Raul Mordenti - Circolo Che Guevara

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Le catene della legge elettorale
Raul Mordenti
Il berlusconismo sarebbe stato impossibile, anzi semplicemente
impensabile, senza il sistema elettorale maggioritario, e oggi una
fuoruscita del paese dalla palude fangosa del berlusconismo non è
possibile se non ci si libera dalla legge elettorale "porcata" e, prima
ancora, dalla cultura politica maggioritaria (fatta di personalizzazione della
politica, di culto mediatico del capo, di bipolarismo coatto, di distruzione
dei partiti, di soppressione del carattere parlamentare della nostra
democrazia affermato dalla Costituzione).
E' quanto emerso dal seminario della Federazione della Sinistra di Roma,
svoltosi mercoledì presso la Fondazione Lelio e Lisli Basso, con la
partecipazione del professor Gianni Ferrara, di Franco Russo
(dell'"Associazione per la democrazia costituzionale") e di Cesare Salvi
(quest'ultimo al suo esordio come presidente della Fds). Si è sottolineata
l'amarezza per una grande occasione persa (che si è voluto far perdere)
alla democrazia italiana. Tale occasione era rappresentata dal referendum
Passigli-Ferrara, che mirava ad abolire il premio di maggioranza,
l'anticostituzionale designazione del premier e la designazione dall'alto dei
parlamentari (cioè, ha detto Gianni Ferrara, «le tre devastanti
caratteristiche» della legge elettorale «peggiore del mondo»).
Attorno a questa ragionevole e realistica proposta, che prometteva di
prolungare la vittoriosa stagione dei referendum sul piano istituzionale, si
era costruita una credibile coalizione, che univa tutte le firme migliori del
costituzionalismo italiano, numerosi intellettuali di grande prestigio, un
ampio schieramento di forze sociali, fra cui la Cgil, e la Fds. La nostra
pronta e piena adesione al referendum proporzionalista (pure in presenza
dello sbarramento del 4%) dimostrava nei fatti che i comunisti sanno
mettere al primo posto gli interessi della democrazia e della Costituzione.
La contro-proposta di un secondo referendum mirante a restaurare il
fallimentare "mattarellum" (del tutto inammissibile anche dal punto di
vista giuridico: Ferrara) mirava soltanto a sbarrare la strada al
referendum proporzionalista, complice (come sempre) un'efficace
campagna di disinformazione che metteva sullo stesso piano le due
proposte referendarie, benché l'una intendesse uscire dal sistema
maggioritario-berlusconiano, l'altra invece a ripiombarci dentro,
addirittura peggiorandolo. E' assai grave la responsabilità di chi (Passigli)
ha messo al primo posto gli interessi di bottega del suo Partito, violando
la logica stessa del referendum che consiste nel fare esprimere
l'autonomia del popolo, anche - se necessario - contro i ritardi, o gli
errori, dei partiti. Ancora più grave la responsabilità dell'amico Vendola,
che ha aderito prontamente alla manovra, ricostruendo un mostruoso
asse per il maggioritario Veltroni-Parisi-Segni-Panebianco-Vendola.
Sappiamo della forte opposizione di esponenti di Sel alla scelta di
Vendola, che si aggiunge a quella importante di Fausto Bertinotti; ma, in
attesa che da tale opposizione (su una questione di dirimente portata,
essendo in gioco la democrazia) siano tratte da quei compagni di Sel tutte
le conseguenze politiche, non possiamo non notare che il maggioritario e
il leaderismo sembrano essere aspetti essenziali della proposta di Sel, se
è vero come è vero che quel partito presenta addirittura nel suo simbolo il
nome del capo e candidato-premier.
E come nel '93 il referendum Segni-Occhetto aprì irresponsabilmente le
porte a Berlusconi, così oggi la proposta di legge elettorale avanzata dal
Pd, dopo il riuscito stop al referendum proporzionale, apre
irresponsabilmente la strada all'incostituzionale "premierato" (sic!), mira a
rafforzare il bipolarismo coatto, vuole costringere a "serrare al centro"
sopprimendo l'articolazione delle posizioni e, prima di tutto, la
rappresentanza parlamentare del conflitto sociale. Tutto questo è frutto
del più miope trasferimento degli interessi immediati di quel partito sul
piano istituzionale (Franco Russo). Intanto tale proposta del Pd, per la
evidente impossibilità di essere approvata da questo Parlamento,
garantisce solo che le prossime elezioni si svolgano ancora con la "legge
porcata", che forse non è poi tanto sgradita allo stesso Pd, specie per il
premio di maggioranza e il bipolarismo coatto (e, non dimentichiamolo,
per la possibilità di nominare i parlamentari). Ma proprio questi
meccanismi antidemocratici rischiano di consentire a Berlusconi (o a chi
per lui) di vincere ancora una volta, ancora una volta conquistando (solo
grazie alla legge elettorale!) una forte maggioranza parlamentare pur
senza disporre affatto della maggioranza dei consensi delle cittadine e dei
cittadini.
E' evidente il legame che c'è fra le proposte maggioritarie e leaderistiche
e la crisi in atto: ci troviamo infatti di fronte ad una sorta di
«commissariamento della politica» (Salvi), che si è espresso di recente
nella istantanea approvazione a scatola chiusa (auspice il Quirinale) del
più feroce e antipopolare pacchetto di provvedimenti economici della
storia repubblicana: «vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e
più non dimandare» (Inf, III, 95-6); e chi può fare tutto ciò che vuole
sono oggi i cosiddetti "mercati", cioè, fuor di metafora, i poteri forti del
capitale e della finanza, che non tollerano più l'impaccio del
parlamentarismo e temono come la peste la possibile espressione della
volontà popolare in forma libera ed eguale (come solo la proporzionale
può garantire).
Ma c'è di più: come ha chiarito con preoccupazione Cesare Salvi, il
micidiale mix fra la devastante crisi economica, la crescente ostilità delle
masse verso il deprimente spettacolo della "politica politicante" e
l'omologazione programmatica e morale delle forze politiche di
centrodestra e centrosinistra, può determinare in Italia un collasso
drammatico della stessa democrazia. Si apre insomma la strada a un
nuovo possibile fascismo, populista, mediatico e razzista, con basi di
massa, che deve enormemente preoccuparci.
Occorre dunque saper trasformare, ancora una volta, l'amarezza (e lo
sdegno) in iniziativa politica di massa: occorre non stancarci di seminare
(Franco Russo) cultura politica dell'autodeterminazione, dei diritti, della
fedeltà alla Costituzione, cioè del proporzionale; occorre evidenziare il
nesso forte che c'è fra la difesa del lavoro e la difesa (o la riconquista)
della democrazia e incalzare su questo terreno le organizzazioni dei
lavoratori (a cominciare dalla Cgil e dalla Fiom, ma non solo), oltre che i
movimenti di lotta. Occorre soprattutto far vivere la nostra proposta di
una nuova legge elettorale proporzionale dentro la proposta di una più
complessiva riforma etico-politica della democrazia. A cominciare da noi
stessi.
29/07/2011
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