Microeconomia 2e
Douglas Bernheim, Michael Whinston
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Soluzioni degli esercizi di riepilogo
14.1
Uguagliando le funzioni di domanda e offerta, è possibile calcolare il prezzo di equilibrio (€ 2,50) e la
quantità scambiata sul mercato in corrispondenza di tale prezzo (10 miliardi di bushel l’anno).
Risolvendo l’Esercizio da svolgere 14.1, abbiamo calcolato che, in corrispondenza di tale equilibrio, il
surplus del consumatore (SC) ammonta a € 25, mentre quello del produttore (SP) è di € 10: il surplus
aggregato(AS) è quindi pari a € 35.
Troviamo ora l’equilibrio dopo l’introduzione della tassa, inserendo Pb all’interno della funzione di
domanda e (Pb – T) all’interno della funzione di offerta, per poi imporre l’uguaglianza tra Qd e Qs.
Qs = Qd
5(Pb – T) – 2,5 = 15 – 2Pb
5(Pb – 2,10) – 2,5 = 15 – 2Pb
5Pb – 10,50 – 2,5 = 15 – 2Pb
7Pb = 28
Pb = € 4,00
Ad un prezzo di € 4,00, la quantità domanda risulta pari a 7 miliardi di bushel l’anno. Ma se il prezzo
per il compratore è di € 4,00, il prezzo ricevuto dal venditore è dato da tale livello di prezzo meno
l’ammontare della tassa, ed è quindi pari a € 1,90. Inserendo un prezzo di € 1,90 nella funzione di
offerta, troviamo che la quantità offerta corrisponde a 7 miliardi di bushel l’anno.
Calcoliamo ora l’area dei triangoli corrispondenti a SC e SP (gli altri dati necessari sono stati calcolati
nell’Esercizio da svolgere 14.1).
SC = ½(Q)(€ 7,50 – P)
SC = ½(7)(€ 7,50 – € 4,00)
SC= € 12,25
SP = ½(Q)(P – € 0,50)
SP = ½(7)(€ 1,90 – € 0,50)
SP = € 4,90
Il gettito fiscale è uguale all’ammontare unitario della tassa moltiplicato per il numero di unità tassate:
Q×T = (7)(€ 2,10) = € 14,70.
Il surplus aggregato è la somma del surplus del consumatore, del surplus del produttore e del ricavo del
Governo (G):
SA = SC + SP + G
SA = € 12,25 + € 4,90 + € 14,70
SA = € 31,85
Dato che il surplus aggregato è diminuito di € 3,15 (= € 35 – € 31,85) dopo l’introduzione della tassa,
tale misura ha prodotto una perdita secca di € 3,15.
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14.2
Nell’Esercizio di riepilogo 14.1, la perdita secca è stata quantificata in € 3,15 mente il ricavo del
Governo è stato calcolato in € 14,70. Il rapporto fra la perdita secca e il gettito è quindi dato da € 3,15 /
€ 14,70 = 0,214. Questo significa che per ogni euro incamerato dal Governo, 21,4 centesimi di euro di
surplus aggregato vengono persi.
Nell’Esercizio da svolgere 14.1, la perdita secca ammontava invece a € 1,40 mentre il gettito risultava
pari a € 11,20. Il rapporto fra le due grandezze era quindi dato da € 1,40 / € 11,20 = 0,125. A fronte di
ogni euro incassato dal Governo, 12,5 centesimi di euro di surplus aggregato vengono meno.
Nell’Esercizio di riepilogo 14.1, la tassa era del 50% maggiore rispetto a quella ipotizzata
nell’Esercizio da svolgere 14.1; il rapporto fra perdita secca e gettito fiscale risultava invece superiore
del 70% a quello calcolato per l’Esercizio da svolgere 14.1. Quando l’entità della tassa aumenta,
aumenta la perdita secca generata da ogni euro di introito per il Governo: in altre parole, maggiore è la
tassa in termini unitari, maggiore è la perdita di efficienza a livello sociale.
14.3
In un mercato con libertà di entrata e uscita, la curva di offerta è perfettamente orizzontale nel lungo
periodo, rendendo l’offerta perfettamente elastica. Anche la domanda, verosimilmente, risulta più
elastica nel lungo periodo che non nel breve, dato che i consumatori aggiustano la domanda in funzione
delle variazioni di prezzo (per i beni non durevoli) . In ogni caso, anche se più elastica, la curva di
domanda rimane sempre inclinata negativamente.
La ragione per cui l’offerta diviene perfettamente elastica nel lungo è che la stessa tecnologia diviene
disponibile per chiunque voglia mettersi a produrre il bene in questione, facendo sì che tutti i produttori
abbiano lo stesso costo medio minimo. La domanda è invece basata sulla disponibilità a pagare dei
consumatori, e non c’è ragione per credere che le preferenze degli individui debbano, per forza di cose,
convergere nel tempo.
A prescindere dalla distribuzione del carico fiscale nel breve periodo (determinata dall’elasticità di
domanda e offerta di breve periodo), il peso dell’imposta nel lungo periodo è completamente a carico
dei consumatori. La tassa non modifica il valore di minimo del costo medio per il produttore, il quale
riceverà un prezzo corrispondente a tele valore: il prezzo del produttore non si riduce nel lungo periodo
per effetto della tassa.
14.4
L’equilibrio iniziale di lungo periodo prevede 100 imprese attive, ognuna della quali produce 260 pizze
e le vende a un prezzo unitario di € 11,50. Se, nel breve periodo, i venditori devono pagare una tassa di
€ 11,50, dovranno allora sostituire Pb – 11,50 all’interno della funzione di offerta di breve periodo, che
risulta essere, in questo caso:
4.000 P  20.000
Qs  
0
se P  €5,00

seP  €5,00 
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Includendo le tasse, la funzione di offerta diventa:
4.000( P b 11,50)  20.000  4.000 Pb  66.000 se Pb  €16,50
Qs  

se Pb  €16,50
0
Uguagliamo la funzione di domanda e la nuova funzione di offerta:
Qs = Qd
4.000Pb – 66.000 = 32.900 – 600Pb
4.600Pb = 98.900
Pb = € 21,50
Il nuovo prezzo pagato dal consumatore è € 21,50, in corrispondenza del quale essi domandano 20.000
pizze (= 32.900 – 600(21,5)). Siccome vi sono 100 imprese sul mercato, ognuna di esse dovrà ridurre la
propria produzione a 200 pizze. Calcoliamo ora la perdita secca generata dalla tassa, attraverso il
calcolo dell’area del triangolo corrispondente: (½)(6.000)(11,50) = € 34.500. Il gettito incamerato dal
Governo è dato dalla solita formula: Q×T = (€ 11,50)(20.000) = € 230.000.
L’effetto della tassa nel breve periodo è quindi quello di:
 fare aumentare il prezzo pagato dal consumatore (Pb) di € 10,00
 fare scendere il prezzo ricevuto dal produttore (Ps) di € 1,50
 far ridurre la produzione complessiva di 6.000 unità
 generare una perdita secca di € 34.500
 produrre un gettito per il Governo pari a € 230.000
Nel lungo periodo, la curva di offerta è perfettamente orizzontale in corrispondenza del minimo del
costo varabile medio, che è ancora € 11,50. Di conseguenza, Ps sarà uguale a € 11,50 e Pb sarà uguale a
€ 11.50 + € 11.50 = € 23. Ad un prezzo di € 23, i consumatori domanderanno 32.900 – 600(23) =
19.100 pizze. Siccome ogni impresa ha una scala di produzione efficiente di 260 pizze, vi saranno
73,46 imprese operanti sul mercato nel lungo periodo.
Utilizziamo la solita formula per quantificare la perdita secca: (½)(6.900)(11,50) = € 39.675 Il gettito
ottenuto dal Governo sarà invece: Q×T = (€ 11,50)(19.100) = € 219.650.
L’effetto di lungo periodo della tassa è quindi quello di
 incrementare Pb di € 11,50 (lasciando invariato Ps)
 far ridurre la produzione complessiva di 6.900 unità
 produrre una perdita secca di € 39.675
 generare un gettito per il Governo pari a € 219.650.
14.5
Nel grafico disegnato, la quantità ed il prezzo di equilibrio prima dell’ l’intervento governativo sono,
rispettivamente, Q0 e P0.
Con una piccola tassa T1, la quantità si riduce a Q1, il prezzo pagato dai consumatori sale a Pb1 e il
prezzo ricevuto dai produttori scende a Ps1. Con una tassa di entità maggiore, T2, la quantità di riduce a
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Q2, il prezzo pagato dai consumatori sale a Pb2 e il prezzo ricevuto dai produttori scende a Ps2. La
tabella sotto riportata sintetizza i risultati relativi alle tre situazioni considerate:
Surplus
del
consumatore
Surplus
del
produttore
Gettito per il
Governo
Surplus
aggregato
Perdita secca
Nessuna tassa
Tassa T1
Tassa T2
Variazione
T1 a T2
ABCDEF
ABC
A
–BC
GHIJKL
JKL
L
–JK
-
DEGH
BDGJ
BJ – EH
ABCDEFGHIJKL
ABCDEGHJKL
ABDGJL
–CEHK
-
FI
CEFHIK
CEHK
da
Quando si passa da una tassa di modesta entità ad una decisamente maggiore, la variazione osservabile
nella perdita secca è uguale alla somma delle variazioni osservabili nel surplus del consumatore, nel
surplus del produttore e nelle entrate del Governo.
Questo è lo stesso risultato a cui siamo giunti in precedenza, studiando la perdita secca. La somma del
surplus del consumatore, del surplus del produttore e del gettito incamerato dal Governo è infatti
uguale al surplus aggregato e ogni riduzione del surplus aggregato deve necessariamente corrispondere
ad una perdita secca, che è poi nient'altro che del surplus aggregato potenziale che non viene realizzato.
Nell'Esercizio svolto 14.1, prima dell'introduzione della tassa, abbiamo calcolato che SC = € 25, SP = €
10 e SA = € 35. Non c'era, naturalmente, alcun gettito per il Governo o alcuna perdita secca. Dopo
l'introduzione della tassa, abbiamo calcolato che SC = € 20,25 e SP = € 8,1, per cui SA = € 34,65. Gli
introiti per il Governo risultavano pari a € 6,3 mentre la perdita secca era quantificabile in € 0,35:
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ΔSC + ΔSP + ΔG =
= (€ 20,25 – € 25) + (€ 8,10 – € 10) + (€ 6,3 – € 0)
= (–€ 4,75) + (–€ 1,90) + (€ 6,3)
= –€ 0,35
Tale variazione coincide con quella che possiamo calcolare seguendo la tabella sopra riportata.
Nell'Esercizio da svolgere 14.1, la situazione precedente all'introduzione della tassa era la stessa di
quella dell'Esercizio da svolgere 14.1. Dopo l'introduzione della tassa, SC risulta pari a € 16 e SP a €
6,40, mentre il gettito per il Governo è di € 11,20. Il surplus aggregato risulta quindi di € 33,60, con
una perdita secca di € 1,40:
ΔSC + ΔSP + ΔG =
= (€ 16 – € 25) + (€ 6,40 – € 10) + (€ 11,20 – € 0)
= (– € 9) + (– € 3,60) + (€ 11,20)
= – € 1,40
Tale variazione è uguale a quella che potremmo calcolare sulla base della tabella riportata sopra.
14.6
Nell’Esercizio 14.1, il prezzo e la quantità di equilibrio erano, rispettivamente, pari a € 2,50 e a 10
miliardi di bushel l’anno. Abbiamo inoltre calcolato che il surplus del consumatore era di € 25 mentre
quello del produttore era di € 10: il surplus aggregato risultava quindi di € 35.
Per calcolare l’offerta di mercato dopo l’introduzione del sussidio, inseriamo Pb nella funzione di
domanda e (Pb + S) in quella di offerta, imponendo quindi l'uguaglianza fra Qs e Qd :
Qs = Qd
5(Pb + S) – 2,5 = 15 – 2Pb
5(Pb + 0,70) – 2,5 = 15 – 2Pb
5Pb + 3,50 – 2,5 = 15 – 2Pb
7Pb = 14
Pb = € 2,00
A un prezzo di € 2,00, la domanda di mercato ammonta a 11 miliardi di bushel l’anno. Se il
consumatore paga € 2,00, il prezzo ricevuto dal produttore è pari a € 2,70, ovvero al prezzo pagato dal
consumatore più l’importo del sussidio. Sostituendo 2,70 nella funzione di offerta, troviamo
nuovamente una quantità di 11 miliardi di bushel.
Calcoliamo ora l’area dei triangoli SC e SP (utilizzando ancora i dati dell’Esercizio da svolgere 14.1).
SC = ½(Q)(€ 7,50 – P)
SC = ½(11)(€ 7,50 – € 2,00)
SC = € 30,25
SP = ½(Q)(P – € 0,50)
SP = ½(11)(€ 2,70 – € 0,50)
SP = € 12,10
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La spesa del Governo sarebbe data dall’importo unitario del sussidio concesso moltiplicato per il
numero di unità sussidiate: Q×S = (11)(€ 0,70) = € 7,70.
Il surplus aggregato, in questo caso, coincide con la somma dei surplus di produttori e consumatori
meno la spesa sostenuta dal Governo (G):
SA = SC + SP – G
SA = € 30,25 + € 12,10 – € 7,70
SA = € 34,65
Dato che il surplus aggregato si è ridotto di € 0,35 (= € 35 – € 34,65), la dimensione della perdita secca
generata dal sussidio è pari a € 0,35.
14.7
Una tassa di questo tipo è assimilabile ad un aumento dei costi fissi di produzione. Nel breve periodo,
tale aumento non ha alcun impatto sull’output o sui prezzi, dato che il numero di imprese è fisso e la
variazione dei costi fissi non altera i costi marginali di produzione. L’unica cosa che cambia nel breve
periodo sono i profitti delle imprese, che si riducono (sono possibili anche delle perdite).
Nel lungo periodo, tuttavia, l’aumento dei costi fissi fa salire i prezzi in una misura pari a € F/Q (visto
che l’aumento dei costi totali, F, accresce il costo medio di € F/Q e il prezzo di lungo periodo è uguale
al valore di minimo del costo totale medio). Il numero di imprese si ridurrà (alcune vorranno infatti
uscire a causa delle perdite sostenute) e la produzione individuale delle imprese rimaste aumenterà,
anche se l’output totale risulterà minore rispetto a prima.
14.8
Dall’Esercizio 14.1, sappiamo che il prezzo di equilibrio è di € 2,50, per cui la quantità globalmente
scambiata sul mercato è di 10 miliardi di bushel l’anno. In corrispondenza del prezzo target di € 3,00
per bushel, i consumatori domandano in tutto 9 miliardi di bushel (= 15 – 2(3)) mentre i produttori sono
complessivamente disposti ad offrirne 12,5 miliardi (= 5(3) – 2,5).
Utilizziamo un grafico simile a quello della Figura 14.3 per comprendere meglio gli effetti delle
possibili politiche.
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Lettering:
sostituire i simboli di "$" con quelli di €
sostituire le virgole con i punti all'interno delle cifre riportate lungo gli assi
Queste sono le misure delle varie aree rappresentate nella Figura:
A: (½)(4,5)(9) = 20,25
B: (0,5)(9) = 4,5
C: (½)(0,5)(1) = 0,25
D: (½)(1,8)(9) + (0,2)(9) = 9,9
E: (½)(0,2)(1) = 0,1
F: (½)(2,3 + 3)(3,5) = 9,275
G: (½)(3,5)(0,5) = 0,875
Gli effetti sul welfare prodotti da ciascuna delle politiche considerato sono mostrati nella seguente
tabella:
Surplus
aggregato
Perdita secca
Surplus del
consumatore
Surplus del
produttore
Gettito per il
Governo
Quota
di
produzione
Riduzione
volontaria
della
produzione
25.375
34.65
34.65
0.35
9.625
0.35
0.35
25
20.25
20.25
20.25
20.25
10
14.4
15.625
14.4
15.625
0
0
–10.5
0
–1.225
Nessun
intervento
Prezzo
minimo
Sostegno
prezzi
35
34.65
0
ai
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14.9
Troviamo l’equilibrio di mercato iniziale, prima di ogni possibile intervento governativo. Uguagliamo
domanda e offerta di mercato e risolviamo per il prezzo:
Qs = Qd
4.000P – 20.000 = 65.800 – 1.200P
5.200P = 85.800
P = € 16,50
Inserendo tale prezzo nelle funzioni di domanda o di offerta, individuiamo la quantità scambiata in
equilibrio: 4.000(16,5) – 20.000 = 65.800 – 1,200(16,5) = 46.000.
In questo caso, il prezzo minimo fissato dal Governo (€ 15) risulta inferiore al prezzo di equilibrio per
il mercato, pari a € 16,5. L’introduzione del prezzo minimo non è quindi vincolante per il consumatore
e non ha quindi effetti sul surplus di consumatori e produttori, e nemmeno sul surplus aggregato.
Imponendo un prezzo minimo inferiore a quello di mercato, nessuno degli operatori dovrà aggiustare
le proprie scelte e l’esito del mercato non verrà in alcun modo alterato.
Adottando invece un programma di sostegno ai prezzi, è probabile che il Governo si astenga dall’
intervenire; in corrispondenza del prezzo target di € 15, i compratori domandano 47.800 pizze mentre i
produttori ne offrono solo 40.000. Tale politica implica che il Governo provveda a rifornire il mercato
delle 7.800 pizze necessarie per soddisfare l’intera domanda. Ma ciò abbassa nuovamente il prezzo
delle pizze a € 15; se il programma di sostegno ai prezzi non porta ad alcun aumento dei prezzi, non ha
ragion d’essere.
Solo se il prezzo di mercato scendesse sotto i € 15, le due politiche considerate diverrebbero efficaci.
14.10
Nell’Esercizio 14.9, abbiamo trovato che, con un prezzo di equilibrio iniziale di € 16,50, la quantità
scambiata sul mercato corrisponde a 46.000 pizze.
Con un prezzo calmierato a € 10, i consumatori domandano invece 53.800 pizze (= 65.800 – 1.200(10))
mentre i produttori sono disposti a venderne solo 20.000 (= 4.000(10) – 20.000). Tale prezzo risulta
quindi vincolante: la quantità offerta è infatti inferiore a quella domandata. Verranno vendute solo
20.000 pizze e il resto della domanda non verrà soddisfatto.
Per calcolare le aree dei surplus, occorre conoscere il prezzo al quale i consumatori sarebbero disposti a
comprare, in tutto, solo 20.000 pizze. Imponiamo allora Qd =20.000.
20.000 = Qd
20.000 = 65.800 – 1.200P
1.200P = 45.,800
P = € 38,17
Calcoliamo ora la variazione nei surplus. Quello dei consumatori è cambiato per due motivi: in primo
luogo, le 20.000 pizze attualmente comprate sono meno costose rispetto a prima, ragion per cui il
surplus del consumatore è aumentato di € 130.000 (= € 16.50 – € 10)(20,000); in secondo luogo, si
consumano complessivamente meno pizze e tale riduzione dei consumi riduce il surplus del
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consumatore di (½)(46,000 – 20,000)(€ 38.17 – € 16.50) = € 281,710. La variazione netta nel surplus
del consumatore è quindi pari a – € 151,710.
Anche per il surplus del produttore bisogna fare due diversi ragionamenti: in primo luogo, il prezzo a
cui si vendono le pizze risulta ora più basso e ciò riduce il surplus del produttore di (€ 16.50 – €
10.00)(20.000) = € 130.000; inoltre, vengono prodotte e vendute meno pizze e tale riduzione delle
quantità comporta un'ulteriore riduzione del surplus del produttore di (½)(€ 16.50 – € 10.00)(46,000 –
20,000) = € 84,500. In definitiva, il surplus del produttore diminuisce, complessivamente, in una
misura pari a € 214,500.
Il surplus del consumatore diminuisce di € 151.710 e quello del produttore di € 214.500, per cui il
surplus aggregato si riduce di € 151.710 + € 214.500 = € 366.210. Questa è, quindi, la perdita secca
generata dall'adozione di questa politica.
14.11
Nell’Esercizio 14.1, abbiamo calcolato un prezzo di equilibrio di € 2,50 per bushel, a cui corrisponde
una quantità di equilibrio di 10 miliardi di bushel. Se il prezzo fosse calmierato a € 2, la quantità
domandata sarebbe di 11 miliardi di bushel (= 15 – 2(2)) mentre quella offerta dai produttori
risulterebbe di 7,5 miliardi (= 5(2) – 2,5). La quantità di bushel globalmente scambiata sul mercato
sarebbe allora di 7.5 miliardi. Per calcolare correttamente la variazione del surplus, calcoliamo il livello
di prezzo al quale i consumatori avrebbero complessivamente richiesto proprio 7.5 miliardi di bushel.
Imponiamo Qd = 7,5 e risolviamo per P:
7,5 = Qd
7,5 = 15 – 2P
2P = 7,5
P = € 3,75
Calcoliamo ora la variazione del surplus del consumatore: da un lato, i 7,5 miliardi di bushel scambiati
sul mercato hanno un prezzo inferiore di quello che avevano in precedenza, per cui il surplus del
consumatore è aumentato di € 3,75 miliardi (= € 2,50 – € 2)(7,5)); dall’altro, i consumatori hanno
dovuto ridurre i consumi rispetto a prima, per cui il loro surplus si è ridotto di € 1,56 miliardi (= (½)(10
– 7,5)(€ 3,75 – € 2,50)). La variazione netta del surplus del consumatore è quindi: + € 2,19 miliardi.
Tale incremento deriva dal fatto che, ora, il mais va ai consumatori che assegnano a tale bene un più
alto valore.
Anche il surplus del produttore varia presumibilmente in due modi: per prima cosa, dopo l’intervento
governativo volto a calmierare i prezzi, i produttori ricevono un prezzo più basso per i loro bushel,
ragion per cui il loro surplus si riduce di € 3,75 miliardi; in secondo luogo, la loro produzione si riduce,
determinando un’ulteriore riduzione di surplus pari a € 0,63 miliardi (=(½)(€ 2,50 – € 2)(10 – 7,5). La
riduzione complessiva del surplus del produttore è dunque di € 4,38 miliardi.
Siccome il surplus del consumatore è aumentato di € 2,19 miliardi e quello del produttore è diminuito
di € 4,38 miliardi, possiamo concludere che il surplus aggregato si è ridotto di € 2,19 miliardi: (2,19) –
(4,38) = – € 2,19 miliardi.
Questa è dunque la perdita secca conseguente all’applicazione di questa politica.
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14.12
Inizialmente, senza alcuna tariffa, il prezzo risulta pari a PW = € 1,50. A quel livello di prezzo, la
quantità venduta e comprata sul mercato corrisponde a 12 miliardi di bushel (= 15 – 2(1,5)). La
quantità offerta dalle imprese nazionali ammonta a 5 miliardi di bushel (= 5(1,5) – 2,5); questo
significa che 7 miliardi di bushel vengono importati dall’estero. Con una tariffa di € 0,50, il prezzo sale
a € 2,00. A questo livello di prezzo, la quantità complessivamente scambiata sul mercato è pari a 11
miliardi di bushel (= 15 – 2(2)). Siccome la produzione nazionale è di 7,5 miliardi di bushel (= 5(2) –
2,5 ), possiamo concludere che le importazioni saranno pari a 3,5 miliardi di bushel.
Calcoliamo ora il surplus del consumatore, che corrisponde a (½)(Qd)(€ 7.50 – P), ed il surplus del
produttore, che è dato da (½)(Qs)(P – € 0.50), sia nel caso che venga introdotta la tariffa, sia nel caso di
libero mercato:
Nessuna tariffa
Surplus del
consumatore
Surplus del
produttore
Gettito per il
Governo
Surplus
aggregato
(½)(12)(€ 7,50 – € 1,50) = € 36 miliardi
(½)(5)(€ 1,50 – € 0,50) = € 2,50 miliardi
(€ 0)(7) = € 0
€ 36 + € 2,50 + € 0 = € 38,50 miliardi
Tariffa di € 0,50
(½)(11)(€ 7,50 – € 2,00) = € 30,25 miliardi
(½)(7,5)(€ 2,00 – € 0,50) = € 5,63 miliardi
(€ 0,50)(3,5) = € 1,75 miliardi
€ 33 + € 5,63 + € 1,75 = € 37,63 miliardi
Il gettito per il Governo è, banalmente, il prodotto fra l’importo della tariffa, T, e il numero di unità
importate, T×Q.
Come mostra la tabella, la tariffa comporta una perdita secca di € 0,87 miliardi.
14.13
Nel grafico qui riportato, il prezzo mondiale è indicato con PW. Prima dell’intervento governativo, i
produttori nazionali vendono Qs1 unità del bene e i consumatori ne domandano Qd1 unità. Le
importazioni assorbono la differenza fra le due quantità. Quando il Governo introduce il sussidio alle
importazioni, il prezzo scende a PW–S. In corrispondenza di tale prezzo, i produttori nazionali
produrranno solo Qd2 unità, mentre i consumatori interni domanderanno Qd2 unità.
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Le variazioni nei surplus sono mostrate nella seguente tabella:
Surplus del
consumatore
Surplus del
produttore
Spesa
del
Governo
Surplus
aggregato
Nessun intervento
Sussidio alle importazioni
pari a S
Variazione
ABC
ABCDEFGHI
+DEFGHI
DEK
K
–DE
none
EFGHIJ
+EFGHIJ
ABCDEK
ABCDK – J
–EJ
La perdita secca conseguente all’introduzione del sussidio all’importazione è pari a E + J.
14.14
Per impedire completamente che le esportazioni altrui entrino nel Paese, la tariffa dovrebbe essere così
elevata da far sì che il prezzo di importazione risulti maggiore del prezzo interno (o uguale se i
consumatori preferiscono le merci di produzione nazionale, a parità di prezzo). Di conseguenza, la
giusta entità della tariffa sarebbe data dalla differenza fra il prezzo di equilibrio del mercato interno ed
il prezzo mondiale.
Nel grafico qui riportato, il prezzo mondiale è indicato con PW. Senza tariffe, le imprese nazionali
producono Qs1 unità ed il consumo interno ammonta a Qd1; la differenza è colmata attraverso le
importazioni. Quando si introduce la tariffa, la curva di offerta S0 si sposta verso l'alto, e la nuova
posizione è quella della curva ST.
Una volta verificatosi ciò, la quantità offerta dalle imprese nazionali aumenta e la domanda interna si
riduce: domanda e offerta si avvicinano e si riduce la quantità che è necessario importare. Se la curva
ST è tale da produrre un prezzo esattamente uguale al prezzo di equilibrio del mercato interno (ovvero
Microeconomia 2e
Douglas Bernheim, Michael Whinston
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P0), non c’è più bisogno di importazioni, perché la quantità domandata e quella offerta dalle imprese
nazionali coincidono (sono infatti entrambe uguali a Q0). La tariffa sarà quindi di importo paria a P0 PW.
14.15
No, sussidiare le esportazioni verso un altro Paese dove i mercato sono perfettamente concorrenziali
non comporta alcun beneficio per il Paese esportatore. Se il Governo decidesse di sussidiare le
esportazioni, i produttori nazionali esporterebbero fino al punto in cui i prezzi domestici eccedono i
prezzi praticati nel Paese importatore in misura pari all’importo del sussidio. In altre parole, il prezzo
interno del bene crescerebbe di un ammontare pari al sussidio concesso. L’incremento di prezzo
farebbe guadagnare i produttori, ma andrebbe a scapito dei consumatori, Inoltre, anche il Governo
avrebbe dei costi, dovendo erogare il sussidio. Il fatto di stimolare artificiosamente le esportazioni
genera una serie di distorsioni nel consumo e nella produzione, oltre che ridurre il surplus aggregato.
Se l’introduzione del sussidio non comportasse alcun aumento del prezzo interno, questo sarebbe
dovuto al fatto che i prezzi interni sono già superiori a quelli esteri in misura eccedente l’importo del
sussidio, per cui tale misura si rivelerebbe del tutto inutile, non producendo alcun cambiamento rispetto
alla situazione precedente.