SPADONE TREVIGIANO – RADICCHIO ROSSO DI TREVISO Cichorium intybus Linneus Famiglia: Compositae Descrizione Ecologia Quando si parla di Cicoria, generalmente si intende quella selvatica. Nel corso dei secoli sono state selezionate a partire da C. intibus silvestre la Cicoria verde e la Cicoria rossa indicata anche con il nome di Radicchio: dal latino radicula, diminutivo di radix-icis, radice. Nel genere Cichorium entrano 7 specie di perenni e biennali, diffuse in Europa e Asia temperata oltre che in Etiopia, le quali però vengono sempre coltivate come annuali. Radicchi e Cicorie sono parenti stretti delle varie Indivia riccia e Scarola, poiché anche queste derivano dalla cicoria selvatica pur appartenendo ad una specie ben distinta: Cichorium indivia. Cichorium intybus è una perenne ramosa, con fusti fioriferi robusti di alta statura (150 cm) e un rizoma robusto e fittonante. In autunno spunta una rosetta basale di foglie che dura tutto l’inverno per seccarsi con la fioritura. Le foglie sono arrotondato-lanceolate con margine variamente inciso. Le foglie del fusto sono invece disposte a spirale, gradatamente più piccole, sessili e amplessicaluli. La superficie fogliare estremamente tomentosa nella pianta selvatica, diviene glabra nelle forme coltivate. Nell’estate successiva all’accrescimento della pianta, all’ascella superiore delle foglie compaiono i fiori raggruppati in capolini con corolla prolungata a formare una lunga ligula: somigliano ad una margherita azzurra. Talvolta possono essere anche rosa o bianchi. La loro particolarità è che si chiudono con il forte sole pomeriggio per riaprirsi a quello più dolce della mattina, a meno che non si trovino protetti dall’ombra di qualche albero. Il frutto è un achenio che nella parte superiore presenta una coroncina di piccole squame. La cicoria selvatica da sempre consumata sia cotta che cruda, venne lentamente ingentilita e ora troviamo sul mercato innumerevoli sue varietà. In particolare alcune sono in grado di formare il cespo. La forma spontanea si trova nei luoghi erbosi dal mare e fino alla regione montana, specialmente nei prati e nei campi. Il Radicchio Rosso di Treviso necessita di terreni mediamente sciolti, profondi e senza ristagni idrici; estati non eccessivamente calde, precipitazioni abbastanza regolari, autunni soleggiati e asciutti. Teme il freddo e per questo bisogna raccoglierlo prima del gelo. Le operazioni di semina quindi devono essere realizzate entro il mese di luglio e in caso si debba procedere al trapianto non si può ritardare oltre il mese di agosto. Le operazioni di raccolta per lo Spadone Trevigiano si effettuano a partire da novembre. Normalmente quindi questo radicchio è presente sui mercati solamente dalla fine di settembre e per tutto l’inverno. Dopo la raccolta intervengono le pratiche di imbiancamento e toilettatura del cespo: nel trevigiano la presenza del fiume Sile e delle sue preziose acque di falda è elemento chiave nella coltivazione di questo ortaggio. Spadone Trevigiano Il Radicchio Rosso di Treviso IGP è classificato tra le cicorie da forzare e da imbiancare. I primi metodi utilizzati a questo scopo erano all'aperto sotto un letto caldo di letame o in locali riparati come stalle, cantine, serre. Spesso si usava porlo anche sotto terriccio o disporlo in cassoni oppure dentro a botti. Con il passare degli anni e l’affinarsi della tecnica si è arrivati a predisporre il prodotto in apposite vasche irrigate con acqua pura di falda a temperatura costante. In seguito si procede alla eliminazione delle foglie vecchie che riveleranno il delizioso germoglio centrale noto a tutti come “Radicchio Rosso di Treviso” ovvero il classico “Spadone trevigiano”, disponibile da metà novembre e per tutto l’inverno. I cespi hanno una tipica forma lanceolata, formati da germogli compatti ed uniformi che tendono a chiudersi all'apice. Il lembo fogliare è di colore A cura di Patrizia Pedron rosso-vinoso, mentre la costola centrale completamente bianca. Si presenta fragrante, croccante e gustoso e al palato è dolce ed amarognolo assieme. Si presta a svariate preparazioni poiché è ottimo sia il suo consumo crudo che cotto: ad esempio ai ferri, stufato, fritto, etc. Ha un’alta percentuale di acqua (95%) ed è povero in proteine (1,4%) e grassi (0,8%): ciò fa di questo ortaggio uno degli alimenti preferiti per le diete dimagranti. Fra le altre virtù esso ha proprietà benefiche per il fegato, i reni e lo stomaco. È inoltre in grado di calmare l'insonnia. Aspetti interessanti ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ Cichorium intybus è nota per essere da sempre un surrogato del caffè: le radici delle giovani piante arrostite conferiscono alla bevanda un leggero sapore di caramello mentre i rizomi di piante con più di due anni lo rendono decisamente più amaro. Questo impiego venne introdotto a scopo terapeutico dal medico padovano Prospero Alpini nel 1600 circa e recuperato più tardi quando Napoleone impose il blocco continentale alla canna da zucchero e caffè. Radici e foglie contengono "cicorina" ed altri principi amari che la rendono molto pregevole ed importante come tonico, digestivo, lassativo e depurativo poiché stimolante le funzioni dell’intestino e del fegato con conseguente effetto depurativo che si riflette anche sull’aspetto della pelle. In uso esterno il loro succo ha potere emolliente e rinfrescante. È anche ricca di nitrato di potassio il quale notoriamente favorisce l’attività renale con conseguente liberazione del sangue da tutte le impurità in esso contenute. Sembra che nutrirsi prolungatamente di radicchio serva a rassodare il seno, tonificandone la muscolatura. In particolare il radicchio rosso è depurativo, diuretico e lassativo. Ottimo regolatore intestinale e delle funzioni epatiche, specie a seguito cottura. Riferendoci a 100 g di prodotto esso contiene: Proteine (1,4 g); Glucidi (1,06 g); Calcio (36 mg); Fosforo (30 mg); Ferro (0,3 mg); e vitamine A e C. Curiosità Si ritiene che Dosson, paese poco lontano da Treviso, sia il luogo d'origine del radicchio. Di storie se ne raccontano moltissime. Una di queste narra come alcuni uccelli portarono, quasi un dono divino, i semi della cicoria sul campanile del paese. I frati si accorsero per puro caso di questa pianta che fece poi la fortuna e la salute di molti. Le leggende popolari, dicono invece che l’autunno ebbe compassione del colorito spento dell’inverno e volle regalargli qualcosa che lo animasse. L’unica cosa che poteva resistere al freddo pungente era proprio il radicchio. In realtà sembra che abbia maggior attendibilità la storia di un agricoltore che portò a casa d’inverno dei radicchi selvatici e li dimenticò in un angolo. Passò un povero a chiedere la carità ed egli gli permise di portar con se quei radicchi. Tolte le foglie esterne, che si presentavano appassite, probabilmente ci sarebbe stato ancora del buono. Ed infatti tra le mani, quel povero, si trovò il “fiore d’inverno” ovvero un bel radicchio appetitoso color rosso granata. Il radicchio rosso come lo conosciamo deve la sua importanza Giuseppe Benzi, che si trasferì nel 1876 a Treviso dalla Lombardia per fare l’insegnante. In seguito divenne responsabile dell'Associazione Agraria Trevigiana, e nel dicembre del 1900, inaugurò la prima mostra dedicata alla "rossa cicoria". Per approfondimenti: http://www2.regione.veneto.it http://www.doveandare.tv www.agricoltura.provincia.venezia.it A cura di Patrizia Pedron