GUARDIA DI FINANZA Scuola Ispettori e Sovrintendenti Scienza delle Finanze Lezione: N. 6 del 15/05/10 Moduli: 14-15-16 /60 Docente: Prof. Ottolino Tutor revisore: Ten. Angelo Vitiello Allievi incaricati: Finn.AA.MM. Attanasio Antonio Bacciarelli Antonio Manganiello Alessandra Marino Dania Roccio Evelina Vavuso Marco Argomenti trattati: Beni pubblici e privati La spesa per il Welfare State: modelli storici di Andersen e forme di finanziamento BENI PUBBLICI E BENI PRIVATI Le cause di fallimento del mercato analizzate nelle precedenti lezioni (l’asimmetria informativa, il monopolio e l’esternalità) vanno integrate da un’ulteriore presenza: quella dei cosiddetti beni pubblici. Le caratteristiche principali di questo tipo di beni sono: non-rivalità nel consumo (NR) non-escludibiltà (NE) Un bene è non-rivale nel consumo se il consumo del bene da parte di un individuo non riduce le possibilità di consumo di un altro individuo, ovvero se c’è assenza di congestione; vi è, invece, non-escludibilità se il possessore/produttore non è in grado di escludere dal consumo quei soggetti che non corrispondono alcun prezzo a fronte del bene (contribuendo così alla sua produzione). In particolare la non-escludibilità può avere una duplice natura: tecnica, quando risulta tecnicamente impossibile implementare meccanismi di esclusione; economica, quando la sua realizzazione richiederebbe costi eccessivamente elevati. Pertanto i beni che possiedono entrambi gli attributi (NR & NE) sono definiti beni pubblici puri. Al contrario i beni perfettamente rivali nel consumo ed escludibili sono denominati beni privati puri. Esempi di beni pubblici puri sono la difesa nazionale, l’ordine pubblico, l’ illuminazione cittadina e la profilassi per la prevenzione di epidemie. I beni pubblici puri e i beni privati puri rappresentano casi polari di beni presenti sul mercato; tra questi due antipodi possiamo inserire casi intermedi che presentano solo una delle due caratteristiche, oppure entrambe ma in maniera parziale, quali: I beni di club, escludibili ma solo parzialmente non-rivali nel consumo (ne è un esempio la rete autostradale, in quanto escludibile per tutti coloro che non pagano il pedaggio, e nonrivale, eccetto che per i casi di congestione stradale; esempi simili, riscontrabili nella quotidianità, possono essere le rappresentazioni teatrali o le lezioni universitarie); I beni pubblici locali, non rivali nel consumo ma totalmente escludibili (nei confronti dei cittadini non appartenenti ad una determinata comunità territoriale); I beni “misti” (con tale accezione vengono definiti sia i beni che possiedono solo una delle due caratteristiche, sia i beni che possiedono entrambe le caratteristiche in misura limitata, sia i beni privati al cui consumo sono associate significative esternalità positive). LIVELLO DI PRODUZIONE EFFICIENTE: BENE PUBBLICO Nel caso di un bene pubblico la funzione di domanda aggregata del soggetto A e del soggetto B è data dalla somma verticale dei grafici A e B. Come possiamo notare la quantità è fissa, mentre il prezzo PAB è dato dalla somma dei prezzi che i due soggetti sono disposti a pagare per il suddetto bene. In formule: P A,B(Q) = PA (Q) + PB (Q) Se A non offre alcuna disponibilità nell’acquistare il bene in oggetto, è come se sul mercato ci fosse solo B, pertanto la parte finale del grafico della domanda aggregata è congruente alla parte finale del grafico B. Al fine di determinare la quantità di equilibrio Q* che renderebbe efficiente il livello di produzione del bene pubblico in questione andiamo a mettere in relazione la domanda aggregata con l’offerta aggregata (che coincide con i costi marginali di produzione). In formule: P A,B (Q) = CMg(Q) Determinato Q* bisognerà determinare P* (prezzo di equilibrio) nel seguente modo: PA = PA(Q*) PB = PB (Q*) => i prezzi sono espressi in relazione a quanto il soggetto (A o B che sia) è disposto a pagare per avere la quantità Q* del bene. Avremo così che P* = PA(Q*) + PB (Q*) Generalmente quando il bene è pubblico il consumatore tenderà a sottostimare il bene offerto, adottando un comportamento da free rider. BENE PRIVATO Nel caso di un bene privato ad essere fisso è il prezzo, mentre la quantità relativa alla domanda aggregata sarà uguale alla somma delle quantità di beni richieste dal soggetto A e dal soggetto B. In formule: Q A,B(P) = QA (P) + QB (P) Per determinare il prezzo di equilibrio P* bisogna mettere in relazione la domanda aggregata con l’offerta aggregata. In formule: Q A,B (P) = CMg(Q) Bisogna a questo punto andare a determinare la conseguente quantità di equilibrio Q*. Andiamo così ad analizzare le quantità rispettivamente richieste del bene dal soggetto A e dal soggetto B fissato ormai un prezzo di equilibrio P*. QA = QA(P*) QB = QB (P*) Di conseguenza: Q* = QA(P*) + QB (P*) LA SPESA PER IL WELFARE STATE Il termine Welfare State (WS) indica letteralmente lo stato di benessere di un Paese. I modelli storici di WS analizzati originariamente da Andersen sono essenzialmente tre, evolutisi successivamente in quattro : Modello Socilademocratico Modello Liberale Modello Corporativo Modello Mediterraneo Modello Socialdemocratico In questo modello l’attenzione viene posta non sul lavoratore (come avviene per tutti gli altri programmi di WS), bensì sul cittadino in quanto tale. Si pone l’accento soprattutto sui servizi offerti a titolo gratuito anziché sui trasferimenti monetari, da ciò consegue l’assenza di means testing , ovvero programmi tesi a verificare se il soggetto utilizza in maniera giusta i trasferimenti monetari ricevuti. A fronte di tutti i servizi offerti dallo Stato, il cittadino risente di un’ elevata tassazione a suo carico. Modello Liberale Tale modello ha un ruolo residuale del Benessere sociale, presuppone elevati trasferimenti monetari ed implica l’utilizzo di means testing; di contro, vige l’obbligo di assicurarsi e la presenza di notevoli imposte a fronte di servizi spesso non offerti alla collettività. Modello Corporativo Alla base del modello corporativo troviamo i lavoratori raggruppati nelle varie categorie, tra le quali spicca il settore del pubblico impiego (considerato quello privilegiato). I programmi per il raggiungimento del benessere sociale sono frammentati a seconda delle varie categorie lavorative a cui si fa riferimento. E’ evidente altresì il ruolo determinante della famiglia unito alla notevole influenza ideologica dello statalismo monarchico, corporativo e della dottrina cattolica. Tutte le spese derivanti dai servizi offerti dallo Stato, inoltre, sono fronteggiate dai contributi sociali versati dalla collettività. Modello Mediterraneo Si presenta come una sottocategoria del modello corporativo ed è tipico del nostro Paese. I punti chiave sono anche in questo caso la frammentazione dei programmi in base alle varie categorie di lavoratori oltre al ruolo fondamentale della famiglia. L’elemento discriminante che caratterizza in negativo tale modello è rappresentato però dal Clientelismo, ovvero dalla forte presenza di corruzione e dall’assenza quasi totale di meritocrazia. Oggi si sente spesso parlare di crisi dei modelli di WS e le motivazioni sono molteplici. Innanzitutto tale crisi è figlia di un’evoluzione della società postindustriale, che abbandona la visione Tayloriana di un modello sociale uniforme in favore di una maggiore differenzazione, flessibilità e specializzazione della collettività. Appare inoltre modificato il ruolo femminile all’interno del mercato del lavoro, caratterizzato da una partecipazione sempre più crescente della donna, solo in parte ricollegabile a ragioni puramente economiche. La globalizzazione ha, poi, condizionato e limitato l’autonomia fiscale dei singoli paesi, in favore di una mobilità internazionale dei beni e dei fattori, di fatto aperti all’intera collettività. Infine, i fattori demografici hanno avuto sicuramente un ruolo predominante nella crisi dei modelli di WS: l’allungamento delle prospettive di vita media, l’esponenziale progresso del settore medico-scientifico e la riduzione del tasso di natalità dovuto principalmente alla minore fertilità hanno comportato un significativo invecchiamento della popolazione. Tali problematiche hanno indotto lo Stato a tenere un atteggiamento di maggiore rigore finanziario, focalizzando l’attenzione sulla riduzione delle spesa per il mantenimento del WS. Le forme di finanziamento del WS Obbligo di assicurazione offerta dai privati (es.: R.c.a.) Gestione pubblica di forme assicurative obbligatorie finanziate attraverso contributi sociali (si tratta di un’innovazione apportata solo di recente nel modello mediterraneo) Imposte generali che finanziano il modello statale Offerta pubblica con partecipazione al costo da parte dei beneficiari (si determina una copertura solo parziale dei costi per fronteggiare eventuali comportamenti elusivi dei c.d. free riders) La presenza di molteplici forme di finanziamento del WS rappresenta un vantaggio per il sistema, in quanto evita un’imposizione fiscale eccessivamente gravosa a carico del contribuente. Relativamente alle forme di finanziamento del WS rilevante è la presenza dei c.d. contributi sociali; essi sorgono ogni qual volta ci si trova in presenza di un rapporto di lavoro regolarmente contrattualizzato, gravando, in tal modo, sia sul datore che sul prestatore di lavoro. La loro finalità è garantire una “forma di assicurazione” in casi di infortunio, malattia, maternità, disoccupazione e vecchiaia. Chiaramente tali contributi verranno meno nei casi di “lavoro nero”, privo di qualsivoglia forma di tutela per il lavoratore.