studio teologico s. paolo esercizio dell`ecumenismo nel

FACOLTÀ TEOLOGICA DI SICILIA
STUDIO TEOLOGICO S. PAOLO
- CATANIA -
IGNAZIO COCO
ESERCIZIO DELL’ECUMENISMO
NEL DECRETO «UNITATIS REDINTEGRATIO»
METODOLOGIA ECUMENICA
_______
ELABORATO DE
«IL MOVIMENTO ECUMENICO: GLI UOMINI ED I PROBLEMI»
_______
Ch.mo Prof. LUIGI CHIOVETTA
Anno Accademico 2004 / 2005
Il movimento ecumenico: gli uomini ed i problemi - Prof. LUIGI CHIOVETTA – A.A. 2004 / 2005
2
PREFAZIONE
Il seminario in questione ha come oggetto quello di affrontare dal
punto di vista storico, teologico e magisteriale lo sviluppo nella storia del
cristianesimo del movimento ecumenico.
In questo elaborato mi preoccuperò di affrontare la metodologia
ecumenica proposta dal capitolo secondo del documento «Unitatis Redintegratio» del Concilio Ecumenico Vaticano II.
Il presente elaborato ha la pretesa di analizzare il decreto magisteriale del concilio Vaticano II, l’«Unitatis Redintegratio». In particolare,
ci si è soffermato sul capitolo secondo il quale ha come oggetto
l’«esercizio dell’ecumenismo».
Tale lavoro costituisce un tutt’uno con il diverso elaborato volto
ad analizzare il tema dell’Attività ecumenica del Concilio Vaticano II da
un punto di vista storico.
Ad abundantiam, si precisa che nell’analisi del sopraccitato documento si è tenuto in particolar modo fede alla cospicua riflessione teologica sulla materia.
INTRODUZIONE
Questo secondo capitolo, «Esercizio dell’ecumenismo», del decreto Unitatis Redintegratio, delinea il progetto qualitativo del dialogo
ecumenico e fissa gli impegno che la Chiesa Cattolica può e deve assumere per esprimere la propria ecumenicità vocativa, per promuovere e
sostenere il dialogo che ricerca l’unità visibile dei cristiani. A tal fine nel
documento è possibile individuare tre impegni differenziati e definiti nella letteratura ecumenica:
- ecumenismo spirituale
- ecumenismo dottrinale
- ecumenismo del servizio.
Il movimento ecumenico: gli uomini ed i problemi - Prof. LUIGI CHIOVETTA – A.A. 2004 / 2005
3
«Si può dire che il progetto dei tre impegni, la Chiesa Cattolica, li
riceve in eredità dal “movimento ecumenico”»1, ed anche partendo dalla
certezza che esso viene dallo «Spirito di Dio»2.
Il capitolo, nella analisi dei tre momenti progettuali, applica alla
responsabilità della Chiesa Cattolica ciò che essi le chiedono, e si muove
con delle categorie portanti e caratterizzanti le esigenze proprie
dell’ecumenismo, tra le più pregnanti citiamo le categorie della «conversione», del «dialogo» e del «servizio». Senza conversione non si ha ecumenismo ma trattativa di politica ecclesiastica; senza dialogo si ha svendita della missione, perché se da un verso si è coscienti che la divisione
smentisce la volontà di Cristo, d’altro canto si è anche coscienti che tutti i
cristiani sono ne sono i responsabili: l’origine e la causa. Ed ancora, senza servizio la Chiesa non adempie alla missione della sua chiamata: quella di portare Cristo agli uomini, perché in Essa si manifesti il Regno di
Dio.
Questo secondo capitolo, come abbiamo detto, è intitolato
«De Oecumenismi exercitio», va dal paragrafo 5 al paragrafo 12, e può
essere strutturato nel seguente modo:
−
−
−
−
−
−
−
−
1
Il V paragrafo: ha carattere d’introduzione e specifica a chi spetta
la responsabilità ecumenica;
Il VI: Il rinnovamento nella Chiesa;
Il VII: La conversione del cuore;
L’VIII: La preghiera in comune;
Il IX: La conoscenza reciproca dei fratelli tra di loro;
Il X: L’insegnamento dell’ecumenismo;
L’XI: Il modo di presentare e di esprimere la dottrina;
Il XII: La collaborazione con i fratelli separati.
GERMANO PATTARO, Corso di Teologia dell’Ecumenismo, Queriniana, Brescia 1985,
199.
2
CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Decreto sull’ecumenismo Unitatis Redintegratio,
1, in EV 1/495.
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IL SOGGETTO DELL’IMPEGNO ECUMENICO (UR, 5)
«L’ecumenismo deve interessare allo stesso modo tutti i cristiani,
ossia esige la partecipazione attiva sia dei cattolici che dei separati, in
quanto discepoli di Cristo non possono non sentire la vocazione unitaria
della Chiesa. A chi tocca sostenere il dialogo nelle file cattoliche? A tutti,
indistintamente. Debbono considerarsi definitivamente sorpassati i tempi
in cui l’azione pastorale sembrava esclusivamente riservata al monopolio
ed alla sollecitudine della gerarchia ecclesiastica»3.
Il Soggetto ed i soggetti dell’Impegno Ecumenico
Quindi il soggetto è la Chiesa stessa in quanto tale, quindi, le comunità ecclesiali, esse pure il quanto tali. Tutti i cristiani devono farsi carico della responsabilità ecumenica, nel senso che la comunionalità li
rende responsabili gli uni verso gli altri in quanto Chiesa, vocativamente
e costitutivamente, è consegnata in responsabilità a tutti i credenti in Cristo, quindi nella Chiesa nessuno può ritenersi un privato.
«La Chiesa è nello stesso tempo comunione e condivisione, per
questo l’ecumenismo riguarda nello stesso tempo tutti ed ognuno. Evidentemente ciò non esclude alcun ordine interno, se l’unità di comunione
non è certo uniformità non è neppure spontaneismo che provocherebbe
ulteriore dispersione e non assunzione di responsabilità reciproca»4. Proprio per questo il decreto precisa che anche se «la cura di ristabilire
l’unione riguarda tutta la Chiesa, sia i fedeli che i pastori», precisa ulteriormente che questa cura riguarda «ognuno secondo la propria virtù»5.
3
ANTONIO M. JAVIERRE, Promozione Conciliare del Dialogo Ecumenico, Collana Magistero Conciliare, Elle Di Ci, Asti 1965, 156.
4
GERMANO PATTARO, Corso di Teologia dell’Ecumenismo, Queriniana, Brescia 1985,
201.
5
CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Unitatis Redintegratio, cit. 5, in EV 1/519.
Il movimento ecumenico: gli uomini ed i problemi - Prof. LUIGI CHIOVETTA – A.A. 2004 / 2005
5
Ecumenismo e ministerialità
Per virtù si intendono due cose: la prima fa riferimento alla realtà
battesimale che configura ogni cristiano a Cristo ed in Cristo e lo coinvolge nella Sua causa che è appunto quella dell’«edificazione del Corpo
di Cristo»6. Per seconda interpretazione della categoria virtù si intende il
riferimento alla ministerialità propria a ciascuno secondo l’economia organica del Corpo ecclesiale, intesa come differenziazione di responsabilità.
Tale ministerialità si differenzia nel suo insieme, secondo il sacerdozio universale del popolo di Dio e il sacerdozio ordinato dei pastori.
Fedeli
Pastori
Vita
Comportamento
Dottrina
Credenze
(disciplina)
Decisioni pastorali
(dogma)
Magistero dottrinale
«Quindi l’ecumenismo interessa i pastori, non solo nel terreno del
loro magistero dottrinale, ma anche nell’ambito delle decisioni pastorali.
A sua volta, l’ecumenismo, si proietta sui fedeli: influisce sulle loro credenze, senza escludere tuttavia il suo influsso decisivo sul loro comportamento individuale e sociale»7.
L’ecumenicità diviene così responsabilità nella continua presenza
cristiana a tutti i livelli della realtà ecclesiale, la ricerca dell’unità deve
essere una costante del modo di essere della Chiesa in linea alla sua esistenza vocativa, carismatica ed istituzionale.
6
Cfr. LG, 32.
ANTONIO M. JAVIERRE, Promozione Conciliare del Dialogo Ecumenico, Collana Magistero Conciliare, Elle Di Ci, Asti 1965, 157-158.
7
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6
IL RINNOVAMENTO DELLA CHIESA (UR, 6)
Per «Rinnovamento» della Chiesa si intende una continua conversione, come processo di ristrutturazione o di migliore razionalizzazione
dei servizi della Chiesa. Non deve essere intesa solo come purificazione
morale o come conversione dei singoli gruppi ecclesiali perché la Chiesa
li trascende, si parla della conversione della Chiesa in quanto tale che ha
origine nella stessa vita intratrinitaria8. La Chiesa vive una dimensione
carismatica, la «Ecclesiae signum» ed una dimensione storica, la «res
Ecclesiae». È quindi necessaria una mediazione tra la communio (il «mistero» di Dio) e la comunitas (l’azione degli uomini espressa nella istituzione umana). La Chiesa, quindi, «non cessi, con l’aiuto dello Spirito
Santo, di rinnovare sé stessa»9:
Ecclesia semper reformanda
«Nella sua costituzione divina, la Chiesa presenta degli aspetti assolutamente irreformabili, su questo punto l’attuale magistero non intende assolutamente retrocedere»10. Ma come abbiamo già detto, la Chiesa è
anche espressa attraverso una rappresentanza umana, che può essere soggetta, come del resto ci dimostra anche la storia, a delle applicazioni erronee. Appunto in questa logica il testo in questione afferma: «la Chiesa
peregrinante è chiamata da Cristo a questa continua riforma di cui, in
quanto istituzione umana e terrena, ha sempre bisogno»11. «La trasparenza evangelica, anche se non si eclissa completamente, perché Dio nella
sua bontà interviene col suo braccio onnipotente, diminuisce fino a tocca-
8
Cfr. LG, 1.
Cfr. LG, 9.
10
ANTONIO M. JAVIERRE, Promozione Conciliare del Dialogo Ecumenico, Collana
Magistero Conciliare, Elle Di Ci, Asti 1965, 160.
11
Cfr. UR, 6a.
9
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7
re estremi pericolosi»12. Contro tale deficienza, inerente alla nostra condizione umana, la Chiesa è chiamata a reagire con un programma permanente di purificazione: ecclesia semper reformanda.
Deve “riformarsi” per essere in linea col progresso scientifico che
spesso è inerente allo sviluppo teologico ed alla vita della Chiesa. La riforma costituisce il primo passo assolutamente imprescindibile per un
corretto dialogo, anche se sarebbe errato impostarlo senza una previa
precisazione del punto di partenza di ambedue gli interlocutori: definire
alla luce del Vangelo le vere dimensioni storiche e sociologiche.
L’esperienza in atto della «conversione»
«Naturalmente occorre specificare che ogni processo di conversione, quale modo globale di essere della Chiesa, non è legato
all’ecumenismo. Se così fosse, l’ecumenicità diverrebbe una categoria
ecclesiologica esclusiva. Si vuol dire che tale processo appartiene alla
Chiesa in quanto tale, così che essa, perché impegnata in una continua riforma, diviene ecumenicamente disponibile. È perciò la conversione il
fondamento della ecumenicità della Chiesa e non viceversa»13. Il decreto
in oggetto avverte questa ampiezza del problema e ne elabora due giudizi: il primo è esplicito, prende atto che la Chiesa Cattolica è arrivata alla
coscienza ecumenica per mezzo di una serie di rinnovamenti in atto da
decenni al suo interno; il secondo è implicito, ricorda che l’ecumenismo
ha posto in questi rinnovamenti la suo origine e il suo fondamento, accertare la qualità della disponibilità ecumenica della Chiesa è una questione
a carattere storico-teologico.
12
ANTONIO M. JAVIERRE, Promozione Conciliare del Dialogo Ecumenico, Collana
Magistero Conciliare, Elle Di Ci, Asti 1965, 161.
13
GERMANO PATTARO, Corso di Teologia dell’Ecumenismo, Queriniana, Brescia 1985,
210.
Il movimento ecumenico: gli uomini ed i problemi - Prof. LUIGI CHIOVETTA – A.A. 2004 / 2005
8
«Il testo presenta una serie di movimenti di riforma che la storia
della teologia li definisce movimenti ed in particolare: movimento biblico, liturgico, patristico, laicale, missionario, ecumenico, ecc. Il modo con
cui il testo li presenta fa capire che questi movimenti hanno provocato
una azione interagente al positivo, con un contagio di provocazione reciproco e crescente»14.
ECUMENISMO E CONVERSIONE INTERIORE (UR, 7)
Questa riforma della Chiesa deve essere portata nella coscienza
per concretizzare un dovere personale alla conversione. È naturale che sia
così: il Vangelo ci detta la «
» come formula ideale per preparar-
ci alla venuta del Signore. «Urge potare i polloni spontanei del nostro orgoglio e della nostra durezza. Cristo, nostro Maestro, ci ricorda il programma della sua scuola, fatto di mansuetudine e di umiltà. È necessario
cingere i nostri fianchi e servire generosamente i fratelli, così come fece
il Signore»15. Il Decreto insiste sulla portata universale di questo atteggiamento, in particolar modo la norma pesa in modo speciale sui membri
della gerarchia che detengono l’autorità, ricordando però che il «potere»
evangelico è quello del “servizio”, del servizio all’ecumenismo.
Riconoscimento delle colpe contro l’unità
Il decreto, dopo aver riconosciuto che le colpe della divisione devono essere ripartite, ne accetta la conseguente responsabilità: «con umile preghiera chiediamo perdono a Dio ed ai fratelli separati, come pure
14
GERMANO PATTARO, Corso di Teologia dell’Ecumenismo, Queriniana, Brescia 1985,
211.
15
ANTONIO M. JAVIERRE, Promozione Conciliare del Dialogo Ecumenico, Collana
Magistero Conciliare, Elle Di Ci, Asti 1965, 164.
Il movimento ecumenico: gli uomini ed i problemi - Prof. LUIGI CHIOVETTA – A.A. 2004 / 2005
9
noi rimettiamo ai nostri debitori»16. È un gesto che non smentisce la Santità della Chiesa, ma che riconosce le miserie dei suoi membri. Così,
dunque, la vera conversione non si riduce ad una rettifica di tipo verticale. L’amore di Dio si riflette necessariamente sul piano orizzontale dei
nostri contatti con i fratelli.
Conversione come pieno sviluppo ecumenico
La conversione sorpassa il campo della preparazione per situarsi
in pieno sviluppo ecumenico. Non si può parlare di un semplice avanzamento, ma di un vero esercizio di ecumenismo. L’ecumenismo deve essere concepito come un movimento convergente o come un ritorno globale
a Cristo. «Si deve ricordare che la perdita della relazione con Dio e con i
fratelli legata nella Bibbia all’atto di autoreferenzialità e di autoaffermazione dell’uomo nei confronti sia di Dio che degli altri uomini. autoaffermazione significa entrare nella contrologica adamitica del “sarete come dèi”. L’autoaffermazione è, perciò, il corrispettivo decisionale
dell’incredulità, della disobbedienza e della superbia. La permanenza nella divisione, vista come perentoria, cade sotto la stessa logica»17.
Unione… come vita conforme al Vangelo
«I fratelli tanto meglio promuoveranno, anzi vivranno in pratica
l’unione, quanto più si studieranno si condurre una vita più conforme al
Vangelo»18. Ciò significa che il Vangelo è quindi l’unità di misura che
qualifica ecumenicamente l’esistenza dei discepoli di Cristo. La fedeltà al
16
UR, 7b.
GERMANO PATTARO, Corso di Teologia dell’Ecumenismo, Queriniana, Brescia 1985,
215.
18
UR, 7c.
17
Il movimento ecumenico: gli uomini ed i problemi - Prof. LUIGI CHIOVETTA – A.A. 2004 / 2005
10
Vangelo, come fatto primario dell’esistenza cristiana, è essa stessa e concretamente un vivere già l’unità.
LA PREGHIERA IN COMUNE (UR, 8)
Preghiera ed Ecumenismo
Sembra che il Decreto collochi al centro stesso dell’ecumenismo,
l’orazione: «questa conversione del cuore e questa santità di vita, insieme
con le preghiere private e pubbliche per l’unità dei cristiani, si devono ritenere come l’anima di tutto il movimento ecumenico e si possono giustamente chiamare ecumenismo spirituale»19.
In questo modo, preghiera ed ecumenismo, vivono intimamente
legati. Da un verso infatti si aspira che l’ecumenismo, nato in ginocchio,
converta il mondo in una gigantesca cattedrale dove risuoni l’«unum
sint» di Cristo, nello stesso tempo la preghiera si preoccupa di sostenere
l’ecumenismo perché non venga a mancare nel suo cammino, cammino
visto come «Via Crucis».
Che tutti siano un cosa sola
«È consuetudine infatti per i cattolici di recitare insieme la preghiera per l’unità della Chiesa, con la quale ardentemente alla vigilia della sua morte lo stesso Salvatore pregò il Padre: Che tutti siano una cosa
sola (Gv. 17,21)»20.
Questa preghiera raccomanda tutti i suoi fedeli a Cristo, è Lui che
può alleggerire le tensioni e ottenere che tutti gli uomini godano della
pienezza dei doni salvifici depositati nel seno della Chiesa. «La preghie19
20
UR, 8a.
UR, 8b.
Il movimento ecumenico: gli uomini ed i problemi - Prof. LUIGI CHIOVETTA – A.A. 2004 / 2005
11
ra, di conseguenza, è tanto legittima quanto l’ecumenismo, quanto qualsiasi sforzo di carattere unionistico»21. Esistono, davvero, concetti di unità che sono inaccettabili e che sfigurano l’ecumenismo; però gli abusi
non sopprimono le legittimità di uno sforzo autentico, appoggiato sulla
concezione ortodossa di unità.
La «comunione» liturgica
«Nella preghiera i cristiani, pur divisi, vivono e sperimentano la
comunione profonda che viene a loro dallo Spirito di Dio che, unico, parla loro e li conduce alla sola fede dell’Evangelo ed al Battesimo che li fa
essere di Cristo»22.
Che ne dire allora di una preghiera doppiamente ecumenica, in cui
ci si imponga oltre che pregare per l’unione, di pregare uniti? Con queste
asserzioni il decreto legittima l’incontro spirituale che taluni avevano
combattuto come cosa inaccettabile dalla dogmatica cattolica.
Il Concilio ha posto in risalto un doppio principio che deve regolare gli incontri confessionali sul piano spirituale: se da un lato la preghiera unitaria è un segno di unità, nello stesso tempo diviene anche mezzo per ottenere la grazia dell’unione.
Quindi la preghiera per l’unità è legittima, ed in un certo senso
obbligatoria, per i medesimi motivi che garantiscono il movimento ecumenico contemporaneo.
La preghiera aspira ad un ecumenismo intenso nel duplice senso
della sua finalità, in quanto tende all’unione di tutti i cristiani, e nel suo
esercizio, in quanto si effettua ecumenicamente con la attiva partecipazione di tutti gli interessati.
21
ANTONIO M. JAVIERRE, Promozione Conciliare del Dialogo Ecumenico, Collana
Magistero Conciliare, Elle Di Ci, Asti 1965, 169.
22
GERMANO PATTARO, Corso di Teologia dell’Ecumenismo, Queriniana, Brescia 1985,
228.
Il movimento ecumenico: gli uomini ed i problemi - Prof. LUIGI CHIOVETTA – A.A. 2004 / 2005
12
Naturalmente però la preghiera per l’unità della Chiesa è soggetta
alla vigilanza dei pastori legittimi.
LA CONOSCENZA RECIPROCA DEI CRISTIANI (UR, 9)
«Bisogna conoscere l’animo dei fratelli separati. A questo scopo è
necessario lo studio, il quale deve essere condotto secondo la verità e con
animo ben disposto»23.
Studio dell’interlocutore o conoscenza diretta?
Questo dialogo ecumenico non può quindi prescindere da una
previa conoscenza dell’interlocutore. È necessario che lo studio sia pienamente fruttuoso
attraverso
uno
spirito
dialogico.
Lo
studio
dell’interlocutore abbraccia tutta la sua dimensione storica, dottrinale,
spirituale, cultuale, culturale, psicologica, ecc.
«È anche vero che il previo studio non basta: per la comprensione
dell’interlocutore è necessaria una auto manifestazione. In altre parole, la
comprensione dell’interlocutore si potrà soltanto raggiungere nell’intimo
contatto con l’interlocutore che si apre pienamente alla confidenza»24.
Quindi, come visto, il dialogo dovrebbe operare in due fronti: lo
studio e la conoscenza diretta e profonda. Il dialogo appare come lo
strumento ideale per assicurare una mutua conoscenza che sta al fondamento dell’impresa ecumenica.
Inoltre lo studio della teologia deve realizzarsi alla luce del dialogo, bisogna ascoltare con attenzione il fratello separato che rivela la sua
dottrina, e bisogna formulare il nostro «dogma» come se realmente par-
23
UR, 9a.
ANTONIO M. JAVIERRE, Promozione Conciliare del Dialogo Ecumenico, Collana
Magistero Conciliare, Elle Di Ci, Asti 1965, 176.
24
Il movimento ecumenico: gli uomini ed i problemi - Prof. LUIGI CHIOVETTA – A.A. 2004 / 2005
13
lassimo a interlocutori non avvezzi alle nostre categorie (come ad esempio quelle «scolastiche»).
LA FORMAZIONE TEOLOGICA (UR, 10)
«L’insegnamento della sacra teologia e delle altre discipline, specialmente storiche, deve anche essere fatto sotto l’aspetto ecumenico»25.
Il paragrafo 10 del decreto in questione, è di carattere pastorale e
si interessa della destinazione che ha il lavoro di destinazione critica,
messo a punto dalla esperienza ecumenica.
La formazione teologica deve essere francamente ecumenica sotto
due aspetti:
Ecumenicità in teologia ed ecumenicità teologica
La teologia deve acquisire al suo interno l’ecumenicità, cioè non
deve essere appunto una teologia di parte, riconoscendo negli interlocutori la loro tradizione spirituale, liturgica e dottrinale e la genialità nella loro ricchezza. Questo processo farà acquisire una maggiore consapevolezza della «cattolicità» che è il tratto caratteristico che definisce la comunionalità nella Chiesa.
Ecumenismo e Missione
Una formazione ecumenica alla missione, perché la separazione
dei cristiani è «di scandalo al mondo e danneggia la santissima causa della predicazione del Vangelo ad ogni creatura»26. Bisogna non dimenticare che l’ecumenismo affonda le sue radici proprio da problematiche sol25
26
UR, 10a.
UR, 1.
Il movimento ecumenico: gli uomini ed i problemi - Prof. LUIGI CHIOVETTA – A.A. 2004 / 2005
14
levate in terra di missione, quando i cristiani venivano accusati di aver
portato insieme a Cristo anche le loro divisioni e di aver frammentato la
Chiesa di Cristo. Proprio per questo la formazione ecumenica alla missione sta alla base della «ecclesiologia» di comunione del Concilio Ecumenico Vaticano II.
In parole povere, al primo punto si ribadisce l’importanza del ruolo ecumenico dei «futuri pastori e sacerdoti», mentre al secondo punto
l’importanza del ruolo ecumenico «dei cattolici che attendono alle opere
missionarie».
IL MODO DI PRESENTARE LA DOTTRINA (UR, 11)
Questo paragrafo del Decreto riprende il discorso iniziato al paragrafo 9, e sul filtro di quanto detto al paragrafo 10, precisa come, da parte
cattolica, ci si impegna circa la metodologia che caratterizza la presentazione della fede. Definiamo, a riguardo, le tre indicazioni vincolanti propostaci dal decreto:
1- La distinzione tra «ecumenismo» e «falso irenismo».
2- La modalità del linguaggio teologico per la diversità della cultura in cui esso si esprime;
3- La attitudine etico-evangelica che deve qualificare la proposta
dottrinale.
Al termine, il paragrafo, richiama l’attenzione dei cattolici sul cosiddetto principio «dell’ordine o gerarchia delle verità».
Il movimento ecumenico: gli uomini ed i problemi - Prof. LUIGI CHIOVETTA – A.A. 2004 / 2005
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LA COLLABORAZIONE CON I FRATELLI SEPARATI (UR, 12)
L’ultimo paragrafo di questo capitolo si interessa all’ecumenismo
detto di «diaconia» o di «servizio».
Il progetto che propone, pure puntuale nelle indicazioni concrete,
è attento innanzitutto alle sue proprie motivazioni. Ciò per il fatto che
l'
agire dei cristiani e il particolare agire di cui qui si parla è considerato
vocativo e, quindi, costante. Risponde, cioè, all'
essere Chiesa della Chiesa. Esso è presentato con la categoria della «collaborazione». Questa, a
sua volta, è articolata su due versanti. Interno alla Chiesa, e riguarda il
dovere dei cristiani di stabilire dei rapporti di corresponsabilità. Esterno
alla Chiesa, e riguarda il servizio dei cristiani nei confronti della società
e dei problemi della convivenza umana.
I due versanti hanno la loro giustificazione nel fatto che la realtà
cristiana non è destinata a se stessa. La Chiesa, abbiamo già sottolineato,
è «per» il Regno di Dio. In questa prospettiva prende il suo rilievo determinante la preghiera di Gesù, il quale invoca dal Padre l'
unità per i
suoi «affinché il mondo creda che tu mi hai mandato»27. L'
economia, infatti, che lega i discepoli a Cristo è l'
obbedienza a Lui che li «chiama»
per «inviarli» presso gli uomini. Non con sollecitazione solo etica, né,
tanto meno, pragmatica, ma sulla linea vocativa dello stesso Cristo, che
fa entrare la Chiesa nel movimento della Sua Incarnazione: «Come il Padre ha mandato me, così io mando voi»28. Perché, appunto, essa sia “serva” al mondo come Lui fu “servo”.
Il testo individua due linee di intervento. La prima chiede ai cristiani di condividere insieme davanti agli uomini e a loro favore i beni e i
doni della fede che hanno in comune. La seconda avverte i cristiani che
spetta a loro per primi di impegnarsi uniti per promuovere una società
27
28
Gv 17,21.
Gv 20,21.
Il movimento ecumenico: gli uomini ed i problemi - Prof. LUIGI CHIOVETTA – A.A. 2004 / 2005
16
umana più giusta. Si deve notare che le due linee sono tra di loro in stretta correlazione, perché non si immagini il primo intervento squisitamente
evangelico e il secondo solo operativo e, quindi, puramente etico. L'
uno e
l'
altro sono saldati dalla certezza che la Chiesa e i discepoli di Cristo
hanno il compito di «porre in piena luce il volto di Cristo servo». Il che
vuol dire che la prima e la seconda forma sono varianti dell'
unica e sola
testimonianza cristiana.
CONCLUSIONI
La complessità della materia trattata, l’articolata regolamentazione avutasi con il Concilio Vaticano II, rendono il tema dell’esercizio
dell’ecumenismo ancora alquanto problematico e complesso, considerata
la fluttuanza delle categorie sopra esaminate.
Tuttavia, essendo necessaria una conclusione alla tematica del
presente elaborato, si ritiene opportuno demandare la questione ad una
riuscita sintesi relativa agli effetti ed ai risultati del Concilio del teologo
Rosino Gibellini.
«Dal Concilio Vaticano II ci sono stati rilevanti risultati: centralità della Parola di Dio, una mobilitazione di tutte le componenti della comunità ecclesiale, sia livello di direzioni della chiesa con la collegialità
episcopale, sia a livello di laici che sono chiamati ad assumere le loro responsabilità, un senso più acuto della missione in termini di servizio, un
rapporto non più antagonistico ma di solidarietà nel quale si trova ad operare, un rapporto di dialogo e di attiva ricerca dell’unità con le altre comunità cristiane, un rapporto di dialogo e di collaborazione con le grandi
tradizioni religiose dell’umanità. È in questo contesto di ecclesiologia di
comunione
che
si
colloca
il
decreto
Unitatis
redintegratio
sull’ecumenismo, che segna l’aggregazione definitiva della chiesa cattolica alla causa ecumenica. Il decreto conciliare espone i principi cattolici
Il movimento ecumenico: gli uomini ed i problemi - Prof. LUIGI CHIOVETTA – A.A. 2004 / 2005
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dell’ecumenismo (e non: i principi dell’ecumenismo cattolico): non ci
sono due ecumenismi, l’ecumenismo cattolico e l’ecumenismo dei cristiani non-cattolici, che si sviluppano giustapposti o anche antagonisti,
ma solo un ecumenismo, al quale, la chiesa cattolica lentamente partecipa
con la sua identità ed autocomprensione ecclesiale; e tratta inoltre
dell’esercizio dell’ecumenismo in termini di conversione, riforma, dialogo e cooperazione. I cristiani non-cattolici, già “dissidenti” ed “eretici”,
sono riconosciuti come “fratelli nel Signore”, anche se separati dalla piena e perfetta comunione con la chiesa cattolica»29.
29
ROSINO GIBELLINI, La Teologia del XX secolo, Biblioteca di Teologia Contemporanea, Queriniana, Brescia 1992, 527.
Il movimento ecumenico: gli uomini ed i problemi - Prof. LUIGI CHIOVETTA – A.A. 2004 / 2005
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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
FONTI
CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Decreto sull’ecumenismo
Unitatis
Redintegratio,
in
ENCHIRIDION
VATICANUM,
I,
1962-1965, Edizioni Dehoniane, Bologna 198112.
STUDI
GERMANO PATTARO, Corso di Teologia dell’Ecumenismo, Queriniana, Brescia 1985;
ANTONIO M. JAVIERRE, Promozione Conciliare del Dialogo Ecumenico, Collana Magistero Conciliare, Elle Di Ci, Asti 1965;
PETER NEUNER, Teologia Ecumenica, Biblioteca di Teologia
Contemporanea, Queriniana, Brescia 2000;
ROSINO GIBELLINI, La Teologia del XX secolo, Biblioteca di Teologia Contemporanea, Queriniana, Brescia 1992;
TOM STRANSKY, Concilio Vaticano I e II, in Dizionario del movimento ecumenico, Edizioni Dehoniane, Bologna 1994, 11611163.
Il movimento ecumenico: gli uomini ed i problemi - Prof. LUIGI CHIOVETTA – A.A. 2004 / 2005
19
INDICE
PREFAZIONE
pag. 02
INTRODUZIONE
pag. 02
IL SOGGETTO DELL’IMPEGNO ECUMENICO
Il soggetto ed i soggetti dell’impegno ecumenico
Ecumenismo e ministerialità
pag. 04
pag. 04
pag. 05
IL RINNOVAMENTO DELLA CHIESA
Ecclesia semper reformanda
L’esperienza in atto della «conversione»
pag. 06
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pag. 07
ECUMENISMO E CONVERSIONE INTERIORE
Riconoscimento delle colpe contro l’unità
Conversione come pieno sviluppo ecumenico
Unione… come vita conforme al Vangelo
pag. 08
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pag. 09
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LA PREGHIERA IN COMUNE
Preghiera ed Ecumenismo
Che tutti siano una cosa sola
La «comunione» liturgica
pag. 10
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pag. 11
LA CONOSCENZA RECIPROCA DEI CRISTIANI
Studio dell’interlocutore o conoscenza diretta?
pag. 12
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pag. 13
LA FORMAZIONE TEOLOGICA
Ecumenicità in teologia ed ecumenicità teologiica pag. 13
Ecumenismo e Missione
pag. 13
IL MODO DI PRESENTARE LA DOTTRINA
pag. 14
LA COLLABORAZIONE CON I FRATELLI SEPARATI
pag. 15
CONCLUSIONI
pag. 16
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
pag. 18
INDICE
pag. 19