Ufficio XIII - Ambito Territoriale per la Provincia di Parma Scegli con Gusto per la Salute: Cibo Corpo Media. Premessa In una ricerca rivolta ad indagare in che modo le preadolescenti costruiscano la propria immagine femminile (Scarzello, 2001, in Onnis, 2005) è emerso come molte ragazze abbiano difficoltà a tollerare una cattiva immagine di sé e tendano quindi a rappresentare di sé soltanto gli aspetti positivi, il “falso Sé” (Winnicott, 1958, in Onnis, 2005) reprimendo le emozioni negative e rinunciando a riconoscersi, ad accettarsi, annullando simbolicamente il proprio “Self inadeguato”(Onnis, 2005). L'accento sociale pare dunque accanirsi sul fatto che le femmine debbano mostrare parti di Sé solo accondiscendenti, gentili come forme e modi, adattabili ai desideri degli altri rinunciando ai propri qualora essi si trovino in conflitto con quelli degli altri, con l'idea di essere sempre in debito. Rispetto al corpo, che è la prima parte del Sé che si vede quando veniamo a contatto con le persone, si impone l'importanza che esso sia sotto peso, snello, elastico, adattabile come le altri parti del Sé, cioè che trasmetta la sensazione di flessibilità estrema al mondo e agli stereotipi culturali. Sembra allora che per le femmine ancora una volta venga “vietato” di esprimere se stesse in libertà, una forma forse di controllo della società sull'essere rispetto ai ruoli di genere. Anche per i giovani adolescenti maschi vi è una forma di controllo, in questo caso più del macismo sull'essere maschio, della negazione dell'emotivo sull'espressione del sentire. Inoltre, la donna tende a restare più simbiotica dell’uomo, cioè a stabilire con gli oggetti d’amore un rapporto di stretta identificazione fusione fisica e psichica. “Mentre i maschi, nel percorso di separazione-individuazione si sentono minacciati dall’intimità (definiscono la propria identità attraverso la separazione dalla madre), l’identità femminile è minacciata dalla separazione, infatti, la femminilità si definisce attraverso la simbiosi con la madre” (Gilligan, 1986, in Codispoti e Golfarini, 2006). L’adolescenza è, dunque, il periodo più a rischio per lo sviluppo di D.C.A. (Disturbi del Comportamento Alimentare) perché è la fase di rielaborazione dell’identità che comporta una rottura dello schema corporeo di bambino, legato allo sviluppo puberale e la necessità di reintegrare la propria immagine di sé non solo attraverso lo sguardo dei genitori, ma attraverso quello degli altri (pari e adulti esterni di riferimento). Si è, quindi, più fragili rispetto al sé e più facilmente condizionabili rispetto ai modelli identificatori proposti dal contesto culturale e in particolare dai media, che in questa epoca storica svolgono una funzione educativa importante, che sostituisce a volte quella familiare e scolastica, senza mandato e senza competenze educative (Charmet, 2009). Nel contesto adolescenziale, i gusti alimentari hanno la stessa importanza dei gusti musicali, sportivi, di abbigliamento. L’adolescente, inoltre, tenta di controllare l’incertezza identitaria rispetto alla propria immagine corporea con diete e restrizioni alimentari, quindi non potendo controllare il tempo dello sviluppo cerca di controllare lo spazio, corporeo, fisico e relazionale a sua disposizione. Egli, anche nelle scelte alimentari, si muove tra tradizione e innovazione, tra norma e trasgressione. L’alimentazione ricopre uno spazio importante nella definizione di Sé e della propria soggettività perchè può finalmente esercitare un maggior controllo personale sui propri bisogni. Oltre al macrocosmo socioculturale, l’adolescente si rapporta con il microcosmo familiare ove, oltre tutto, il processo di trasformazione non riguarda solo l’adolescente ma anche l’intera famiglia che deve affrontare la tappa del ciclo vitale di uscita dei figli dal nucleo ed una nuova organizzazione della coppia genitoriale. Per l’adolescente mangiare a tavola in famiglia assume nuovi significati. A 1 tavola si sperimentano sia momenti di vicinanza che di conflitto che possono evidenziarsi e condizionare il comportamento alimentare. Attorno al rifiuto per un piatto ci può essere la lotta coi genitori per il potere. Proprio perché il mangiare a tavola prevede il rispetto di regole comportamentali e comunicative, per un adolescente che vuole sfidare la famiglia il pasto può rappresentare un canale di ribellione. Rifiutare un piatto, non parlare a tavola, non rispondere alle domande, mangiare distrattamente e sparire in fretta da tavola, sono comportamenti frequenti nell’adolescente. Inoltre, i giovani hanno sempre meno occasioni di vivere a diretto contatto con la natura, la campagna, meno occasioni per guardarsi intorno e scoprire l'origine delle cose più elementari: il cambiamento delle stagioni, il lavoro nei campi, gli interventi dell'uomo sull'ambiente e la trasformazione dei prodotti agricoli. Manca nei giovani la consapevolezza della produzione alimentare e la conoscenza della provenienza degli alimenti, anche di quelli più comuni come quelli del latte, uova, o i prodotti dell'orto, e a volte queste conoscenze mancano anche nei genitori. La comunicazione in campo alimentare è da intendere, quindi non solo come momento di trasmissione di informazioni sul valore nutritivo degli alimenti o sul ruolo di essi nel mantenimento della salute, ma come operazione complessa, che riguarda una pluralità di aspetti, nell'obiettivo di superare la frammentazione e l'occasionalità dei messaggi. Perchè un progetto sull'educazione ai media Partendo da un ambito prettamente clinico legato alla cura dei Disturbi Alimentari praticata nell’ambito dell’attività istituzionale dei Servizi dell’Azienda USL di Parma , non si poteva non occuparsi di cultura alimentare, di stili di vita e di educazione ai media, con un focus particolare sulle pubblicità che riconducono al cibo ed al corpo. In un servizio apparso sul Corriere della sera si legge che, da uno studio effettuato in Europa sul tempo che i bambini tra i 4 e i 12 anni trascorrono davanti alla televisione, è emerso che : gli italiani sono i più teledipendenti guardando la tv per 3 ore e 37 minuti al giorno; mentre in Europa gli inglesi la guardano per 3 ore e 30, i tedeschi per 3 ore e 20, gli spagnoli per 3 ore e 10, i portoghesi per 2 ore e 57, i francesi per 2 ore e 50, gli svedesi per 2 ore e 10, gli olandesi per 2 ore e 05, i finlandesi per 1 ora e 55, ed i danesi per 1 ora e 50. Questo dato dovrebbe farci riflettere sul nostro stile di vita, come genitori ed adulti e sulla quantità di tempo che bambini e ragazzi trascorrono da soli a contatto con le pubblicità ed i messaggi culturali trasmessi attraverso la televisione. Con questo non si intende demonizzare quest'ultima né la pubblicità, ma si vuole sottolineare quanto sia importante acquisire una corretta conoscenza della potenza dei media ed una consapevolezza che permetta di considerare in modo critico i messaggi pubblicitari e culturali, anziché accettarli in toto o subirli in modo passivo. In che modo i messaggi dei media possono influire e condizionare l'individuo rispetto alle sue scelte alimentari, al proprio stile di vita e di personalità? Questa é la domanda che ci siamo posti e che ha guidato la definizione dell'obiettivo che si cerca di raggiungere attraverso questo progetto, cioè di favorire la conoscenza e la riflessione di ognuno (giovani e adulti di riferimento) nel difficile compito di orientarsi rispetto alla qualità e quantità dei consumi e di acquisire consapevolezza rispetto a quanto questi influiscano sui processi di costruzione dell'identità. E’ fondamentale sottolineare l’importanza e la necessità di promuovere interventi di formazione e prevenzione volti a educare ragazzi/e, insegnanti e genitori ad una lettura critica dei messaggi dei media sul cibo e sul corpo, perché stili di vita, di comportamento ed identità siano il più possibile il risultato di una scelta consapevole e personalizzata. Modalità quali la frammentazione dell’alimentazione, il consumo smodato di dolci o in contrapposizione, il consumo eccessivo di prodotti light e l’ossessione del conteggio delle calorie, sono comportamenti che vanno ad influire pesantemente sulle scelte alimentari e che, a loro volta, possono portare a condotte alimentari disturbate. E’ necessario, pertanto, promuovere un nuovo tipo di intervento volto a sensibilizzare tutti rispetto alle tematiche di educazione alimentare con la 2 specificità di aiutare a valorizzare quegli aspetti che differenziano, anziché omogeneizzare le identità ed annullare la capacità di “produrre una cultura alternativa di pensiero”. Descrizione del progetto Il presente progetto si inserisce all’interno della più vasta programmazione aziendale, già avviata dal progetto “Prove di Volo”, dedicata alla prevenzione del disagio giovanile e più nello specifico dei Disturbi Alimentari, e la promozione alla salute alimentare, nel senso più ampio del termine, rispetto agli stili di vita e al benessere psico-fisico percepito. Le pratiche alimentari sono condizionate culturalmente. Cosa mangiare, come cucinare, si apprendono dagli altri. Il cibo si iscrive in una rete di scambi sociali e funziona da mediatore tra le persone, dare e ricevere cibo, mangiare assieme, comporta uno scambio relazionale e un confronto tra le identità. L’estrema disponibilità di cibo, la pubblicità alimentare onnipresente hanno condizionato il nostro modo di mangiare. L’uomo moderno deve gestire non più la mancanza, bensì l’abbondanza di cibo, deve operare scelte rispetto ai cibi proposti dalle pubblicità e ai valori ad essi associati, collocandosi tra la tentazione dell'abuso dei consumi e la negazione del bisogno alimentare attraverso l'astensione. In termini di comportamenti alimentari, l’adolescente deve gestire problematiche particolari: soddisfare bisogni calorici elevati che si manifestano attraverso una spinta a mangiare, talvolta eccessiva e sregolata; rompere con tutto ciò che infantilizza e quindi anche con determinati cibi o abitudini alimentari legate alla prima infanzia; convivere con il disagio rispetto a preoccupazioni specifiche relative al corpo (brufoli, parti del corpo percepite grosse o grasse, statura bassa, seni piccoli o grandi, etc). Dati emersi dai questionari che sostengono il progetto Il progetto che si propone ha già visto una preliminare fase di studio e conoscenza sul tema nel nostro territorio, condotta in 12 Scuole Secondarie di 2° Grado di Parma e Provincia. Durante la fase di studio (A.S. 2007-2008), sono stati somministrati questionari ad un numero di oltre 500 studenti, dai 14 ai 18 anni, per valutare i loro stili di vita correlati all’influenza della pubblicità e dei media sulle scelte alimentari. Qui di seguito riportiamo alcuni risultati significativi: 1 I maschi sono quelli che passano più tempo davanti alla tv con un 69% che vi trascorre più di 2 ore al giorno; 2 Più della metà degli studenti, sia maschi (63%) che femmine (65%) guarda la televisione da soli, senza genitori che possano fornire un valido filtro ai messaggi che vengono trasmessi. 3 I maschi sembrano quelli più soddisfatti del proprio corpo (59%) rispetto alle femmine che si piacciono a volte sì e a volte no (47%). Le ragazze sono anche quelle che si piacciono meno (23%) rispetto ai ragazzi (6%). 4 Le parti del corpo che i maschi sembrano gradire di più di sé sono le braccia (21%), le gambe (17%) e il viso (21%), mentre le parti che non piacciono sono le mani e i piedi (19%) seguiti dalla pancia (18%). Le femmine sembrano gradire di più di sé il viso (31%) mentre non piacciono i punti critici come pancia (20%), fianchi (20%) e gambe (18%). 5 Inoltre è interessante notare come la percentuale di maschi che non risponde è più elevata rispetto alla popolazione femminile. Obiettivi – Favorire corretti e sani stili di vita – Riflettere sulle modalità relazionali legate al rapporto con il cibo – Educare alla Salute e sviluppare la capacità ad una lettura critica dei messaggi proposte dai media relativi al cibo, al corpo e ai modelli identitari proposti, sviluppare una cultura più rispettosa delle diversità individuali – Aiutare a riflettere sull'influenza dell'apporto più e meno equilibrato degli alimenti sul proprio 3 – – – stato di salute Stimolare a riconoscere il valore del gusto, del piacere del cibo e delle sue preparazioni Conoscere i prodotti delle tradizioni locali, tipici e biologici Offrire l'utilizzo di prodotti salutari e gustosi attraverso la distribuzione automatica, nel rispetto della diversità. Destinatari o Scuole secondarie di primo e secondo grado di Parma e Provincia o Dirigenti scolastici, Docenti Referenti di Educazione alla Salute o Docenti interessati ad attuare il progetto nelle classi o Genitori Attività previste nel progetto o Seminari di formazione su contenuti specifici o Focus group o Laboratori del gusto o Coinvolgimento delle famiglie Ore in presenza: 9h per chi ha già partecipato 12h per chi non ha mai partecipato più le mattine per le feste finali dove condividere gli elaborati prodotti durante il progetto incontro con i genitori a richiesta Durata totale: 3 incontri di tre ore durante l'anno di progettazione e monitoraggio, uno iniziale in più per chi non ha mai partecipato (tot. 4 incontri) più 1 mattina per le scuole secondarie di I grado e 1 per quelle di II grado per le feste finali __________________________________________________ Indicatori o o o o Gradimento dei prodotti proposti nei distributori automatici per almeno il 60% degli studenti Consumo almeno del 60% dei prodotti proposti Numero scuole e classi coinvolte Valutazione tra la griglia di ingresso/di uscita rispetto la capacità di lettura critica dei media del 10% degli studenti o Valutazione del miglioramento della distribuzione dei pasti e capacità di lettura delle etichette (questionari ingresso/uscita > del 10% Nome e cognome dei referenti per il progetto Dr.ssa Sandra Vattini, Medico Igienista, Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione, Dipartimento Sanità Pubblica, Tel.: 0521 396281- 396210 (segreteria) Dr.ssa Elena Cerati, Biologa e Tecnico della Nutrizione, 4 Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione, Dipartimento Sanità Pubblica, Tel. 0521 396 406- 396281 e-mail: [email protected] Dr.ssa Anna Maria Gibin, Psicologa Psicoterapeuta, Responsabile del Programma Disturbi del Comportamento Alimentare- Dipartimento Assistenziale Integrato Salute Mentale e Dipendenze Patologiche dell'AUSL di Parma, Responsabile Educazione ai Media. Tel: 0521 203411 (CSM), 0521 200438 ( sede del Programma per i disturbi del comportamento alimentare) email: [email protected] Dr. Alberto Anedda Specialista in Cardiologia e Medicina dello Sport, Responsabile del Presidio di Medicina dello Sport dell’AUSL di Parma. Tel. 0521 980436 – 0524 515886 515882 Email: [email protected] Dr.ssa Daniela Fornaciari Agronomo, Referente Educazione Alimentare ed Orientamento ai Consumi della Provincia di Parma Tel. 0521 931884 [email protected] Prof. Monica Adriano Ufficio Scolastico Regionale per l'Emilia-Romagna, Ufficio XIII - Ambito Territoriale per la Provincia di Parma Referente sostegno alla persona e alla partecipazione studentesca Tel. 0521/213239 Fax. 0521/207295 e-mail: [email protected] Gruppo di Lavoro Segreteria organizzativa: Elena Cerati - Tecnico della Nutrizione e-mail: [email protected] 5