Medea (traduzione versi VV. 1317

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MEDEA (TRADUZIONE DEI VV. 1317-1414).
MEDEA
Perché smuovi e forzi le porte,
cercando morti e me, l’artefice?
Smetti con questa fatica; se hai bisogno di me,
dillo, se vuoi qualcosa, ma non mi toccherai mai più con le tue mani.
Mio padre Helios dà a me questo carro paterno
Salvezza dalla mano dei nemici.
GIASONE:
O odio, o donna grandemente ostile
Agli dei e a me e a ogni stirpe di esseri umani,
che hai avuto il coraggio di scagliare la spada contro i tuoi figli
dopo averli generati, e che mi fai morire privo di figli.
E dopo aver fatto queste cose, guardi il sole
E la terra, avendo sopportato (di compiere) un azione così sacrilega.
Che tu possa morire! Io ora ragiono, mentre allora non ragionavo,
quando ti condussi via dalle tue case e da una terra barbara
in una casa greca, grande male,
traditrice del padre e della terra che ti generò.
Gli dei scagliarono contro di me il tuo demone vendicatore.
Infatti dopo che hai ucciso tuo fratello presso il focolare
Ti imbarcasti sulla nave Argo dalla bella prua.
Da tali cose cominciasti; e una volta sposata
Da quest’uomo, e avendo generato a me dei figli,
a causa della gelosia distruggesti anche il nostro letto
non c’è donna che sarebbe capace di questo in Grecia
invece delle quali io ritenni giusto sposare te
legame per me funesto e rovinoco.
Leonessa, non donna, che hai una natura più selvaggia
Della Tirrenica Scilla.
Ma non potrei morderti con mille insulti,
tale è l’impudenza che è in te.
Va alla parola, empia e assassina dei figli.
Per me è possibile (soltanto) piangere la mia sorte,
io che non godrò né dei letti delle nuove nozze
né dei figli che generai e allevai.
Né sarà possibile rivolgermi a loro da vivi, ma li persi.
MEDEA
Potrei ribattere a lungo contro queste parole
Se il padre Zeus non sapesse
Quali cose avesti da me e quali facesti tu.
Tu non dovevi, dopo avere disonorato i miei letti
Condurre una vita felice, ridendo di me.
Né la regina né colui che ha stabilito con te le nozze
(dovevano) cacciarmi via da questa terra.
Dopo queste parole, chiamami anche leonessa, se vuoi,
e Scilla, che abitò la distesa del Tirreno,
infatti, come era necessario, ti colpii al cuore.
GIASONE
Anche tu soffri e sei partecipe dei mali
MEDEA
Sappilo bene: il dolore si dissolve se tu non ridi.
GIASONE
O figli, che madre malvagia aveste in sorte
MEDEA
O figli, come moriste a causa della follia di vostro padre.
GIASONE
Di certo non li uccise la mia destra
MEDEA
Ma la tua ybris! Le tue nuove nozze.
GIASONE
Per un letto hai creduto giusto ucciderli?
MEDEA
Pensi che questa sia una ragione da poco per una donna?
GIASONE
Per una saggia sì; per te ogni cosa è male.
MEDEA
Loro non sono più; questo infatti ti tormenterà
GIASONE
Essi, ahimé sono,, vendicatori sulla tua testa
MEDEA
Gli dei sanno chi cominciò l’oltraggio
GIASONE
Sanno il tuo cuore spregevole.
MEDEA
Odiami! Ma odio la tua voce molesta.
GIASONE
E io la tua; meglio separarci.
MEDEA
Come dunque? Che devo fare? Lo voglio fortemente anche io.
GIASONE
Concedimi di seppellire questi morti e piangerli.
MEDEA
No davvero! Poiché li seppellirò io con questa mano.
Portandoli nel recinto sacro di Era Acrea.
Perché nessuno dei nemici li oltraggi,
profanando le tombe. E istituiremo per questa terra di Sisifo
una festa sacra e riti
per il futuro, in espiazione di questo empio delitto.
Io stessa invece andrò nella terra di Eretteo (= Atene)
A vivere con Egeo, figlio di Pandione.
Tu, come è verosimile, morirai male di mala morte.
Colpito in testa dallo scafo di Argo
Dopo aver visto la triste fine delle mie nozze.
GIASONE
Che l’Erinni dei figli e la vendicatrice Dike possano farti morire.
MEDEA
Quale demone o dio ascolta te, bugiardo e spergiuro?
GIASONE
Ahimé, empia e assassina dei figli
MEDEA
Vattene a casa e seppellisci tua moglie
GIASONE
Vado, privo dei due figli
MEDEA
Ancora non piangi davvero; aspetta la vecchiaia
GIASONE
O carissimi figli
MEDEA
Loro madre per te non lo fu
GIASONE
E quindi facesti ciò?
MEDEA
Per farti male.
GIASONE
Ahimé sventurato, voglio baciare la cara bocca dei figli
MEDEA
Ora li chiami? Ora li abbracci?
Dopo averli cacciati?
GIASONE
Concedimi per gli dei di toccare la tenera pelle dei miei figli
MEDEA
Non è possibile, invano emetti parole
GIASONE
O Zeus, senti queste parole, in che modo siamo cacciati?
Quali cose soffriamo da questa empia leonessa
Assassina dei figli? Ma per quanto è possibile
E posso queste cose, li piango e li invoco
Chiamando a testimoni gli dei di come
Dopo avermi ucciso i figli
Mi impedisce di toccarli con le mani
E di seppellirne i cadaveri.
Che io non li avessi mai generati
Per vederli trucidati da te.
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