Assistenza Una «formula» a vantaggio soprattutto dei malati cronici iti l'indaqine I ontinuare a ricevere a casa l'assistenza necessaria dopo un incidente o un ictus, oppure se si soffre di una malattia cronica o non si è più autosufficienti. Potendo scegliere, gli italiani preferirebbero essere curati tra le mura domestiche. E, laddove sono presenti, le cure domiciliari funzionano davvero. A segnalarlo è un recente rapporto realizzato dall'Osservatorio sulle "Cure a Casa" della Fondazione Istud, in collaborazione con la Confederazione delle associazioni regionali di distretto (Card) e Cittadinanzattiva. All'indagine hanno partecipato più di duecento cittadini e i distretti sanitari di 15 Regioni, soprattutto del Centro Italia. Circa il 93% dei distretti inter- lati dichiara di fornire assistendomiciliare integrata, 1*87% asura dimissioni "protette" al parte, cioè la continuità dell'assinza gratuita dopo la fase acuta sita in ospedale e, nei distretti 1 virtuosi, uno su tre, si forniino anche prestazioni complesdalle cure palliative in fase di fine vita all'assistenza ai malati oncologici e a chi ha una disabilità motoria 0 neurologica. «La casa rimane il luogo ideale in cui ricevere trattamenti medici, terapie 0 cure di riabilitazione da personale qualificato — riferisce Maria Giulia Marini, direttore dell'area sanità della Fondazione Istud —. I cittadini sarebbero disposti anche a pagare un contributo al Servizio sanitario pur di evitare il ricovero in ospedale». «Nel loro ambiente consueto i malati cronici e non autosufficienti stanno meglio, si sentono meno soli e si allevia così anche il peso della malattia e la sofferenza — aggiunge Francesca Moccia, coordinatrice del Tribunale dei diritti del malato-Cittadinanzattiva —. In un contesto di costante aumento degli anziani, e quindi delle patologie croniche correlate con l'invecchiamento, i cittadini non devono sentirsi abbandona- ti: per questo, quando serve, hanno bisogno di assistenza continua e di tutto il supporto necessario, anche psicologico». Non più pazienti da "trattare", quindi, ma da "prendere in carico" in base alle loro necessità. «Se fino a pochi anni fa per assistenza domiciliare s'intendeva il medico che fa la visita a casa 0 l'infermiere che va a somministrare la terapia, oggi in molti casi l'ospedale, quando deve dimettere il paziente, concorda le dimissioni con il servizio territoriale di cure domiciliari» sottolinea Marini. E a prendersi cura dell'assistito è un'equipe multidisciplinare, composta da medici, infermieri, operatori socio-sanitari, psicologi. «Come rileva il rapporto, accade sempre più spesso, non ancora dappertutto, che il distretto sanitario abbia un ruolo centrale nell'organizzare le cure a casa — conferma Gilberto Gentili, presidente di Card, che raggruppa le associazioni dei distretti —. Tuttavia, per facilitarle occorrono canali di comunicazione ancora più efficaci». Anche se le cure domiciliari si stanno diffondendo, secondo il rapporto sono ancora inadeguate in alcune regioni. «Il Nord e il Centro "viaggiano" più in fretta — afferma Gentili —, ma alcune regioni del Sud, come Puglia, Campania e Sicilia, stanno recuperando». Altre note dolenti segnalate dall'indagine riguardano la telemedicina, che aiuterebbe a seguire i pazienti a distanza (è attivata solo in un distretto su quattro); la carenza di personale, soprattutto di infermieri; la scarsa integrazione tra servizi sanitari e socio-assistenziali, confermata anche dall'assenza quasi totale di convenzioni tra distretti e Comuni per reperire assistenti familiari 0 badanti. Maria Giovanna Falesia Nel proprio ambiente pesa meno anche la sofferenza Il fenomeno Un editoriale pubblicato recentemente sulla rivista New England Journal of Medicine ha individuato cinque fattori trainanti per lo sviluppo delle cure domiciliari: l'età sempre più avanzata della popolazione, l'aumento di malattie croniche e delle loro riacutizzazioni, i progressi tecnologici della strumentazione, l'elevato consumo delle risorse sanitarie disponibili e la necessità di contenimento dei costi. Secondo questa analisi è cruciale l'evoluzione tecnologica, che rende disponibili apparecchi in grado di controllare a distanza le condizioni di salute tramite indagini radiologiche ed esami di laboratorio. Peraltro, nelle analisi sulla qualità delle cure, si è visto che il «ricovero a casa» non comporta tassi di mortalità, di necessità di ulteriori ricoveri e costi superiori a quelli delle cure ospedaliere, a fronte di una migliore qualità di vita dei pazienti.