Istituto Teologico di Assisi Aggregato alla Facoltà di Sacra Teologia della Pontificia Università Lateranense Anno accademico 2006/2007 Elaborato per il corso opzionale (OP09): La democrazia nuovi scenari e nuovi poteri IL DIRITTO DEI CATTOLICI DI PARTECIPARE AL DIBATTITO DEMOCRATICO Studente: Alessia Ciurnelli (ITA/1085) Docente: Prof. Roberta VINERBA Assisi - 2007 2 INDICE INTRODUZIONE………………………………………….3 CAPITOLO I “…«Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio»…” (Mc 12,17)…………….....4 CAPITOLO II Democrazia………………………………6 CAPITOLO III L’impegno dei cattolici nella vita politica…………………………………………………..9 CAPITOLO IV Il diritto dei cattolici di partecipare al dibattito democratico…………………………………21 CONCLUSIONE…………………………………………28 BIBLIOGRAFIA…………………………………………31 3 INTRODUZIONE In queste pagine ho provato a tracciare, sulla base dei principali riferimenti bibliografici riguardanti tale argomento, un quadro di quello che è oggi il rapporto tra Chiesa e politica e più specificatamente il rapporto tra Chiesa e democrazia. E’ emerso che la parola chiave è dialogo; dialogo come strumento per i cattolici che si dedicano alla vita politica, dialogo per motivare il loro pieno diritto di partecipare al dibattito democratico. 4 CAPITOLO I “…«Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio»…” (Mc 12,17).1 Il cristianesimo non ha creato una dottrina politica ma ha dato ad essa nuovi principi d’ispirazione. Nel Nuovo Testamento, l’affermazione di Gesù “rendete a Cesare quel che è di Cesare…”(Mc 12,17)2 sancisce tale distinzione e ridimensiona i doveri politici in rapporto a quelli religiosi. Il magistero della Chiesa, da Leone XIII fino ad oggi, sviluppa in modo sempre più continuo una dottrina sociale come scienza teologico-morale aperta ai grandi mutamenti socio-politici del nostro tempo3. Il Concilio Vaticano II ha affermato l’autonomia della politica in quanto realtà terrena: Se per autonomia delle realtà terrene intendiamo che le cose create e le stesse società hanno leggi e valori propri, che l’uomo gradatamente deve scoprire, usare e ordinare, allora 1 LA BIBBIA DI GERUSALEMME, Bologna, Edizioni Dehoniane, 2004. Ivi. 3 Cf. Dizionario teologico enciclopedico, a cura di, L. PACOMIO - V. MANCUSO, Alessandria, Piemme, 1993, 803. 2 5 si tratta di una esigenza legittima, che non solo è postulata dagli uomini del nostro tempo, ma anche è conforme al volere del creatore.4 Il Concilio ha inoltre sottolineato la dipendenza della politica all’ordine morale: Le modalità concrete con le quali la comunità politica organizza le proprie strutture e l’esercizio dei pubblici poteri possono variare, secondo l’indole dei diversi popoli e il progresso della storia; ma sempre devono mirare alla formazione di un uomo educato, pacifico e benefico verso tutti, per il vantaggio di tutta la famiglia umana5 Infine, sempre il Concilio, ha evidenziato anche la trascendenza della verità evangelica nei confronti dei sistemi politici: La Chiesa, che, in ragione del suo ufficio e della sua competenza, in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico, è insieme il segno e la salvaguardia del carattere trascendente della persona umana(…)Tutti quelli che si dedicano al ministero della Parola di Dio bisogna che utilizzino le vie e i mezzi propri del Vangelo, che, in molti punti, differiscono dai mezzi propri della città terrestre.6. 4 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Costituzione Pastorale Gaudium et Spes, 07.12.1965, 36. 5 Ivi, 74. 6 Ivi, 76. 6 CAPITOLO II Democrazia Etimologicamente significa supremazia, signoria, dominio del popolo e rientra nell’antica tripartizione aristotelica rimasta classica nella storia delle dottrine politiche: monarchia, aristocrazia, democrazia. Oggi il termine democrazia caratterizza una forma di stato e di governo, fondata sulla distinzione dei poteri, quello legislativo, quello esecutivo e quello giudiziario; sulle libere elezioni, senza discriminazione di sesso o di censo, attraverso le quali il popolo sceglie i suoi rappresentanti e sulla pluralità dei partiti che consentono al popolo di partecipare attivamente agli indirizzi della politica nazionale. Governo quindi del popolo, dal popolo e per il popolo, la democrazia rappresenta una forma di stato e di governo antitetica ai regimi assolutistici e dispotici nei quali la partecipazione del popolo alla cosa pubblica è o 7 esclusa o estremamente ridotta e insufficientemente garantita. Oggi gli stati moderni si proclamano tutti democratici. Per quanto riguarda l’atteggiamento della Chiesa e della riflessione teologico-morale in tema di democrazia si è venuto delineando un apprezzamento sempre più evidente del regime democratico; questa valutazione è stata sottolineata in documenti come la Lettera Enciclica Centesimus annus, nella quale Giovanni Paolo II, mentre esprime approvazione del regime democratico, che assicura ai cittadini la possibilità di eleggere, controllare e sostituire in modo pacifico (dove questo risulti opportuno) i propri governanti, rimarca però allo stesso tempo l’esigenza che una democrazia, per essere vera, autentica, trovi fondamento sullo stato di diritto e su di una retta concezione della persona umana. Soffermandosi sulla parte dell’enciclica, riferita agli eventi che tra il 1989 ed il 1990 hanno portato al crollo di gran parte dei regimi socialisti, viene sottolineato che l’errore 8 fondamentale del socialismo come sistema di pensiero è puramente di carattere antropologico7 esso infatti considera il singolo uomo come un semplice elemento e una molecola del sistema sociale, di modo che il bene dell’individuo viene del tutto subordinato al funzionamento del meccanismo economico sociale8. Il capitolo successivo, farà emergere proprio il contrario, o meglio evidenzierà quanto sia essenziale, anche in politica, mettere al primo posto il bene dell’individuo, della persona umana. 7 Cf. Dizionario teologico enciclopedico, a cura di, L. PACOMIO - V. MANCUSO, Alessandria, Piemme, 1993, 268-269. 8 GIOVANNI PAOLO II, Lettera Enciclica, Centesimus annus, 01.5.1991, n. 13. 9 CAPITOLO III L’impegno dei cattolici nella vita politica L’impegno del cristiano nel mondo in duemila anni di storia si è espresso seguendo percorsi diversi: uno è stato attuato nella partecipazione all’azione politica. La Chiesa venera tra i suoi Santi numerosi uomini e donne che hanno servito Dio mediante il loro generoso impegno nelle attività politiche e di governo. Tra essi, San Tommaso Moro, proclamato Patrono dei Governanti Politici, seppe testimoniare fino al martirio che l’uomo non si può separare da Dio, né la politica dalla morale. Le attuali società democratiche, nelle quali tutti sono resi partecipi della gestione della cosa pubblica, richiedono nuove forme di partecipazione alla vita pubblica da parte dei cittadini, cristiani e non cristiani; tutti possono contribuire attraverso il voto, alla formazione degli orientamenti politici e delle scelte legislative che a loro avviso giovano al bene comune. 10 Mediante l’adempimento dei comuni doveri civili, guidati dalla coscienza cristiana, in conformità ai valori che con essa sono congruenti, i fedeli laici svolgono anche il compito di animare cristianamente l’ordine temporale, rispettandone la natura e la legittima autonomia e cooperando con gli altri cittadini. E’ oggi verificabile un certo relativismo culturale che offre evidenti segni di sé nella difesa del pluralismo etico: quest’ultimo sancisce la decadenza e la dissoluzione dei principi della legge morale naturale. Non è inusuale riscontrare in dichiarazioni pubbliche affermazioni in cui si sostiene che tale pluralismo etico è la condizione per la democrazia.9 Gli argomenti che servono ai laicisti per sostenere l’incompatibilità della Chiesa e dei credenti con la democrazia non datano da oggi; se ne raccoglie facilmente un’antologia. Si è più volte detto che ogni apertura del discorso pubblico ad argomenti religiosi è una minaccia ai principi della libertà di coscienza, ai 9 Cf. CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, 04. 11. 2002. 11 fondamenti della laicità e all’idea dello stato laico; si è affermato inoltre che l’adesione a una fede religiosa è una delle fonti più diffuse del male poiché la religione, imponendo una verità dogmatica, genera fanatismo; si è infine affermato che occorrerebbe mettere sempre in discussione la propria verità e accettare che essa sia “relativa” perché ogni volta che si è davanti ad una verità incondizionata, ogni dialogo è impossibile.10 Avviene così che, da una parte, i cittadini rivendicano per le proprie scelte morali la più completa autonomia mentre, dall’altra, i legislatori ritengono di rispettare tale libertà di scelta formulando leggi che prescindono dai principi dell’etica naturale, nel contempo invocando ingannevolmente il valore della tolleranza, a una buona parte dei cittadini. Ai cattolici si chiede di rinunciare a contribuire alla vita sociale e politica dei propri Paesi secondo la concezione della persona e del bene comune che loro ritengono umanamente vera e giusta. La storia Cf. G. MUCCI ., «C’è incompatibilità tra democrazia e credenti?», in La civiltà cattolica, 2007, 152. 10 12 del XX secolo basta a dimostrare che la ragione sta dalla parte di quei cittadini che ritengono del tutto falsa la tesi relativista secondo la quale non esiste una norma morale, radicata nella natura stessa dell’essere umano, al cui giudizio si deve sottoporre ogni concezione dell’uomo, del bene comune e dello stato. Non è compito della Chiesa formulare soluzioni concrete per questioni temporali che Dio ha lasciato al libero e responsabile giudizio di ciascuno, anche se è suo diritto e dovere pronunciare giudizi morali su realtà temporali quando ciò sia richiesto dalla fede o dalla legge morale. La Chiesa è consapevole che la via della democrazia se, da una parte, esprime al meglio la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte politiche, dall’altra si rende possibile solo nella misura in cui trova alla sua base una retta concezione della persona. Su questo principio l’impegno dei cattolici non può cedere a compromesso alcuno, perché altrimenti verrebbero meno la testimonianza della fede cristiana nel mondo e la unità e coerenza interiori dei fedeli stessi. La 13 struttura democratica su cui uno stato moderno intende costruirsi sarebbe alquanto fragile se non ponesse come suo fondamento la centralità della persona. Si assiste invece a tentativi legislativi che, incuranti delle conseguenze che derivano per l’esistenza e l’avvenire dei popoli nella formazione della cultura e dei comportamenti sociali, intendono frantumare l’intangibilità della vita umana. I cattolici, in questo frangente, hanno il diritto e il dovere di intervenire per richiamare al senso più profondo della vita e alla responsabilità che tutti possiedono dinanzi ad essa. L’impegno politico per un aspetto isolato dalla dottrina sociale della Chiesa non è sufficiente ad esaurire la responsabilità per il bene comune. Né il cattolico può pensare di delegare ad altri l’impegno che gli proviene dal Vangelo di Gesù Cristo perché la verità dell’uomo e sul mondo possa essere annunciata e raggiunta. Dinanzi a esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili, i credenti devono sapere che è in gioco l’essenza dell’ordine morale, che riguarda il bene 14 integrale della persona. E’ questo, ad esempio, il caso delle leggi civili in materia di aborto e di eutanasia, che devono tutelare il diritto primario alla vita a partire dal suo concepimento fino al suo termine naturale. Allo stesso modo occorre ribadire il dovere di rispettare e proteggere i diritti dell’embrione umano. Analogamente, devono essere salvaguardate la tutele e la promozione della famiglia, fondata sul matrimonio monogamico tra persone di sesso diverso e protetta nella sua unità e stabilità, a fronte delle moderne leggi sul divorzio: ad essa non possono essere giuridicamente equiparate in alcun modo altre forme di convivenza, né queste possono essere giuridicamente equiparate in alcun modo altre forme di convivenza, né queste possono ricevere in quanto tali un riconoscimento legale. Così pure la garanzia della libertà di educazione ai genitori per i propri figli è un diritto inalienabile, riconosciuto tra l’altro nelle Dichiarazione internazionali dei diritti umani. Alla stessa stregua, si deve pensare alla tutela sociale dei minori e 15 alla liberazione delle vittime dalle moderne forme di schiavitù (si pensi ad esempio, alla droga e allo sfruttamento della prostituzione). Non può essere esente da questo elenco il diritto alla libertà religiosa e lo sviluppo per un’economia che sia al servizio della persona e del bene comune, nel rispetto della giustizia sociale. Come non vedere, infine, il tema della pace: la pace esige il rifiuto radicale ed assoluto della violenza e del terrorismo richiedendo un impegno costante e vigile da parte di tutti, da parte soprattutto di chi ha responsabilità politica. Vivere ed agire politicamente in conformità alla propria coscienza non è un adagiarsi su posizioni estranee all’impegno politico o su una forma di confessionalismo, ma l’espressione con cui i cristiani offrono il loro coerente apporto perché attraverso la politica si istauri un ordinamento sociale più giusto e coerente con la dignità della persona umana.11 Come è possibile fare politica in quanto costruzione dialogica di 11 Cf. CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, 24. 11. 2002. 16 misure volte al bene comune e capaci di meritare consenso, muovendo da e rispettando i valori non negoziabili ? Qui si apre lo spazio irriducibile di quella che si chiama “mediazione”, espressione per un certo tempo evitata nel linguaggio pubblico della Chiesa perché identificata (erroneamente) con “compromesso”, ma che s’impone nuovamente, per la natura stessa delle questioni in gioco. Il cristiano può fare politica partendo da “valori non negoziabili” solo se pratica buone mediazioni, che siano incarnazione dei principi o dei valori attraverso l’azione. In caso contrario si condanna o al tradimento dei valori oppure all’inefficacia politica. Probabilmente la costruzione della mediazione è il modo (politico) di mettere in pratica la necessaria coerenza con i valori non negoziabili. Non si può sempre pensare che l’attività politica di un cristiano sia l’applicazione “meccanica” dei principi e dei valori elaborati nella dottrina sociale della Chiesa . Tali principi e valori costituiscono, come disse Maritain, il “firmamento teologico” che orienta l’attività 17 politica, ma quest’ultima inizia in senso stretto nel punto in cui questi principi e valori vengono impegnati nella situazione concreta e contingente. La politica è la responsabile ricerca dei mezzi, o meglio delle mediazioni, come ad esempio le leggi o le istituzioni, che incarnano nella situazione concreta e mutevole questi principi e valori nel massimo possibile. L’idea del massimo possibile esclude sia chi indebolisce la forza normativa dei principi in nome dell’urgenza, sia chi per amore dei principi ne pretende quell’applicazione “meccanica” che non assume la situazione con le sue richieste specifiche e legittime. 12 Nelle società democratiche tutte le proposte sono discusse e vagliate liberamente; coloro che in nome del rispetto della coscienza individuale volessero vedere nel dovere morale dei cristiani un segno per squalificarsi politicamente, negando loro la legittimità di agire in politica coerentemente con le proprie convinzioni riguardanti il bene comune, incorrerebbero in una forma Cf. M.IVALDO, «La Chiesa e i politici, “Valori non negoziabili” e mediazione, in Il regno, 2007, 76-77. 12 18 di intollerante laicismo. In questa prospettiva, infatti, si vuole negare non solo ogni rilevanza politica e culturale della fede cristiana, ma perfino la stessa possibilità di un’etica naturale. Se così fosse, si aprirebbe la strada ad un’anarchia morale che non potrebbe mai identificarsi con nessuna forma di pluralismo. Lo spessore culturale raggiunto e la matura esperienza di impegno politico che i cattolici in diversi paesi hanno saputo sviluppare, specialmente nei decenni posteriori alla seconda guerra mondiale, non possono porli in alcun complesso di inferiorità nei confronti di altre proposte che la storia recente ha mostrato deboli o radicalmente fallimentari. E’ insufficiente e riduttivo pensare che l’impegno sociale dei cattolici possa limitarsi a una semplice trasformazione delle strutture, perché de alla base non vi è una cultura in grado di accogliere, giustificare e progettare le istanze che derivano dalla fede e dalla morale, le trasformazioni poggeranno sempre su fragili fondamenta. La fede non ha mai preteso d’imbrigliare in un rigido schema i contenuti 19 socio-politici, consapevole che la dimensione storica in cui l’uomo vive impone di verificare la presenza di situazioni non perfette e spesso rapidamente mutevoli. Sotto questo aspetto sono da respingere quelle posizioni politiche e quei comportamenti che si ispirano a una visione utopistica la quale, capovolgendo la tradizione della fede biblica in una specie di profetiamo senza Dio, strumentalizza il messaggio religioso, indirizzando la coscienza verso una speranza solo terrena che annulla o ridimensiona la tensione cristiana verso la vita eterna. Nello stesso tempo, la Chiesa insegna che non esiste autentica libertà senza la verità. In una società dove la verità non viene prospettata e non si cerca di raggiungerla, viene debilitata anche ogni forma di esercizio autentico di libertà, aprendo la via ad un libertinismo e individualismo, dannosi alla tutela del bene della persona e della società. Quanto finora detto, intende illuminare uno dei più importanti aspetti dell’unità di vita 20 del cristiano: la coerenza tra fede e vita, tra Vangelo e cultura, richiamata da Concilio Vaticano II13. 13 Cf. CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, 24. 11. 2002. 21 CAPITOLO IV Il diritto dei cattolici di partecipare al dibattito democratico Nel XX secolo la Comunità ecclesiale ha compiuto un notevole sforzo per leggere la realtà sociale alla luce del Vangelo ed offrire in modo sempre più puntuale ed organico il proprio contributo alla soluzione della questione sociale, diventata ormai una questione planetaria. Espressione emblematica di tale impegno è il lungo cammino delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani. Il tema scelto per l’ultima edizione del 2004 è stato: “Democrazia: nuovi scenari, nuovi poteri”. Alla luce della dottrina sociale della Chiesa, la democrazia è strettamente congiunta con lo stato di diritto e con una concezione globale della persona. Un’autentica democrazia vuole che si verifichino le condizioni necessarie per la promozione sia delle singole persone, mediante l’educazione e la formazione ai veri ideali, sia 22 della “soggettività” della società mediante la creazione di strutture di partecipazione e di corresponsabilità. In Italia, la democrazia e la libertà politica appaiono ormai felicemente consolidate e penetrate nella coscienza collettiva, grazie in particolare al loro tenace e prolungato esercizio realizzatosi a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, con il contributo determinante dei cattolici. A nessuno sfuggono però i rischi e le minacce che, per un autentico assetto democratico, possono derivare da certe correnti filosofiche, visioni antropologiche o concezioni politiche non esenti da preconcetti ideologici. Permane, ad esempio, la tendenza a ritenere che il relativismo sia l’atteggiamento di pensiero meglio rispondente alle forme politiche democratiche, come se la conoscenza della verità e l’adesione ad essa costituissero un impedimento. In realtà, spesso si ha paura della verità perché non la si conosce. La verità così come Cristo l’ha rivelata è garanzia per la persona umana di autentica e piena libertà. 23 Se l’azione politica non si confronta con una superiore istanza etica, illuminata a sua volta da una visione integrale dell’uomo e della società, finisce per essere asserita a fini inadeguati, se non illeciti. La verità, invece, è il migliore antidoto contro i fanatismi ideologici, in ambito scientifico, politico, o anche religioso. Il messaggio evangelico, infatti, offre la centralità della persona come ancoraggio a cui tutti possono fare riferimento. Senza tale radicamento nella verità, l’uomo e la società rimangono esposti alla violenza delle passioni e a condizionamenti aperti od occulti. La riflessione sul sistema democratico oggi non può limitarsi a considerare solamente gli ordinamenti politici e le istituzioni, ma deve allargare il proprio orizzonte ai problemi posti dallo sviluppo della scienza e della tecnologia, a quelli indotti nel settore dell’economia e della finanza dall’estendersi della globalizzazione, alle nuove regole per il governo delle organizzazioni internazionali, agli interrogativi sorti dallo sviluppo crescente e rapido del mondo della 24 comunicazione, per elaborare un modello di democrazia autentico e completo. I cattolici sono perciò invitati non solo a impegnarsi per rendere viva e dinamica la società civile, con la dell’associazionismo, promozione del della volontariato e famiglia, così via, opponendosi ad indebiti limiti e condizionamenti frapposti dal potere politico o economico; essi devono anche riconsiderare l’importanza dell’impegno nei ruoli pubblici ed istituzionali, in questi ambienti in cui si formano decisioni collettive significative e in quello della politica, intesa nel senso alto del termine, come oggi è auspicato da molti. Non si può infatti dimenticare che sono proprie della vocazione del fedele laico la conoscenza e la messa in pratica della dottrina sociale della Chiesa, e quindi, anche la partecipazione alla vita politica del Paese, secondo i metodi e gli strumenti del sistema democratico. Alcuni poi sono chiamati a uno speciale servizio alla comunità civile, assumendo 25 direttamente ruoli istituzionali in campo politico.14I laicisti negano che i credenti possano sinceramente accettare la democrazia, anche dopo il Concilio Vaticano II. Non avendo maturato il senso autentico della laicità, discriminando tra credenti e non credenti e tra gli aderenti all’una o all’altra ideologia o dottrina politica, come se non avessero tutti il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, con la parola e con gli scritti, chiedendo su di esso la maggioranza dei consensi. Loro principale obiettivo è colpire il Magistero della Chiesa diffuso dai credenti, come se esso ledesse la laicità dello Stato e non integrasse invece, nel pluralismo, il dibattito democratico. L’insegnamento della Chiesa è certamente uno degli elementi che supporta nella società quei valori etici dei quali la democrazia non può fare a meno e che lo Stato non può dare se non vuole diventare uno Stato etico. Questa posizione riconosce che i valori dell’educazione cristiana si inscrivono nella religione della libertà e 14 Messaggio del Santo Padre ai partecipanti alla 44° settimana sociale dei cattolici italiani, 07.10.2004. 26 sicuramente con Giovanni Paolo II si è operato nella Chiesa un rinnovamento profondo che l’ha messa in condizione di confrontarsi con il mondo moderno. Gli argomenti che servono ai laicisti per sostenere l’incompatibilità della Chiesa e dei credenti con la democrazia non datano da oggi, si direbbe che, fallita la previsione secondo cui lo sviluppo della democrazia occidentale sarebbe stato la tomba dell’interesse per la religione nel dibattito pubblico, l’intolleranza laicista si sia concentrata sulla presunta nativa impossibilità per i credenti di accettare la società democratica, confondendo, ciò che è oggetto di fede e ciò che è oggetto di dimostrazione razionale nella coscienza e nel comportamento dei credenti. Data questa confusione, per alcuni è comodo dire che la Chiesa ha rallentato lo sviluppo del processo democratico, ad esempio. Tale opinione negativa, come sicuramente molte altre, sulla possibilità che i credenti nella verità della loro fede possano accettare e fecondare la società democratica. E’, 27 difatti, un punto fisso della polemica laicista la tesi secondo la quale chi professa verità religiosamente dogmatiche è impedito da tale professione di accettare la democrazia nella quale, per definizione, non possono esistere e valere verità assolute.15 Cf. G. MUCCI S. I., «C’è incompatibilità tra democrazia e credenti?», in La civiltà cattolica, 2007, 154. 15 28 CONCLUSIONE Da quanto si è detto, emerge in sintesi che una democrazia non può limitarsi ad amministrare un insieme di procedure e regole, così come il dialogo non può limitarsi a puro rispetto della formalità dialettica. Un dialogo è sempre finalizzato ad una migliore conoscenza di sé e dell’altro. Va rilanciato il metodo del dialogo non solo come strumento di ogni autentica democrazia, ma come luogo rivelativo, in cui i frammenti di verità conosciuta sono condivisi e messi a disposizione della libertà dell’altro e di tutti gli altri. Il dialogo, che già a partire da quanto esiste nell’ambito della Chiesa potrebbe essere attivato in molti luoghi e forme, basti pensare ai numerosi centri di studio, di ricerca e di cultura politica e sociale, espressione di una comunità cristiana a pieno titolo inserita e a servizio del mondo.Un dialogo che, 29 entro l’attuale contesto, potrebbe assumere la seguente fisionomia16” Il dialogo autentico non è l’impossibile ecumene della pura ragione, ma il confronto schietto e rispettoso delle diverse identità, politicamente regolato dalle leggi della democrazia rappresentativa. Il dialogo ha bisogno delle grandi “famiglie di senso” che sono, ciascuna a suo modo, le religioni, le filosofie, le tradizioni culturali. Lo Stato autenticamente laico si guarderà bene dall’imbavagliare queste “famiglie di senso”, in nome di un concetto vuoto e astratto di tolleranza. Tenderà anzi a favorirle, a consentir loro possibilità piene di esprimersi, di agire, di estrinsecare le loro potenzialità di senso, naturalmente nel quadro del rispetto del bene comune sancito dalla cornice giuridicolegislativa. Il dialogo è quella parola (logos) che prende corpo in-e-attraverso (dia) due parole (logoi) che amichevolmente, ma schiettamente si fronteggiano, si testimoniano, si confrontano. Quanto al dialogo, l’immagine non deve confondere: non può essere quella di due persone che cercano l’intesa, ma è quella di due concezioni diverse che, impegnate a verificarsi nei fatti, rivelano in essi la loro maggiore o minore capacità di comprendere17. 16 E. MONTI, «Chiesa, società e democrazia. Un percorso tra fede, etica e cultura», in La Scuola Cattolica, 2006, 620-621. 17 A. RIVA «Attualità della Gaudium et spes», in La Rivista del Clero Italiano, 2002, 342. 30 31 BIBLIOGRAFIA CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Pastorale Gaudium et Spes, 07.12.1965. Costituzione DOTTRINA DELLA FEDE, Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, 24. 11. 2002. CONGREGAZIONE PER LA Dizionario teologico enciclopedico, a cura di, PACOMIO L.- V. MANCUSO., Alessandria, Piemme, 1993. GIOVANNI PAOLO II, Lettera Enciclica, Centesimus annus, 01.5.1991. IVALDO M., «La Chiesa e i politici, “Valori non negoziabili” e mediazione», in Il regno, 2007, (4-2007). LA BIBBIA DI GERUSALEMME, Bologna, Dehoniane, 2004. Edizioni Messaggio del Santo Padre ai partecipanti alla 44° settimana sociale dei cattolici italiani, 07.10.2004. MONTI E., «Chiesa, società e democrazia. Un percorso tra fede, etica e cultura», in La Scuola Cattolica, 2006. MUCCI G., «C’è incompatibilità tra democrazia e credenti?», in La civiltà cattolica, 2007, (158-3758). 32 RIVA A, «Attualità della Gaudium et spes», in La Rivista del Clero Italiano, 2002.