Istituzione per l`inclusione sociale

Istituzione per l’inclusione sociale
Bologna, marzo 2007
Il termine di inclusione sociale copre un ambito di interessi e di attività
ampio, difficile perfino da delimitare perché non contempla un punto di
arrivo ma un processo continuo, perché rispecchia la complessità della
nostra società, la sua fluidità, le speranze e al tempo stesso le opposizioni
che gruppi portatori di interessi diversi mettono in campo
quotidianamente; un ambito in cui si incontrano e si sfidano conoscenze,
saperi, politiche e pratiche di vita, un ambito tuttavia a mio parere
centrale per la sopravvivenza di molti dei valori su cui si fondano sia le
nostre istituzioni che la nostra convivenza.
Su queste problematiche il Consiglio del Comune di Bologna ha
deliberato la costituzione di un’istituzione per l’inclusione sociale e
comunitaria.
L’istituzione per l’inclusione sociale e comunitaria nasce affermando la
centralità dei valori del dialogo fra le culture, intende essere garanzia per
tutti di eguali diritti e doveri; ha lo scopo primario di sostenere
l’innovazione del sistema di governo locale nella direzione di una
solidale e integrata collaborazione con tutti i soggetti pubblici e privati
operanti nel territorio nel campo sociale.
L’istituzione è stata individuata come una forma organizzativa snella e
operativa, senza rilevanza imprenditoriale, capace di relazionarsi con
l’esterno, di facilitare la collaborazione e il raccordo tra i soggetti
coinvolti, pubblici e privati, di garantire il coordinamento generale delle
attività e dei Settori Comunali interessati, di programmare efficacemente
gli interventi e di promuovere e monitorare lo sviluppo dei progetti.
Quattro sono le aree di funzioni identificate dal “regolamento”
dell’istituzione.
- Osservatorio: documentazione, studi e ricerche da attuarsi tramite
il rapporto e l’integrazione con le strutture già esistenti;
- Supporto alla definizione delle politiche di governo:
coordinamento dei settori e degli enti pubblici e privati; luoghi e
strutture di ascolto e di partecipazione delle persone e dei gruppi
soggetti o a rischio di esclusione in rapporto con le Consulte
comunali; coinvolgimento dei quartieri, strumenti per politiche
intersettoriali; adozione di carte sociali dei cittadini:
- Innovazione: sperimentazione di azioni e di progetti pilota
multidimensionali;
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- Comunicazione: azioni informative per sensibilizzare e mobilitare
gli attori sociali alla lotta all’esclusione e alla povertà.
Le modalità organizzative e gestionali dell’Istituzione fissate dal
regolamento enfatizzano il suo ruolo di raccordo, collaborazione e
coordinamento: la gestione di azioni e progetti è focalizzata sulla
sperimentalità e sull’innovazione mentre è privilegiata la gestione
condivisa di progetti con i quartieri e i settori dell’Amministrazione.
Alcuni aspetti qui esposti rappresentano le prime linee e i primi
orientamenti fondamentali nella fase di impianto dell’istituzione; vale a
dire:
la centralità del ruolo e delle funzioni di raccordo e messa in rete di
istituzioni e servizi. Essa aspira a divenire una strategia di innovazione
nella
governance cittadina in quanto
basata sul metodo di
coordinamento e sull’intersettorialità
delle risposte alle cause
multidimensionali dell’esclusione.
La valorizzazione degli approcci innovativi e sperimentali di intervento
sull’esclusione che dovrebbe configurare l’istituzione come un
laboratorio di buone prassi di azione trasferibili.
Il ruolo chiave delle informazioni, intese sia come indici conoscitivi del
contesto e delle caratteristiche dell’esclusione sociale (osservatorio) sia
come mezzi per combattere la povertà, mobilitare persone e risorse,
favorire l’accesso ai servizi da parte delle persone escluse
(comunicazione).
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Il modello organizzativo dell’istituzione intende declinare tali aspetti
individuando quattro aree operative le cui competenze per la fase di avvio
possono essere così definite.
Area Intersettorialità
- Coordinamento e raccordo con gli organismi del Comune
(Assessori, Comitato di Distretto, Conferenza dei Presidenti) e con
i Settori comunali che abbiano impatto sull’esclusione sociale per
la programmazione integrata
di servizi e interventi tesi
all’inclusione;
- Collaborazione con le Consulte comunali (Lotta all’esclusione,
Handicap, Associazioni familiari) per la definizione di proposte
integrate e trasversali di intervento,
- Con i Settori comunali e con le Consulte saranno promossi Tavoli
di confronto e Audizioni su temi specifici di volta in volta proposti
e/o individuati
- Collaborazione con le Aziende di Servizi alla Persona (ASP) per la
programmazione di iniziative e di progetti condivisi. In particolare
intendiamo stabilire con l’ASP “Poveri Vergognosi” e con l’ASP
dedicata ai minori e ai disabili, un raccordo stabile al fine di
elaborare congiuntamente progetti per contrastare la povertà e la
mendicità infantile, per promuovere processi di inclusione in
favore di minori non accompagnati, per sviluppare la residenzialità
protetta, le abitazioni sociali e l’inclusione dei disabili.
- Collaborazione con i Quartieri e con le Consulte di Welfare.
Attenzione particolare sarà prestata anche al potenziamento del
ruolo degli “sportelli sociali” in via di attivazione presso i
quartieri, quali mezzi sia per comunicare ai cittadini percorsi di
inclusione sia per raccogliere informazioni sulle difficoltà, sui
bisogni, sui desideri dei loro utenti.
- Collaborazione con le AUSL sui temi della salute con particolare
attenzione alle “malattie delle periferie” e ai problemi delle
differenze culturali nella diagnosi e nella cura.
- Collegamento con le politiche di inclusione svolte dalla Provincia,
dalla Regione e a livello nazionale.
Area Innovazione
- Progettazione e gestione di azioni sperimentali ed innovative sia
direttamente che in collaborazione con i Settori comunali e i
Quartieri. I temi che ci sembra di aver già individuati per la loro
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preminenza sono : progetti relativi a soluzioni alloggiative e
all’utilizzazione ai fini dell’inclusione sociale di spazi pubblici,
proposte a livello urbanistico per superare le zone di esclusione;
individuazione di aree urbane per un’integrazione dotata di servizi
sociali e culturali, di politiche edilizie che favoriscano la
comunicazione
fra gruppi diversi, attivazione di laboratori che
promuovano la conoscenza della produzione culturale e sociale
dei diversi gruppi etnici, generazionali, sociali e sessuali.
- Impulso alla conoscenza della lingua italiana in accordo con gli
altri Settori dell’Amministrazione Comunale, in particolare fra i
gruppi esclusi per condizionamenti sociali e/o culturali dal contatto
con le istituzioni e i servizi educativi e scolastici: donne, minori
non accompagnati, analfabeti di ritorno, ecc..
- Promozione di progetti europei di sperimentazione ed interscambio
a livello transnazionale, con lo sviluppo di reti di partenariato a
livello europeo.
Area Informazione
- La governance dell’informazione dovrebbe costituire uno dei pilastri fondamentali per l’azione dell’Istituzione.
- Gestione dell’osservatorio con raccolta di dati e di informazione in
rete servendoci della collaborazione degli Osservatori e dei Servizi
già esistenti. Intendiamo iniziare questa attività con l’elaborazione
di un primo set di indicatori trasversali in grado di individuare e
monitorare le caratteristiche e i livelli di esclusione sociale nel
Comune di Bologna (reddito, salute, istruzione…).
- Comunicazione interna e esterna
- Mobilitazione e sensibilizzazione cittadina, sempre più urgente per
contrastare pregiudizi, luoghi comuni, diffidenze e paure spesso
immotivate.
- Attenzione alle modalità di funzionamento della rete degli Sportelli
sociali e azioni di comunicazione per favorire l’accesso alle
informazioni.
- Azioni tese a favorire la partecipazione delle persone escluse, quali
la promozione di Forum o di Panel composti da persone che vivono
l’esclusione sociale per fare emergere i punti di vista, i bisogni
degli esclusi, le soluzioni da essi ipotizzate
Area
-
Amministrazione
Gestione Amministrativa dell’Istituzione
Gestione finanziaria e contabile
Gestione del personale
Bandi, Convenzioni Contratti
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E’ un’area in via di definizione.
Il primo anno di attività dell’Istituzione sarà principalmente dedicato
all’impianto amministrativo e gestionale, all’instaurazione delle
collaborazioni e alla loro formalizzazione, alla progettazione dei
laboratori dell’innovazione, all’avvio delle funzioni dell’Osservatorio e
delle pratiche di Comunicazione.
Dopo questa elencazione del ruolo dell’Istituzione e dei compiti che
intendiamo svolgere nei prossimi mesi, vorrei sia pur brevemente
disegnare l’orizzonte più ampio in cui a nostro parere si colloca oggi la
lotta all’esclusione sociale.
La fluidità così tanto invocata dalle analisi decostruzioniste e tanto
esaltata dai profeti del libero mercato, si traduce spesso, anche nelle
nostre società del benessere, in percorsi di vita che – privi del sostegno
del welfare state – sono attraversati dalla precarietà, minacciati da rovesci
occupazionali, esposti alle recessioni economiche scoppiate a livello
internazionale, alla perdita di status sociale per l’insorgere di una malattia
o di un dramma familiare. Accanto alla miseria e alla piena indigenza
che riguarda le fasce più deboli della popolazione, escluse dalla
partecipazione al mercato del lavoro e alla distribuzione dei servizi –
immigrati, rifugiati, certo ma anche gruppi di lavoratori la cui
professionalità è divenuta marginale rispetto agli andamenti produttivi,
donne sole con figli in età infantile, anziani, giovani privi di occupazione,
individui “senza fissa dimora”, disabili – assistiamo all’insorgere di
forme di povertà non appariscenti, a volte silenziose sino al limite
dell’invisibilità.
Le analisi di fronte a fattori così diversi ma tutti dirompenti rispetto a
passate certezze su crescite economiche ampie e condivise, dovrebbero
abbandonare i parametri strettamente e unicamente economici e
focalizzarsi sui fattori di diseguaglianza sociale, mettendo in primo piano
la persona umana, i suoi bisogni materiali ma anche quelli sociali, di
partecipazione alla vita della comunità in cui vive, di comunicazione e di
conoscenza.
Secondo Amartya Sen essere poveri non vuol dire solo non avere denaro
ma anche, se non soprattutto, non essere in grado di realizzare le funzioni
fondamentali della vita umana: nutrirsi, vestirsi, avere un riparo ma poi
vivere sani, avere un’alta speranza di vita, istruirsi, avere sicurezza nel
lavoro, partecipare alla vita sociale e politica, vivere nel rispetto dei diritti
umani.
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