INDUSTRIA, COMMERCIO, TURISMO
(10ª)
MARTEDÌ 14 OTTOBRE 2014
101ª Seduta
Presidenza del Presidente
MUCCHETTI
La seduta inizia alle ore 15,10.
IN SEDE CONSULTIVA
(Doc. LVII, n. 2-bis) Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza
2014 e connessi allegati
(Parere alla 5ª Commissione. Seguito e conclusione dell'esame. Parere favorevole con
osservazioni)
Riprende l'esame, sospeso nella seduta del 9 ottobre.
Non
essendo
pervenute
ulteriori
richieste
di
intervento
nel
dibattito,
il
presidente MUCCHETTI (PD), relatore, illustra uno schema di parere favorevole con
osservazioni, pubblicato in allegato.
La senatrice PELINO (FI-PdL XVII), nel giudicare inadeguata la politica economica del Governo,
ribadisce la necessità che il parere paventi i rischi per i consumatori e le imprese di un
possibile aumento dell'IVA in occasione del varo della prossima legge di stabilità.
Il senatore GIROTTO (M5S) illustra uno schema di parere contrario, pubblicato in allegato,
soffermandosi in particolare sui temi del commercio, delle infrastrutture del gas e
dell'efficienza energetica.
Il senatore CONSIGLIO (LN-Aut) apprezza l'impegno del relatore e condivide parte delle
osservazioni contenute nel parere, tuttavia non ritiene efficaci alcuni provvedimenti indicati dal
Governo nella Nota in titolo e considera improbabile che l'Italia riuscirà a rispettare la soglia
del 3 per cento nel rapporto deficit/PIL, ciò determinando la relativa apertura della procedura
di infrazione da parte dell'Unione europea. Di conseguenza, lamentando anche un certo
disinteresse del documento in questione per il tema del piano energetico nazionale,
preannuncia il voto contrario del proprio Gruppo.
Il senatore TOMASELLI (PD), sulla base degli interventi di alcuni colleghi, valuta che certi
giudizi andrebbero rinviati in sede di esame della legge di stabilità, provvedimento sul quale
peraltro il Presidente del Consiglio ha già pronunciato parole precise e assunto impegni molto
importanti in materia di riduzione della pressione fiscale sulle imprese e di mantenimento del
cosiddetto ecobonus energetico.
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In conclusione, ritiene quindi opportuno che il parere contenga l'auspicio che la prossima legge
di stabilità confermi gli interventi finora adottati per migliorare l'efficienza energetica e riduca
la pressione fiscale sulle imprese, preannunciando il voto favorevole del suo Gruppo.
Il presidente MUCCHETTI (PD), relatore, dichiara di voler accogliere le segnalazioni dei colleghi
Pelino e Tomaselli. Chiede pertanto il mandato a redigere un nuovo parere che tenga conto di
tali profili.
La senatrice PELINO (FI-PdL XVII), pur mantenendo un giudizio negativo sulle misure
economiche del Governo, essendo stata recepita la propria richiesta di modifica del parere,
preannuncia un voto di astensione, e non contrario, del Gruppo di Forza Italia.
Presente il prescritto numero di senatori, il PRESIDENTE mette quindi ai voti il mandato al
relatore a redigere un parere come integrato nel corso del dibattito.
La Commissione approva, con il voto contrario dei senatori Petrocelli, Girotto e Consiglio e
l'astensione dei senatori Pelino, Perrone, Bocca e Messina.
Risulta conseguentemente preclusa la votazione sul parere illustrato dal senatore Girotto.
La seduta termina alle ore 15,40.
SCHEMA DI PARERE PROPOSTO DAL RELATORE SUL DOCUMENTO LVII, N. 2-BIS E
CONNESSI ALLEGATI
La Commissione industria, commercio, turismo, esaminato il documento in titolo,
apprezza l'ammissione dei cospicui errori previsionali sull'andamento dell'economia fatti fin qui
da questo e dai precedenti governi nonché da diversi organismi internazionali e si chiede se
un miglior ascolto del Paese reale non avesse già potuto mettere sull'avviso dell'inversione di
tendenza rispetto all'ultimo trimestre del 2013 già in primavera;
apprezza, altresì, la denuncia delle difficoltà teoriche e tecniche emerse nella stima del Pil
potenziale, misura rilevante ai fini di stabilire l'output gap, dato cruciale per la determinazione
degli spazi di manovra per la politica economica e quindi anche per gli impatti sulla politica
industriale;
apprezza, infine, la decisione di rinviare il pareggio strutturale e di avere per il 2015 un deficit
aggiuntivo per uno 0,7 per cento del Pil rispetto al deficit tendenziale per lo stesso anno nel
quadro della revisione degli obiettivi del DEF 2014 al fine di evitare che tagli massicci della
spesa pubblica raffreddino ulteriormente l'economia;
constata come il Governo attribuisca alle riforme la capacità di imprimere una spinta notevole
al Pil negli anni a venire, avverte tuttavia che simili previsioni hanno fondamenti assai
discrezionali;
constata, altresì, come il flusso del credito all'economia continui a perdere dinamismo mentre
le sofferenze abbiano ormai raggiunto il picco rispetto agli ultimi 16 anni;
constata, infine, come, in assenza di altre manovre per la riduzione del debito pubblico, il
Governo ribadisca l'impegno per le privatizzazioni in ragione annuale dello 0,7 per cento del
Pil;
prende poi atto che:
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secondo il Governo, l'impatto delle riforme dipende in particolare dall'efficacia della loro
esecuzione mentre il recupero della competitività del Paese verrà dalla riforma del mercato del
lavoro, dalla semplificazione normativa e procedurale, dallo snellimento del fisco e della
pubblica amministrazione, dalla drastica riduzione dei tempi della giustizia civile, dal merito e
dall'innovazione,
per quanto concerne, in particolare, la riduzione dei tempi della giustizia civile, nonostante
l'Italia sia passata dal 140° al 103° posto nella classifica del rapporto "Doing Business" della
Banca Mondiale, resta rilevantissimo il contenzioso pendente e sistematica la violazione del
termine di ragionevole durata del processo;
tiene conto che:
il Consiglio europeo ha chiesto all'Italia nella raccomandazione n. 7 di "approvare la
normativa in itinere volta a semplificare il contesto normativo a vantaggio delle imprese e dei
cittadini e colmare le lacune attuative delle leggi in vigore; promuovere l'apertura del mercato
e rimuovere gli ostacoli rimanenti e le restrizioni alla concorrenza nei settori dei servizi
professionali e dei servizi pubblici locali, delle assicurazioni, della distribuzione dei carburanti,
del commercio al dettaglio e dei servizi postali; potenziare l'efficienza degli appalti pubblici,
specialmente tramite la semplificazione delle procedure attraverso l'uso degli appalti
elettronici, la razionalizzazione delle centrali d'acquisto e la garanzia della corretta applicazione
delle regole relative alle fasi precedenti e successive all'aggiudicazione; in materia di servizi
pubblici locali, applicare con rigore la normativa che impone di rettificare entro il 31 dicembre
2014 i contratti che non ottemperano alle disposizioni sugli affidamenti in house;"
il Consiglio europeo ha poi chiesto all'Italia nella raccomandazione n. 8 di "approvare l'elenco
delle infrastrutture strategiche del settore energetico e potenziare la gestione portuale e i
collegamenti tra i porti e l'entroterra";
posto che:
la fiducia nel futuro, premessa per gli investimenti e i consumi, non può resistere in eterno
alle smentite della storia, il Governo si limiti a promettere quanto può mantenere di fronte
all'industria, al commercio e al turismo che ancora restano al di sotto delle loro potenzialità;
i criteri contabili, nella finanza pubblica come in quella privata, derivano non solo
dall'evoluzione del pensiero e della ricerca economica ma anche dalla composizione degli
interessi reali, occorra un'iniziativa più esplicita per la difesa degli interessi nazionali nella
ridefinizione del Pil potenziale, in particolare per quanto riguarda l'entità delle disoccupazione
strutturale, allo scopo di conquistare una maggior flessibilità nella gestione del deficit nei
prossimi anni;
esprime, per quanto di competenza, parere favorevole con le seguenti osservazioni:
nelle attività di finanziamento dell'economia, le cartolarizzazioni dei crediti, introdotte in Italia
alla fine del secolo scorso, non rappresentano una novità risolutiva di fronte all'entità delle
sofferenze e ai vincoli qualitativi posti alle cartolarizzazioni stesse allo scopo di evitare i casi
dimoral hazard già sperimentati nei primi anni duemila; il Governo dovrebbe lavorare d'intesa
con la Banca d'Italia al varo di una o più bad bank e, al tempo stesso, favorire l'ulteriore
ricapitalizzazione delle banche così da ripulirne i bilanci e consentire una reale ripresa del
credito e dell'assunzione dei conseguenti rischi da parte del sistema bancario;
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l'ampliamento della platea dei finanziatori dell'economia reale a nuovi soggetti non bancari può
essere d'aiuto, purché il Governo ne garantisca la serietà, prevedendo un'adeguata vigilanza,
per evitare i problemi già emersi negli anni Ottanta con l'emissione di titoli atipici;
le privatizzazioni degli anni Novanta non hanno avuto tutte effetti positivi sull'economia reale
del Paese, il Governo subordini la cessione del controllo di aziende pubbliche all'accertamento
delle qualità imprenditoriali e patrimoniali degli acquirenti e, in ogni caso, rispetti la regola di
saggezza comune secondo la quale si vende solo se i dividendi attesi sono inferiori al risparmio
sugli interessi passivi sulla quota di debito pubblico cancellata grazie agli introiti delle
privatizzazioni medesime;
quanto alle riforme, sebbene la predisposizione dell'Agenda per la semplificazione per il
triennio 2015-2017 contenente linee guida condivise tra Regioni e Stato, da attuare entro il 31
ottobre, appaia uno strumento di programmazione indispensabile, il Governo proceda in modo
più ambizioso verso una maggiore semplificazione del contesto normativo delle imprese al di là
del settore edilizio nel quale si sono registrati significativi progressi;
per rimuovere gli ostacoli alla concorrenza, ovunque questa sia utile, si proceda con urgenza
all'adozione della c.d. "Legge Annuale sulla concorrenza" che raccolga le segnalazioni
dell'Autorità Garante della concorrenza e del mercato (AGCM) pubblicate a luglio ovvero se ne
distacchi, com'è avvenuto per le concessioni autostradali, motivando apertamente la scelta;
nel settore dei servizi pubblici locali sarebbe opportuno attuare le misure contenute nel
programma di razionalizzazione delle aziende speciali e delle società controllate dagli enti locali
predisposto dal Commissario straordinario per la spending review;
occorre poi procedere all'approvazione dell'elenco delle infrastrutture strategiche del settore
energetico, ora che il cosiddetto decreto-legge "Sblocca Italia" ha identificato le categorie di
opere da considerare strategiche assoggettate ad un iter autorizzativo semplificato: gasdotti
di importazioni di gas dall'estero, i terminali di rigassificazione di GNL, gli stoccaggi di gas
naturali e le infrastrutture della rete nazionale di trasporto del gas naturale; in particolare, sia
per le opere nuove sia per le infrastrutture esistenti alla fine dei periodi regolatori, andrà
verificata la remunerazione del capitale investito recepita in tariffa affinché non vengano
scaricati oneri impropri sui consumatori;
si sollevano, infine, alcune perplessità sull'efficacia degli interventi in materia di processo civile
sinora proposti, in quanto, i nuovi istituti, potrebbero rappresentare una duplicazione di
strumenti processuali già esistenti e appaiono prima facie inidonei ad individuare incentivi
efficaci che al momento non sono operativi, come pure rilevato in sede consultiva nel parere
reso sull'Atto Senato n. 1612 recante misure urgenti di degiurisdizionalizzazione ed altri
interventi per la definizione dell'arretrato in materia di processo civile.
SCHEMA DI PARERE PROPOSTO DAI SENATORI
DOCUMENTO LVII, N. 2-BIS E CONNESSI ALLEGATI
GIROTTO
E
CASTALDI
SUL
La 10ª Commissione (industria, commercio, turismo),
esaminato il documento LVII, n. 2-bis e i connessi allegati,
premesso che:
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la Nota 2014 presenta una revisione al ribasso delle stime sull’andamento dell’economia
italiana per l’anno in corso e per il 2015 rispetto alle previsioni formulate nel DEF di aprile
2014, in considerazione dell’andamento recessivo dell’economia italiana nella prima parte
dell’anno. Contrariamente alle aspettative formulate ad aprile nel DEF, infatti, l'andamento
economico ha registrato una contrazione del PIL nei primi due trimestri del 2014
rispettivamente pari a -0,1 e -0,2 per cento. Per il 2014, la Nota stima una contrazione del PIL
italiano pari a -0,3 per cento, rispetto ad una crescita dello 0,8 per cento precedentemente
indicata dal DEF;
anche per gli anni successivi, la Nota espone una revisione verso il basso delle previsioni.
Soltanto a partire dal 2017, la Nota evidenzia una crescita dell’economia italiana che,
prescindendo da ulteriori azioni del Governo, si riporta tendenzialmente su livelli di poco
superiori all’1 per cento (1,1 per cento nel 2017 e 1,2 per cento nel 2018);
nel Documento di economia e finanze presentato ad aprile, il Governo affermava che: «Gli
indicatori congiunturali più recenti prefigurano la prosecuzione della fase ciclica
moderatamente espansiva. [...] In base alle informazioni disponibili, si prospetta un moderato
aumento del Pil nel primo trimestre e una ripresa più sostenuta nei trimestri successivi». Alla
luce dei dati contenuti nella Nota di aggiornamento appare inevitabile domandarsi sulla base di
quali dati e scenari il Governo avesse elaborato in aprile i dati relativi alla crescita, tenuto
conto della differenza, sostanziale, che c’è tra il prevedere un’economia in crescita ed il
ritrovarsi in recessione;
anche secondo organismi esterni, quali il FMI, l’Italia chiuderà il 2014 con un calo del Pil dello
0,2%, mentre il prossimo anno recupererà lentamente velocità con un’espansione dello 0,8%.
Tali stime - contenute nel World Economic Outlook - sono peggiori del +0,3% e del +1,1%
rispettivamente stimati nello scorso mese di luglio, ma migliori rispetto alle valutazioni del
Governo italiano, che nell’ultima nota di aggiornamento al DEF aveva indicato un -0,3% per
quest’anno e un +0,6% per il prossimo;
dal punto di vista tecnico, la contrazione del PIL per due trimestri consecutivi comporterebbe
l’entrata in recessione dell’economia italiana per la terza volta dal 2009. La Nota, inoltre,
ipotizza una ulteriore contrazione del prodotto interno lordo anche nel terzo trimestre.
Tuttavia, il documento configura la fase attuale come un periodo di stagnazione più che di
recessione, in considerazione del fatto che il processo di contrazione dell’occupazione e del
tessuto produttivo, che ha interessato il biennio 2012-2013, è ritenuto dal Governo ormai
concluso, in modo del tutto irragionevole;
permane la debolezza della domanda interna ed in particolare degli investimenti, che hanno
registrato una contrazione importante nella prima parte dell’anno. Il dato negativo è ascrivibile
oltre che alla dinamica negativa settore delle costruzioni, che continuano a manifestare, ormai
da diversi anni, una forte debolezza, anche alla flessione negli acquisti in macchinari e
attrezzature, che riflette la debolezza del ciclo economico ed il persistere di attese negative
sugli sviluppi a breve termine dell’economia;
nell’anno in corso si registra una netta contrazione degli investimenti fissi lordi, del -2,1 per
cento, rispetto alla crescita del 2 per cento stimata ad aprile. Solo negli anni successivi, gli
investimenti fissi lordi tornerebbero, secondo quanto riferito nella Nota, su valori positivi, ben
al di sotto comunque di quanto ipotizzato nel DEF;
la Nota sottolinea come il problema occupazionale rimane un elemento di debolezza per l’Italia.
Il tasso di disoccupazione risulta infatti ancora prossimo ai massimi storici (12,6 per cento nel
secondo trimestre del 2014), tenuto conto anche che il tasso di disoccupazione dei 28 paesi
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europei (EU28) si è attestato al 10,1%, il più basso dal febbraio 2012. Gli occupati, misurati in
unità standard di lavoro (ULA), sono previsti ridursi nel 2014 di -0,9 per cento, mostrando un
peggioramento consistente pari a 0,7 punti rispetto alla stima di aprile;
considerato che:
dalla Nota emerge che gli effetti delle misure adottate dal Governo per il rilancio dell’economia,
volte ad accrescere la competitività e a sostenere la domanda interna, si tradurrebbero in un
aumento del prodotto interno lordo pari allo 0,2 per cento nel 2015 e nel 2016, e allo 0,1 per
cento nel 2017. I provvedimenti di riforma che avrebbero dovuto migliorare l’efficienza del
sistema giustizia e della PA, nonché favorire l'occupazione, determinerebbero un impatto
sull’economia valutato nell’ordine di un aumento complessivo del PIL a partire dal 2016, dello
0,2 per cento nel 2016 e dello 0,4 per cento negli anni 2017-2018;
le misure adottate dal Governo per far rispettare al nostro Paese i vincoli imposti a livello
europeo, gli impegni relativi al conseguimento del pareggio di bilancio ed all’abbattimento del
debito pubblico si sono rivelate quindi un sostanziale fallimento;
al fine di rivedere il percorso di consolidamento di bilancio rispetto a quanto previsto nel DEF di
aprile, il Governo intende avvalersi delle possibilità di discostarsi dal percorso di convergenza
all' Obiettivo di medio termine (OMT), prevista dalla normativa nazionale e da quella europea.
Pertanto, in termini strutturali, cioè al netto della componente ciclica e delle misure una
tantum, l'obiettivo del pareggio di bilancio viene spostato, rispetto al DEF di aprile, dal 2016 al
2017;
un quadro persistentemente sfavorevole dell'economia italiana viene altresì delineato dalla
Nota mensile Istat di settembre 2014, in cui si evidenzia che, a luglio, i ritmi di attività sono
risultati in deterioramento nei principali comparti produttivi. Nell'industria, al netto delle
costruzioni, la flessione produttiva, misurata dall'indice di produzione industriale, è stata pari
all'1 per cento su base congiunturale, interessando tutti i principali raggruppamenti di
industrie. Tale andamento è in controtendenza rispetto alle principali manifatture europee,
contrassegnate da una stazionarietà in Francia e Spagna e da un significativo rialzo in
Germania (+1,9 per cento);
è venuto meno il sostegno delle esportazioni: -1,6% la riduzione congiunturale in valore a
luglio. E’ inoltre proseguito a settembre il peggioramento del clima di fiducia delle imprese
italiane. La riduzione è risultata più significativa nei servizi. Nella manifattura industriale, la
caduta del clima di fiducia è interamente imputabile al peggioramento del livello del portafoglio
ordini (di pari intensità sia nel mercato interno che in quello estero). Il commercio al dettaglio,
infine, è il comparto che ha mostrato la flessione più marcata della fiducia rispetto al mese di
agosto 2014;
a ciò occorre aggiungere che la dinamica della produzione nell’industria in senso stretto, come
indicato anche dalla Nota Istat citata in precedenza, è sostanzialmente piatta da inizio 2013,
con livelli inferiori di circa il 24% rispetto a quelli pre-crisi. L’attività è calata dello 0,1% nel
primo trimestre e dello 0,4% nel secondo. In luglio la produzione è tornata a diminuire (1,0%), dopo l'aumento registrato in giugno (+0,8%). Le attese degli imprenditori sono
caratterizzate da un maggior pessimismo, lasciando presagire una dinamica ancora molto
debole nei prossimi mesi;
uno scenario estremamente negativo viene delineato anche dal Centro Studi Confindustria,
che, in un documento sulle sfide della politica economica del 12 settembre 2014, afferma che:
«dall’inizio dell’estate gli indicatori qualitativi hanno iniziato a peggiorare: la fiducia delle
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famiglie è diminuita di 4,2 punti in tre mesi, dopo aver raggiunto in maggio il massimo da
gennaio 2010; quella delle imprese manifatturiere è scesa di 4,0 punti dal picco triennale di
maggio; gli indici PMI di manifatturiero e servizi hanno mostrato la stessa tendenza calante
fino a tornare in agosto in area di recessione. Le attese delle imprese sono meno positive
rispetto ai mesi scorsi e anticipano una dinamica peggiore in autunno»;
secondo il Centro Studi, variazioni trimestrali negative appaiono ancor più probabili anche in
autunno, tenuto conto che gli indicatori qualitativi si sono rivelati negli ultimi trimestri meno
efficaci che in passato nel rappresentare e anticipare le dinamiche reali. A fronte del
miglioramento della fiducia di imprese e famiglie in atto dall’estate del 2013, produzione
industriale, consumi e investimenti hanno invece registrato una dinamica piatta o negativa;
se con una fiducia che aumentava fino a toccare buoni livelli, i dati effettivi hanno continuato a
indicare recessione o una sostanziale stagnazione, è ragionevole pensare che, in presenza di
un ripiegamento della fiducia verso valori più bassi, la dinamica delle variabili effettive
peggiori;
per quanto riguarda le parti di diretta competenza della 10 ª Commissione,
nella Relazione al Parlamento, in cui si illustra l'aggiornamento del piano di rientro verso
l'Obiettivo di Medio Periodo (MTO), contenuto nel DEF dello scorso aprile e resosi necessario "a
fronte del sostanziale deterioramento delle previsioni di crescita per l'anno in corso e per gli
anni successivi", si afferma che nel 2015, le misure contenute nella legge di stabilità
produrranno un aumento dell'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche, al fine di
supportare la domanda aggregata e la competitività del Paese. In particolare, l'incremento
dell'indebitamento dovrebbe consentire il finanziamento, tra le altre cose, delle misure
finalizzate alla riduzione del prelievo fiscale sulle imprese, anche attraverso ulteriori revisioni
dell'IRAP;
con riferimento alle Risposte alle Raccomandazioni del Consiglio europeo, il Governo elenca le
misure di carattere fiscale previste per le imprese. La Nota rammenta le seguenti iniziative: il
credito di imposta per l’acquisto di nuovi beni strumentali, che si affiancano alle agevolazioni
della "Nuova Sabatini" (di cui si parla in risposta alla Raccomandazione n. 4); il credito
d'imposta IRES e IRAP per le opere pubbliche costruite in project financing; il credito d'imposta
a favore delle imprese che investono in attività di ricerca e sviluppo; il credito d’imposta per
investimenti nella Banda Ultralarga;
sempre tra gli strumenti a sostegno delle imprese, la Nota annovera la stipula della
Convenzione "Piattaforma Imprese" tra CDP e ABI, per favorire l'accesso al credito; la garanzia
di Stato a favore delle operazioni effettuate dalla SACE con la previsione di un fondo con
dotazione di 100 milioni per il 2014; la definizione dell'ennesimo Piano che dovrà essere
attuato dall'ICE per rilanciare il Made in Italy;
il documento non contiene, però, indicazioni in merito al sostegno del settore del commercio,
ignorando completamente lo stato di difficoltà del settore come dimostrano i dati della Nota
mensile dell'Istat di settembre;
nonostante l'adozione delle azioni precedentemente esposte, il quadro delineato dalla Nota di
aggiornamento mostra chiaramente che non è più rinviabile un mutamento radicale
nell'approccio al tema della crescita, attraverso la definitiva archiviazione di interventi poco
organici, quali quelli finora posti in essere, che si sono rivelati incapaci di delineare un cambio
di passo dell’economia italiana, così come non appaiono promettenti per i destini dell’economia
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italiana le riforme strutturali ventilate dal Governo, che stanno sempre più riducendosi
all’ennesima svalutazione del lavoro, pubblico e privato;
a fronte di un necessario cambio di passo, invece, in tutto il documento non si ravvisa l'intento
di investire veramente sul capitale umano, la ricerca, l’innovazione, al fine di tornare ad avere
una nuova politica industriale, né tanto meno di sviluppare un welfare che protegga e favorisca
al contempo innovazione e flessibilità;
tra i dieci obiettivi principali dell’azione di Governo, indicati nella Nota di aggiornamento, figura
addirittura l’adozione del decreto-legge n. 133 del 2014 - il cosiddetto "Sblocca Italia",
attualmente in corso di esame presso la Camera dei deputati -, volto, secondo l'Esecutivo, a
rendere operativi gli interventi infrastrutturali, con misure sull’efficientamento energetico, le
reti digitali e le semplificazioni burocratiche. È apparso chiaro sin da subito, invece, che tale
provvedimento, di cui nella Nota si elencano didascalicamente i contenuti, è l’ennesimo
intervento emergenziale, derogatorio ed eterogeneo, che ha suscitato numerose
preoccupazioni, pervenute, tra gli altri, dalla Banca d’Italia, dall'Antitrust e dall'Autorità
Nazionale Anticorruzione, con particolare riferimento alle numerose deroghe introdotte, e che
rischia di essere un pesante contributo alla devastazione del paesaggio, nonché un regalo a
numerose lobby del Paese;
si ripropongono in tutte le risposte alle Raccomandazioni che il Consiglio europeo ha rivolto
all'Italia a chiusura del Semestre europeo 2014 , i contenuti di un provvedimento che incentiva
e promuove la cementificazione del Paese e che rilancia le trivellazioni in tutto il Paese, sia in
terraferma che in mare. In risposta alla Raccomandazione n. 8, in materia di infrastrutture,
infatti, la Nota richiama le disposizioni del decreto-legge n. 133 del 2014 per il conferimento di
titoli minerari, volte a semplificare e ridurre i tempi necessari per il rilascio dei titoli abilitativi
per la ricerca e la produzione di idrocarburi, prevedendo il rilascio di un titolo concessorio
unico. Tale intervento dovrebbe, secondo il Governo, sbloccare investimenti per una stima di
15 miliardi, a danno dell'ambiente, del paesaggio e della salute delle comunità interessate dalle
perforazioni;
la Nota rammenta, in risposta alla Raccomandazione n. 8, anche le misure adottate per le
infrastrutture strategiche in campo energetico, contenute sempre nel decreto-legge Sblocca
Italia, con cui si individuano le categorie di opere da considerare strategiche. Tali opere
saranno assoggettate ad un iter semplificato. Vengono così qualificate come opere strategiche
di pubblica utilità, urgenti e indifferibili: i gasdotti di importazione di gas dall'estero, i terminali
di rigassificazione di GNL, gli stoccaggi di gas naturale e le infrastrutture della rete nazionale di
trasporto del gas naturale, incluse le operazioni preparatorie necessarie alla redazioni dei
progetti e le relative opere connesse. Inoltre, l'articolo 37 del decreto-legge n. 133 è volta ad
incentivare gli investimenti per lo sviluppo di ulteriori prestazioni di punta degli stoccaggi a
decorrere dal 2015;
gli interventi sulla strategicità delle infrastrutture del gas appaiono del tutto irragionevoli,
tenuto conto del calo dei consumi del gas, che nel 2013 sono scesi a 69,5 miliardi di metri
cubi, sotto la soglia critica di 70 miliardi del 2002, e in picchiata rispetto ai 77 miliardi del 2011
e ai 74 miliardi del 2012. Se tutti gli impianti attualmente in progettazione venissero davvero
realizzati la capacità complessiva potrebbe raggiungere entro il 2020 una quantità di gas pari a
quasi 48 miliardi di metri cubi, ben superiore alla stima di 24-32 miliardi fatta dalla Strategia
energetica nazionale;
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a ciò si aggiunga che il focus sulla sicurezza energetica, realizzato dall'ISPI e relativo al periodo
ottobre-dicembre 2013, afferma che dal punto di vista delle interconnessioni tra le reti del gas,
"il sistema infrastrutturale nazionale appare pienamente adeguato";
in considerazione del dato per cui le prospettive di crescita non giustificano un potenziamento
delle infrastrutture con la creazione di nuovi terminali, non appare né strategicamente
rilevante né economicamente ragionevole procedere nella costruzione di nuove infrastrutture,
né di dichiarare strategiche quelle esistenti. La prova dell'insensatezza di una politica
energetica nel settore del gas cos' condotta è già stata data dalla gestione del rigassificatore
ormeggiato a 22 chilometri da Livorno - controllato da E.On (46,79%), Iren (46,79%), Olt
Energy Toscana spa (3,73%) e Golar Offshore Toscana Limited (2,69%). L'impianto, entrato in
funzione nel 2013, può raggiungere una capacità produttiva di 3,75 miliardi di metri cubi di
gas, ma è senza contratti di fornitura. Il costo per la remunerazione di tale impianto è
ovviamente a carico della collettività;
nella Nota di aggiornamento non si fa alcun riferimento ad interventi, neppure in via di
definizione, volti a promuovere un maggior ricorso all'efficienza energetica e un incremento di
produzione di energia da fonti rinnovabili, anche al fine di ridurre il costo dell'energia. Tali
scelte comporterebbero altresì un calo delle richieste di gas ai fini della produzione di energia
elettrica e, conseguentemente, una minore necessità di velocizzare la realizzazione di nuove
infrastrutture energetiche;
l'assenza di qualsiasi indicazione in tal senso, così come l'incertezza dilagante sulla
stabilizzazione del cosiddetto Ecobonus, costringono il Paese a discostarsi ancora una volta
dagli obiettivi europei, tenuto conto che anche nel contributo della Commissione europea al
Consiglio europeo del 22 maggio 2013, si afferma che: «il conseguimento dell'obiettivo dell'UE
del 20 per cento di efficienza energetica entro il 2020 si traduce in un risparmio equivalente a
1.000 centrali elettriche a carbone o a 500.000 turbine eoliche. L'efficienza energetica riduce la
domanda di energia, le importazioni di energia e l'inquinamento. Offre inoltre una soluzione a
lungo termine al problema della carenza di combustibili e dei prezzi elevati dell'energia.
Nonostante il ruolo fondamentale che l'efficienza energetica svolge in termini di riduzione della
domanda, attualmente soltanto una piccola parte del suo potenziale economico viene
sfruttata»,
sarebbe stato molto più opportuno e lungimirante, nell'attuale fase economica, nell'interesse
generale del Paese e di gran parte dei settori economici, promuovere una rivoluzione
energetica che affronti la drammatica urgenza dei cambiamenti climatici, nonché adattarsi ai
grandi mutamenti che hanno investito il contesto economico internazionale, garantendo uno
sviluppo più sostenibile e duraturo;
le scelte strategiche in campo energetico dovrebbero essere fatte in modo trasparente,
razionale e partecipato. Ciò implica che alle valutazioni relative alla disponibilità, all'affidabilità
ed al costo delle forniture energetiche dovrebbero accompagnarsi sempre quelle relative alle
implicazioni ambientali;
tutto ciò premesso e considerato, esprime, per quanto di competenza,
parere contrario
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