SAVE CROP
PRODOTTO AD AZIONE ANTISTRESS (eccessi di freddo – eccessi di caldo)
Caratteristica principale d’impiego del SAVE CROP: va necessariamente utilizzato
preventivamente.
SAVE CROP determina un accumulo di:
 acido abscissico (ABA), un ormone vegetale implicato nella tolleranza al freddo, alla
carenza idrica e allo stress salino. L’ABA è in grado di attivare specifici set di geni e
costituisce uno dei messaggeri secondari usati dalle cellule per attivare i meccanismi di
risposta;
 sostanze ad elevato potere osmotico (osmoliti), quali zuccheri solubili (TREALOSIO),
PROLINA, GLICIN-BETAINA, per contrastare la disidratazione causata dal
congelamento dell’apoplasto e proteggere le membrane dalla disidratazione;
 proteine anticongelanti note come AFP (antifreeze proteins) capaci di
formazione e lo sviluppo dei cristalli di ghiaccio (stress da freddo);
contrastare la
 vitamine, polifenoli e flavonoidi ad azione antiossidante ed indispensabili nell’inattivare i
cosiddetti ROS (RADICALI LIBERI) che si formano durante lo stress termico e che
accumulandosi andrebbero a compromettere la vitalità delle cellule vegetali;
SAVE CROP determina altresì la formazione di una pellicola gas-permeabile incolore ed inodore
ma flessibile ed elastica che riduce sensibilmente la perdita di acqua attraverso le foglie,
(evopodisidratazione estiva).
In questo modo le piante resistono per più tempo agli aumenti ed abbassamenti repentini di
temperatura salvaguardando la vitalità dei tessuti vegetali e quindi in ultima analisi la produzione.
PIANTA TRATTATA CON 1,2
LT/HL CON SAVE CROP,
PRESENTA UNA LAMINA
FOGLIARE MOLTO APERTA
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PIANTA NON TRATTATA,
PRESENTA UNA LAMINA
FOGLIARE ACCARTOCCIATA
MODALITA’ D’IMPIEGO
SAVE CROP ha una azione chimica e meccanica di protezione dell’apparato fogliare, dei fiori, dei
germogli e delle piantine trapiantate che all’incirca dura per 7-10 gg; tale periodo varia a seconda
delle condizioni climatiche (precipitazioni, umidità relativa) e della crescita della parte trattata.
E’ importante che la soluzione copra perfettamente tutta la superficie interessata poiché le parti non
trattate saranno comunque esposte ai danni metereologici.
Precipitazioni piovose subito dopo il trattamento accelerano il processo di lavaggio e di
degradazione del prodotto e ne riducono l’efficacia.
Si consiglia di applicare il prodotto in più di una soluzione al fine di coprire bene anche la nuova
vegetazione.
Particolare molto importante da sottolineare, è che la vegetazione deve essere asciutta durante le ore
della gelata, si consiglia di eseguire il trattamento alcune ore prima del tramonto o nella giornata
precedente, per permettere alle parti bagnate delle piante di asciugarsi ed evitare danni da ghiaccio.
Al fine di ottenere i migliori risultati è opportuno tenere il terreno ben idratato e quindi 2-3 ma
anche 4 giorni prima di una possibile gelata sarebbe estremamente utile effettuare una irrigazione su
tutta la superficie del terreno. Un terreno secco in superficie ha una bassissima conducibilità termica
e quindi anche se il suolo in profondità è caldo, tale calore non può essere ceduto all'aria. Invece
una migliore difesa preventiva dalle gelate viene ottenuta con terreni ben idratati, compatti e senza
cotica erbosa. Infatti con l'aumentare dell'umidità del terreno si ha anche un aumento della
conducibilità termica del terreno stesso, con il trasferimento del calore latente sotto superficiale
verso la superficie, si ha il riscaldamento dell'aria sopra superficiale per irraggiamento.
DOSI D’IMPIEGO
Colture di pieno campo
APPLICAZIONE FOGLIARE
1,5-2 l/hl
Colture sotto serra
1,3-1,5 l/hl
COMPOSIZIONE
Estratti vegetali…………………………………….……………………20%
Acidi ligninpolicarbossilici………………………………………………5%
Polisaccaridi……………………………………………………………..15%
Di cui, Trealosio………………………………………………….10%
PROPRIETA’ FISICHE
Formulazione:
Densità (g/cm3):
pH (soluzione 1%):
Conducibilità E.C 1% (m S/cm) 18° C:
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Liquida
1,236
5,7
0,80
GELATE
PREMESSA
Le gelate, pur non rappresentando un’avversità molto frequente, sono ugualmente un pericolo non
trascurabile, che va contrastato con mezzi efficaci per non subire danni ingenti alle colture frutticole
ed orticole.
Per gelata s’intende un fenomeno meteorologico caratterizzato da un forte abbassamento della
temperatura dell’aria che, a partire da valori positivi, raggiunge valori inferiori allo zero.
CLASSIFICAZIONE DELLE GELATE
E’ intuitivo che gli effetti della gelata dipendono fortemente dalla specie, dalla varietà considerata e
dallo stadio fenologico della pianta e in questo senso una classificazione basata sul danno arrecato è
sempre difficile.
Comunque, a prescindere dal danno, esistono diverse classificazioni.
La prima di queste si basa sull’epoca in cui si verificano le gelate; si distinguono:
 gelate invernali;
 gelate primaverili (o tardive);
 gelate autunnali (o precoci).
Le gelate più temute sono quelle che si verificano quando le piante sono in vegetazione e, in
particolare, quelle primaverili tardive, che colpiscono le piante in fioritura, allegagione (pomacee e
drupacee) e/o in germogliamento (vite, actinidia) .
Dal punto di vista dell’origine meteorologica le gelate più pericolose sono le gelate per
irraggiamento notturno:
l’aria vicina al suolo è più fredda di quella che si trova a due-dieci metri d’altezza. Questo
fenomeno è detto inversione termica notturna ed è tanto maggiore quanto più l’aria è limpida e
tersa, non vi sono nuvole o foschie, l’umidità dell’aria è bassa e non vi è vento. In queste
condizioni, quando la temperatura massima del giorno è di 11-13 °C, o al tramonto di 5-6 °C, la
temperatura durante la notte può scendere sotto i zero gradi e si verifica quindi la gelata per
irraggiamento;
Nella gelata per irraggiamento l’aria è più fredda vicino al suolo e più calda a 2 metri di altezza.La gelata è tanto più intensa quanto
più l’aria è limpida e tersa, non vi sono nuvole o foschie,l’umidità dell’aria è bassa e non vi è vento
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In base agli effetti visivi si possono distinguere due tipi di gelate:
con deposito di ghiaccio (brinata): si verifica quando l’umidità dell’aria è elevata (80-90%). La
brina si forma in seguito all’abbassamento della temperatura del vapore acqueo, per cui esso
condensa e contemporaneamente o di seguito ghiaccia, depositandosi su fiori, foglie, rami ed erba;
senza deposito di ghiaccio: quando l’umidità dell’aria è molto bassa (40-60% o meno), la
temperatura scende senza che il vapore contenuto nell’aria condensi e ghiacci. Questo tipo di gelata
è senz’altro più temibile della brinata perché la temperatura scende di più;
inoltre, vista l’umidità bassa, le piante tendono ad appassire diminuendo così la propria resistenza al
gelo.
DIFESA DALLE GELATE
Una volta prevista la gelata, bisogna procedere con i mezzi di difesa. E’ bene ricordare che per le
colture arboree, i danni sono più o meno ingenti a seconda dell’epoca in cui avviene la gelata e,
quindi, in relazione allo stadio fenologico della pianta. In linea di massima tanto più è avanzato lo
sviluppo fenologico tanto meno la pianta può resistere al gelo. Nell’actinidia, che tra le colture
arboree è la più sensibile ai ritorni di freddo, già temperature di -1/ -2°C possono determinare gravi
danni nella fase in cui i bottoni fiorali sono visibili.
A seconda del momento in cui viene attuato l’intervento di difesa si distingue tra:
1. difesa passiva: Si tratta di interventi diversi effettuati con anticipo per ridurre l’effetto delle
gelate:
� una corretta gestione del territorio evitando ad esempio di posizionare gli impianti in zone di
fondo valle ad alto rischio di gelate tardive e comunque scartare situazioni in cui viene favorita la
precocità della ripresa vegetativa;
� una corretta gestione del frutteto attraverso, ad esempio, concimazioni mirate (quelle azotate
rendono le piante più sensibili alla formazione del ghiaccio, mentre quelle fosfatiche o potassiche
danno maggiore resistenza al gelo);
2. difesa attiva: si attua tramite interventi di difesa effettuati nel corso della gelata. Esistono diversi
metodi ma nelle nostre condizioni per le colture arboree l’irrigazione antibrina è sicuramente il
mezzo di difesa attiva più efficace. L’acqua, congelandosi, cede energia all'ambiente (calore latente
di congelamento 80 cal/grammo di acqua) impedendo l’ulteriore diminuzione della temperatura.
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