scheda - IRIS Unimore

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47° Congresso della Società Italiana di Biologia Marina
Torino, 13-17 giugno 2016
D. PREVEDELLI, S. FAI, S. RIGHI, R. SIMONINI
Dipartimento di Scienze della Vita, Università di Modena e Reggio Emilia,
Via Campi, 213/D - 41125 Modena, Italia.
[email protected]
PREDAZIONE DI HERMODICE CARUNCULATA
(ANNELIDA: AMPHINOMIDAE) SU ANEMONIA VIRIDIS (ACTINIARIA):
PRIMI DATI
PREDATION ON ANEMONIA VIRIDIS (ACTINIARIA)
BY HERMODICE CARUNCULATA (ANNELIDA: AMPHINOMIDAE):
PRELIMINARY DATA
Abstract - The ability of the polychaete, Hermodice carunculata, to prey on a sea anemone, Anemonia
viridis, was investigated under controlled aquarium conditions. Upon contacting, the polychaete everted its
pharynx over part of the anemone and sucked its tissues. All the attacked anemones were fully consumed.
H. carunculata did not seem affected by the anemones nematocysts. Further researches are needed to assess
the effects of H. carunculata on sessile and sedentary species of the Mediterranean habitat.
Key-words: zoobenthos, predation, aquaria, controlled conditions.
Introduzione - Hermodice carunculata (Pallas, 1766), chiamato comunemente
“vermocane” o “verme di fuoco”, è un grande polichete che può raggiungere i 40 cm di
lunghezza, diffuso in habitat costieri temperati e sub-tropicali dell’Oceano Atlantico e
dei settori meridionali, centrali e orientali del Mediterraneo (Ahrens et al., 2013). Le
conoscenze attuali sul comportamento alimentare di H. carunculata derivano
principalmente da studi condotti su popolazioni che vivono nelle barriere coralline
dell'Atlantico occidentale. Qui, H. carunculata può svolgere un importante ruolo come
predatore/spazzino, nutrendosi non solo di cadaveri, ma anche di stelle marine, meduse
e, soprattutto, di diverse specie di millepore, sclerattinie, gorgonie e attinie (Wolf &
Nugues, 2013; Barroso et al., 2015). In particolare, nelle aree litorali dei Caraibi, H.
carunculata è un attivo predatore dell’attinia Stichodactyla (Stoichactis) helianthus
(Ellis, 1768). Quando entra in contatto con l'attinia, il polichete, estroflette il faringe su
una parte del corpo della preda, inizia a digerirla esternamente e infine la ingerisce.
Talvolta S. helianthus, che di norma resta attaccata fermamente al substrato, risponde
all'attacco di H. carunculata rilasciando il disco pedale e lasciandosi trasportare dalle
onde. In questo modo spesso il polichete si stacca e l'attinia riesce a sopravvivere
(Lizama e Blanquet, 1975). Le conoscenze relative alle abitudini trofiche delle
popolazioni mediterranee di H. carunculata sono più limitate, anche se è noto che
questo polichete può predare polipi di sclerattinie come Oculina patagonica de
Angelis, 1908) (Fine et al., 2002) e gorgonie come Paramuricea clavata (Risso, 1826)
(Mistri e Ceccherelli, 1994). Indagini preliminari, condotte su fondali rocciosi tra 0 e 8
m di profondità nei pressi di Porto Cesareo (LE), suggeriscono che siti caratterizzati da
dense popolazioni di H. carunculata di norma sono privi di attinie (Fai S., oss. pers.).
In questo studio di laboratorio è stato valutato se H. carunculata è in grado di predare
una delle attinie più comuni del Mediterraneo, Anemonia viridis (Forskål, 1775).
Materiali e metodi - Circa 80 esemplari di H. carunculata, raccolti a Porto Cesareo tra
luglio e agosto 2015, sono stati mantenuti in un un sistema di acquari con ricircolo (capacità
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complessiva: 600 l), alimentandoli con pezzi di merluzzo decongelato fino a 3 giorni prima
degli esperimenti. A. viridis è stata scelta come attinia modello anche per motivi logistici: è
facilmente reperibile, tollera il trasporto su medie distanze e si adatta alle condizioni di
acquario (Simonini R., oss. pers.; http://www.eol.org/pages/27757/overview). A ottobre
2015, piccole rocce colonizzate da A. viridis (circa 25-30 cm di lunghezza, 10-15 cm di
larghezza) sono state raccolte nell’area portuale di La Spezia e mantenute in acquari
separati dai policheti, alimentandole a giorni alterni con nauplii di Artemia franciscana
Leach, 1819. Le condizioni sperimentali erano temperatura 24-25 °C, fotoperiodo 16 ore
luce / 8 buio e salinità 32-36. A novembre 2015 sono stati eseguiti esperimenti, in cui rocce
con attinie integre (diametro di 5-10 cm con tentacoli estesi) sono state immerse al centro di
un acquario (66 cm lunghezza, 45 cm larghezza, 43 cm altezza) con ricircolo, inizialmente
vuoto. Dopo un’ora di acclimatazione delle attinie sono stati aggiunti 3 esemplari di H.
carunculata (20-30 cm di lunghezza), disponendoli il più lontano possibile dalla roccia. Il
comportamento degli animali è stato monitorato per 4 ore, quindi i policheti sono stati
rimossi e sostituiti con altri 3. Le prove sono state ripetute utilizzando due rocce con 24
esemplari di A. viridis in tutto.
Risultati - Dopo l’inserimento nelle vasche, gli esemplari di H. carunculata si
muovevano sul fondo e sulla roccia, spesso passando a pochi centimetri dagli esemplari
di A. viridis senza reagire. Tuttavia, la maggior parte dei policheti (26/27, 96%) che
entravano in contatto con le attinie le attaccavano dopo pochi secondi (Fig. 1 A-D).
Nella prima fase dell’interazione il polichete cercava di avvicinarsi all’attinia, che
reagiva rivolgendogli contro i tentacoli e contraendosi, ma senza staccarsi mai dalla
roccia. Il contatto con i tentacoli infastidiva il polichete, costringendolo talvolta a
ritirarsi momentaneamente, ma la maggior parte (24/26, 92%) riprendevano l’attacco
rizzando le setole notopodiali a difesa del capo e del dorso (Fig 1 A, C). In questo
modo, numerose setole si conficcavano all’estremità dei tentacoli, riducendone
apparentemente la mobilità. Una volta giunto a pochi millimetri, il polichete
estrofletteva il faringe aderendo al corpo dell’attinia e aspirandone i tessuti (Fig 1 B,
C). Dopo aver consumato completamente l’attinia (tempo di foraggiamento 20 minuti 1 ora dall’inizio dell’attacco, Fig. 1 D), i vermocani non cercavano di predarne altre.
Tutti gli esemplari di H. carunculata sono sopravvissuti per più di un mese dopo gli
esperimenti senza riportare danni riconducibili ai tentacoli delle attinie.
Conclusioni - Questi risultati, preliminari e qualitativi, suggeriscono che, in condizioni
di laboratorio, gli esemplari mediterranei di H. carunculata sono predatori di attinie
estremamente efficienti. Il loro comportamento è molto simile a quello riportato per le
popolazioni caraibiche (Lizama e Blanquet, 1975). La mancata osservazione di una
“reazione di fuga” in A. viridis rispetto a S. heliantus può dipendere da un’“incapacità”
della specie mediterranea o può essere un artefatto legato alla mancanza di forti
correnti negli acquari. Sono necessarie ulteriori ricerche in laboratorio e sul campo per
quantificare l’effetto di H. carunculata mediterranei su cnidari e altri organismi sessili
o sedentari normalmente presenti nelle località di raccolta dei vermocani, partendo
dalle popolazioni di A. viridis del Salento.
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Fig. 1 – L'anellide H. carunculata entra in contatto con l'anemone A. viridis (A), inizia a estroflettere il
faringe (B, C) fino ad inghiottire completamente la preda (D).
The annelid H. carunculata makes contact with the sea anemone A. viridis (A), begins to evert the
pharynx (B, C) up to completely swallow the prey (D).
Bibliografia
AHRENS J.B., BORDA E., BARROSO R., PAIVA P.C., CAMPBELL A.M., WOLF A., NUGUES
M.M., ROUSE G.W., SCHULZE A. (2013) - The curious case of Hermodice carunculata (Annelida:
Amphinomidae): evidence for genetic homogeneity throughout the Atlantic Ocean and adjacent
basins. Mol. Ecol., 22: 2280–2291.
BARROSO R., ALMEIDA D., CONTINS M., FILGUEIRAS D., DIAS R. (2015) - Hermodice
carunculata (Pallas, 1766) (Polychaeta: Amphinomidae) preying on starfishes. Mar. Biodiv., doi:
10.1007/s12526-015-0394-9.
FINE M., OREN U., LOYA Y. (2002) - Bleaching effect on regeneration and resource translocation
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LIZAMA J., BLANQUET R.S. (1975) - Predation on sea anemones by the amphinomid polychaete,
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MISTRI M., CECCHERELLI V.U. (1994) - Growth and secondary production of the Mediterranean
gorgonian Paramuricea clavata. Mar. Ecol. Progr. Ser., 103: 291-291.
WOLF A.T., & NUGUES M.M. (2013) - Predation on coral settlers by the corallivorous fireworm
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