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OTTOBRE 19, 2016 BY IL BARATTOLO DELLE IDEE LEAVE A COMMENT
Spinoza
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SPINOZA
TRATTATO SULL’EMENDAZIONE DELL’INTELLETTO (opzionale):
Spinoza nell’opera che avrebbe dovuto essere una sorta di Discorso sul
Metodo di ispirazione cartesiana finisce col raccogliere la summa della sua
teoria esistenziale e filosofica. Spinoza muove da una critica incisiva ai beni
normalmente agognati dall’uomo e fa comprendere come siano “vani”, perché
1) non appagano l’animo, 2) sono transeunti ed esteriori, 3) generano
inquietitudine. La consapevolezza della loro natura ingannevole spinge
l’uomo verso una nuova esistenza e liberando la mente dalle catene che
essi pongono alle sue facoltà.
Spinoza con la sua teoria non intende colpire i beni comuni, non è un asceta,
ma soltanto la loro pretesa di universalità e assolutezza, essi non vanno
assolutizzati né trattati come fini dell’esistenza, in quanto sono in realtà dei
mezzi.
Per il filosofo il bene corrisponde nella ricerca della perfezione ideale che è data
dalla conoscenza di Dio, occorre perciò lasciare il certo (i beni volgari) per
l’incerto. Il Dio di Spinoza tuttavia è simile a quello giudaico cristiano, ovvero,
un entità antropomorfa che coincide con la persona, per Spinoza l’infinito e
l’eterno si identificano con il cosmo (panteismo) e la gioia suprema è
l’unione della mente con la natura.
LA METAFISICA:
Nell’Ethica ordine geometrico dimostrata Spinoza enuncia i capisaldi della sua
teoria. Nella convinzione che la Natura si organizzi secondo un ordine
geometrico matematico (galileo) egli dà alla sua opera una strutturazione e un
andamento rigidamente dimostrativo, (divisione in assiomi, premesse
dimostrazioni e conclusioni) e delle formulazioni rigide e definitorie. Ciò nella
convinzione che solo il linguaggio matematico possa occorrere alla
comprensione delle più alte verità.
Il problema principale tuttavia resta quello posto in essere dalla metafisica
cartesiana e il concetto di sostanza.
Cartesio insistendo sull’autonomia della sostanza aveva finito per riferirla non
più agli individui, bensì a Dio, che essendo causa sui, non riceve l’esistenza da
qualcos’altro. Tuttavia nella metafisica cartesiana sostanza sono anche la res
cogintans e la res extensa, ed esse hanno bisogno solo della sostanza di Dio.
Spinoza andando oltre Cartesio intende per sostanza “ciò che è in sé e per sé
si concepisce, vale a dire ciò il cui concetto non ha bisogno del concetto di
un’altra cosa da cui debba essere formato”. La sostanza deve unicamente a se
la propria esistenza, e dunque per esistere non ha bisogno di altri essere (auto
sussistenza e autosufficienza), essa inoltre è concepibile solo per mezzo di sé,
non esistendo concetti più generici sotto cui porla e che la potrebbero definire,
essa trova in sé la sua definizione e la sua condizione di pensabilità. La
sostanza gode di un autonomia ontologica e concettuale.
DIO SIVE NATURA:
Data questa definizione di sostanza essa risulta: 1) increata; 2) eterna; 3)
infinita; 5) unica (e quindi anche indvisibile). Essa non può che essere Dio:
infatti pensare Dio significa pensare a una realtà che avendo in sé la propria
ragion d’essere non può non esistere (prova apriori). Inoltre siccome le cose
che esistono p esistono per virtù propria e per altre cose, esiste un ente
necessario che ha in sé le cause del proprio esistere (prova a posteriori). La
teologia spinoziana si separa dalla tradizione, nella misura in cui identifica Dio
come ciò che non è fuori dal mondo, ma nel mondo e costituisce con
esso, quell’unica realtà globale che è la natura (Dio ovvero Natura).
Infatti se la Sostanza è unica, essa sarà come una circonferenza infinita che ha
tutto entro sé, per cui le cose che sono sono o Sostanza o manifestazioni della
sostanza.
ATTRIBUTI E MODI:
Gli attributi sono le qualità essenziali della sostanza, essa essendo infinita avrà
anche infiniti attributi. Di questi infiniti attributi l’uomo ne conosce soltanto due,
ovvero, la res cogitans e la res extensa.
Benché Spinoza pretenderebbe di dimostrare tutta la sua concezione da
dimostrazioni geometrico matematiche, in più punti tale intento non viene
pienamente soddisfatto. Nello specifico il fatto che degli infiniti volti della
sostanza noi ne conosciamo soltanto due più che essere dato da una
deduzione matematica e fornito come dato dell’esperienza ovvero come
circostanza di fatto.
La sostanza è così paragonabile ad un prisma le cui infinite facce sono i suoi
attributi. Insieme agli attributi troviamo anche i modi che nient’altro sono che la
concretizzazione degli attributi della sostanza. Le idee sono i modi della
sostanza pensante le cose quelli della sostanza estesa. Esistono poi modi
infiniti e modi finiti. I modi infiniti sono le proprietà permanenti degli
attributi, i modi finiti sono le determinazioni particolari degli attributi.
La sostanza in Spinoza è dunque Natura, prima come Natura naturante (Dio o
la sostanza e i suoi attributi come causa) e dopo come natura naturata
(L’insieme dei modi, come effetto). Il che equivale a dire che la Natura è madre
e figlia di sé medesima.
In Dio infine libertà e necessità coincidono egli è libero i quanto non
limitato da altro, ma èp necessitato perché costretto dalle leggi della sua
stessa natura (leggi geometrico-matematiche).
PARADOSSI DELLO SPINOZISMO:
che cos’è la sostanza?
La sostanza non genera le cose, ma esse seguono dalla sostanza, come da
una premessa seguono le conclusioni. La sostanza non è infatti un’entità
antropomorfizzata, come lo è il Dio cristiano, ma coincide esattamente con
l’ordine geometrico-matematico che dà significato e sostanza a tutte le cose.
La Natura non è l’insieme delle cose, ma l’ordine intrinseco che le regola
e le struttura secondo precise e immutabili concatenazioni.

che rapporti esistono tra la sostanza e i suoi modi?
Spinoza scarta sia la teoria creazionista che quella emanazionista. La
creazione infatti suppone intelletto, volontà, arbitrio, scelta, tutte cose che non
ha senso riferire al Do-Natura. Egli rifiuta anche la dottrina
dell’emanazione,secondo la quale le cose finite si generano per
sovrabbondanza d’essere. L’ordine geometrico è la sostanza stessa delle cose.
La necessità, matematicamente pensata, diventa quindi, per Spinoza, la
fondamentale categoria esplicativa della realtà, in quanto la sostanza è
nient’altro che una formula immutabile da cui scaturiscono
necessariamente le varie cose, e il mondo nient’altro che un eterno
seguire di determinate conseguenze da determinate premesse.
CRITICA AL FINALISMO:
Secondo Spinoza ammettere l’esistenza di cause finali è un pregiudizio dovuto
alla costituzione dell’intelletto umano Gli uomini ritengono di agir in vista di un
fine, e poiché trovano a loro disposizione un certo numero di mezzi per i loro
fini, sono portati a considerare le cose naturali come mezzi, e poiché sanno che
questi mezzi non sono stati prodotti da loro, credono che siano stati preparati
per loro uso da Dio. Gli uomini credono cos’è’ che Dio abbiamo creato il mondo
per legare gli uomini a sé e per essere onorato da essi e poiché essi vedono
che la vita produce mali, cominciano a credere che essi derivino dallo sdegno
della divinità. Sebbene l’esperienza mostri che vantaggi e danni sono
equamente distribuiti tra i rei e i giusti, gli uomini anziché abbandonare questo
loro pregiudizio, preferiscono crearne uno nuovo, e ammettere che il giudizio di
Dio superi di gran lunga quello umano
Il finalismo 1) confonde l’effetto con la causa (non l’ambente conforme a
l’uomo, perché creato così da Dio, ma l’uomo all’ambiente perché adattatosi),
2) rende imperfetto Dio (perchè lo vincola ad uno scopo) e 3) lo antroporfizza
PENSIERO ED ESTENZIONE: IL PARALLELISMO
La riduzione ad uno del dualismo cartesiano non elimina tuttavia il problema
del rapporto tra pensiero e natura estesa. Che è poi il problema gnoseologico
della verità. Gli attributi della sostanza sono infatti reciprocamente indipendenti
e come tali non possono influenzarsi a vicenda. Qual’è allora la corrispondenza
tra la mente e il corpo? Le cose in natura sono legate dalle stesse leggi che
regolano le idee della mente (l’ordine geometrico della sostanza) e ciò garantirà
corrispondenza tra pensiero ed essere. Nell’uomo poi i processi mentali e i moti
del corpo sono esattamente la stessa cosa vista da due punti di vista differenti:
il corpo è nient’altro che l’aspetto esteriore della mente, la mente l’aspetto
interiore del corpo.
Per Spinoza, ciò che garantisce la correlazione tra mente e corpo è l’ordine
unitario dell’essere. Quest’ordine è appunto la Sostanza, la struttura unitaria e
matematica del cosmo. D conseguenza il monismo psico-fisico di Spinoza
sottintende in realtà un monismo metafisico, che vede nel pensiero e
nell’estensione non due sostanze, ma due attributi diversi di una medesima
sostanza, quindi due traduzioni distinte simultanee di una stessa realtà.
L’ETICA
L’etica spinoziana parte dalla tesi della naturalità dell’uomo. Come per
l’eliocentrismo la terra non è più al centro dell’universo, per Spinoza l’uomo non
è più al centro della creazione, un Dio interra, ma un essere tra gli altri esseri.
Esso sarà soggetto allora allo steso ordine di natura.
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La prima legge naturale, che nell’uomo è etica, è la legge di
autoconservazione, che l’uomo chiama Volontà, che quanto riferita alla
mente e al corpo si chiama L’appetito cosciente di sé si chiama Cupidità,
da cui seguono Letizia che il passaggio da una perfezione minore ad una
maggiore e viceversa la Tristezza. Dalla tavola degli affetti primari Spinoza
ricava gli affetti secondari (primi fra tutti Amore e Odio, quando letizia e
tristezza sono causati da oggetti esterni) e con questa operazione riesce
a naturalizzare l’etica, ovvero legarla all’ordine geometrico.
Lo sforzo di autoconservazione spinge l’uomo alla ricerca dell’utile. Egli si
illude del libero arbitrio, ma come accade per Dio anche per l’uomo, la sua
libertà è necessitata dall’asservimento alle leggi della propria natura.
L’unica forma di libertà è quella di porsi come soggetto attivo e come tale
sviluppare la propria tendenza all’autoconservazione, che altrimenti
resterebbe un istinto di cui resteremmo chiavi. La virtù è dunque una
tecnica razione del ben vivere, che si concretizza in una retta
considerazione dell’utile, ossia in un calcolo intelligente in vista del
meglio oggettivamente possibile.
I GENERI DELLA CONOSCENZA:
La cognizione di primo genere scaturisce dalla percezione e
dall’immaginazione si identifica con la conoscenza pre-scientifica del mondo.
L’errore consiste nella sua inadeguatezza, come privazione di conoscenza.
L’atteggiamento etico corrispondente è la schiavitù delle passioni.
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La conoscenza di secondo genere scaturisce dalla ragione e si fonda sulle
idee comuni. Ovvero idee chiare, distinte e che riproducono le
caratteristiche strutturali delle cose. Essa si identifica con la scienza e
l’ideale etico corrispondente è quello di una vita secondo ragione e virtù.
Il terzo genere è la conoscenza intuitiva che si identifica con la metafisica
stessa, ossia con la visione delle cose nel loro scaturire da Dio. Essa è la
suprema intuizione con la quale si coglio l’uno nei molto e i molti nell’uno.
Ai sensi e all’immaginazione il mondo appare molteplice, contingente,
temporale, per l’intelletto esso si configura come qualcosa di unitario, di
eterno. L’universo può allora essere considerato sub-specie temporis e sub
specie aeternitatis. L’amore intellettuale di Dio è la letizia che nasce dalla
conosce dell’ordine necessario delle cose che è la sostanza stessa. Il
misticismo di Spinoza è in realtà una metafisica geometrizzante, per la quale
termine dell’unione mistica col Dio non è altro che la struttura matematica
dell’universo. Perseguire l’utile in modo razionale e vivere nella miglior maniera
possibile, rapportandosi serenamente al Tutto eterno e necessario di cui si è
transitorie manifestazioni: ecco la beatitudine per Spinoza,
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Si certo :). Ovviamente ha un gusto molto particolare sia per l'impasto che pe ril condimento....
Ma veramente buon… https://t.co/RWmFzUMAG7 giugno 1, 2017 8:20 pm
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