Radicchio TV TECNICHE DI COLTIVAZIONE

Regno delle Piante
Divisione
Spermatofite
Sottodivisione
Angiosperme
Classe
Dicotiledoni
Famiglia
Asteraceae o Compositeae
Sottofamiglia
Ligulifloreae
Tribù
Cichorieae
Genere
Cichorium
Specie
Intybus
Varietà
Silvestre
Tipologia
Tardivo
Le Asteraceae o Compositeae
Le Asteraceae o Compositeae costituiscono una delle famiglie più grandi delle Angiosperme
(caratterizzate principalmente dalla presenza di fiori perfetti e di semi protetti) con più di 1000
generi e circa 25.000 specie. Vi appartengono piante arbustive, piante erbacee perenni e
piante erbacee annuali e biennali. In questa famiglia sono comprese specie molto conosciute di
cui alcune commestibili (le lattughe, l'indivia riccia, la scarola, le cicorie, i radicchi, il carciofo, il
cardo, il topinambur, il girasole, ecc.), altre ornamentali (il crisantemo, la dalia, la margherita,
la gerbera, la stella alpina, ecc.) o di altro utilizzo (la camomilla, il piretro, il taraxaco, ecc.)
Il radicchio rosso di Treviso, che normalmente si consuma dopo un ciclo produttivo di circa sei
mesi, è una pianta biennale in quanto riesce a produrre i semi per la sua naturale
perpetuazione solo al secondo anno di vita. Conseguentemente le coltivazioni per la produzione
del seme si effettuano utilizzando materiale vegetativo dell'anno precedente.
La pianta di radicchio tardivo "matura" è caratterizzata da un'abbondante radice fittonante con
funzioni di riserva e da un fusto ramoso, cilindrico o leggermente angoloso, corredato da foglie
lanceolate molto sviluppate alla base e ridotte alle maggiori altezze. Le piante coltivate per la
produzione del seme possono superare i due metri d'altezza.
Le infiorescenze del radicchio sono a capolino (tipica caratteristica della famiglia delle
composite) costituite da molti piccoli fiori detti "flosculi" privi di peduncolo ed inseriti in un
ricettacolo. Esternamente l'infiorescenza è
Sistematica delle Asteraceae da insalata
Famiglia
Asteraceae
Sottofamiglia
Lugulifloreae
Tribù
Cichorieae
Genere
Lactuga
Specie
Sativa
Varietà
Capitata
lattuga a cappuccio a foglia liscia
Crispa
lattuga a cappuccio a foglia riccia
Longifolia
lattuga romana
Acephala
lattuga da taglio
Angustana
lattuga da stelo
Genere
Cichorium
Specie
Endivia
Varietà
Latifolium
scarola
Crispum
riccia
Genere
Cichorium
Specie
Intybus
Varietà
Sativus
cicoria da radice
Foliosum
cicoria da foglie
Silvestre
cicoria da foglie colorate "radicchi"
TECNICHE DI COLTIVAZIONE.
Tecnica colturale
La preparazione del terreno.
Arature, erpicature, eventuali fresature e rullature devono essere eseguite con la massima
cura, con attrezzature appropriate, con il terreno in "tempera", evitando il costipamento dello
strato lavorato e predisponendo una sistemazione del letto di semina o di trapianto tale da
evitare ogni ristagno d'acqua e di garantire le migliori condizioni per un giusto sviluppo dei
semi e/o delle piantine utilizzati per l'inizio della coltivazione. In questa fase si adegua la
fertilità del suolo alle esigenze (modeste) della coltura distribuendo preferibilmente concimi
minerali semplici e senza superare le quantità riportate nel disciplinare di produzione integrata
che fissa come limiti massimi rispettivamente 80 - 100 - 150 kg/ha d'azoto, anidride fosforica
ed ossido di potassio. Una corretta concimazione non può prescindere dalla conoscenza delle
caratteristiche del terreno evidenziate attraverso una sua analisi con almeno le seguenti
determinazione: granulometria, pH, calcare totale e attivo, sostanza organica, azoto totale,
fosforo assimilabile e potassio scambiabile.
La rotazione.
Il radicchio di Treviso è una tipica coltura intercalare generalmente in successione ai cereali
autunno - vernini quali orzo e frumento ed in alcune occasioni, specie per chi adotta la tecnica
del trapianto, preceduta da altre orticole a ciclo medio breve (cavoli, fagioli, spinaci, patata
precoce, erbai, ecc.). L'avvicendamento colturale è una pratica utile per evitare il calo
progressivo delle produzioni, noto da secoli e dovuto ad un complesso di cause definito
"stanchezza del terreno". Le motivazioni alla base dei cali produttivi sono: l'aumento dei danni
provocati da parassiti animali e vegetali che si moltiplicano più attivamente quando la coltura è
ripetuta sullo stesso terreno, la crescente difficoltà di controllare le piante infestanti che
diventano sempre più specifiche per la coltivazione e resistenti agli interventi con diserbanti
chimici, l'aumento e l'accumulo nel suolo di sostanze che le piante secernono o che derivano
dalla loro decomposizione e che possono essere tossiche, il continuo assorbimento da parte
delle piante degli stessi elementi nutritivi, lo sfruttamento sempre dei medesimi strati di
terreno, ecc. Per tutti questi motivi si consiglia di non attuare il ristoppio, d'intercalare almeno
due o tre cicli colturali con altre specie prima del ritorno del radicchio sullo stesso
appezzamento e di evitare la successione con altre composite.
Il controllo delle infestanti.
Constatata l'onerosità degli interventi manuali ed i risultati molto parziali ottenibili con le
sarchiature, soprattutto in caso di semina diretta, è indispensabile avvalersi dei prodotti
chimici. Per un buon esito della tecnica è fondamentale scegliere il presidio sanitario più
rispondente alle esigenze del caso specifico (flora infestante, modalità d'azione, selettività,
epoca d'intervento, natura del terreno, temperatura, luminosità, costo, ecc.), rispettare
scrupolosamente le indicazioni riportate nell'etichetta della confezione, operare con una giusta
umidità del terreno e verificare la perfetta funzionalità dell'attrezzatura utilizzata per la
distribuzione della miscela. Fra le tante infestanti del radicchio solo la Galinsoga (Galinsoga
parviflora) si dimostra poco sensibile all'azione dei diversi diserbanti autorizzati sulla coltura.
Nel caso di sue gravi infestazioni si consiglia la tecnica della "falsa semina". I principi attivi non
sono molti e bisogna controllare ogni anno quali possono essere utilizzati perché la normativa
cambia frequantemente.
Le tecniche d'impianto.
Normalmente per il radicchio rosso di Treviso si attua la semina diretta con seminatrici di
precisione ed eventuale interramento del seme mediante rullatura. Da qualche anno in alcune
aziende si sta sperimentando la tecnica del trapianto di piantine con pane di terra ottenute in
vivaio. Nell'uno e nell'altro caso è fondamentale la scelta del seme sotto l'aspetto genetico,
dello stato sanitario, del potere germinativo, della purezza, della calibratura, ecc. e
l'investimento finale di cespi ben sviluppati, sani, omogenei per dimensioni e caratteristiche
che pur non superando il limite imposto dal disciplinare (n° 8 / mq), deve garantire produzioni
medio-alte e di gran qualità. Visto l'elevato costo del seme, le difficoltà ad ottenere una buona
germinazione sul campo ed il grande impegno di lavoro per il diradamento in caso di semina
diretta e, per contro, la possibilità di entrare nel terreno 20 - 25 giorni più tardi, il più facile
controllo delle infestanti e la maggior qualità del prodotto ottenibile con l'utilizzo delle piantine,
è auspicabile una maggiore diffusione della tecnica del trapianto anche nel caso del radicchio
rosso di Treviso tardivo come già avvenuto in tutte le altre tipologie di radicchio. Le operazioni
di semina devono essere effettuate entro il mese di luglio e quelle dell'eventuale trapianto
entro il mese d'agosto.
L'irrigazione.
E' una delle tecniche fondamentali per il buon esito della coltura. Il modo d'intervento
comunemente adottato è quello per aspersione. In alcuni casi (terreni sciolti, eccessivamente
secchi e con alte temperature) si ottengono buoni vantaggi da un'irrigazione effettuata tre quattro giorni prima della semina o del trapianto, in quanto in questo modo, sia il seme sia le
piantine trovano un substrato con condizioni ottimali per un loro rapido e regolare sviluppo.
Dopo le irrigazioni iniziali per favorire l'azione del diserbante, la germinazione o l'attecchimento
delle piantine, l'umidità del terreno va mantenuta costante mediante interventi irrigui di
modesti volumi, frequenti, coprenti omogeneamente tutta le superficie e non battenti.
Attenzione alle acque "fredde" e, ancora di più, alle acque inquinate dal punto di vista chimico
e/o batteriologico.
Il diradamento.
Con la semina diretta si rende necessario il diradamento manuale delle piantine. L'impegno è
notevolmente facilitato con la semina di precisione. Va attuato in due momenti: prima che le
piante superino l'altezza di 12 - 15 cm e definitivamente dopo 20 - 30 giorni. Occorre porre la
massima attenzione per non danneggiare le piante da sviluppare e portare alla raccolta. Si
sconsiglia l'uso di piante recuperate dal diradamento per rimpiazzare eventuali fallanze dovute
ad un'irregolare germinazione.
La difesa integrata.
La protezione delle coltivazioni di radicchio rosso di Treviso tardivo deve essere un'attività
coordinata dove l'uso dei prodotti chimici sia giustificato dalla reale contaminazione di parassiti
e/o malattie e solo come estremo rimedio. I principi ispiratori di una corretta difesa della
produzione sono: il dare la priorità ai mezzi di lotta agronomici, fisici, meccanici, genetici e
biologici, la conoscenza del ciclo biologico dei parassiti e la loro soglia di tolleranza (valore
massimo della popolazione dannosa per cui il costo dell'intervento è ancora superiore alla
perdita di produzione presumibile), la conoscenza dei cicli vitali degli organismi utili e delle
tecniche che permettono loro di svilupparsi, l'usare prodotti chimici selettivi che non
comportino conseguenze per l'ambiente, la salute umana, ecc. e la registrazione di tutte le
applicazioni di pesticidi specificandone il nome commerciale, la data, la motivazione, la
quantità, ecc. Per la distribuzione dei fitofarmaci sono da impiegare attrezzature che diano
garanzia di un sicuro, efficace e preciso funzionamento.
La difesa integrata del radicchio rosso di Treviso ad IGP proposta dal
Consorzio del radicchio di Treviso.
(Da attuarsi mediante interventi successivi di lotta agronomica, biologica e guidata).
La difesa integrata del radicchio Rosso Tardivo di Treviso IGP è rigidamente stabilita da un
disciplinare del Consorzio Radicchio di Treviso in cui si:
-
invita ad un controllo settimanale dello stato di salute dei radicchi
raccomanda una meticolosa lotta agronomica
auspica l'adozione della lotta biologica
autorizza, l'eventuale, uso d'alcuni principi attivi
impone la compilazione della "Scheda dei trattamenti"
Lotta agronomica.
Consiste sostanzialmente nel rispettare i due sottoindicati accorgimenti nelle loro diverse
particolarità.
1) Scelta del materiale vivaistico:
- utilizzare semi e/o piantine sani e possibilmente certificati
- utilizzare seme "conciato" (sia per la semina diretta che per la produzione di piante)
- preferire il trapianto col cubetto rispetto a quello a radice nuda
- evitare le piante vecchie, quelle che hanno subito stress, quelle filate, ecc.
2) Adottare tecniche colturali che garantiscano alle piante di radicchio le migliori condizioni
pedoclimatiche possibili e che, contemporaneamente, sfavoriscano gli attacchi di agenti fungini
e le infestazioni di fitofagi:
- favorire il drenaggio del terreno
- eseguire le lavorazioni del terreno solo quando è in "tempera"
- limitare gli apporti di fertilizzanti (specie d'azoto)
- attuare ampie rotazioni
- programmare le irrigazioni in modo da permettere una rapida asciugatura della vegetazione
- favorire l'arieggiamento dei cespi con investimenti radi e con il controllo delle infestanti
- asportare sempre i residui colturali
- evitare le ferite alle piante
- evitare brusche e forti variazioni pedoclimatiche (luce, temperatura, umidità del terreno)
- eliminare le piante colpite da batteriosi.
La lotta biologica.
E' raccomandata per la difesa da alcuni parassiti animali quali le nottue.
La lotta guidata.
Va messa in atto solo qualora i citati interventi si siano dimostrati incapaci a contenere i danni
entro limiti economicamente "sopportabili". Si basa sull'uso di prodotti ritenuti dalle normative
vigenti meno dannosi per gli agricoltori, i consumatori, gli organismi utili e l'ambiente ma,
anche, sperimentalmente efficaci, economici e di facile reperibilità
Principali parassiti vegetali.
Sclerotinia. (marciume del colletto)
I primi sintomi dell'infezione si manifestano con l'appassimento delle foglie esterne colpite da
aree marcescenti nella zona del picciolo. Successivamente la malattia può interessare le foglie
interne che mostrano marciume molle e acquoso. In alcuni casi è possibile notare un feltro
biancastro cosparso di corpuscoli nerastri (sclerozi). Il parassita rimane vitale nel terreno per
più anni.
Muffa grigia.
Trova le condizioni favorevoli per manifestarsi negli ambienti ad alto tasso d'umidità. Le piante
colpite si afflosciano al suolo e si rivestono di un micelio formante una specie di ragnatela. Il
colletto delle stesse assume colorazioni rosso-brunastre. Lo sviluppo dei cespi rallenta e quindi
i tessuti infetti marciscono e si coprono della caratteristica muffa grigia.
Batteriosi. (marciume del fittone)
Particolarmente virulenta nei terreni con ristagni d'acqua. Il primo sintomo si manifesta con
l'appassimento della pianta nelle ore più calde. I cespi colpiti sono facilmente estraibili dal
terreno causa il disfacimento del fittone che assume anche un odore sgradevole tipico della
putrefazione.
Mal bianco o oidio.
Si manifesta come una muffa biancastra che rapidamente ricopre tutta la vegetazione anche se
colpisce soprattutto le foglie esterne più vecchie. E' favorito da autunni caldo-umidi e dalle
eccessive densità colturali.
Cercospora.
I sintomi sono dati dalla comparsa sulle foglie di macchioline chiare del diametro di due - tre
mm con il bordo che assume una colorazione rossastra.
Alternaria.
Simile al precedente ma più pericoloso in quanto porta rapidamente al disseccamento della
foglia.
Principali parassiti animali.
Acari, Afidi, Tripidi, Nottue, Elateridi, Miridi, Limacce, Nematodi.
Altre tecniche colturali post-diradamento.
Oltre che per la difesa e per le irrigazioni possono rendersi necessari altri interventi secondari:
sarchiature, scerbature manuali, eliminazione delle piante montate a seme e/o gravemente
colpite da malattie, limitate concimazioni in copertura, ecc.
La
raccolta.
Dal I° novembre è autorizzata la raccolta delle piante. I cespi ben asciutti sono estirpati con
tecniche diverse (con l'ausilio del semplice vanghetto, di un artigianale vomere o con delle
macchine "agevolatrici" più o meno automatizzate) e mondati delle foglie esterne più vecchie
e/o malandate, nonchè dagli eventuali residui terrosi rimasti fra le radici secondarie. Dopo
questa prima sommaria pulitura i radicchi sono raccolti (perfettamente ritti) in mazzi, in casse
di plastica e/o di metallo o in bins per essere sottoposti, direttamente o dopo un periodo più o
meno lungo di conservazione, alla fase di forzatura - imbiancamento.
La forzatura - imbiancamento.
E' l'operazione fondamentale ed insostituibile che consente di esaltare i pregi organolettici,
merceologici ed estetici del radicchio rosso di Treviso tardivo. Si realizza immergendo per 10 20 giorni l'apparato radicale dei cespi in una vasca ombreggiata (se necessario per esigenze di
temperatura chiusa come un piccolo tunnel) dove scorre copiosa acqua di risorgiva alla
temperatura costante di 12 - 15 °C. In queste condizioni il cuore del radicchio si sviluppa
evidenziando i cespi con la colorazione, la croccantezza ed il sapore gradevolmente
amarognolo tipici ed inimitabili. E' nato il "fiore" che si mangia
Il finissaggio.
L'azione di forzatura ed imbiancatura si completa asciugando il tutto su uno strato di sabbia,
per due - tre giorni e alla temperatura di 20 °C.
La
toilettatura.
I cespi, liberati dall'eventuale legatura, sono mondati dalle foglie esterne non rispondenti ai
requisiti minimi e sottoposti alla toilettatura del colletto e della radice. Per non compromettere
le caratteristiche commerciali dell'intera produzione questa delicata operazione è riservata a
"mani esperte" coadiuvate da affilatissimi e personalissimi coltelli. Ora il nostro radicchio è
pronto per il lavaggio con un ultimo bagno in acqua corrente. Segue il confezionamento.
A conclusione dell'inimitabile percorso produttivo il "classico" Radicchio Treviso Rosso Tardivo
deve presentarsi con le seguenti caratteristiche:
- perfetto grado di maturazione;
- foglie croccanti nella consistenza, gradevolmente amarognole, contraddistinte da una
nervatura principale accentuata perfettamente bianca e da un limitato lembo di colore rosso
vinoso;
- cespi di pezzatura medio-grande, compatti, uniformi, regolari, chiusi nell'apice da foglie
avvolgenti, lunghi dai 12 ai 25 centimetri accompagnati da un fittone proporzionato non più
lungo di sei centimetri;
- toilettatura precisa, raffinata e priva di sbavature;
- perfettamente lavati.
Prof. Ettore Ramponi
Docente I.P.S.A.A. di Mirano
Responsabile della Qualità dell'A.O.M.T. - S.Bovo
Responsabile scientifico del Consorzio radicchio di Treviso.
Riepilogo dei Disciplinari di produzione del Radicchio Rosso di
Treviso e Variegato di Castelfranco per avere il riconoscimento
I.G.P.
ROSSO DI TREVISO
PARAMETRI
PRECOCE
Zona di produzione
Superficie minima
Iscrizione al Consorzio
Dichiarazione
annuale
con "Atto notorio" delle
superfici
coltivate
a
radicchio
Semina diretta
VARIEGATO DI
CASTELFRANCO
TARDIVO
Vedi elenco comuni
3.000 mq per ogni tipologia
In ogni momento
Entro il mese di giugno per ogni tipologia
Entro luglio
Entro luglio
Entro agosto
Entro agosto
Dal 15 al 31 agosto
N° massimo di
piante/mq
8
8
7
Scrupoloso rispetto del
"Disciplinare
difesa
integrata"
aggiornato
annualmente
Da ritirare al momento della dichiarazione
Trapianto
Forzatura e imbiancatura
Inizio raccolta
Lunghezza
del
(senza fittone)
cespo
Anche con
elastici
1° settembre
Con acqua pozzo
artesiano
1° novembre
15-25 cm
12-25 cm
Acqua di pozzo o
altro
20 settembre
Diametro minimo "rosa"
Lunghezza
fittone
massima
Peso cespi toilettati
Produzione massima/ha
Condizionamento,
confezionamento ed
etichettatura
dell'imballaggio
15 cm
4 cm
6 cm
4 cm
150-500 g
100-400 g
100-400 g
9t
7t
6t
Come previsto dal Consorzio
Comuni inseriti nell'area di produzione ad I.G.P.
R
Provincia e Comuni
Treviso
A
D
I
C
ROSSO DI TREVISO
C
H
I
O
VARIEGATO di
PRECOCE
TARDIVO
CASTELFRANCO
28
17
25
1
Breda di piave
X
2
Carbonera
X
X
X
3
Casale sul Sile
X
X
X
4
Casier
X
X
X
5
Castefranco V/to
X
X
6
Castello di Godego
X
X
7
Istrana
X
8
Loria
X
9
Maserada di Piave
X
10
Mogliano V/to
X
11
Monastier
X
12
Morgano
13
Paese
14
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
Ponzano V/to
X
X
X
15
Preganziol
X
X
X
16
Quinto di Treviso
X
X
X
17
Resana
X
X
18
Riese Pio X
X
X
19
Roncade
X
20
S.Biagio di Callalta
X
21
Silea
X
X
X
22
Spresiano
X
X
X
23
Trevignano
X
X
X
24
Treviso
X
X
X
25
Vedelago
X
X
X
26
Villorba
X
X
X
27
Zenson di Piave
X
28
Zero Branco
X
X
X
X
Venezia
7
5
8
29
Martellago
X
X
X
30
Mira
31
Mirano
X
X
X
32
Noale
X
X
X
33
Salzano
X
X
X
34
S.Maria di Sala
X
35
Scorzè
X
36
Spinea
X
Padova
6
X
X
X
X
2
19
X
37
Albignasego
X
38
Battaglia Terme
39
Borgoricco
X
X
40
Camposanpiero
X
X
41
Cartura
X
X
42
Casalserugo
X
43
Conselve
X
44
Due Carrare
45
Loreggia
46
Maserà di Padova
47
Massanzago
48
Monselice
X
49
Montagnana
X
50
Montegrotto Terme
X
51
Pernumia
52
Piombino Dese
53
Ponte S.Nicolò
54
S.Pietro Viminario
55
Trebaseleghe
Totale comuni
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
41
24
52