Istituto Teologico di Assisi
Aggregato alla Facoltà di Sacra Teologia
della Pontificia Università Lateranense
Anno accademico 2006/2007
Elaborato per il corso opzionale (OP09):
La democrazia nuovi scenari e nuovi poteri
IL DIRITTO DEI CATTOLICI DI
PARTECIPARE AL DIBATTITO DEMOCRATICO
Studente: Alessia Ciurnelli (ITA/1085)
Docente: Prof. Roberta VINERBA
Assisi - 2007
2
INDICE
INTRODUZIONE………………………………………….3
CAPITOLO I “…«Rendete a Cesare ciò che è di Cesare
e a Dio ciò che è di Dio»…” (Mc 12,17)…………….....4
CAPITOLO II Democrazia………………………………6
CAPITOLO III L’impegno dei cattolici nella vita
politica…………………………………………………..9
CAPITOLO IV Il diritto dei cattolici di partecipare al
dibattito democratico…………………………………21
CONCLUSIONE…………………………………………28
BIBLIOGRAFIA…………………………………………31
3
INTRODUZIONE
In queste pagine ho provato a tracciare, sulla base
dei principali riferimenti bibliografici riguardanti tale
argomento, un quadro di quello che è oggi il rapporto tra
Chiesa e politica e più specificatamente il rapporto tra
Chiesa e democrazia. E’ emerso che la parola chiave è
dialogo; dialogo come strumento per i cattolici che si
dedicano alla vita politica, dialogo per motivare il loro
pieno diritto di partecipare al dibattito democratico.
4
CAPITOLO I
“…«Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò
che è di Dio»…” (Mc 12,17).1
Il cristianesimo non ha creato una dottrina politica
ma ha dato ad essa nuovi principi d’ispirazione. Nel
Nuovo Testamento, l’affermazione di Gesù “rendete a
Cesare quel che è di Cesare…”(Mc 12,17)2 sancisce tale
distinzione e ridimensiona i doveri politici in rapporto a
quelli religiosi. Il magistero della Chiesa, da Leone
XIII
fino ad oggi, sviluppa in modo sempre più continuo una
dottrina sociale come scienza teologico-morale aperta ai
grandi mutamenti socio-politici del nostro tempo3.
Il Concilio Vaticano II ha affermato l’autonomia
della politica in quanto realtà terrena:
Se per autonomia delle realtà terrene intendiamo che le cose
create e le stesse società hanno leggi e valori propri, che
l’uomo gradatamente deve scoprire, usare e ordinare, allora
1
LA BIBBIA DI GERUSALEMME, Bologna, Edizioni Dehoniane, 2004.
Ivi.
3
Cf. Dizionario teologico enciclopedico, a cura di, L. PACOMIO - V.
MANCUSO, Alessandria, Piemme, 1993, 803.
2
5
si tratta di una esigenza legittima, che non solo è postulata
dagli uomini del nostro tempo, ma anche è conforme al
volere del creatore.4
Il Concilio ha inoltre sottolineato la dipendenza della
politica all’ordine morale:
Le modalità concrete con le quali la comunità politica
organizza le proprie strutture e l’esercizio dei pubblici
poteri possono variare, secondo l’indole dei diversi popoli e
il progresso della storia; ma sempre devono mirare alla
formazione di un uomo educato, pacifico e benefico verso
tutti, per il vantaggio di tutta la famiglia umana5
Infine, sempre il Concilio, ha evidenziato anche la
trascendenza della verità evangelica nei confronti dei
sistemi politici:
La Chiesa, che, in ragione del suo ufficio e della sua
competenza, in nessuna maniera si confonde con la
comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico, è
insieme il segno e la salvaguardia del carattere trascendente
della persona umana(…)Tutti quelli che si dedicano al
ministero della Parola di Dio bisogna che utilizzino le vie e
i mezzi propri del Vangelo, che, in molti punti, differiscono
dai mezzi propri della città terrestre.6.
4
CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Costituzione Pastorale Gaudium et Spes,
07.12.1965, 36.
5
Ivi, 74.
6
Ivi, 76.
6
CAPITOLO II
Democrazia
Etimologicamente significa supremazia, signoria,
dominio del popolo e rientra nell’antica tripartizione
aristotelica rimasta classica nella storia delle dottrine
politiche: monarchia, aristocrazia, democrazia. Oggi il
termine democrazia caratterizza una forma di stato e di
governo, fondata sulla distinzione dei poteri, quello
legislativo, quello esecutivo e quello giudiziario; sulle
libere elezioni, senza discriminazione di sesso o di censo,
attraverso le quali il popolo sceglie i suoi rappresentanti e
sulla pluralità dei partiti che consentono al popolo di
partecipare attivamente agli indirizzi della politica
nazionale. Governo quindi del popolo, dal popolo e per il
popolo, la democrazia rappresenta una forma di stato e di
governo antitetica ai regimi assolutistici e dispotici nei
quali la partecipazione del popolo alla cosa pubblica è o
7
esclusa o estremamente ridotta e insufficientemente
garantita. Oggi gli stati moderni si proclamano tutti
democratici.
Per quanto riguarda l’atteggiamento della Chiesa e
della riflessione teologico-morale in tema di democrazia
si è venuto delineando un apprezzamento sempre più
evidente del regime democratico; questa valutazione è
stata sottolineata in documenti come la Lettera Enciclica
Centesimus annus, nella quale Giovanni Paolo II, mentre
esprime
approvazione del regime democratico, che
assicura ai cittadini la possibilità di eleggere, controllare e
sostituire
in
modo
pacifico
(dove
questo
risulti
opportuno) i propri governanti, rimarca però allo stesso
tempo l’esigenza che una democrazia, per essere vera,
autentica, trovi fondamento sullo stato di diritto e su di
una retta concezione della persona umana. Soffermandosi
sulla parte dell’enciclica, riferita agli eventi che tra il
1989 ed il 1990 hanno portato al crollo di gran parte dei
regimi
socialisti,
viene
sottolineato
che
l’errore
8
fondamentale del socialismo come sistema di pensiero è
puramente di carattere antropologico7
esso infatti considera il singolo uomo come un semplice
elemento e una molecola del sistema sociale, di modo che il
bene dell’individuo viene del tutto subordinato al
funzionamento del meccanismo economico sociale8.
Il capitolo successivo, farà emergere proprio il
contrario, o meglio evidenzierà quanto sia essenziale,
anche in politica, mettere al primo posto il bene
dell’individuo, della persona umana.
7
Cf. Dizionario teologico enciclopedico, a cura di, L. PACOMIO - V.
MANCUSO, Alessandria, Piemme, 1993, 268-269.
8
GIOVANNI PAOLO II, Lettera Enciclica, Centesimus annus, 01.5.1991, n. 13.
9
CAPITOLO III
L’impegno dei cattolici nella vita politica
L’impegno del cristiano nel mondo in duemila anni
di storia si è espresso seguendo percorsi diversi: uno è
stato attuato nella partecipazione all’azione politica. La
Chiesa venera tra i suoi Santi numerosi uomini e donne
che hanno servito Dio mediante il loro generoso impegno
nelle attività politiche e di governo. Tra essi, San
Tommaso Moro, proclamato Patrono dei Governanti
Politici, seppe testimoniare fino al martirio che l’uomo
non si può separare da Dio, né la politica dalla morale.
Le attuali società democratiche, nelle quali tutti
sono resi partecipi della gestione della cosa pubblica,
richiedono nuove forme di partecipazione alla vita
pubblica da parte dei cittadini, cristiani e non cristiani;
tutti
possono
contribuire attraverso
il
voto, alla
formazione degli orientamenti politici e delle scelte
legislative che a loro avviso giovano al bene comune.
10
Mediante l’adempimento dei comuni doveri civili, guidati
dalla coscienza cristiana, in conformità ai valori che con
essa sono congruenti, i fedeli laici svolgono anche il
compito di animare cristianamente l’ordine temporale,
rispettandone la natura e la legittima autonomia e
cooperando con gli altri cittadini. E’ oggi verificabile un
certo relativismo culturale che offre evidenti segni di sé
nella difesa del pluralismo etico: quest’ultimo sancisce la
decadenza e la dissoluzione dei principi della legge
morale
naturale.
Non
è
inusuale
riscontrare
in
dichiarazioni pubbliche affermazioni in cui si sostiene
che tale pluralismo etico è la condizione per la
democrazia.9 Gli argomenti che servono ai laicisti per
sostenere l’incompatibilità della Chiesa e dei credenti con
la democrazia non datano da oggi; se ne raccoglie
facilmente un’antologia. Si è più volte detto che ogni
apertura del discorso pubblico ad argomenti religiosi è
una minaccia ai principi della libertà di coscienza, ai
9
Cf. CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Nota dottrinale circa
alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella
vita politica, 04. 11. 2002.
11
fondamenti della laicità e all’idea dello stato laico; si è
affermato inoltre che l’adesione a una fede religiosa è una
delle fonti più diffuse del male poiché la religione,
imponendo una verità dogmatica, genera fanatismo; si è
infine affermato che occorrerebbe mettere sempre in
discussione la propria verità e accettare che essa sia
“relativa” perché ogni volta che si è davanti ad una verità
incondizionata, ogni dialogo è impossibile.10 Avviene
così che, da una parte, i cittadini rivendicano per le
proprie scelte morali la più completa autonomia mentre,
dall’altra, i legislatori ritengono di rispettare tale libertà di
scelta formulando leggi che prescindono dai principi
dell’etica
naturale,
nel
contempo
invocando
ingannevolmente il valore della tolleranza, a una buona
parte dei cittadini. Ai cattolici si chiede di rinunciare a
contribuire alla vita sociale e politica dei propri Paesi
secondo la concezione della persona e del bene comune
che loro ritengono umanamente vera e giusta. La storia
Cf. G. MUCCI ., «C’è incompatibilità tra democrazia e credenti?», in La civiltà
cattolica, 2007, 152.
10
12
del XX secolo basta a dimostrare che la ragione sta dalla
parte di quei cittadini che ritengono del tutto falsa la tesi
relativista secondo la quale non esiste una norma morale,
radicata nella natura stessa dell’essere umano, al cui
giudizio si deve sottoporre ogni concezione dell’uomo,
del bene comune e dello stato. Non è compito della
Chiesa formulare soluzioni concrete per questioni
temporali che Dio ha lasciato al libero e responsabile
giudizio di ciascuno, anche se è suo diritto e dovere
pronunciare giudizi morali su realtà temporali quando ciò
sia richiesto dalla fede o dalla legge morale. La Chiesa è
consapevole che la via della democrazia se, da una parte,
esprime al meglio la partecipazione diretta dei cittadini
alle scelte politiche, dall’altra si rende possibile solo nella
misura in cui trova alla sua base una retta concezione
della persona. Su questo principio l’impegno dei cattolici
non può cedere a compromesso alcuno, perché altrimenti
verrebbero meno la testimonianza della fede cristiana nel
mondo e la unità e coerenza interiori dei fedeli stessi. La
13
struttura democratica su cui uno stato moderno intende
costruirsi sarebbe alquanto fragile se non ponesse come
suo fondamento la centralità della persona. Si assiste
invece a tentativi legislativi che, incuranti delle
conseguenze che derivano per l’esistenza e l’avvenire dei
popoli nella formazione della cultura e dei comportamenti
sociali, intendono frantumare l’intangibilità della vita
umana. I cattolici, in questo frangente, hanno il diritto e il
dovere di intervenire per richiamare al senso più profondo
della vita e alla responsabilità che tutti possiedono
dinanzi ad essa. L’impegno politico per un aspetto isolato
dalla dottrina sociale della Chiesa non è sufficiente ad
esaurire la responsabilità per il bene comune. Né il
cattolico può pensare di delegare ad altri l’impegno che
gli proviene dal Vangelo di Gesù Cristo perché la verità
dell’uomo e sul mondo possa essere annunciata e
raggiunta. Dinanzi a esigenze etiche fondamentali e
irrinunciabili, i credenti devono sapere che è in gioco
l’essenza dell’ordine morale, che riguarda il bene
14
integrale della persona. E’ questo, ad esempio, il caso
delle leggi civili in materia di aborto e di eutanasia, che
devono tutelare il diritto primario alla vita a partire dal
suo concepimento fino al suo termine naturale. Allo
stesso modo occorre ribadire il dovere di rispettare e
proteggere i diritti dell’embrione umano. Analogamente,
devono essere salvaguardate la tutele e la promozione
della famiglia, fondata sul matrimonio monogamico tra
persone di sesso diverso e protetta nella sua unità e
stabilità, a fronte delle moderne leggi sul divorzio: ad
essa non possono essere giuridicamente equiparate in
alcun modo altre forme di convivenza, né queste possono
essere giuridicamente equiparate in alcun modo altre
forme di convivenza, né queste possono ricevere in
quanto tali un riconoscimento legale. Così pure la
garanzia della libertà di educazione ai genitori per i propri
figli è un diritto inalienabile, riconosciuto tra l’altro nelle
Dichiarazione internazionali dei diritti umani. Alla stessa
stregua, si deve pensare alla tutela sociale dei minori e
15
alla liberazione delle vittime dalle moderne forme di
schiavitù (si pensi ad esempio, alla droga e allo
sfruttamento della prostituzione). Non può essere esente
da questo elenco il diritto alla libertà religiosa e lo
sviluppo per un’economia che sia al servizio della
persona e del bene comune, nel rispetto della giustizia
sociale. Come non vedere, infine, il tema della pace: la
pace esige il rifiuto radicale ed assoluto della violenza e
del terrorismo richiedendo un impegno costante e vigile
da parte di tutti, da parte soprattutto di chi ha
responsabilità politica. Vivere ed agire politicamente in
conformità alla propria coscienza non è un adagiarsi su
posizioni estranee all’impegno politico o su una forma di
confessionalismo, ma l’espressione con cui i cristiani
offrono il loro coerente apporto perché attraverso la
politica si istauri un ordinamento sociale più giusto e
coerente con la dignità della persona umana.11 Come è
possibile fare politica in quanto costruzione dialogica di
11
Cf. CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Nota dottrinale circa
alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella
vita politica, 24. 11. 2002.
16
misure volte al bene comune e capaci di meritare
consenso, muovendo da e rispettando i valori non
negoziabili ? Qui si apre lo spazio irriducibile di quella
che si chiama “mediazione”, espressione per un certo
tempo evitata nel linguaggio pubblico della Chiesa perché
identificata (erroneamente) con “compromesso”, ma che
s’impone nuovamente, per la natura stessa delle questioni
in gioco. Il cristiano può fare politica partendo da “valori
non negoziabili” solo se pratica buone mediazioni, che
siano incarnazione dei principi o dei valori attraverso
l’azione. In caso contrario si condanna o al tradimento dei
valori oppure all’inefficacia politica. Probabilmente la
costruzione della mediazione è il modo (politico) di
mettere in pratica la necessaria coerenza con i valori non
negoziabili. Non si può sempre pensare che l’attività
politica di un cristiano sia l’applicazione “meccanica” dei
principi e dei valori elaborati nella dottrina sociale della
Chiesa . Tali principi e valori costituiscono, come disse
Maritain, il “firmamento teologico” che orienta l’attività
17
politica, ma quest’ultima inizia in senso stretto nel punto
in cui questi principi e valori vengono impegnati nella
situazione concreta e contingente. La politica è la
responsabile ricerca dei mezzi, o meglio delle mediazioni,
come ad esempio le leggi o le istituzioni, che incarnano
nella situazione concreta e mutevole questi principi e
valori nel massimo possibile. L’idea del massimo
possibile esclude sia chi indebolisce la forza normativa
dei principi in nome dell’urgenza, sia chi per amore dei
principi ne pretende quell’applicazione “meccanica” che
non assume la situazione con le sue richieste specifiche e
legittime.
12
Nelle società democratiche tutte le proposte
sono discusse e vagliate liberamente; coloro che in nome
del rispetto della coscienza individuale volessero vedere
nel dovere morale dei cristiani un segno per squalificarsi
politicamente, negando loro la legittimità di agire in
politica coerentemente con le proprie convinzioni
riguardanti il bene comune, incorrerebbero in una forma
Cf. M.IVALDO, «La Chiesa e i politici, “Valori non negoziabili” e mediazione,
in Il regno, 2007, 76-77.
12
18
di intollerante laicismo. In questa prospettiva, infatti, si
vuole negare non solo ogni rilevanza politica e culturale
della fede cristiana, ma perfino la stessa possibilità di
un’etica naturale. Se così fosse, si aprirebbe la strada ad
un’anarchia morale che non potrebbe mai identificarsi
con nessuna forma di pluralismo. Lo spessore culturale
raggiunto e la matura esperienza di impegno politico che i
cattolici in diversi paesi hanno saputo sviluppare,
specialmente nei decenni posteriori alla seconda guerra
mondiale, non possono porli in alcun complesso di
inferiorità nei confronti di altre proposte che la storia
recente ha mostrato deboli o radicalmente fallimentari. E’
insufficiente e riduttivo pensare che l’impegno sociale dei
cattolici possa limitarsi a una semplice trasformazione
delle strutture, perché de alla base non vi è una cultura in
grado di accogliere, giustificare e progettare le istanze
che derivano dalla fede e dalla morale, le trasformazioni
poggeranno sempre su fragili fondamenta. La fede non ha
mai preteso d’imbrigliare in un rigido schema i contenuti
19
socio-politici, consapevole che la dimensione storica in
cui l’uomo vive impone di verificare la presenza di
situazioni non perfette e spesso rapidamente mutevoli.
Sotto questo aspetto sono da respingere quelle posizioni
politiche e quei comportamenti che si ispirano a una
visione utopistica la quale, capovolgendo la tradizione
della fede biblica in una specie di profetiamo senza Dio,
strumentalizza il messaggio religioso, indirizzando la
coscienza verso una speranza solo terrena che annulla o
ridimensiona la tensione cristiana verso la vita eterna.
Nello stesso tempo, la Chiesa insegna che non esiste
autentica libertà senza la verità. In una società dove la
verità non viene prospettata e non si cerca di
raggiungerla, viene debilitata anche ogni forma di
esercizio autentico di libertà, aprendo la via ad un
libertinismo e individualismo, dannosi alla tutela del bene
della persona e della società. Quanto finora detto, intende
illuminare uno dei più importanti aspetti dell’unità di vita
20
del cristiano: la coerenza tra fede e vita, tra Vangelo e
cultura, richiamata da Concilio Vaticano II13.
13
Cf. CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Nota dottrinale circa
alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella
vita politica, 24. 11. 2002.
21
CAPITOLO IV
Il diritto dei cattolici di partecipare al dibattito
democratico
Nel XX secolo la Comunità ecclesiale ha compiuto
un notevole sforzo per leggere la realtà sociale alla luce
del Vangelo ed offrire in modo sempre più puntuale ed
organico il proprio contributo alla soluzione della
questione
sociale,
diventata
ormai
una
questione
planetaria. Espressione emblematica di tale impegno è il
lungo cammino delle Settimane Sociali dei Cattolici
Italiani. Il tema scelto per l’ultima edizione del 2004 è
stato: “Democrazia: nuovi scenari, nuovi poteri”. Alla
luce della dottrina sociale della Chiesa, la democrazia è
strettamente congiunta con lo stato di diritto e con una
concezione
globale
della
persona.
Un’autentica
democrazia vuole che si verifichino le condizioni
necessarie per la promozione sia delle singole persone,
mediante l’educazione e la formazione ai veri ideali, sia
22
della “soggettività” della società mediante la creazione di
strutture di partecipazione e di corresponsabilità. In Italia,
la democrazia e la libertà politica appaiono ormai
felicemente consolidate e penetrate nella coscienza
collettiva, grazie in particolare al loro tenace e prolungato
esercizio realizzatosi a partire dalla fine della seconda
guerra mondiale, con il contributo determinante dei
cattolici. A nessuno sfuggono però i rischi e le minacce
che, per un autentico assetto democratico, possono
derivare
da
certe
correnti
filosofiche,
visioni
antropologiche o concezioni politiche non esenti da
preconcetti ideologici. Permane, ad esempio, la tendenza
a ritenere che il relativismo sia l’atteggiamento di
pensiero
meglio
rispondente
alle
forme
politiche
democratiche, come se la conoscenza della verità e
l’adesione ad essa costituissero un impedimento. In
realtà, spesso si ha paura della verità perché non la si
conosce. La verità così come Cristo l’ha rivelata è
garanzia per la persona umana di autentica e piena libertà.
23
Se l’azione politica non si confronta con una superiore
istanza etica, illuminata a sua volta da una visione
integrale dell’uomo e della società, finisce per essere
asserita a fini inadeguati, se non illeciti. La verità, invece,
è il migliore antidoto contro i fanatismi ideologici, in
ambito scientifico, politico, o anche religioso. Il
messaggio evangelico, infatti, offre la centralità della
persona come ancoraggio a cui tutti possono fare
riferimento. Senza tale radicamento nella verità, l’uomo e
la società rimangono esposti alla violenza delle passioni e
a condizionamenti aperti od occulti. La riflessione sul
sistema democratico oggi non può limitarsi a considerare
solamente gli ordinamenti politici e le istituzioni, ma
deve allargare il proprio orizzonte ai problemi posti dallo
sviluppo della scienza e della tecnologia, a quelli indotti
nel settore dell’economia e della finanza dall’estendersi
della globalizzazione, alle nuove regole per il governo
delle organizzazioni internazionali, agli interrogativi sorti
dallo sviluppo crescente e rapido del mondo della
24
comunicazione, per elaborare un modello di democrazia
autentico e completo. I cattolici sono perciò invitati non
solo a impegnarsi per rendere viva e dinamica la società
civile,
con
la
dell’associazionismo,
promozione
del
della
volontariato
e
famiglia,
così
via,
opponendosi ad indebiti limiti e condizionamenti
frapposti dal potere politico o economico; essi devono
anche riconsiderare l’importanza dell’impegno nei ruoli
pubblici ed istituzionali, in questi ambienti in cui si
formano decisioni collettive significative e in quello della
politica, intesa nel senso alto del termine, come oggi è
auspicato da molti. Non si può infatti dimenticare che
sono proprie della vocazione del fedele laico la
conoscenza e la messa in pratica della dottrina sociale
della Chiesa, e quindi, anche la partecipazione alla vita
politica del Paese, secondo i metodi e gli strumenti del
sistema democratico. Alcuni poi sono chiamati a uno
speciale servizio alla comunità civile, assumendo
25
direttamente ruoli istituzionali in campo politico.14I
laicisti negano che i credenti possano sinceramente
accettare la democrazia, anche dopo il Concilio Vaticano
II. Non avendo maturato il senso autentico della laicità,
discriminando tra credenti e non credenti e tra gli aderenti
all’una o all’altra ideologia o dottrina politica, come se
non avessero tutti il diritto di manifestare liberamente il
proprio pensiero, con la parola e con gli scritti, chiedendo
su di esso la maggioranza dei consensi. Loro principale
obiettivo è colpire il Magistero della Chiesa diffuso dai
credenti, come se esso ledesse la laicità dello Stato e non
integrasse invece, nel pluralismo, il dibattito democratico.
L’insegnamento della Chiesa è certamente uno degli
elementi che supporta nella società quei valori etici dei
quali la democrazia non può fare a meno e che lo Stato
non può dare se non vuole diventare uno Stato etico.
Questa posizione riconosce che i valori dell’educazione
cristiana si inscrivono nella religione della libertà e
14
Messaggio del Santo Padre ai partecipanti alla 44° settimana sociale dei
cattolici italiani, 07.10.2004.
26
sicuramente con Giovanni Paolo
II
si è operato nella
Chiesa un rinnovamento profondo che l’ha messa in
condizione di confrontarsi con il mondo moderno. Gli
argomenti
che
servono
ai
laicisti
per
sostenere
l’incompatibilità della Chiesa e dei credenti con la
democrazia non datano da oggi, si direbbe che, fallita la
previsione secondo cui lo sviluppo della democrazia
occidentale sarebbe stato la tomba dell’interesse per la
religione nel dibattito pubblico, l’intolleranza laicista si
sia concentrata sulla presunta nativa impossibilità per i
credenti di accettare la società democratica, confondendo,
ciò che è oggetto di fede e ciò che è oggetto di
dimostrazione
razionale
nella
coscienza
e
nel
comportamento dei credenti. Data questa confusione, per
alcuni è comodo dire che la Chiesa ha rallentato lo
sviluppo del processo democratico, ad esempio. Tale
opinione negativa, come sicuramente molte altre, sulla
possibilità che i credenti nella verità della loro fede
possano accettare e fecondare la società democratica. E’,
27
difatti, un punto fisso della polemica laicista la tesi
secondo la quale chi professa verità religiosamente
dogmatiche è impedito da tale professione di accettare la
democrazia nella quale, per definizione, non possono
esistere e valere verità assolute.15
Cf. G. MUCCI S. I., «C’è incompatibilità tra democrazia e credenti?», in La
civiltà cattolica, 2007, 154.
15
28
CONCLUSIONE
Da quanto si è detto, emerge in sintesi che una
democrazia non può limitarsi ad amministrare un insieme
di procedure e regole, così come il dialogo non può
limitarsi a puro rispetto della formalità dialettica. Un
dialogo è sempre finalizzato ad una migliore conoscenza
di sé e dell’altro. Va rilanciato il metodo del dialogo non
solo come strumento di ogni autentica democrazia, ma
come luogo rivelativo, in cui i frammenti di verità
conosciuta sono condivisi e messi a disposizione della
libertà dell’altro e di tutti gli altri. Il dialogo, che già a
partire da quanto esiste nell’ambito della Chiesa potrebbe
essere attivato in molti luoghi e forme, basti pensare ai
numerosi centri di studio, di ricerca e di cultura politica e
sociale, espressione di una comunità cristiana a pieno
titolo inserita e a servizio del mondo.Un dialogo che,
29
entro l’attuale contesto, potrebbe assumere la seguente
fisionomia16”
Il dialogo autentico non è l’impossibile ecumene della pura
ragione, ma il confronto schietto e rispettoso delle diverse
identità, politicamente regolato dalle leggi della democrazia
rappresentativa. Il dialogo ha bisogno delle grandi “famiglie
di senso” che sono, ciascuna a suo modo, le religioni, le
filosofie, le tradizioni culturali. Lo Stato autenticamente
laico si guarderà bene dall’imbavagliare queste “famiglie di
senso”, in nome di un concetto vuoto e astratto di
tolleranza. Tenderà anzi a favorirle, a consentir loro
possibilità piene di esprimersi, di agire, di estrinsecare le
loro potenzialità di senso, naturalmente nel quadro del
rispetto del bene comune sancito dalla cornice giuridicolegislativa. Il dialogo è quella parola (logos) che prende
corpo in-e-attraverso (dia) due parole (logoi) che
amichevolmente, ma schiettamente si fronteggiano, si
testimoniano, si confrontano. Quanto al dialogo, l’immagine
non deve confondere: non può essere quella di due persone
che cercano l’intesa, ma è quella di due concezioni diverse
che, impegnate a verificarsi nei fatti, rivelano in essi la loro
maggiore o minore capacità di comprendere17.
16
E. MONTI, «Chiesa, società e democrazia. Un percorso tra fede, etica e
cultura», in La Scuola Cattolica, 2006, 620-621.
17
A. RIVA «Attualità della Gaudium et spes», in La Rivista del Clero Italiano,
2002, 342.
30
31
BIBLIOGRAFIA
CONCILIO ECUMENICO VATICANO II,
Pastorale Gaudium et Spes, 07.12.1965.
Costituzione
DOTTRINA DELLA FEDE, Nota
dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e
il comportamento dei cattolici nella vita politica, 24. 11.
2002.
CONGREGAZIONE PER LA
Dizionario teologico enciclopedico, a cura di, PACOMIO
L.- V. MANCUSO., Alessandria, Piemme, 1993.
GIOVANNI PAOLO II, Lettera Enciclica, Centesimus annus,
01.5.1991.
IVALDO M., «La Chiesa e i politici, “Valori non
negoziabili” e mediazione», in Il regno, 2007, (4-2007).
LA BIBBIA DI GERUSALEMME, Bologna,
Dehoniane, 2004.
Edizioni
Messaggio del Santo Padre ai partecipanti alla 44°
settimana sociale dei cattolici italiani, 07.10.2004.
MONTI E., «Chiesa, società e democrazia. Un percorso tra
fede, etica e cultura», in La Scuola Cattolica, 2006.
MUCCI G., «C’è incompatibilità tra democrazia e
credenti?», in La civiltà cattolica, 2007, (158-3758).
32
RIVA A, «Attualità della Gaudium et spes», in La Rivista
del Clero Italiano, 2002.