Ecumenismo in Urbino Celebrazione dell’Arcivescovo in cattedrale con le Delegazioni non cattoliche 19/01/2003 1. L’atteggiamento ecumenico. Il Decreto nell’ecumenismo del Concilio Ecumenico Vaticano II nel proemio esordisce con espressioni che dichiarano la necessità del movimento ecumenico. Il ristabilimento dell’unità da promuoversi fra tutti i cristiani è “uno dei principali scopi del sacro sinodo ecumenico Vaticano II”. La motivazione è chiara: “Da Cristo Signore la chiesa è stata fondata una e unica, eppure molte comunioni cristiane propongono se stesse agli uomini come la vera eredità di Gesù Cristo; tutti si professano di essere discepoli del Signore, ma la pensano diversamente e camminano per vie diverse, come se Cristo stesso fosse diviso”. Questa divisione ha effetti deleteri: contraddice la volontà del Signore; è di scandalo; danneggia l’evangelizzazione. Ma il movimento ecumenico dell’ultimo secolo, per opera dello Spirito Santo, ha avviato tra i cristiani, fra loro separati, un interiore ravvedimento e un forte desiderio di unità. Oggi tutte le chiese, ed in particolare la chiesa cattolica, sono impegnate fortemente nella ricostituzione della piena unità tra i discepoli di Gesù Cristo. Nel discorso alla Curia Romana del 1985, un ventennio dopo il Concilio, il Santo Padre Giovanni Paolo II ha riconfermato: “la ricerca dell’unità e la preoccupazione ecumenica sono una dimensione necessaria di tutta la vita della Chiesa. (…) Tengo a ripetere che è una decisione irrevocabile che la Chiesa cattolica è impegnata nel movimento ecumenico e che essa vuol contribuirvi con tutte le sue possibilità”. L’impegno ecumenico nasce dalla preghiera di Gesù al Padre, “perché tutti siano una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21), e dalla forza dello Spirito Santo effuso a Pentecoste: “noi tutti siamo stati battezzati in un solo spirito per formare un solo corpo” (1 Cor 12,13). L’ecumenismo è perciò esigenza che scaturisce dall’identità stessa e dalla missione evangelizzatrice della Chiesa. L’indivisibile pienezza ricevuta dalla Chiesa nascente era chiamata a svilupparsi, nel corso dei secoli, in una molteplicità di forme storiche diverse e complementari. Il compito ecumenico mira appunto a questo traguardo: realizzare la Chiesa come sacramento dell’unità sinfonica delle molteplici forme di un’unica pienezza, a immagine del mistero trinitario, sorgente e fondamento di ogni unità. 2. L’ecumenismo e l’evangelizzazione. Il Concilio insegna che “coloro che credono in Cristo e hanno ricevuto debitamente il battesimo sono costituiti in una certa comunione, sebbene imperfetta, con la Chiesa cattolica (…). Essi sono incorporati a Cristo (…) e dai figli della Chiesa cattolica sono giustamente riconosciuti come fratelli nel Signore”. Il mandato di evangelizzare è rivolto a tutti i discepoli di Cristo e come cristiani, di tutte le Chiese e comunità ecclesiali, dobbiamo sentirci insieme inviati dal Signore per una nuova opera di evangelizzazione. Proprio in rapporto a questo comune impegno, la fedeltà al comando missionario del Signore esige che la Chiesa, nella sua stessa esistenza, lasci trasparire più chiaramente il mistero che la costituisce, perché anche l’uomo contemporaneo sia conquistato dallo splendore che da esso promana. Si comprende subito, da questa prospettiva, la ragione per la quale il compito ecumenico della ricostituzione dell’unità visibile fra tutti i cristiani sia oggi una delle maggiori preoccupazioni. 3. Ecumenismo e nostra chiesa locale. Questo impegno ecumenico della chiesa universale si esprime anche nella nostra diocesi. Accenno solo a tre iniziative: a. La costituzione dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo che ho affidato a don Peppino Righi il quale lavora con molto entusiasmo, in collaborazione con le altre due diocesi della Metropolia. A lui devo l’organizzazione di questo incontro ecumenico che ormai è una tradizione nella nostra realtà ecclesiale. b. Abbiamo concesso, per alcune ricorrenze, l’uso della chiesa di San Sergio in Urbino al Metropolita Ortodosso d’Italia, Esarca dell’Europa meridionale Gennadio Zervos legato al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Così fedeli ortodossi, presenti in diocesi per ragioni di studio o di lavoro, potranno avere un loro punto di riferimento cultuale e pastorale. Rivive così l’antico rapporto tra Urbino e l’Oriente. Come dimenticare che la Chiesa madre di Urbino, sede dei primi vescovi della nostra città, porta il titolo di S. Sergio, martire orientale, morto nella persecuzione di Diocleziano nel 303 per la sua fede cristiana? Tale culto, nella nostra terra è testimoniato dalla presenza dei bizantini dell’Esarcato di Ravenna a cui tutto il nostro territorio, secoli or sono, apparteneva. Eloquenti sono le vestigia che rimangono a perenne memoria: le Chiese ancor oggi vive come S. Apollinare, S. Sofia, S. Giorgio, S. Eufemia, S. Nicola, Santi Cosma e Damiano di Siria. Sono solo un esiguo esempio che i secoli ricchi di storia della comune tradizione bizantina sono state capaci di profondere. Oggi le migrazioni di cui il nostro tempo è testimone, ragazzi e ragazze dell’Est Europeo troveranno qui in Urbino una speciale accoglienza di fraternità e di sostegno alla loro vita. Aiutati in maniera speciale da Padre Serafino Corallo, stavroforo economo che risiede a Rimini, potranno avere un accompagnamento spirituale secondo l’ortodossia. Se pur difficoltosi i rapporti tra le Chiese, dato le traversie storiche che ci hanno divisi, questo gesto di accoglienza vuole essere il nostro piccolo contributo a quel desiderio di unità a cui fortemente dobbiamo tendere. Non è senza significato che sia proprio l’attuale chiesa del riaperto Seminario, San Sergio appunto, il punto di riferimento per l’amico Padre Serafino Corallo. I nostri seminaristi cresceranno con una forte sensibilità ecumenica! 4. Studi ecumenici. Il discorso ecumenico ad alto livello, è toccato e sviluppato anche del nostro ISSR “Italo Mancini” che opera nell’Università di Urbino. Abbiano molti corsi di carattere ecumenico: in particolare storia del cristianesimo , storia del pensiero protestante, storia della liturgia. Questi corsi sottolineano spesso le ragioni dell'unità e della differenza che coinvolgono le tre grandi confessioni cristiane e il senso dei tentativi di trovare ragioni e occasioni di convergenza. Inoltre, durante il periodo invernale sono messi in cantiere seminari tematici che hanno lo scopo di fare il punto sulle grandi questioni attuali del rapporto tra le confessioni cristiane. Nell'anno accademico 2002-2003 è stato al centro dell'attenzione il mondo dell'ortodossia considerato sotto il profilo della spiritualità, della teologia,delle relazioni con le istituzioni sociopolitiche. Quest'anno sono previsti incontri che mettano in evidenza la questione ecclesiologica, il tema della giustificazione e il contributo apportato dalla teologia di Karl Barth al dialogo tra cattolici ed evangelici. Tutta l'attività dell'Istituto è dunque orientata in chiave ecumenica e in rapporto al dialogo con le grandi religioni (soprattutto l'Islam e le religioni nate in India). 5. Preghiera incessante per l’unità In unione con la preghiera di Gesù che pregò non solo per l’unità dei dodici “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me.” Mons. Francesco Marinelli Arcivescovo