GUARDIA DI FINANZA Scuola Ispettori e Sovrintendenti Scienza delle Finanze Lezione: N. 8 del 12/06/10 Moduli: 19-20-21-22 /60 Docente: Prof. Ottolino Tutor revisore: Ten. Angelo Vitiello Allievi incaricati: Finn.AA.MM. Attanasio Antonio Bacciarelli Antonio Manganiello Alessandra Marino Dania Roccio Evelina Vavuso Marco Argomenti trattati: La spesa per il Welfare State. Le funzioni dello Stato e il bilancio dello Stato. RIEPILOGO Il termine Welfare State (WS) indica letteralmente lo stato di benessere di un Paese. I modelli storici di WS analizzati originariamente da Andersen sono essenzialmente tre, evolutisi successivamente in quattro : Modello Socilademocratico Modello Liberale Modello Corporativo Modello Mediterraneo Modello Socialdemocratico In questo modello l’attenzione viene posta non sul lavoratore (come avviene per tutti gli altri programmi di WS), bensì sul cittadino in quanto tale. Si pone l’accento soprattutto sui servizi offerti a titolo gratuito anziché sui trasferimenti monetari, da ciò consegue l’assenza di means testing , ovvero programmi tesi a verificare se il soggetto utilizza in maniera giusta i trasferimenti monetari ricevuti. A fronte di tutti i servizi offerti dallo Stato, il cittadino risente di un’ elevata tassazione a suo carico. Modello Liberale Tale modello ha un ruolo residuale del Benessere sociale, presuppone elevati trasferimenti monetari ed implica l’utilizzo di means testing; di contro, vige l’obbligo di assicurarsi e la presenza di notevoli imposte a fronte di servizi spesso non offerti alla collettività. Modello Corporativo Alla base del modello corporativo troviamo i lavoratori raggruppati nelle varie categorie, tra le quali spicca il settore del pubblico impiego (considerato quello privilegiato). I programmi per il raggiungimento del benessere sociale sono frammentati a seconda delle varie categorie lavorative a cui si fa riferimento. E’ evidente altresì il ruolo determinante della famiglia unito alla notevole influenza ideologica dello statalismo monarchico, corporativo e della dottrina cattolica. Tutte le spese derivanti dai servizi offerti dallo Stato, inoltre, sono fronteggiate dai contributi sociali versati dalla collettività. Modello Mediterraneo Si presenta come una sottocategoria del modello corporativo ed è tipico del nostro Paese. I punti chiave sono anche in questo caso la frammentazione dei programmi in base alle varie categorie di lavoratori oltre al ruolo fondamentale della famiglia. L’elemento discriminante che caratterizza in negativo tale modello è rappresentato però dal Clientelismo, ovvero dalla forte presenza di corruzione e dall’assenza quasi totale di meritocrazia. Oggi si sente spesso parlare di crisi dei modelli di WS e le motivazioni sono molteplici. Innanzitutto tale crisi è figlia di un’evoluzione della società postindustriale, che abbandona la visione Tayloriana di un modello sociale uniforme in favore di una maggiore differenzazione, flessibilità e specializzazione della collettività. Appare inoltre modificato il ruolo femminile all’interno del mercato del lavoro, caratterizzato da una partecipazione sempre più crescente della donna, solo in parte ricollegabile a ragioni puramente economiche. La globalizzazione ha, poi, condizionato e limitato l’autonomia fiscale dei singoli paesi, in favore di una mobilità internazionale dei beni e dei fattori, di fatto aperti all’intera collettività. Infine, i fattori demografici hanno avuto sicuramente un ruolo predominante nella crisi dei modelli di WS: l’allungamento delle prospettive di vita media, l’esponenziale progresso del settore medico-scientifico e la riduzione del tasso di natalità dovuto principalmente alla minore fertilità hanno comportato un significativo invecchiamento della popolazione. Tali problematiche hanno indotto lo Stato a tenere un atteggiamento di maggiore rigore finanziario, focalizzando l’attenzione sulla riduzione delle spesa per il mantenimento del WS. Le forme di finanziamento del WS Obbligo di assicurazione offerta dai privati (es.: R.c.a.) Gestione pubblica di forme assicurative obbligatorie finanziate attraverso contributi sociali (si tratta di un’innovazione apportata solo di recente nel modello mediterraneo) Imposte generali che finanziano il modello statale Offerta pubblica con partecipazione al costo da parte dei beneficiari (si determina una copertura solo parziale dei costi per fronteggiare eventuali comportamenti elusivi dei c.d. free riders) La presenza di molteplici forme di finanziamento del WS rappresenta un vantaggio per il sistema, in quanto evita un’imposizione fiscale eccessivamente gravosa a carico del contribuente. Relativamente alle forme di finanziamento del WS rilevante è la presenza dei c.d. contributi sociali; essi sorgono ogni qual volta ci si trova in presenza di un rapporto di lavoro regolarmente contrattualizzato, gravando, dal punto di vista economico, sia sul datore che sul prestatore di lavoro come un vero e proprio cuneo che va ad inserirsi tra il costo lordo del lavoro e la remunerazione netta del salario del lavoratore. La finalità perseguita è quella di garantire una “forma di assicurazione” in casi di infortunio, malattia, maternità, disoccupazione e vecchiaia (chiaramente i contributi verranno meno nei casi di “lavoro nero”, privo di qualsivoglia forma di tutela per il lavoratore), optando per una forma di tributo che evitare la carenza di risorse disponibili nei casi di necessità suddetti. Le imposte generali vengono utilizzate in programmi che rispondono a bisogni sentiti come diritti della cittadinanza (salute, istruzione etc). Mentre il contributo nasce da un rapporto di lavoro, l’imposta nasce tutte le volte che ci si riferisce ad un diritto del cittadino. La partecipazione al costo viene utilizzata in programmi a domanda individuale (come nel caso dell’asilo nido o dell’assistenza domiciliare) o anche universali in modo da limitare effetti di Moral Hazard. LA SPESA PER IL WELFARE STATE Le prestazioni del WS possono essere distinte in cinque settori: 1. Previdenza 2. Sanità 3. Ammortizzatori sociali 4. Assistenza 5. Istruzione. Il primo settore riguarda le pensioni previdenziali ossia quelle prestazioni che hanno lo scopo di garantire un reddito ai lavoratori dipendenti o autonomi nel periodo in cui cessano la loro attività lavorativa. Esse rappresentano la parte preponderante del PIL ( 12,6% nel 1998). Il secondo settore è quello della sanità; esso comprende le spese necessarie a garantire a tutti gli individui della collettività condizioni di salute adeguata. Si articola in assistenza di base, spesa farmaceutica e assistenza specialistica e ospedaliera e rappresenta il 5,1 % del PIL. Il terzo settore comprende programmi di spesa necessari ad ammortizzare l’attrito nei rapporti di lavoro tra datore e dipendente. I più rilevanti sono quelli che riguardano i rischi connessi alla sospensione o alla perdita di posti di lavoro (cassa integrazione, indennità di disoccupazione, reddito minimo di inserimento, etc.) che complessivamente rappresentano l’ 1,2% del PIL. Il quarto settore, quello dell’assistenza, riguarda prestazioni che hanno lo scopo primario di coprire il rischio della povertà. Possono essere inseriti in questo gruppo gli assegni per i figli a carico, la pensione sociale, le pensioni e le rendite per portatori di handicap. L’ultimo settore riguarda le spese per l’istruzione distinte in vari livelli (istruzione obbligatoria, secondaria, universitaria, materna). Il WS italiano è costituito da un intreccio molto complesso di programmi in cui prevale la spesa pensionistica e la tutela dell’anziano. Si evidenzia anche un eccessivo centralismo (il potere accentrato nelle mani di pochi) e uno scarso peso dell’offerta dei servizi. LE FUNZIONI DELLO STATO Gli attori dell’economia di mercato sono: I produttori I consumatori Lo Stato I produttori sono motivati dalla ricerca del profitto e pertanto combinano i fattori produttivi per la realizzazione di beni e servizi da vendere ad un prezzo che dovrebbe riflettere i costi di produzione. I consumatori prendono decisioni circa l’acquisto o meno degli stessi beni in base al proprio vincolo di bilancio e alle proprie preferenze. Questo modo di organizzare la produzione e lo scambio di beni e di servizi è risultato essere quello storicamente più efficiente. Per il corretto funzionamento dell’economia di mercato è necessaria, però, la presenza di regole e vincoli, nonché di istituzioni quali lo Stato, fondamentale in molteplici campi e su diversi livelli. Studiare il ruolo dello Stato vuol dire cercare di comprendere quali sono le ragioni della sua presenza nell’economia, quale è la sua organizzazione, quali i sui obiettivi e quali le motivazioni che lo inducono ad operare in determinati modi. Le ragioni e gli effetti del prelievo e della spesa pubblica costituiscono l’oggetto principale dell’attività finanziaria dello Stato, la quale si traduce nel Bilancio dello Stato (specchio dei problemi politici e sociali della nazione) e si accompagna ad un’articolato sistema regolamentare. Secondo Musgrave lo Stato esercita tipicamente tre tipologie di funzioni: Funzione allocativa Nei casi di fallimento di mercato che metterebbero in crisi il modello di equilibrio economico generale di Walras e Pareto, l’intervento dello Stato, attraverso la sua attività di regolazione delle attività private o di produzione di beni e servizi che il mercato non ha interesse a produrre, finisce per determinare degli effetti allocativi. Funzione di redistribuzione Si verifica quando l’azione dello Stato riflette la precisa volontà di intervenire sulla distribuzione di redditi e patrimoni (l’esempio più comune è rappresentato dai trasferimenti monetari a favore di particolari gruppi di cittadini, come i sussidi di disoccupazione, le pensioni sociali, gli aiuti economici alle famiglie, ma anche dall’intervento sui prezzi dei beni e dalla fornitura diretta di servizi ai cittadini in funzione dei loro bisogni, come il servizio sanitario nazionale). Funzione di stabilizzazione Si realizza nel momento in cui lo stato interviene per garantire il raggiungimento di un livello di produzione il più vicino possibile a quello di pieno impiego; tale funzione, attraverso l’uso sistematico della spesa e della tassazione per controllare il ciclo economico, è stata posta in secondo piano negli ultimi decenni. IL BILANCIO DELLO STATO Il Bilancio dello Stato è un documento attraverso il quale il Parlamento autorizza il Governo ad erogare le spese e ad incassare le entrate. L’iter della sua compilazione è di difficile realizzazione, in quanto spesso non si è perfettamente a conoscenza di tutte le informazioni necessarie per analizzare le politiche allocative e distributive. Il processo di formazione del bilancio, dunque, presenta notevoli complessità e può comportare perfino inefficienza nella gestione della spesa pubblica. Il Bilancio dello Stato prevede un’organizzazione basata su quadri riassuntivi, tabelle o stati di previsione e allegati; non si tratta di un Bilancio unico, dal momento che ne sono previste numerose versioni distinte: - Bilancio di previsione o consuntivo: presenta i risultati di una gestione già conclusa; - Bilancio preventivo: articolato in capitoli di bilancio e unità revisionali di base, riporta le spese e le entrate presunte realizzate nel corso dell’esercizio in corso; - Bilancio a legislazione vigente: evidenzia l’evoluzione delle entrate e delle spese in funzione della legislazione in vigore in quel momento; - Bilancio programmatico: mostra l’evoluzione delle entrate e delle spese sulla base degli interventi correttivi apportati dallo Stato; - Bilancio annuale o pluriennale: riferito ad uno o più esercizi ed articolato per unità di previsioni - Bilancio di competenza - Bilancio di cassa IL BILANCIO DI PREVISIONE DELLO STATO Dal 1978 il nostro Bilancio è un mix di competenza e cassa: per comprenderne la differenza è opportuno analizzare le entrate e le uscite nelle diverse fasi. Le principali fasi di entrata sono : - l’accertamento, con il quale lo Stato determina la ragione del credito che vanta sul debitore, facendo di fatto sorgere il momento dell’obbligazione da riscuotere; il versamento, ossia il momento in cui le somme pagate vengono versate nella Tesoreria Centrale. Le principali fasi d’uscita sono invece: - l’impegno, ovvero quando matura l’obbligo giuridico ad effettuare il pagamento; il pagamento, vale a dire il passaggio materiale delle somme impegnate attraverso la Tesoreria Centrale. Il mancato completamento delle fasi di uscita può determinare un’uscita non impegnata, detta uscita “in economia”; oppure un’uscita non pagata, che si presenta sottoforma di “residuo passivo”. I residui passivi sono dunque delle uscite impegnate ma non ancora pagate, rappresentando di fatto dei veri e propri “debiti dello Stato”. Il mancato completamento delle fasi dell’entrata prevede invece una possibile entrata non accertata, che genera una minore entrata; oppure un’entrata accertata ma non ancora versata, originando un “residuo attivo”, ovvero un credito dello Stato. IL BILANCIO DI CASSA Si riferisce alle entrate e uscite d’esercizio, a prescindere dal momento dell’accertamento e del loro impegno, evidenziando quanto effettivamente può essere pagato o incassato. In merito alle spese, il bilancio di cassa indica il limite massimo dei pagamenti, mentre per le entrate le somme iscritte non hanno carattere vincolante ma rappresentano delle semplici previsioni. IL BILANCIO DI COMPETENZA Le entrate e le uscite nel corso d’esercizio vengono registrate a prescindere dal momento del loro versamento e pagamento, generando di fatto dei residui di Bilancio, ovvero dei debiti per lo Stato. In merito alle spese, il bilancio di competenza indica il limite massimo degli impegni perfezionati nel corso dell’esercizio; le entrate, invece, vengono considerate somme iscritte come semplici previsioni.