Conformazione di Francesco a Cristo povero.
Povertà come sequela di Cristo
Il ”sacrum commercium sancti Francisci cum domina paupertate” non è il più antico
scritto su Francesco, ma esso tratta la teologia della povertà francescana dal punto di
vista della teologia della storia ed è storia indipendente dalle interpretazioni scolastiche
posteriori. La sua affermazione sul significato fondamentale storico-salvifico della
povertà francescana è: la santa povertà emerge al di sopra di tutte le altre virtù ed è in
pari tempo il loro fondamento, "perché il Figlio di Dio, Signore delle virtù e re della
gloria, operando la salvezza sulla terra, andò in cerca della povertà, la trovò, l’amò con
amore di predilezione. Cristo non è solamente il messia dei poveri, egli stesso è un vero
povero. Non si può separare la povertà dalla persona e dall’opera salvifica di Cristo. Ciò
che viene espresso da queste parole del Sacrum Commercium è della più grande
importanza per la concezione della povertà francescana. La povertà non è primariamente
un esercizio ascetico. Essa è una conseguenza dell’unione con Cristo. Quest’efficace
senso storico-salvifico della povertà, lo ha indicato san Francesco esplicitamente nella
Rb. Egli introduce il discorso affermando che i fratelli devono " servire il Signore in
povertà e umiltà, in questo mondo" e non devono vergognarsi della loro povertà. E
continua " questa è, fratelli miei carissimi, l’eccellenza dell’altissima povertà, che vi
costituisce eredi e re del Regno dei cieli, facendovi poveri di cose e ricchi di virtù.
Questa sia la vostra porzione, che vi conduce alla terra dei viventi. E a questa povertà,
fratelli carissimi, totalmente uniti, non vogliate avere altro sotto il cielo, per sempre, nel
nome del Signore nostro Gesù Cristo". "Conoscete, infatti, la grazia del Signore nostro
Gesù Cristo: da ricco che era si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per
mezzo della sua povertà". In questa frase viene espresso il profondo significato storicosalvifico della povertà, che Francesco aveva ben compreso: diventare ricco mediante la
sua povertà. Qui dobbiamo prendere atto che la concezione della povertà di san
Francesco non si può paragonare a quella largamente diffusa dei movimenti pauperistici
del 1200. Questi movimenti vedevano l’esemplare della loro vita povera nella vita degli
apostoli e nella primitiva comunità cristiana di Gerusalemme. Francesco aveva come
ideale predominante la vita di Gesù Cristo, nel quale, lo aveva particolarmente
impressionato la povertà. Quest’ideale lo aveva talmente afferrato, che suscitava in lui
un profondo senso di partecipazione emozionale. Francesco ha parlato spesso della
povertà. Secondo il suo modo di concepire le cose, questo non accadeva in forma astratta
o sistematicamente, bensì in forma personale, diretta, plastica. Certo, egli aveva una
precisa concezione della povertà di Cristo. Ma non l’ha espressa con precisione o
esplicitamente. Per questo non ha mai richiamato per quanto riguarda la povertà, i suoi
fratelli ad una teoria sistematica concepita da lui stesso o presentata da altri, bensì al
sempre nuovo incontro personale con Cristo. Francesco ha espresso concretamente solo
un punto della povertà di Cristo: (che Cristo come la madre sua e i suoi Apostoli e
vissuta d’elemosine). Francesco incontrò la povertà perché egli aveva udito queste
parole del Signore: "Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che possiedi, dallo ai
poveri e avrai un tesoro nei cieli, "non prendete nulla per via…’’ non perché aveva
veduta la povertà negli altri. Egli stesso lo mette in evidenza nel suo Testamento: " e
dopo che il Signore mi donò dei frati, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare; ma lo
stesso altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo vangelo ".
Povero come Cristo.