-1Educzione terapeutica , breve saggio di C. Gabriella Signori
"La malattia è sintomo, prova e insegnamento". Michel Demaison
Il passaggio da 'paziente' a 'persona' è una delle parole chiave dell'educazione
terapeutica. Tra persone l'aiuto nasce sempre da un rapporto bidirezionale nel quale si dà e si
prende: si dice e si ascolta. In un certo senso, l'educazione terapeutica intende recuperare, e
inserire come parte integrante del processo di cura, questa relazione tra persone, raffinandola
con un approccio metodologico. Sembra semplice, ma questo modo di essere medici o
infermieri , e va esattamente nella direzione opposta rispetto a quanto viene insegnato
"Il nostro obiettivo non è piegare la volontà del paziente, ottenere l'obbedienza. Noi vogliamo
invece suscitare la sua adesione libera e convinta", afferma Agrusta.
"In un certo senso, anzi in molti sensi, l'educazione terapeutica è un percorso di libertà"
ricorda Piselli. "". È possibile fare tutto questo? La risposta è sì.
Il programma educativo deve:
a) Fissare obiettivi
b) Scegliere attività di apprendimento
c) Organizzare le attività di apprendimento
d) Valutare l’efficacia del programma di formazione controllando i progressi dei
pazienti.
La prima fase si basa sull’identificazione dei bisogni formativi del paziente. I bisogni del
paziente sono soggettivi e oggettivi, sia espressi che non e riguardano la vita del paziente e il
suo ambiente psicosociale
L'infermità, soprattutto se cronica, obbliga il paziente a scelte e comportamenti che
investono la sua vita quotidiana (lavoro, studio. alimentazione, attività fisica, terapie
farmacologiche e riabilitative, ecc.) anche negli aspetti più intimi (matrimonio, figli). Non deve,
quindi, meravigliare che, per affrontare al meglio la malattia, il paziente possa avvantaggiarsi
di specifici interventi educativi. A differenza dell'informazione, passiva ed incentrata su chi la
fornisce, l'educazione è un processo interattivo incentrato su colui che apprende.
L’informazione fa parte del dialogo tra equipe di cura e malato ed è costituita da un insieme
di consigli, raccomandazioni e istruzioni. L’educazione è, invece, una pratica più complessa
che implica una diagnosi educativa, la scelta di obiettivi d'apprendimento e l’applicazione di
tecniche d'insegnamento e di valutazione pertinenti al fine di consentire al paziente
di:
 Conoscere la propria malattia (sapere = conoscenza),
 Gestire la terapia in modo competente (saper fare = autogestione),
 Prevenire le complicanze evitabili (saper essere = comportamenti).
Secondo la definizione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità "..l’educazione
terapeutica consiste nell’aiutare il paziente e la sua famiglia a comprendere la malattia ed il
trattamento, a collaborare alle cure, a farsi carico del proprio stato di salute ed a conservare e
migliorare la propria qualità di vita".
Ciò implica un vero e proprio trasferimento pianificato ed organizzato di competenze
terapeutiche dall’equipe di cura ai pazienti, grazie al quale la dipendenza lascia
progressivamente il posto alla responsabilizzazione ed alla collaborazione attiva. Un
compito così delicato rende, però, necessario da parte dell’equipe il possesso di specifiche
competenze pedagogiche, acquisite per mezzo di un’apposita formazione
interdisciplinare.
Anche se l’educazione dei pazienti all’autogestione, al giorno d’oggi, è, ormai, un principio
largamente accettato in molte patologie croniche, resta ancora da convincere la maggior parte
del personale curante che l’educazione deve essere organizzata e pianificata con lo stesso
rigore delle pratiche diagnostiche o terapeutiche. In effetti, se non si può negare che alcuni
curanti, da molto tempo, abbiano iniziato ad «educare» i loro pazienti, bisogna riconoscere
-2che, salvo rari casi, le loro pratiche educative non sono formalizzate in programmi veri e
propri. Esiste, infatti, una differenza molto netta tra un’educazione di tipo "informale" e quella
condotta secondo criteri e metodi pedagogici rigorosi. Nel primo caso, l’educazione fa parte del
dialogo tra curante e assistito, basato su un insieme costituito da informazioni, consigli,
raccomandazioni e istruzioni. Nel secondo, "l’educazione consiste, invece, in un programma di
formazione, al termine del quale il paziente diviene capace di esercitare autonomamente delle
competenze terapeutiche che, in un altro contesto, sarebbero di responsabilità del curante".
In conclusione, attraverso lo sviluppo di precise competenze comunicative e educative, il
personale sanitario può contribuire a:
 migliorare la qualità di vita dei malati e delle loro famiglie;
 incrementare il controllo delle condizioni cliniche dei malati ottenendo una
riduzione delle complicanze, una maggiore adesione al trattamento
terapeutico e riabilitativo e la riduzione degli effetti indesiderati dei farmaci;
 promuovere un utilizzo più razionale e pertinente dei servizi da parte
dell’utenza, migliorando la qualità del servizio, contenendo la spesa ed
ottimizzando i tempi di gestione dell’assistenza sanitaria;
 sviluppare un modello di organizzazione assistenziale centrato sul
paziente e sulla cooperazione tra quanti, a vario titolo (curanti, servizi sociali,
volontariato) operano a favore del malato;
 favorire relazioni umane e professionali più armoniche anche tra i curanti.
Il conc”Il concetto di educazione terapeutica del paziente
Gli operatori sanitari devono imparare ad addestrare il paziente nelle abilità di
auto gestione o adattamento del trattamento alla sua particolare situazione cronica,
nonché nei processi di cooping. L’educazione terapeutica deve essere affidata a
operatori sanitari a loro volta formati sulla materia ed è destinata a far si che il
paziente (o gruppo di pazienti o famigliari) diventino capaci di gestire il trattamento
delle loro malattie………..nel frattempo mantenendo o migliorando la qualità della
propria vita.” *
Gli obiettivi sono duplici
 Verso il paziente
 Verso gli operatori
I metodi per poter realizzare il percorso di educazione terapeutica sono molteplici e
tutti validi sta nel professionista educatore saper quanti, quali e quando utilizzarli.
Nel processo di educazione infine deve sempre essere presente la valutazione intesa
come strumento di verifica sull’apprendimento e del paziente e degli operatori.
Bibliografia :Enrico Auteri”management delle risorse umane “ Guerrini
StudioJ.J.Gilbert “Guida pedagogica per il personale sanitario” OMS Bari
2002.Educazione Terapeutica del Paziente Cespi 1998
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