Sum, ergo comunico

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Sum, ergo comunico
In un'epoca di informazione globale e tecnologica il tema della comunicazione è quanto mai abusato. Oggi
la comunicazione riveste un'importanza considerevole: quando viene a mancare - o è travisata dal suo reale
ruolo - persino i rapporti basilari di relazione diventano scogli insormontabili. Le parole si trasformano
in suoni ed i significati si travestono di drammi. Si sta sempre più riducendo la capacità di esprimersi in
modo chiaro e corretto e il dialogare diventa sempre più complicato.
Qual è la chiave di accesso per elaborare un comune mezzo d'intesa al fine di instaurare legami sempre più
profondi e sinceri?
Tutto comincia all'inizio ...
All'inizio della storia e all'inizio della vita.
L'uomo nasce - si può dire - con la capacità innata di volersi esprimere, di identificarsi attraverso i suoni e le
parole, di scoprirsi in una dimensione "altro" da sé che è la relazionalità. E la comunicazione, allora,
diventa un'opportunità.
Il saper comunicare è una competenza strategica, che riguarda la capacità di saper parlare e di far parlare,
di vedere e di ascoltare, di mediare e di intrattenere rapporti personali e ruoli sociali.
Ha visto bene Cicerone circa 2000 anni fa, quando affermava che vi era una reale perdita di competenza
espressiva da far risalire - secondo lui - a tale problema la crisi civile e morale dell'epoca. Non è cambiato
molto da allora. Anche oggi la situazione è preoccupante e sono in pochi coloro che sanno abilmente
utilizzare la parola e l'arte oratoria, intesa sia come padronanza delle strategie di persuasione che come
espressione massima della profondità di pensiero.
Tra il pensare bene e il parlare bene vi è, dunque, un nesso inscindibile. L'arte oratoria è complessa e
prevede una buona formazione culturale e umana. Chi improvvisa nella comunicazione improvvisa nella
vita e nei risultati e la sua presentazione risulterà sterile e a volte gravosa.
La comunicazione non riguarda solo la capacità di replicare o di provocare. Chi pensa una cosa del genere
trascura tutto un mondo fantastico di abilità comunicativa, che comprende l'espressione del volto, i
movimenti del corpo, la modulazione della voce e il controllo delle proprie emozioni e dei propri
sentimenti. Per questo l'uomo quando comunica trasmette tutto se stesso. E sarebbe un grande danno se il
"contenitore" risultasse vuoto di contenuti e di conoscenze. In poche parole, il saper comunicare prevede la
conoscenza appropriata di sé e dell'oggetto da comunicare ed è una prerogativa imprescindibile per
argomentare, confutare e per essere credibili.
I fondamenti della comunicazione sono, allora, le verità dell'uomo, le sue abilità e conoscenze, i suoi vizi e
virtù, che lo rendono unico ed irripetibile e lo avviano con autorità al ragionamento logico, esposto in modo
efficace, ma soprattutto appropriato. Perché, non lo dimentichiamo, la base dell'eloquenza è - Cicerone
docet! - il buon senso, che in greco è definito "prepon" e in latino "decorum". Il buon senso apre le porte
all'impegno e alla riflessione, all'attenzione e alla comunicazione assertiva. E' il buon senso che abbellisce le
competenze specifiche dell'uomo e lo dispone con eleganza, all'ammirazione e all'ascolto dell'altro, unico
protagonista "reale" della vera comunicazione efficace.
Maria Giovanna Iannizzi
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