OSPEDALI/PREVENZIONE MANI PULITE PER CURE MOLTO PIÙ SICURE Al via una campagna per sensibilizzare operatori e malati Nei paesi industrializzati dai cinque ai dieci pazienti su cento acquisiscono infezioni legate all’assistenza sanitaria. Sono molte le strategie di prevenzione per ridurre questo problema e si stima che, applicandole, si potrebbe sventare almeno la metà dei casi. Ma la misura più efficace e più semplice è senz’altro il lavaggio delle mani. La questione sembra banale. Per capire il problema basti però pensare che su ogni centimetro quadrato di cute integra del malato possono essere presenti da 100 a un milione di germi e che ogni giorno la cute normale elimina un milione di cellule di desquamazione ricche di germi. “Toccando il malato, ad esempio per valutare polso, pressione e temperatura - spiega Adele Maggiore, coordinatore della Commissione infezioni ospedaliere - l’operatore si contamina con una quantità di microrganismi che variano da cento a mille e che sopravvivono sulle mani da due minuti a un’ora”. Addirittura si è visto che, in 15 casi su cento, sulle mani di infermieri che assistevano pazienti in isolamento erano presenti ben 10 mila stafilococchi. E chiaramente se le mani non sono deterse nel modo adeguato, la contaminazione dovuta al contatto con il paziente o con l’ambiente si trasmette fino a determinare vere e proprie epidemie. Molti studi condotti a livello internazionale rivelano che ancor oggi l’igiene delle mani è praticata meno della metà di quanto si dovrebbe, tanto nei reparti a basso rischio che in quelli ad alto rischio. I motivi sono i più vari e vanno dai ritmi lavorativi a una sorta di falsa sicurezza data dall’uso di guanti sterili a errate opinioni. Per questo l’Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato la campagna “Sfida mondiale per la sicurezza del paziente” che riguarda anche il lavaggio delle mani. L’iniziativa dell’Oms ha trovato applicazione in Italia attraverso un progetto coordinato dalla Regione Emilia Romagna (parola d’ordine, “Le cure pulite sono cure più sicure”) che viene sperimentato anche in Friuli Venezia Giulia. “Gli ospedali triestini, anche in aderenza agli standard richiesti per l’accreditamento internazionale – dice la dottoressa Maggiore - hanno formato una serie di osservatori per ogni reparto che definisce a cadenza stabilita l’aderenza all’igiene delle mani di tutti gli operatori sanitari. Si è dato quindi avvio a corsi di formazione rivolti a tutti gli operatori, medici ed infermieri e si stanno gradualmente introducendo in tutti i reparti i gel idroalcoolici per assicurare una rapida ed efficace igiene delle mani”. E’ stato indetto infine un concorso interno per la predisposizione di poster di richiamo e di sensibilizzazione da affiggere per tutto l’ospedale e di dépliants da distribuire ai pazienti. L’obiettivo di quest’esperienza, che si affianca all’attività in atto ogni giorno negli ospedali triestini per sorvegliare e controllare le infezioni nosocomiali, è quello di aggiungere alle metodologie di prevenzione un abitudine semplice, che vale però la pena di perfezionare dal punto di vista tecnico così da renderla davvero un gesto di ruotine nel lavoro sanitario.