Stagione teatro ragazzi 2012-2013
Teatro del segno
Baroni In Laguna
appunti sul medioevo in un angolo d'Italia a metà del 20° secolo.
dal libro inchiesta di Giuseppe Fiori “ Baroni in laguna”
adattamento e regia Stefano Ledda
- chitarra Andrea Congia – voce Stefano Ledda – sassofono Juri Deidda
…Il medioevo nello stagno di Cabras è andato in archivio solo nel 1960, lo ha cancellato la
storia e la rivolta dei pescatori…
Un leggio esile, un microfono nudo sullo stelo di un’asta, come in una televisione degli
anni sessanta. La sobrietà del nero e di una voce che racconta, vive, esplode accarezza e
a volte si rompe nelle emozioni racchiuse nel testo.
È padrone della scena il testo, reso in adattamento asciutto che, pur contenendo tutti i
significati, le analisi, i giudizi e le vicende che Giuseppe Fiori include nella sua inchiesta,
privilegia, ricreandole davanti al pubblico, le atmosfere e le emozioni le lacerazioni così
abilmente descritte dall’autore.
Il fluire della voce dell’interprete, posta ad assoluto servizio del senso, si alterna, creando
brevi squarci nel tempo, con le immagini autentiche di quegli anni e la voce un bambino
d’allora, che raccontano il mondo dello stagno e della peschiera, la ricchezza dei padroni,
la povertà dei pescatori e i soprusi degli “ zeraccos”.
Dialogano e si fondono in modo essenziale con la storia di questa rivolta esplosa
cinquant’anni fa, le note d’una chitarra elettrica che, utilizzando l’assoluta modernità dei
suoni creati da una “ pedal board “ si unisce alla “voce” aspra del sassofono nel
racchiudere, sottolineare ed accrescere la forza del dello spettacolo.
Presso Istituti interessati – 23/24 ottobre 2012 ore 10.30
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Ater
PAGAGNINI
"Pagagnini" unisce in un unico show musica classica, il virtuosismo artistico del violinista Ara
Malikian e lo humour farsesco del collettivo Yllana. Il risultato è un divertente e sorprendente
“Dis-Concerto” che passa in rassegna alcuni dei momenti più alti nella storia della musica classica
combinati in maniera ingegnosa a motivi popolari.
È da questa combinazione di stili che si crea un parallelo medley di emozioni, un concerto in cui
la serietà e la solennità della musica si sposano meravigliosamente con momenti di sottile
umorismo.
Questa eccentrica prospettiva sul mondo dei concerti, unita all’elegante e virtuosostica
interpretazione da parte di quattro eccezionali musicisti, ha dimostrato di saper affascinare anche
gli spettatori più eruditi, nonché di esaltare ed ispirare un pubblico di tutte le età e di qualsiasi
provenienza geografica.
Il genio personale di Paganini è stato un riferimento di particolare importanza durante la creazione
di tutto lo spettacolo, e non solo nel titolo. Le complesse composizioni del violinista, il carattere
spericolato e le sue interpretazioni sorprendentemente talentuose, hanno ispirato lo spirito di
"Pagagnini".
Allo stesso modo, un continuo di momenti memorabili ci conduce ad una nuova visione di quella
che viene chiamata “musica classica contemporanea” dei giorni nostri, dagli U2 al francese Serge
Gainsbourg.
Teatro Massimo, Cagliari- 25 ottobre 2012 ore 17
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Il progetto La gioia della scena nasce dall'idea
di raccontare al pubblico tutto ciò che dalla
platea solitamente non vede.
Far scoprire il teatro da una diversa
angolazione, solitamente sconosciuta o
inconsueta al pubblico, in un approccio diretto,
dinamico e mai pedante o polveroso, è uno
degli obbiettivi principali del progetto: divertirsi
apprendendo e apprendere divertendosi.
La gioia della scena è un viaggio nel mondo del
teatro, uno spettacolo interattivo che si
sviluppa tra momenti teorici e momenti pratici,
in cui gli stessi spettatori sono coinvolti sul
palco a giocare con il gli attori: un viaggio che
parte dalle origini primitive della narrazione e
del rito per arrivare alle strutture letterarie più
complesse del teatro moderno.
Nello spettacolo il regista Francesco Origo, insieme agli attori Barbara Usai ed Enrico
Incani, ricostruirà i diversi passaggi del processo alchemico di creazione ed evoluzione del
teatro, svelandone tecniche, segreti e “trucchi”.
Novembre 2012, presso gli istituti interessati
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Teatro il Carretto
Amleto
da William Shakespeare
Adattamento e regia: Maria Grazia Cipriani
con: Alex Sassatelli, Elsa Bossi, Giacomo Vezzani, Giacomo Pecchia, Nicolò
Belliti, Carlo Gambaro, Jonathan Bertolai
Proveremo a leggere il testo nella prospettiva del protagonista, con le altre figure, fantasmatiche
o reali, filtrate dalla sua sensibilità o dalla sua immaginazione: proiettando il dramma come in un
sogno… in una riscrittura che attraverso spostamenti, cesure e montaggi caratterizzi una struttura
che pur dal taglio quasi cinematografico, metta in evidenza o infranga ogni convenzione teatrale,
sempre sovrapponendo moto tragico a moto comico e che lasci l'interpretazione psicanalitica
come quella politica visibili in trasparenza, per mettere in luce il dramma dell'uomo oppresso da
pensieri sul senso dell'esistenza:
solo con i fantasmi, il dubbio, l'essere
o non essere…
Amleto stupendo mentre gioca a scacchi.
Maria Grazia Cipriani ha riscritto l’Amleto per il Teatro Del Carretto leggendolo come un diario del
protagonista rivissuto con passione e fantasia da Giandomenico Cupaiuolo davanti alla scacchiera
della vicenda. La quale è pure un teatrino d’attori e pupazzi, sullo sfondo di un gommoso recinto
rossastro ideato da Graziano Gregori, in cui il pensiero e l’azione si rincorrono in dubbio tra essere
o non essere. E mentre ritornano note verdiane – e non solo – nelle registrazioni di Hubert
Westkemper, l’Ofelia di Elsa Bossi (che è pure Gertrude) muore colpita da corolle di fiori. E alla
fine di una serata memorabile, i personaggi si sdoppiano prima che il protagonista evochi la
strage finale in una partita di dama giocata con se stesso. (F. Quadri, La Repubblica)
Teatro Massimo, Cagliari – 13 dicembre 2012 ore 17
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Fondazione Teatro di Napoli – Teatro nazionale del Mediterraneo
Ricorda con Rabbia
di John Osborne
con Stefania Rocca, Daniele Russo
regia Luciano Melchionna
La comparsa sulla scena dei testi di John Osborne ha rappresentato uno dei momenti più intensi e
rivelatori del teatro inglese del secondo Novecento. Rappresentata per la prima volta nel maggio
1956, Ricorda con rabbia è accolta da un successo tale che le sue trasposizioni in Europa e nel
mondo sono quasi immediate. Con questa pièce l’autore diventa il portavoce degli Angry Young
Men (Osborne, il primo Pinter, Edward Albee), i giovani arrabbiati che senza mezzi termini
esprimono disagi, aspettative, rabbia delle classi medio-basse. Inquietudine e senso d’impotenza
sono i sentimenti che vivono i quattro protagonisti: una giovane coppia di estrazione sociale molto
diversa, un loro amico nonché coinquilino e la giovane attrice che per un attimo sembra spezzare i
fragili equilibri dei due sposi. In questa nuova edizione di un testo chiave della drammaturgia
britannica, Stefania Rocca e Daniele Russo sono i due fragili eroi di una commedia amara ma
ancora oggi ambiziosamente urtante
Teatro Massimo, Cagliari – 17 gennaio 2013 ore 17
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l’Ospite
di e con
Nunzio Caponio e Simeone Latini
Un programma televisivo di grande ascolto. In studio, ogni puntata, un rifugiato da una
delle tante guerre in corso. Tra paillettes ed improbabili jingle pubblicitari, il malcapitato
dovrà confrontarsi con un presentatore opportunista, che lo spingerà oltre il baratro pur di
innalzare lo share e contentare un pubblico spietato, giudice ultimo del protagonista
involontario.
Ma nulla è come appare. In un finale a sorpresa, vittima e carnefice si confondono,
lasciando allo spettatore il giudizio definitivo su una vicenda le cui ultime pagine sono
ancora tutte da scrivere.
La guerra, come non è mai stata raccontata. La verità messa a nudo in televisione, nelle
testimonianze agghiaccianti del “rifugiato di turno”.
Lo specchio di una società cinica, totalmente disinteressata al dramma che si consuma ad
un passo da casa nostra.
2013 – date da definire
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LA GUERRA DI TROIA
UN PO’ PRIMA E UN PO’ DOPO
LEZIONE SPETTACOLO
con
Senio Dattena
Alla fisarmonica
Maurizio Serra
Raccontare la mitologia è sempre un’avventura divertente
perché non è mai uguale. Cambia. Non è una lezione
preconfezionata. È un’avventura. Un’esperienza.
Comunicare ai ragazzi il senso di questa avventura è l’
obiettivo che mi sono posto quando ho deciso di intraprendere
questo affascinante viaggio nella mitologia.
Il teatro di narrazione da questo punto di vista è un’arma
veramente straordinaria in quanto tra narratore e ascoltatore si crea sempre un rapporto molto
stretto ed è soprattutto questo che rende vero, vivo, attuale, anche qualcosa che ha la
veneranda età di tremila anni.
Nella nostra narrazione non c’è alcuna brama di attualizzare. Attuale, vivo e vero è il rapporto
che si crea tra chi racconta e chi ascolta e questo a noi basta. Certo nella mitologia troviamo
spesso situazioni che ci riportano inevitabilmente alla contemporaneità, ma questa è la forza dei
classici. Riescono sempre a suggerirci qualcosa che ci appartiene profondamente.
In questo progetto ci occupiamo di ciò che precedette la GUERRA DI TROIA: dalle nozze tra
Teti e Peleo, a Eris e alla sua terribile mela d’oro; dalla nascita – tra i peggiori auspici – di
Paride, alla consegna della mela d’oro ad Afrodite. Senza dimenticarci di Cassandra, del fatidico
bacio di Apollo e del sacrificio di Ifigenia. Certo sarà difficile non raccontare di Achille e della sua
ira, di Ulisse e della sua astuzia, di Ettore e del pio Enea e soprattutto sarà impossibile
dimenticarci del cavallo di Troia e dell’incendio della città.
Tutto questo in un alternarsi di toni leggeri e drammatici per una lezione spettacolo
Stimolante e divertente.
2013 – date da definire, presso gli istituti interessati
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Il Mulino di Amleto / L’ Albero Teatro Canzone
Doppio inganno
una commedia perduta di William Shakespeare
con Lorenzo Bartoli, Luca Di Prospero, Gianluca Gambino, Alessandro Marini,
Barbara Mazzi, Maddalena Monti, Raffaele Musella
regia di Marco Lorenzi
dopo quattro secoli dal suo debutto, per la prima volta sulle scene italiane, uno Shakespeare mai visto!
Doppio inganno, la commedia perduta di William Shakespeare e ispirata a un episodio del Don
Chisciotte di Cervantes. Allestita solo due volte nel 1613 al Globe Theatre, viene creduta distrutta
nell’incendio che devasta la sala. Un primo manoscritto ricompare nel 1727, ma è solo nell’ottobre del 2010
che il direttore della Royal Shakespeare Company annuncia il ritrovamento delle ricevute di pagamento per
l’iscrizione dell’opera nello Stationers’ Register, ovvero l’albo degli antichi stampatori di Londra. Alla definitiva
attribuzione a William Shakespeare segue la prima messinscena ufficiale del dramma da parte della Royal
Shakespeare Company di Double Falshood -a lost play by William Shakespeare a Stratford on Avon,
nell’estate del 2011.
“Mi sono affezionato all’idea che il mondo in cui si muovono i personaggi del nostro Doppio
Inganno sia un mondo veramente pericoloso, un mondo quasi interamente maschile in cui le
donne non hanno vita facile e infatti sono eroine, protagoniste di gesti unici di coraggio e
generosità. Un mondo di viaggi, di avventure meravigliose, di lotte appassionate e di sentimenti
totalizzanti; Alessandro Serpieri scrive: "I contemporanei di Shakespeare sono uomini
dell'avventura, uomini del Caso”. Per questo vorrei raggiungere una qualità di energia molto alta
(barbarica, direi), che tiene incollato l'ascoltatore-spettatore alle parole del testo che, anche se
poetiche, sono e devono essere concrete. Questi personaggi pensano, sentono, vibrano di
passione, il loro linguaggio né è lo specchio, dobbiamo essere noi ad abbandonarci a questa loro
“vita al quadrato”. È presunzione pensare di poterlo fare? Forse la risposta è proprio nel lavoro:
partire dalla fatica, dal sudore, dal puro artigianato.”(Marco Lorenzi)
2013 – date da definire
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Benvenuti srl e Lungta Film in collaborazione con Teatro di Roma
Giulio Cesare
di William Shakespeare
adattamento di Vincenzo Manna e Andrea Baracco
regia Andrea Baracco
con Giandomenico Cupaiuolo (Bruto) Roberto Manzi (Cassio) Ersilia Lombardo
(Calpurnia) Lucas Waldem Zanforlini (Casca e Ottaviano) Livia Castiglioni (Porzia)
Gabriele Portoghese (Marc'Antonio)
Unico spettacolo italiano selezionato al Festival Globe to Globe 2012
Shakespeare Globe Theatre
Via le luci, è l'ora della notte, nera, senza luna.
Nel Giulio Cesare Shakespeare pone l'accento sulla violenza in quanto tale e sulla sua origine,
una violenza non controllata, che nasce dall'incertezza, dalla precarietà, dalla crisi, una violenza
che si manifesta sia attraverso le scelte e quindi poi le conseguenti azioni di uomini "illuminati" e
pubblici, sia attraverso le reazioni umorali di una folla inferocita e liquida; è questa violenza a dare
all'opera la sua unità. La Roma disegnata da Shakespeare è una città che vive sotto un cielo di
piombo, sotto l'ombra di un'ingombrante corona di ferro, una città di silenzi che si fanno culla di
improvvisi rumori; è una Roma dove si sentono scrocchiare mandibole e strofinare violentemente
mani l'una contro l'altra, in cui i corpi, sfiorandosi, producono sordi suoni di lamiera. Shakespeare
sembra suggerirci che la violenza incondizionata è l'unico strumento che la collettività è in grado di
utilizzare per uscire dalle proprie crisi, dai propri disequilibri e crolli nervosi; aggregarsi per
commettere delitti e assassinii contro colui o coloro che vengono, a torto o a ragione, reputati i
responsabili della crisi stessa. Siamo davvero certi che l'antico meccanismo del "capro espiatorio"
sia soltanto un lontano ricordo dalle società arcaiche?
Teatro Massimo, Cagliari – 14 marzo 2013 ore 17
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Il Crogiuolo
ALL'OMBRA DELL'ULTIMO SOLE
dieci giornate in “Decamerone”
di Rita Atzeri
liberamente ispirato al Decamerone
di Giovanni Boccaccio
con Daniela Collu, Alessandra Leo, Luca Gasole,
Vincenzo De Rosa, Alessia Marroccu
Un gioco di ruoli per questo spettacolo raccontato all'antica italiana,
utilizzando le tecniche della commedia dell'arte e della narrazione.
Una giovane compagnia di giro, la compagnia dei “Comici gelosi”, così si
sono chiamati in omaggio alla grande attrice Isabella Andreini, viaggia per
l'Italia, si ferma nella piazze, e racconta le sue storie.
Nel loro repertorio Il Decamenone del grande Giovanni Boccaccio. Gli
attori lo trattano confidenzialmente, tanto da proporre al loro pubblico, un
gioco di ruolo.
“Oggi reciteremo Boccaccio alla maniera di...”, un bussolotto viene fatto girare e volta per volta
vengono estratti temi e “maestri” delle arti spettacolari alla cui maniera recitare e le novelle
originali e quelle che gli attori si sono divertiti a riscrivere, per ricordare che “tutto scorre” ma in
fondo non c'è “niente di nuovo sotto il sole”.
I temi e le novelle di Boccaccio oggetto di fascinazione sono: La fortuna (la novella di Landolfo
Rufolo), L'amore (dalle novelle di Nastagio degli Onesti, Lisabetta da Messina, Girolamo e
Salvestra, Federigo degli Alberighi), il culto dell'intelligenza (la novella di frate Cipolla), l'intelligenza
e il potere della parola (la novella di Guido Cavalcanti).
I “maestri” alla cui maniera raccontare sono Lars Von Trier, Fabrizio De Andrè, Woody Allen,
Davide Enia, Giorgio Todde.
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Molise Spettacoli
Elephant man
Adattamento e regia di Giancarlo Marinelli
tratto dall'omonimo racconto di Frederick Treves
con Ivana Monti, Daniele Liotti, Rosario Coppolino, Barbara Bovoli
“Io non sono un animale ! Sono un essere umano ! Sono... un... uomo” (J. Merrick)
Uno spettacolo sull’umanità, la dignità e il dolore che si nasconde sotto una maschera mostruosa.
The Elephant man non è soltanto un capolavoro della cinematografia firmato da David Lynch. E’ soprattutto
un racconto perfetto, quasi in presa diretta, di un giovane chirurgo, Frederick Treves, che salvò l’Uomo
Elefante, al secolo Joseph Merrick, dalle torture dei freak show della Londra di fine Ottocento.
Perché portare in teatro la vera storia di Jopeph Merrick, mettendola in scena, per la prima volta, in un vero
spettacolo di prosa?
E’ presto detto; in un momento storico come quello attuale in cui l’estetica del corpo, della “bellezza a tutti i
costi”, sono divenuti un motivo perpetuo ed ossessivo, non senza conseguenze finanche drammatiche, (si
pensi ai danni provocati dalla chirurgia estetica, o a patologie impulsive e compulsive letali come la bulimia e
la anoressia), portare sulla scena una storia d’amicizia tra un brillante ed ambizioso chirurgo e “un mostro
apparente”, capace però di regalare agli altri un universo di poesia e di bellezza, significa sovvertire il putrido
sistema di vuote apparenze, di fasulle perfezioni, di oscene ostentazioni artificiali a cui siamo ormai
assuefatti: la storia di Joseph Merrick è in fondo la storia della nostra ipocrisia, del nostro proverbiale rifiuto
ad accettare “l’altro da noi”; della nostra ostinata impotenza ad “andare oltre” il corpo, per rinchiuderci
stomachevolmente in una tanto rassicurante quanto inutile culto della bellezza omologata.
Ché la vita di Jospeh Merrick è la vita di ognuno di noi; la tensione di ciascuno ad essere amato non tanto
per ciò che è ma per ciò che avrebbe voluto essere. Ché la morte di Joseph Merrick è la morte di ognuno di
noi; è il sogno di poter lasciare la terra nel ricordo di chi ci ha amati perché, al di là della “mostruosità” dei
nostri luoghi oscuri, esiste sempre una luce eterna, che ha lo stesso tempo di riproduzione di una stella.
Appartiene ad ogni uomo che, provando a dormire in modo diverso, ha cercato, in una notte di secoli che si
ripetono, di essere migliore.
Teatro Massimo, Cagliari – 21 marzo 2013 ore 17
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CTB Teatro Stabile di Brescia, Teatro de gli Incamminati
Servo di scena
di Ronald Harwood, traduzione Masolino D'Amico
con Franco Branciaroli, Tommaso Cardarelli, Lisa Galantini, Melania Giglio,
Daniele Griggio, Giorgio Lanza, Valentina Violo
regia Franco Branciaroli
SERVO DI SCENA è la toccante storia di un vecchio capocomico, resa celebre dalla versione per il grande
schermo firmata da Peter Yates nel 1983, con Albert Finney e Tom Courtenay. L'autore è il sudafricano
Ronald Harwood, premio Oscar 2003 per la sceneggiatura de Il pianista di Roman Polanski.
Omaggio ironico e appassionato al teatro e alla sua gente, in perfetto stile british, il testo sembra tagliato su
misura sulla figura di un artista di grande carisma come Franco Branciaroli, che sceglie, per la prossima
stagione di dirigerlo e interpretarlo per la scena.
È il 1940: pur devastata dai bombardamenti nazisti, Londra riesce a conservare l’ aplomb che l’ha sempre
contraddistinta. Come racconta Evelyn Waugh, il grande testimone di quegli anni, la vita procede meglio che
può: pub e ristoranti lavorano finché una bomba non li distrugge, i circoli e i club non variano nemmeno gli
orari di apertura e di chiusura. Anche il teatro continua a vivere, a dispetto della stupidità che sembra sul
punto di conquistare il mondo. Shakespeare diviene il profeta di un intero popolo e il teatro il suo tempio.
SERVO DI SCENA racconta la storia di una di queste compagnie eroiche e spericolate e del suo vecchio
capocomico, un non meglio identificato Sir, attore shakespeariano un tempo osannato dalle folle e dalla
critica e che ormai sopravvive soltanto grazie alle cure e alle attenzioni costanti del suo umile servo di scena.
Colpito da malore proprio alla vigilia della prima del Re Lear, Sir sembra sul punto di dare forfait: sarebbe la
prima volta nella sua onorata, lunghissima carriera. Ma Norman, il suo fedele servo di scena non concepisce
che non si possa andare in scena: magari morti, ma gli spettatori hanno pagato il biglietto e hanno diritto
allo spettacolo. Sir è messo male: non solo ha dimenticato quasi tutte le battute del testo, ma ha
dimenticato perfino quale testo dev’essere rappresentato. Comincia a vestirsi da Otello, poi si mette a
recitare il Macbeth. Se la prende con la moglie, Milady, una Cordelia decisamente troppo grassa e si lamenta
dell’ennesimo bombardamento nazista, che scambia per l’effetto-temporale giunto, però, troppo presto.
Dopo numerosi esilaranti contrattempi, Sir si sente di nuovo male e, al termine dello spettacolo, mentre gli
altri attori (compresa sua moglie) se ne vanno a casa, solo il buon Norman, il servo di scena, lo assiste. Sir,
sentendo di essere in punto di morte, gli consegna la propria autobiografia, una specie di testamento
spirituale in cui ringrazia tutti i membri della sua compagnia, lodandoli uno per uno, dal primo all’ultimo,
tranne - guarda caso - proprio il suo servo di scena.
Ronald Harwood ha composto un vero e proprio inno al teatro, alla sua capacità di resistere in tempi difficili.
È la figura del servo Norman che svela la sua forza segreta: il teatro è invincibile perché non ha padroni, non
cerca ricompense, è invincibile perché la ragione profonda della sua esistenza sta nella sua gratuità.
Teatro Massimo, Cagliari- 4 aprile 2013
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Gli spettacoli pomeridiani, inseriti nella Stagione di Prosa, saranno disponibili per gli studenti anche
in orario serale, ma per il programma relativo seguirà una apposita informativa.
Come ogni anno cerchiamo di offrire al giovane pubblico il meglio del teatro italiano a prezzi
accessibili:
Biglietti:
matinée € 7,00
pomeridiana € 10,00
serale (loggione) € 10,00
serale (platea) € 15,00
Abbonamenti
matinée 5 spettacoli € 25,00
matinée 3 spettacoli € 17,00
pomeridiano 6 spettacoli € 36,00
pomeridiano 3 spettacoli € 24,00
misto e serale: da concordare in base alle combinazioni
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