Dignità Autonome di Prostituzione, quando il peccato è arte Tostato da Arianna Esposito DIGNITA’ AUTONOME DI PROSTITUZIONE In “Dignità Autonome di Prostituzione”, Luciano Melchionna porta in scena i due mestieri più antichi del mondo: quello della prostituta e dell’attore. Lo fa firmando il format, reduce da un notevole successo di pubblico nelle altre città d’Italia, assieme ad Elisabetta Cianchini. Lo spettacolo di scena al teatro Ambra Jovinelli di Roma, replica fino al 4 Novembre. Intelligente ironia, pungente sarcasmo ed uno stile che strizza l’occhio al “Rocky Picture Horror Show” di Richard O’Brien costituiscono gli ingredienti del successo della messa in scena. “Dignità Autonome di Prostituzione” scardina ogni regola della rappresentazione teatrale, così come classicamente intesa. Il teatro si trasforma nella Casa Chiusa dell’Arte ed accoglie nel suo ventre la grande famiglia di attori diretta da Melchionna. Ogni spettatore fa parte a pieno titolo dello spettacolo, segue fisicamente l’attore che sceglie d’ascoltare, esplora i luoghi mai visitati del teatro e contratta il prezzo per il servizio offerto; a suon di dollarini. Monologhi di dieci minuti o poco più, in cui ci si emoziona, si piange, si ride, grazie all’empatico rapporto che si viene a creare con l’attore. Le meretrici dell’Arte da Daniele Russo in arte Lia, a Giorgia Trasselli in “Un’Altra”, sono davvero esempio di raro talento e sorprendente poliedricità. Gli attori tutti contribuiscono a costruire uno spettacolo fruibile più e più volte, uscendo dal teatro lo spettatore non fa che pensare alla prossima volta che varcherà la soglia della Casa Chiusa teatrale. “Dignità Autonome di Prostituzione” crea dipendenza. Ma dietro le mosse ammiccanti, il cerone, le parrucche e i lustrini, c’è molto di più: la dignità di un mestiere che in Italia viene calpestato ogni giorno. “Il teatro italiano se non è già morto è comunque moribondo”: così recita un filmato ad apertura dello show ma l’Arte rivive un ultimo guizzo vitale grazie alle pillole di piacere teatrale somministrato con dignità e bravura dagli attori agli spettatori/avventori di turno. Un messaggio ed allo stesso tempo un invito a difendere il patrimonio artistico culturale del nostro paese. Questa volta però nessuno sale in cattedra, nessun comizio politico o picchetto, a salire sul palco fisicamente sono gli spettatori e sono loro, con una standing ovation sintomatica del gradimento, a conferire al mestiere d’attore la ragione d’esistere.