DEMARIA MONICA IV B Soleri Bertoni L’AUTOSTIMA Nella vita di tutti i giorni, ognuno di noi tende ad assegnare delle proprietà a elementi e persone che ci circondano. Queste qualificazioni assumono il nome di attribuzioni; il soggetto a cui viene destinata l’attribuzione è definito bersaglio e la qualificazione attribuita ad esso è detta attributo. Le attribuzioni possono essere suddivise in due gruppi in base a due criteri principali che sono quello del bersaglio e quello dell’attributo. La suddivisione in base al bersaglio è caratterizzata dalle attribuzioni destinate a persone oppure a entità impersonali; nel primo caso si può parlare di auto attribuzioni, se destinate a sé stessi, o di etero attribuzioni se destinate ad altre persone. Nel secondo caso si parla invece di attribuzioni naturali o riferite all’ambiente storico-sociale. Altro tipo di suddivisione, più specifica, è quella elaborata da Heider, che riguarda solamente le attribuzioni di tipo causale e comprende la attribuzioni di tipo esterno, nelle quali si valuta l’ambiente nel quale ci si trova, e quelle di tipo interno, nelle quali la causa viene cercata nella persona che agisce. Secondo Weiner le attribuzioni possono essere collocate all’interno di uno speciale modello tridimensionale, di cui è il creatore. Questo modello comprende il locus, che raggruppa attribuzioni interne e attribuzioni esterne; la stabilità, ossia quella caratteristica secondo la quale un’attribuzione è stabile e duratura nel tempo o se è invece soltanto transitoria; e la controllabilità, caratteristica che definisce se l’attributo è sotto il controllo dell’individuo che agisce o se è invece incontrollata. Nella quotidianità le auto attribuzioni non sono molto frequenti; queste vengono fatte soprattutto in determinati momenti che ci implicano, per vari motivi, a ragionare. Motivi di questo genere possono essere gli imprevisti oppure il non-raggiungimento di una meta che ci si era prefissati e ciò ci spinge a domandarsi perché questo accade; altri motivi molto frequenti sono le incertezze, anche legate al proprio futuro, a causa delle quali si fanno attribuzioni sul proprio modo di vivere e su cosa si dovrebbe fare analizzando i vari aspetti di ciò su cui si dubita. Anche l’umore ha molta importanza nelle attribuzioni; quando si è giù di morale infatti si tende molto ad attribuire caratteristiche negative su sé stessi, mettendosi in dubbio. 1 Parlando di attribuzione si arriva a distinguere quattro tipi di stile attributivo; essi sono lo stile interno, quello esterno, lo stile auto indulgente e quello autopunitivo. Nello stile interno i soggetti tendono a fare delle attribuzioni interne poiché pensano che l’azione sta nella persona che agisce, al contrario di coloro che fanno parte dello stile esterno, i quali pensano che l’azione sta nell’ambiente che li circonda, tendendo a fare delle attribuzioni esterne. Lo stile auto indulgente è invece proprio dei soggetti che, parlando dei propri insuccessi, mantengono comunque una certa autostima di sé, mentre lo stile autopunitivo è il contrario: la persona tende ad abbassare molto la propria autostima. Ma che cos’è questa autostima? L’autostima è la valutazione di sé che ogni persona ha nei propri confronti. Dell’autostima esistono diverse tipologie in base al contesto in cui questa viene analizzata; queste tipologie sono: l’autostima familiare, ossia quale ruolo si pensa di avere nella propria famiglia e come ci si trova all’interno di questa; quella scolastica, che caratterizza ogni studente, il modo in cui viene apprezzato come tale; quella corporea, ossia come viene visto il proprio corpo, accettandolo così com’è; l’autostima sociale, che è il modo di vedersi in un gruppo; e l’autostima globale, che è quell’autostima che raggruppa tutte le auto stime in modo da creare un buon equilibrio tra loro. Parlando di autostima bisogna anche analizzare gli aspetti più o meno negativi di questa; questi aspetti sono detti le distorsioni dell’autostima e possono essere di diversi tipi: ci sono la dicotomia, una visione che si distingue tra il tutto o il niente; la minimizzazione degli eventi positivi; l’esaltazione di sé, che caratterizza quel tipo di persona che vuole essere sempre al centro dell’attenzione, in ogni contesto; la personalizzazione, ossia l’attribuzione a sé delle colpe di tutto ciò che succede; e l’inferenza arbitraria, che si riassume nel fatto di trarre continuamente conclusioni negative senza dare spazio a possibili cambiamenti e l’astrazione selettiva che è la focalizzazione sull’aspetto negativo di un evento. 2