Breve viaggio nella storia Come altri Comuni dell’Appennino Parmense, anche quello di Pellegrino presenta origini molto antiche. Le prime sperimentazioni dell’agricoltura, nel corso del Neolitico (IV millennio a.C.)sono attestate dall’accetta di pietra levigata rinvenuta presso la Costa di Ceriato. Questo lo strumento che permise ai primi agricoltori di disboscare e di mettere a coltura gli appezzamenti più fertili, come quello sui terrazzi fluviali del Torrente Stirone il cui reperto è stato rinvenuto nel milleottocento. I primi insediamenti accertati risalgono però ai periodi del Bronzo e del Ferro (II-I millennio a.C.), che generarono intensa occupazione umana sul Monte Pietranera, roccaforte rocciosa e scura posta a dominio della pianura e dei percorsi che da essa salivano verso la conca di Pellegrino. Durante i secoli IV e III a.C. l’insediamento Ligure sulla cima del monte Pietranera ebbe anche una propria necropoli, ritrovata e scavata nel 1876 nelle vicinanze di Besozzola dall’allora Sindaco Archeologo, sen. Giovanni Mariotti. Abbandonati gli insediamenti sulle alture, il periodo Romano vede in più punti fondi agricoli, alcuni dei quali sono ancor oggi identificabili con centri esistenti ed il cui toponimo rimanda alla celebre iscrizione-catasto nota come Tabula Alimentaria di Veleia. Scopriamo così che gli attuali Careno, Gragnano, Mariano sono i fundi Carigenum, Gragnanos, Marianum nel distretto romano (pago) Salvio., così come ad est, alle pendici del M:Santa Cristina la località Lusignani ricorda i fundi Luciliani nel distretto (pago) Valerio. Per quanto riguarda l’epoca delle invasioni barbariche, alcuni resti longobardi ritrovati nelle vicinanze del Castello, fanno ipotizzare la presenza di un’antica signoria locale. Pellegrino assume la sua importanza con l’investitura concessa nel 981 dall’imperatore Ottone II ad Adalberto di Baden , capostipite della famiglia Pallavicino .La costruzione parziale del castello da parte di quest’ultimo si inserisce nel processo di incastellamento a difesa degli Ungari (fine sec. IX-X) I secoli seguenti vedono la partecipazione di Pellegrino alle dispute tra Parma e Piacenza ed il rifacimento del castello. Il discendente di Guglielmo Pallavicino , Oberto detto Il Grande, ebbe un ruolo importante nelle lotte tra Guelfi e Ghibellini della prima metà del XII sec., ponendo le basi dello Stato Pallavicino. Federico II infatti nel 1249 investi Oberto di numerosi castelli e ville e Pellegrino parteggiò sempre per i Ghibellini. Nel xv secolo lo Stato Pallavicino perde definitivamente la sua indipendenza giurisdizionale :infatti nel 1428 i Visconti prendono possesso del castello affidandolo a Niccolò Piccinino, al soldo dei duchi di Milano. I Piccinino ivi risiedono sino al 1472 impossessano del feudo. Gli stessi quando gli Sforza si lo concedono alla famiglia Sforza Fogliani che , nel 1759 non avendo prole maschile trasmette Pellegrino con altri Feudi al nipote Federico Meli Lupi di Soragna. Nel 1805 una legge napoleonica sopprime l’ordinamento feudale:tale signoria finisce pertanto con il duca Carlo. Il Castello è continuo oggetto di variazioni di proprietà…dai Meli Lupi di Soragna a Cirillo Pettenati, all’ing. Raggio, a Giuseppe Bottego, ai Tomelleri ed attualmente alla ditta Rossi e Catelli di Parma. Diventa infine comune nel 1836, ottenendo anche una propria parrocchia dedicata a San Giuseppe. La storia o la leggenda raccontano che l’origine del nome e dell’agglomerato del capoluogo debba trovarsi all’interno della pia devozione dei viandanti che, a piedi e da più parti , qui giungevano per recarsi al Santuario di Careno dedicato a Maria Assunta Prima quindi di affrontare l’ultima salita, la sosta era d’obbligo per riposare. Da qui dunque, l’origine del nome e dello stemma che reca ben distinta l’immagine del santuario e del pellegrino che vi si reca. LeVecchie frazioni ed il Capoluogo…… ..Careno.. Storicamente del Monastero e della chiesa di Santa Cristina sita in Monte di Careno si ha notizia nel 926. Il Monte è stato infatti sede di un antico romitorio. Dell’edificio primitivo non si ha una datazione precisa e parte è forse conservata nella zona absidale dell’attuale complesso. Attorno al 400 la navata centrale venne modificata ed ampliata con le navate laterali. Successivamente , nel XVII secolo, epoca a cui risalgono anche i dipinti altri lavori portarono l’aggiunta dei porticati laterali. A seguiti dei lunghi e recenti lavori di restauro, conclusi nel 2007 la chiesa stessa è stata riaperta al pellegrinaggio, particolarmente concentrato il 15 agosto, giorno delle Vergine a cui è dedicato il santuario. ….. Castellaro Proseguendo per la ex strada statale che si snoda attorno al versante nord , nord ovest del Monte di santa Cristina si raggiunge il valico piatto che congiunge sul dritto filo di costa Pellegrino a Bore, scendendo sulla sinistra Pellegrino alla Valle Cenedola ( e dal lì facilmente si raggiunge Varano de Melegari o Varsi , a seconda )lasciandoci incontrare l’Oratorio dei Volpi di antica storia mentre, scendendo a destra, attraversando una verde vallata da dove si può scorgere sia il Canate che il Monte di Mariano da una parte che Pozzolo di Bore dall’altra, si arriva ad Iggio ..Iggio... Il primo documento è del 1044 e riguarda la concessione di un terreno da parte del Vescovo di Milano per la costruzione di un oratorio a pianta centrale a croce greca, dedicato a San Martino Vescovo. In seguito l’oratorio diventa chiesa e controlla altri oratori minori. La Chiesa attuale (XVIII secolo)conserva al suo interno una statua lignea di San Rocco ed un tabernacolo, sempre in legno, datati XVII secolo.Dell’edificio originale sono rimaste tre formelle raffiguranti un orante, una croce greca ed una colomba. Iggio costituiva un’importante tappa per Fidenza o per Berceto sulla strada che da Veleia si collegava alla Via Francigena. Grotta e Besozzola Scendendo da Iggio , attraversando il ponte sullo stirone dopo egola .e salendo a destra si raggiunge Besozzola(ricca di case a torre e di chiesa parrocchiale), proseguendo per la strada comunale si raggiunge Villa Berzieri (ancora case a torre, vecchi edifici e la casa natale di Lorenzo Berzieri, lo scopritore delle proprietà curative delle acque salsobromoiodiche di Salsomaggiore). Salendo ancora si raggiunge il massiccio di Pietranera e scendendo , a sinistra, l’abitato di Pietranera con la Torre dei Marchesi e successivamente Aione sotto e sopra, mentre scendendo tenendo la destra si attraversa nuovamente un crinale d’ampia panoramica su Vigoleno e le terre piacentine e si giunge all’abitato di Grotta, ricca di case e con Chiesa parrocchiale. Scendendo si costeggerà il Salsogolf per giungere a ricongiungersi in loc, Pontegrosso con la strada Provinciale che ci porterà in direzione Salsomaggiore da una parte, oppure verso il passo Sant’Antonio dall’altra ..Mariano... Lo troviamo come pagus già nella tabula Alimentaria. Proprio sul cucuzzolo della prospiciente chiesa, si vuol vedere nella geometrica del paesaggio la presenza di un antico castello, distrutto dopo la ribellione dei Pallavicino da Pellegrino contro Bernabò Visconti (1373). La chiesa di San Pietro , già menzionata nel 400, è sorta in sostituzione di una precedente, adiacente al fortilizio, ma di cui purtroppo s’è persa ogni traccia. All’interno numerose opere di Walter Benecchi, pittore contemporaneo nato a Mariano e Bolognose di adozione. . .Rigollo... E’ una frazione ormai quasi disabitata a picco sulla valle di un ramo del Torrente Stirone che scende da Pozzolo in quel di Bore. Numerose sono le case di pietra con le loro caratteristiche coperture in piane, una piccola chiesa, numerosi mulini di cui alcuni di recente ristrutturazione, oltre all’epica e storica miniera d’oro… ..Sant’Antonio e Varone... Il valico, che divide la vallata verso Pellegrino da quella verso Salsomaggiore e che nei giorni di sereno offre allo sguardo l’incanto delle Alpi , è dedicato a Sant’Antonio e prende il nome da una chiesetta rustica, proprio ai margini della statale, che custodisce un affresco della Vergine. Qui spesso ritornano i combattenti e i partigiani che durante la 2° guerra mondiale vi trovarono asilo. Lasciato il valico e scendendo da Salso verso il capoluogo pellegrinese si incontra Varone .La sua sobria ed elegante piccola pieve, con la facciata rivolta alla vallata di Pellegrino, aveva alle sue dipendenze nel 1199 con bolla di Innocenzo III, l’Ecclesia di Santa Cristina. …Il Capoluogo… Il nucleo abitato (m.410 s.l.m.) presenta una struttura planimetrica ad isolati regolari, paralleli tra loro, suddivisi da tre strade. La via di Sud Ovest ,dalla caratterista formazione di strada piazza, era l’area in cui si svolgevano le contrattazioni mercantili, cui è connessa la formazione stessa dell’abitato attorno al XIV secolo. Il mercato settimanale presso il torrente stirone , conteso tra i Pallavicino e il Comune di Parma, per tutto il XV secolo è talmente importante per la storia del luogo che il toponimo Mercato rimane ad indicare l’abitato sino alla fine del XVII secolo, contemporaneamente al definitivo abbandono dell’antico nucleo presso il castello. Il nucleo edilizio a Nord di via Garibaldi, con case a torre risalenti al XV-XVI secolo, l’ex chiesa di san Giuseppe e l’ex monastero di San Francesco sulla strada principale designano il tessuto urbano del paese. La chiesa di san Giuseppe è stata costruita nel 1642 come cappella dipendente dalla parrocchiale di Careno, eretta a parrocchia autonoma nel 1836, dal 1927 adibita a usi profani. Attualmente per la stessa sono in corso ampi lavori di ristrutturazione per la creazione di una sala civica multifunzionale. L’attuale chiesa parrocchiale edificata tra il 1914 e il 1927 su progetto dell’arch. Tancredi Venturini, a pianta basilicale in stile romanico moderno, custodisce all’interno alcune pietre dell’antica chiesa Walter Benecchi nonchè pregevoli e l’ultima Cena dell’artista lignei dei secoli precedenti .Nell’adiacenza della chiesa si trova un antico portale con ghiera in laterizio, punto di partenza di quella che una volta – e in molti casi tutt’ora- veniva definita la strada vecchia. A sud del Borgo sorse nel 1421, secondo tradizione per opera di Bernardino da Siena, un monastero francescano con un oratorio dedicato a San Rocco , eretto nel 1512. Il complesso convenutale è stato soppresso nel 1805, successivamente adibito ad ospedale civile, poi ad edificio scolastico ed ora, dopo un’ingente opera di restauro, completamente recuperato , è adibito ad ostello. …. .L’ambiente naturale.. L’abitato è situato nel fondovalle del torrente stirone che lo attraversa ed è circondato da una serie di cime montuose che vanno dai 963 del m.te Santa Cristina, agli 846 del Monte Canate , ai 370 del monte delle Barche. Il distretto comunale è parte integrante dell’alta val stirone. Il terreno è in prevalenza costituito da un’alternanza di rocce calcaree e marmose, con esili intercalazioni argillose noto come unità del flysh di Monte Cassio. La fitta alternanza delle bancate ben si scorge percorrendo la Fondovalle dello Stirone tra Egola e l’abitato piacentino di Trinità, laddove le stesse si stratificano con le arenarie del complesso di Ranzano( Oligocene….circa 30 milioni di anna fa….). La copertura boschiva è vasta e va da querce a castagni, da aceri a robinie, da carpini a ciliegi selvatici sino ad essere sostituiti all’alta quota dal faggio in associazione quasi pura. Sul Santa Cristina possiamo ancora trovare il raro borsolo (shaphylea pinnata), un alberello tra i 6 e gli otto metri di altezza con foglie composte e peculiari frutti rigonfi a vescica…mentre il raro ciliegio canino (prunus mahaleb),con il pero corvino ed il sorbo montano li troveremo sul Pietranera. Numerose le fioriture dell’aquilegia comune, del giglio martagone, dell’iris germanica,del dittamo, del raro fiordaliso, dal sigillo di salomone, della dafne, del narciso poetico, della scilla, del colchico autunnale, delle stupende e trionfali peonie, dell’angelica, del melampiro dei campi, del cardo dei lanaioli,dell’aglio orsino, dei bucaneve, e delle numerose orchidee selvatiche presenti sul territorio in numerose specie.. La fauna a seconda delle zone, è costituita da tassi, volpi, faine, cinghiali, cervi, scoiattoli , ricci. Gli uccelli vanno dalla poiana al gufo comune, dal picchio rosso minore al rigogolo, dallo zigolo nero alla starna, oltre ai merli , alle cince, ai corvidi in generale, alle gazze, alle ballerine bianche ed alle rondini sempre più rare., . Le fragole di bosco , le ciliegie selvatiche e le more di rovo saranno un valido cibo durante i periodi d’arsura…per tutti gli abitanti del bosco...e non. Sebbene le variazioni climatiche influiscano negativamente è da considerare interessante anche la produzione micologica, che va dai prugnoli di san giorgio al clitocybe geotropa, dall’armillaria mellea all’amanita caesarea passando attraverso ai profumatissimi boletus aereus ed edulis. . Tra i rettili sono presenti il biacco e la vipera e tra gli insetti da non dimenticare lo splendido lucente cervo volante, numerose specie di farfalle diurne (quali la Chazara briseis) e notturne e coleotteri di vario genere,,mentre lungo l’alveo dello stirone, laddove le acque lambiscono il complesso delle argille a palombini (Cretacico inferiore..circa 120 milioni di anni fa..) spiccano ancora i gamberi di fiume, i ghiozzi ed il cobite. ,,Sport .. Numerosi percorsi ad anello caratterizzano tutto il territorio comunale adatti sia alle camminate ( trekking) che alla “mountain Bike”. L’ ippovia è ben segnalata ed intersecata con i circuiti da percorre a piedi. Nel capoluogo un campo da calcio, che ospita anche tornei estivi, ed un campo da tennis…In funzionamento il tiro a segno ed il tiro al piattello. Prodotti tipici.. Riconosciuta come città del buon vivere da parte dell’associazione “Slow Food” ottenendo da tempo il titolo di città Slow, si contraddistingue per la produzione del Parmigiano Reggiano di Montagna, essendo prevalente l’attività agricola su tutto il territorio. L’ottima produzione del pane artigianale prodotto anche con grani antichi e secondo antiche tradizioni da parte del forno locale, le ha consentito di ottenere anche il logo di “Città del Pane”. Buona anche se strettamente famigliare la produzione di salumi, prodotti secondo antiche usanze di norcineria locale… ..Ospitalita’.. Buone strutture ricettive, sia all’interno del capoluogo che nelle frazioni, con alberghi, pizzerie e ristoranti ove possono essere degustati prodotti tipici locali e di tutta la cucina parmigiana e non. Alla Pro Loco ci si può rivolgere per le iniziative programmate. ’… Arrivederci...