni demenze.
Tra i posti letto extra ospedalieri sono ricomprese anche le seguenti tipologie:
1.
Country hospital.
2.
Hospice.
3.
Riabilitazione estensiva extraospedaliera.
4.
Riabilitazione ex art. 26.
Appare evidente, da parte della Regione, la suddivisione in 2 TIPOLOGIE di strutture
definite:
- CASA DELLA SALUTE TERRITORIALE (Struttura di tipo “A”)
- CASA DELLA SALUTE TERRITORIALE E LUNGODEGENZA POST ACUZIE CON
POSSIBILE ATTIVITA'
CHIRURGICA TIPO AMBULATORIALE E/O DAY
SURGERY (Struttura di tipo “B”).
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Ad oggi, il documento presentato dai Vertici regionali appare confuso ed incompleto sia
nella esatta definizione delle
funzioni delle strutture ipotizzate che nei livelli di
coinvolgimento delle figure professionali della dirigenza e dei medici convenzionati.
La DGRM 1696 del 3.12.2012 è tuttavia chiara nel definire la riconversione delle strutture
di piccole dimensioni, almeno una per Area Vasta, in strutture sanitarie
extraospedaliere per il trattamento del paziente sub-acuto, con l’esclusione di
Amandola e di Pergola che mantengono funzioni per acuti.
Si ritiene che la CASA DELLA SALUTE debba essere UNICAMENTE A VALENZA
TERRITORIALE E SVOLGA L’ATTIVITÀ secondo l’orario h12, SENZA DEGENZA,
prendendo a modello quello già realizzato e pienamente funzionante in Emilia-Romagna.
Si evita in tal modo tutta l’organizzazione del lavoro delle ore notturne, che configgerebbe
sia con le normative che con i CCNL.
In alcune strutture riconvertite può insistere una attività di Lungodegenza post acuzie che
preveda il ricovero di pazienti gestiti in modalità “H/12” dai medici ospedalieri di area
internistica dell' Ospedale di rete di riferimento.
La presenza infine di attività chirurgiche di tipo “ambulatoriali” o al massimo di “Day
surgery”, con attività “h/6” nel primo caso o “h.12” nel secondo, deve prevederne la
chiusura alle ore 14.00 con dimissione entro le ore 20.00; tale attività sarà ovviamente
gestita dai medici Chirurghi ed Anestesisti Rianimatori dell' Ospedale di rete di riferimento
o al massimo interni all’area vasta.
Queste attività assistenziali , che richiedono l’uso di posti letto di lungodegenza che di
day-surgery, devono essere distinte chiaramente dalle altre funzioni garantite dalla Casa
della Salute per le cure intermedie residenziali (Country Hospital/Ospedale di comunità,
Hospice, Riabilitazione estensiva extraospedaliera, RSA, ecc.), dove invece i Medici di
Medicina Generale garantiscono la loro presenza con accessi concordati e la continuità
assistenziale è garantita dai medici di Continuità Assistenziale.
In sostanza, si possono riassumere diverse tipologie di ricoveri con assetto organizzativo
corrispondente, riassumibile nei punti seguenti:
a) Tutti i Pazienti degenti sono assistiti dal personale medico ed infermieristico; per tutti,
durante le ore notturne, è presente il personale medico della continuità assistenziale;
b) Per quanto attiene alle ore diurne, il Paziente con patologia intermedia viene ricoverato
su indicazione dei Medici di Medicina di Base che ne assicurano, a turno, la presenza
in modalità “H/12” diurna;
c) per quanto attiene alla cosiddetta “lungodegenza post-acuzie” ed alla “day-surgery”,
necessita l’assistenza di medici Ospedalieri che svolgono attività rispettivamente
diurna per il primo settore, in modalità “H/6 o H/12” per il secondo. Ovviamente sono
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medici ospedalieri dell’Ospedale di rete di riferimento o anche dell’area vasta
presso la quale insistono le case della salute.
d) Non è prevista alcuna pronta disponibilità del medico ospedaliero.
La risposta all’emergenza/urgenza in tali strutture è data dalla attività 8.00 – 20.00 e 20.00
– 8.00 dei Medici del Mezzo di Soccorso stazionante POTES integrata con la funzione di
indirizzo del 118 (non invio dei pazienti in tali strutture ), assicurando, in caso di loro uscita
nel territorio e /o per trasferimento al DEA di I° livello, la copertura attraverso il Personale
medico della Potes jolly di Area Vasta.
Tale organizzazione deve necessariamente coinvolgere i Colleghi della Convenzionata.
Si intende infine sottolineare come qualora vi fossero esuberi di attuali Medici
ospedalieri data l’attività “H/12” e non più “H/24”, questi siano riassorbiti nell’U.O.
dell’ospedale di rete, prioritariamente finalizzati alla garanzia della copertura
assistenziale notturna per le rispettive aree divisionali internistiche e chirurgiche.
Si resta pertanto in attesa dell’ulteriore stato di avanzamento della proposta, precisando
come la medesima debba poi essere riconcertata in chiave complessiva, non potendo
peraltro esaurirsi la concezione delle Case per la Salute con la riconversione di ospedali,
seppur necessaria, ma esigendo correlazione e integrazione con gli assetti territoriali della
terza parte del documento, utilizzando elementi di metodo e di merito analoghi a quelli
seguiti nelle Regioni che hanno già elaborato modelli simili.
RICONVERSIONE DEGLI EX OSPEDALI DI RETE
Premessa fondamentale è individuare nell’Ex Ospedale di Rete l’OSPEDALE UNICO DI
DISTRETTO, che raggruppa gli stabilimenti insistenti nel medesimo Distretto.
L’affermazione traduce in organizzazione la legge 28 / 2012 laddove, all’art. 3, comma 1
recita:
“ Il presidio ospedaliero è l’articolazione organizzativa ospedaliera del distretto
dotata di autonomia gestionale che aggrega funzionalmente tutti gli stabilimenti
ospedalieri aventi sede nel medesimo distretto, con esclusione di quelli facenti parte
delle Aziende Ospedaliere di cui all’art. 2, comma 1. Il presidio ospedaliero assicura
la fornitura di prestazioni specialistiche, di ricovero ed ambulatoriali, secondo le
caratteristiche qualitative previste dalla programmazione regionale ed i volumi di
attività specificati dai piani di produzione negoziati con la direzione di area vasta”.
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Essa realizza altresì quanto previsto dalle DGR n. 1537 del 31.10.2012 e n. 1696 del
03.12.2012, ovvero il disegno regionale “per aree omogenee”, frutto dell’analisi dei
bisogni, della domanda e dell’offerta in termini sia di volumi produttivi che di
appropriatezza e della conseguente rimodulazione dell’offerta sull’intero territorio regionale
distinto in aree omogenee, tenendo conto delle realtà disagiate.
Si concorda nel prevedere per gli ex ospedali di RETE (OSP.DI NODO - BASE ), un
supporto all’attività clinica DI BASE finalizzata al Paziente acuto, per la quale dovranno
sussistere ALMENO le seguenti U.O.C FONDAMENTALI:
Radiologia, Laboratorio Analisi, Chirurgia Generale, Ortopedia e Traumatologia ,
Ostetricia e Ginecologia, Pediatria laddove presente punto nascita, Medicina,
Farmacia
In ogni Ospedale Unico di Distretto deve esserci un Dipartimento di Emergenza ed
Accettazione di I° livello (DEA) costituito dalle tre specialità di riferimento nazionale: Pronto
Soccorso + OBI, Anestesia e RIANIMAZIONE – Blocchi Operatori, Cardiologia con UTIC.
L’assetto così determinato riguarderà tutti gli ex ospedali di Rete (ex Zone) con esclusione
dell’Ospedale di Osimo che si interrelaziona con l’Azienda INRCA e precisamente:
URBINO - SENIGALLIA – JESI - FABRIANO- CAMERINO/SAN SEVERINO- MACERATA
- CIVITANOVA – FERMO – ASCOLI - S.BENEDETTO DEL TRONTO = 10
Le Unità Operative essenziali si organizzano con la copertura in modalità “h/24” almeno
per quelle descritte nell’ Allegato 2 del CCNL 3.11.2005 e corrispondenti a:
Pronto Soccorso, Anestesia e Rianimazione (doppia guardia una rianimatoria ed una
anestesiologica), Cardiologia/UTIC, Radiologia, Laboratorio. La Pronta disponibilità deve
essere integrativa per le Unità Operative dotate di copertura “H/24”, sostitutiva per quelle
dotate di copertura “H/12”.
In alcuni Ospedali Unici di Distretto e coincidenti di norma con il capoluogo di provincia
possono sussistere ulteriori Unità Operative ad integrazione con quelle DI BASE sopra
richiamate, quali:
Neurologia, Anatomia Patologica, Gastroenterologia, Pneumologia, Immunologia e
Centro Trasfusionale, Allergologia, Dermatologia, Ematologia; Medicina nucleare;
Psicologia;
nonché specialità chirurgiche come:
Otorinolaringoiatria, Oculistica, Vascolare, Urologia, radiologia interventistica,
ecc….
Le Unità Operative complesse integrative come sopra riportate qualora ubicate in un
nosocomio diverso da quello capoluogo di provincia, DEVONO insistere come uniche
nell’area vasta corrispondente; a queste U.O.C. va garantita la possibilità di
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organizzazione su area vasta anche attraverso la definizione al loro interno di strutture
semplici.
Le Unità operative integrative si organizzano in modalità “H/12” con pronta disponibilità
sostitutiva.
Negli Ospedali unici di distretto, la copertura
20.00 - 8.00
delle U.O.C. di
DIPARTIMENTO MEDICO e del DIPARTIMENTO CHIRURGICO, deve essere effettuata
con una guardia notturna sia per l’area medica che per quella chirurgica, supportata come
sopra definito dalle pronte disponibilità sostitutive.
La dotazione organica necessaria prevista per le attività mediche in modalità di ricovero e'
di 1 medico 8.00 – 14.00, 14.00 – 20.00, 20.00 – 8.00 per una U.O.C. di 30 P. Letto o per
Unità Operativa di Rianimazione – UTIC (con PL inferiori ad 8) secondo la rete attuale
regionale ben distribuita sul territorio.
CONSIDERAZIONI ORGANIZZATIVE ULTERIORI
5. DIREZIONE SANITARIA
Negli ospedali unici di distretto è necessaria la presenza della Direzione sanitaria di
presidio, struttura complessa a forte responsabilità e di importante riferimento per le
esigenze cliniche ed organizzative dotata di autonomia gestionale, la quale può
essere anche coordinata a livello di area vasta, eventualmente anche mediante
l’istituzione di un dipartimento funzionale. La direzione sanitaria deve essere
organizzata con presenza “h/12” e reperibilità.
6. MODALITA’ DIPARTIMENTALE
Il Dipartimento rappresenta il modello ordinario di gestione operativa di tutte le
attività delle aziende / Enti sanitari (legge 229/99).
La riduzione del numero dei dipartimenti attuali non va considerata come risolutrice
dei problemi derivati dalle ridotte risorse economiche.
Tra i Dipartimenti strutturali, la rete dell’emergenza è composta attualmente da 10
DEA di I° livello ubicati nell’ospedale unico di distretto; tra questi, 5 potrebbero
essere elevati a DEA di livello intermedio in relazione a quello di II° livello
regionale.
Va anche garantita l’omogeneità dell’organizzazione di riferimento in merito alle
strutture complesse che li costituiscono; per esempio :
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 DEA I° livello: PS+OBI – POTES; Anestesia e Rianimazione - Blocchi
Operatori; UTIC/Cardiologia;
 DEA livello intermedio: PS+OBI+MURG - POTES - 118; Anestesia e
Rianimazione - Blocchi Operatori; UTIC/Cardiologia – Emodinamica;
Analogamente dicasi per altri dipartimenti strutturali.
Per quanto riguarda i Dipartimenti funzionali, questi sono finalizzati all’aggregazione
e coordinamento di problematiche cliniche che per loro natura sono interconnesse e
coordinano l’attività di diverse Unità Operative e di diverse strutture semplici.
Possono essere ramificazioni organizzative dei Dipartimenti strutturali, ma possono
anche essere autonomamente costituiti.
Un aspetto organizzativo essenziale, quindi, deve considerare il dipartimento di AV
non solo come agglomerato di unità operative complesse, ma anche tra UOC e
UOS dipartimentali, anteponendosi alla semplice riduzione delle UOC dislocate in
più presidi.
7. RIDUZIONE DELLE STRUTTURE COMPLESSE E SEMPLICI
La riduzione delle strutture complesse deve avvenire tenendo conto della dignità e
professionalità dei Dirigenti che per anni hanno organizzato e creato la propria
immagine a sostegno della risposta ai bisogni di salute del cittadino.
La privazione della struttura complessa ad un Dirigente in servizio rappresenta una
violazione della sua dignità, e pertanto deve essere salvaguardata.
Il risparmio sul numero delle strutture complesse non deve riguardare quelle
essenziali e costituenti l’ossatura della risposta all’acuzie (vedi sopra); può, invece,
riguardare l’eventuale presenza di duplicazioni di quelle specialistiche in ambito allo
stesso nosocomio; può, altresì, riguardare quelle discipline specialistiche insistenti
come multiple all’interno del medesimo nosocomio; può, infine, riguardare
l’applicazione di leggi regionali tese alla riduzione di alcune strutture.
In questa linea la riduzione deve avvenire preferendo la non conferma della
struttura complessa eventualmente vacante e la nomina con nuovo incarico di
quella residua.
Va comunque tenuto conto del periodo di riferimento preso a calcolo di definizione
del numero di strutture complesse esistenti, considerando come da diversi anni
esistano atti amministrativi che hanno ridotto alcune strutture complesse che,
nell’ambito della applicazione della riduzione, contribuiscono ad attenuarne l’entità.
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Per quanto riguarda l’organizzazione delle strutture semplici, questa può avvenire
su due livelli: quello interno alla struttura complessa di riferimento e quello
dipartimentale.
Il principio di base è quello di non scorporare dalla struttura complessa di
riferimento una struttura semplice che per definizione ne rappresenta
l’organizzazione usuale; viceversa, una struttura semplice già esistente
fisiologicamente come dipartimentale, potrà essere portata a riferimento in ambito
di Area Vasta.
Tutte le strutture semplici, ed in particolare quelle dipartimentali, debbono avere
assegnato il proprio budget (art.4, comma 1 – primo alinea CCNL 6/5/2010
intergativo).
La procedura di riduzione non può disgiungersi dalla fase concertativa prevista
dalle norme contrattuali e deve avvenire in concorrenza con la definizione in ogni
singola Area Vasta dei criteri per l’assegnazione e revisione delle funzioni, evitando
pertanto di procedere ad atti amministrativi in assenza del completamento del
percorso sopra ricordato.
8. OSPEDALE UNICO DI DISTRETTO E DEFINIZIONE DI SEDE DI LAVORO
La definizione del cosiddetto Ospedale Unico di Distretto ha ripercussioni sul
contratto del Dirigente Medico. Infatti, essa comporta la necessità di stabilire il
concetto che al Dirigente spetta comunque la definizione della sede di ubicazione
del proprio lavoro; il CCNL 8/6/2000 specifica all’articolo 13 (lett. h, – comma 4) non
disapplicato, la necessità di stabilire la sede di destinazione, proprio per la
presenza in itinere di differenti ospedali e la fusione in nuove aziende/Enti
polinosocomiali.
Il riflesso di tale specificità è ovvio: da questo deriva la tutela di istituti contrattuali
ancora vigenti, quali mobilità interna, indennità di missione, la guardia notturna, la
reperibilità ed altri.
Va pertanto assicurato che ad ogni Dirigente sia specificata la sede di destinazione
attuale, garantendo l’utilizzo del Dirigente in differenti nosocomi del medesimo
distretto con le garanzie contrattualmente previste.
9. OSPEDALE UNICO DI DISTRETTO ED UTILIZZO DEL DIRIGENTE
Ogni Dirigente medico garantisce la propria disponibilità lavorativa nell’ambito delle
norme contrattuali.
E’ utilizzabile, pertanto, secondo i seguenti livelli contrattualizzati:
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III. Orario contrattuale dovuto: 38 ore settimanali, di cui 4 per attività non
assistenziali (3,5 per chi avesse necessità di accedere all’istituto di cui al
punto III);
IV. Orario contrattuale derivante da attività in regime di straordinario (Chiamata
in Pronta Disponibilità; copertura di brevi malattie; gestione di urgenze /
emergenze e trasporti…); tale regime non deve essere utilizzato per la
programmazione del lavoro. Le modalità di utilizzo di questo regime devono
essere concordate in sede di negoziazione periferica e comunque avvallate
dalla dichiarazione del dirigente sovraordinato e conseguentemente
remunerate secondo CCNL;
V. Orario contrattuale derivante da attività aggiuntiva, opportunamente accettata
dai dirigenti delle Unità Operative alle quali è chiesta questa disponibilità; va
programmata in ragione d’anno e/o per particolari necessità; di questa attività
va data informazione alle OOSS;
VI. Orario derivante da attività in Libera Professione, opportunamente definito
secondo le norme contrattuali (artt. Dal 54 al 62 del CCNL 8/6/2000).
AMBITO TERRITORIALE
Relativamente alla riorganizzazione degli assetti territoriali si rimanda ai documenti
presentati più volte nel corso degli ultimi anni, fin dalle consultazioni per il vigente Piano
Socio Sanitario Regionale, e da ultimo formalizzati nella consegna dei documenti
complessivi in data 29 giugno 2012 all' Assessorato ed ai Direttori Generali delle Aziende
ed Enti del SSR.
Più specificatamente si richiamano i documenti mirati alla garanzia della continuità
assistenziale “Macroarea Distrettuale”, “Prevenzione”, “Riorganizzazione Dipartimento del
Farmaco” e “Punti di condivisione” che, al di là di una iniziale apertura di dialogo, sono
rimasti prevalentemente ignorati, nonostante gli impegni assunti dall'Assessorato stesso
insieme alle Direzioni delle Aziende SSR.
Lo stesso Regolamento (peraltro ancora in esame a livello nazionale) recante:
"Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi
all’assistenza ospedaliera, in attuazione dell'articolo 1, comma 169 della legge 30
dicembre 2004, n. 311" e dell’articolo 15, comma 13, lettera c) del decreto-legge 6 luglio
2012, n. 95 convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135”, afferma la
responsabilità delle Regioni nella definizione delle reti di assistenza territoriale
complementare al riassetto ospedaliero:
“Le Regioni, al fine di agevolare il processo di ridefinizione della rete ospedaliera, devono
procedere contestualmente al riassetto dell'assistenza primaria, dell'assistenza domicialiare
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e di quella residenziale, in coerenza con quanto previsto dal vigente quadro normativo in
materia di livelli essenziali di assistenza (…) ”
Come previsto dallo stesso PSSR deve pertanto essere convocato un tavolo regionale
che, a partire dai documenti di proposta già presentati dalle scriventi OO.SS e da una
indifferibile bozza di riordino da parte della Regione stessa, possa ridefinire la
programmazione del sistema di Assistenza Territoriale articolato su livelli diversi di
intensità di cura, speculare e complementare al riassetto ospedaliero e della
emergenza/urgenza sopra definito, nonché indicare anche gli "assetti strutturali" ottimali a
garantire i livelli di assistenza e l' integrazione socio sanitaria.
A tal fine dovranno essere reperiti e resi disponibili i dati utili a valutare il fabbisogno di
salute e di cura nei diversi settori dell'assistenza territoriale.
Per la valutazione di fabbisogno (LEA e dotazioni organiche) dovranno necessariamente
essere rispettati i vincoli di mandato posti da normative nazionali, regionali e di settore,
nonché dai compiti istituzionali di svariati settori in continua evoluzione, fino all'
integrazione socio sanitaria da realizzarsi come fonte indispensabile di effettiva
ottimizzazione e razionalizzazione delle risorse.
Analoga metodologia di lavoro dovrà valere per la macroarea della Prevenzione, portando
a compimento il percorso di revisione e aggiornamento della DGR n. 54/2004, e del
Farmaco: per quest'ultimo va attuato intanto senza indugi quanto previsto dallo stesso
PSSR 2012-2014 (Tit XVII su Sistema Farmaco e Dispositivi medici) articolandone le
Strutture Dipartimentali in Area Vasta.
13 MAGGIO 2013
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