Mango Luca
5ª A
Elettronica e Telecomunicazioni
Anno scolastico 2001/2002
Internet:
da ARPANet a la fibra ottica
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Internet
Un po’ di storia…
La nascita della guerra fredda
Nell’ultima conferenza tra gli alleati, tenutasi a Potsdam (un sobborgo di Berlino) dal 17 Luglio al 2
Agosto del 1945, emersero i veri vincitori della seconda guerra mondiale: USA e URSS, due
potenze in grado di condizionare in maniera incisiva i futuri destini del mondo intero.
L’Unione Sovietica aveva combattuto le truppe tedesche su uno dei fronti più difficoltosi e
sanguinosi, subendo numerose perdite umane e materiali; il suo esercito, inoltre, controllava tutta la
parte orientale dell’Europa.
Gli Stati Uniti, invece, avevano subito lievi perdite umane ed il loro territorio non era stato
danneggiato dalla guerra; possedevano, inoltre, la bomba atomica, terribile arma di distruzione di
massa.
La diversità radicale di sistemi economici, politici e sociali tra Unione Sovietica, patria del
comunismo, e Stati Uniti, simbolo del capitalismo più avanzato, non tardò a sfociare in uno scontro
aperto, cui giunse attraverso un graduale deterioramento dei rapporti già delineatosi nel ’45 e
divenuto irreversibile tra ’47 e ’48.
L’inizio della guerra fredda viene fatto risalire al discorso pronunciato dal presidente americano
Truman di fronte al Congresso l’11 Marzo 1947. Le parole del presidente furono un duro attacco
all’URSS volto a mostrare all’opinione pubblica la negatività dell’impero sovietico e a prendere
l’impegno di sostenere economicamente e militarmente i governi minacciati dal comunismo.
La politica teorizzata da Truman non si prefiggeva l’obbiettivo di intervenire negli stati dell’Europa
centro-orientale presidiati dall’esercito sovietico, ma di impedire l’espansione del comunismo negli
altri paesi.
Alle parole, seguirono ben presto i fatti e gli Stati Uniti destinarono congrui aiuti militari ed
economici alla Grecia, dove nel 1946 si stava svolgendo una sanguinosa lotta civile tra potere
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monarchico e dissidenti comunisti, e alla Turchia, considerata troppo esposta alla pressione
sovietica.
La politica americana di contenimento del comunismo venne messa in atto in Europa con l’avvio
del «piano Marshall». Il piano, così chiamato dal nome del segretario di stato che lo promosse,
consisteva nello stanziamento di 13 miliardi di dollari per i paesi europei, devastati dalla recente
guerra. L’obbiettivo dell’iniziativa statunitense era, ovviamente, politico ed economico. Questo
piano, infatti, avrebbe rimosso le cause di un disagio della popolazione europea, stremata dalla
guerra, e accresciuto il dissenso verso la propaganda anticapitalista russa. Inoltre, avrebbe
assicurato all’America un ampio mercato per i propri prodotti. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti
esercitarono una forte pressione affinché i comunisti fossero estromessi dai governi di coalizione
creati nel dopoguerra da tutti i partiti antifascisti in molti paesi dell’Europa occidentale fra cui
l’Italia.
Il piano Marshall fu adottato da 16 paesi europei (Italia compresa), mentre fu rifiutato dall’Unione
Sovietica (e di conseguenza da tutti i paesi dell’Europa centro-orientale) poiché considerato
un’aperta manovra imperialistica statunitense: i vincoli imposti per la concessione dei fondi erano, a
detta della Russia, indebite interferenze nella politica di stati sovrani.
Si giunse, dunque, alla creazione in Europa di due blocchi contrapposti sul piano ideologico,
politico, economico e militare: la parte centro-occidentale sotto il controllo USA, quella centroorientale sotto l’egemonia sovietica.
In risposta alle manovre politiche di Marshall e Truman, Stalin, nel Settembre del 1947, promosse
la formazione del Cominform (Ufficio di informazione dei partiti comunisti) cui aderirono i partiti
comunisti di Unione Sovietica, Bulgaria, Cecoslovacchia, Iugoslavia, Polonia, Romania, Ungheria e
quelli italiano e francese che costituivano i due maggiori partiti dell’Europa occidentale: esso
mirava alla coordinazione ed alla guida dei partiti comunisti europei.
In occasione del Comitato Costituente del Cominform, Andrej Zdanov, politico di spicco del
governo Stalin, dichiarò ufficialmente che il mondo si era diviso in due: da una parte il «campo
imperialista e antidemocratico» guidato dagli Stati Uniti, volto ad imporre il suo dominio su tutto il
globo; dall’altra il «campo antimperialista e democratico» capeggiato dall’Unione Sovietica e in
lotta contro il primo.
In base a questa dichiarazione, le «Democrazie Popolari» dell’est furono trasformate in stati
organizzati secondo il modello socialista sovietico e divennero satelliti dell’URSS. in queste
circostanze, maturò anche il colpo di mano comunista a Praga (1948) a seguito del quale la
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Cecoslovacchia, che possedeva una lunga tradizione democratica liberale e una struttura industriale
molto forte, subì un colpo di stato comunista che allontanò figure e forze liberali dal paese.
La formazione di un compatto blocco socialista, allora, diventò un obbiettivo importante per
l’URSS, la quale nel 1949 promosse anche la formazione del COMECON, organismo che aveva il
compito di rendere omogenee le economie pianificate degli stati associati (Unione Sovietica,
Bulgaria, Cecoslovacchia, Polonia, Romania, Ungheria e Albania).
Nel contempo anche l’Unione Sovietica entrò in possesso della bomba atomica, diventando a pieno
titolo una superpotenza mondiale.
Sotto l’egemonia degli Stati Uniti, si formò il cosiddetto «blocco occidentale»: esso, in realtà,
comprendeva paesi di tutti i continenti, ma venne così denominato poiché guidato da un nucleo di
paesi (l’America e l’Europa occidentale) in cui vigevano governi liberal-democratici e nei quali era
fortemente
sviluppata
un’economia
capitalistica,
caratteri,
quesiti,
storicamente
tipici
dell’Occidente.
Il «blocco occidentale» si era formato in seguito al cosiddetto «colpo di Praga» con il quale i
Sovietici, facendo leva sulla presenza dell’Armata Rossa sul territorio cecoslovacco, avevano preso
il potere nel paese (Febbraio 1948). Questi avvenimenti vennero considerati dall’Occidente come
una chiara prova che la Russia volesse imporre il proprio dominio attraverso la forza e che i partiti
comunisti europei ad essa legati fossero estremamente pericolosi.
Fu in questo clima polittico che nel Marzo 1948 Francia, Gran Bretagna, Lussemburgo, Belgio e
Olanda si incontrarono a Bruxelles per stipulare un patto di assistenza, dall’implicito contenuto
antisovietico, contro un’eventuale aggressione. In seguito, a questi paesi si unirono gli Stati Uniti e
diverse altre nazione. Fu così stipulato il Patto Atlantico che sanciva la nascita della NATO (North
Atlantic Treaty Organization), un organismo politico-militare creato con lo scopo di difendere i
paesi appartenenti all’area dell’Atlantico settentrionale. Vi aderirono: Stati Uniti, Canada, Francia,
Gran Bretagna, Italia, Danimarca, Norvegia, Islanda, Portogallo, Belgio, Olanda e Lussemburgo,
cui si aggiunsero nel 1952 Grecia e Turchia (la Spagna si assocerà solo nel 1982). Tutti i paesi
dell’Alleanza atlantica si impegnavano a fornire reciproco aiuto in caso di aggressione: il patto, sul
piano teorico, aveva dunque uno scopo prettamente difensivo. Di fatto, però, esso aveva anche lo
scopo di impedire l’ascesa al potere dei partiti comunisti nei paesi membri.
Solo più tardi, nel 1955, alla NATO corrisponde un’alleanza militare tra i paesi dell’Europa
dell’Est, nota come Patto di Varsavia. Vi aderirono URSS, Polonia, Cecoslovacchia, Albania,
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Bulgaria, Germania Democratica, Romania e Ungheria che si impegnavano a prestarsi assistenza
militare e ad integrare i propri sotto il comando sovietico, in caso di necessità.
La germania fu il principale terreno di scontro fra Est ed Ovest: la sua posizione centrale
nell’Europa ne faceva un’importante zona strategica per entrambi i blocchi contrapposti.Tra Marzo
e Giugno del 1948 Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia decisero di unificare economicamente la
parte ovest della Germania Occidentale, in vista della costituzione di uno stato della Germania
Occidentale. Stalin reagì accusando l’America e i suoi alleati di aver infranto gli accordi si Potsdam
che prevedevano un’amministrazione alleata della Germani: l’accusa sovietica era effettivamente
legittima, data l’unilateralità nel trattare la questione tedesca. Del resto, anche lo stesso Stalin aveva
violato gli accordi di Yalta che prevedevano lo svolgimento di libere elezioni nell’Europa dell’Est,
nella quale, invece, l’URSS aveva instaurato dei regimi comunisti in maniera spesso non legittima
(come nel caso della Cecoslovacchia).In seguito ai provvedimenti economici statunitensi, inglesi e
francesi, Stalin decise di bloccare ogni via di accesso alla parte Ovest di Berlino, impedendo
l’arrivo dei necessari rifornimenti provenienti dalla Germania occidentale.Il blocco del settore
Ovest di Berlino segnò l’inizio di un lungo assedio per due milioni di berlinesi e per numerose
truppe americane; tuttavia gli americani non tentarono di forzare militarmente il blocco per non
giungere ad un pericoloso contatto con le truppe sovietiche, e preferirono rifornire Berlino Ovest
attraverso i loro aerei.
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A loro volta, anche i
sovietici
decisero
di
evitare lo scontro armato
non attaccando gli aerei
americani e dopo un anno
tolsero il blocco alla città
(Maggio 1949).
La crisi di Berlino aveva
dimostrato che né gli Stati
Uniti,
né
Sovietica
l’Unione
avevano
intenzione di oltrepassare
quei limiti che avrebbero
condotto allo scoppio di
un nuovo conflitto mondiale, sebbene nel contrattempo non intendessero rinunciare ai proprio
obbiettivi .
Conseguenza immediata della crisi di Berlino fu la spaccatura della Germania in due stati distinti:
infatti, gli Stati Uniti accelerarono l’integrazione della parte Ovest nel blocco occidentale ed il 23
Maggio 1949 nacque la Repubblica federale tedesca che venne subito a beneficiare del patto
Marshall; il 7 Ottobre nella Germani Orientale, occupata dai sovietici, si costituì la Repubblica
democratica tedesca.
La divisione della Germania in due stati provocò anche la divisione della città di Berlino in due
parti: Berlino Ovest divenne un centro amministrativo della Repubblica federale, mentre Berlino
Est divenne la capitale della Repubblica democratica.
Il piano Marshall e il patto atlantico avevano consolidato la posizione del blocco occidentale nel
teatro europeo, ponendo l’Unione Sovietica sulla difensiva.
Tra il 1949 e il 1950 questa situazione venne rovesciata dall’esplosione della prima bomba atomica
sovietica, in un test nell’atmosfera, e dalla vittoria comunista nella guerra civile cinese. Di
conseguenza la presidenza Truman intraprese una massiccia azione anticomunista di
militarizzazione globale.
La corea divenne teatro del forte antagonismo – ideologico, politico e militare – fra le due super
potenze.
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La penisola coreana alla fine della seconda guerra mondiale – appena terminati 35 anni di
repressione giapponese – era stata occupata dagli stati Uniti e dall’Unione Sovietica. Le due
amministrazioni avevano stabilito una temporanea linea di divisione all’altezza del 38° parallelo: il
Nord era soggetto all’occupazione sovietica, mentre il Sud era controllato dall’esercito americano.
Il territorio coreano aveva assunto un importante valore strategico da quando Mosca aveva stanziato
nella penisola numerose basi navali. Per contrastare e contenere tali insediamenti, le truppe di
Washington avviarono, a loro volta, un processo di militarizzazione della zona.
La riunificazione del paese era prevista dall’ONU ma, nel 1948, nelle zone di occupazione si erano
costituiti due diversi stati: la Corea del Nord, Repubblica Democratica Popolare di Corea, retta da
un governo comunista presieduto da Kim II Sung e la Corea del Sud, Repubblica di Corea,
filoamericana, sotto la dittatura di Syngman Rhee.
La riunificazione della Corea aveva incontrato l’opposizione dei sovietici che temevano
l’affermazione di un governo alleato con gli Stati Uniti. Le elezioni, quindi, si erano tenute solo al
sud portando, appunto, al potere Rhee.
Nel frattempo tutte le truppe di occupazione si erano ritirate ma entrambi i governi intendevano
rivendicare l’interno territorio.
La scarsa fiducia che il popolo aveva in Rhee ed il graduale ritiro delle truppe americane dal
confine alimentavano le aspirazioni di Kim e dei nordcoreani a vedere il paese unificato attraverso
un’iniziativa militare. Il progetto avrebbe comunque richiesto l’appoggio militare ed economico
dell’Unione Sovietica.
Inizialmente contrario all’invasione, Stalin cambiò opinione nel 1950. La sua decisione di
autorizzare l’azione nordcoreana fu dettata, in primo luogo, dalla errata convinzione che gli USA
non fossero interessati alla penisola coreana e non sarebbero quindi intervenuti in favore di
Syngman e, in secondo luogo, dalla esigenza di non perdere il controllo di quel territorio per poter
efficacemente contrastare le crescenti ambizioni egemoniche della Cina di Mao. Infine riteneva che
il possesso di un arsenale atomico e l’avvenuto consolidamento del blocco comunista gli avrebbero
consentito una più spregiudicata attività politica estera.
L’invasione nordcoreana iniziò, pertanto, il 25 giugno del 1950 e l’esercito di Kim in poco tempo
riuscì a conquistare quasi tutto il Sud.
Gli Stati Uniti reagirono fermamente smentendo le attese di Stalin. Convocarono il Consiglio di
Sicurezza delle Nazione Unite che proclamò il Nord Corea «stato aggressore» e ottenendo il nulla
osta per l’inizio della guerra.
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Tuttavia le preoccupazioni degli USA trascendevano il fatto contingente. Essi temevano che
l’invasione della Corea del Sud potesse mettere il crisi la loro posizione nello scacchiere mondiale
della guerra fredda; il governo Truman poi, consapevole del fatt0 che l’azione nordcoreana era stata
pianificata a Mosca, intendeva impegnarsi per riaffermare e consolidare l’impegno anticomunista.
L’attacco americano non si fermò dopo l’arretramento dei nordcoreani entro il 38° parallelo ma
l’avanzata proseguì verso Nord con la conquista di gran parte del territorio. La rapida ed efficace
offensiva indusse Truman a progettare, a sua volta, la riunificazione del paese sotto un governo
anticomunista e filooccidentale.
Stalin, allarmato dalla reazione americana e con l’obbiettivo di evitare uno scontro diretto, agì con
estrema cautela limitando i finanziamenti a Kim e convincendo la Cina a mandare proprie truppe in
Corea.
I cinesi, da parte loro, con un forte corpo di spedizione riuscirono a ricacciare le truppe del generale
McArthur fino al 38° parallelo, dove i combattimenti continuarono per altri due anni.
La guerra, sanguinosissima, con oltre un milione e mezzo di vittime, si concluse con un armistizio
che ripristinava le precedenti divisioni della Corea all’altezza del 38° parallelo: il Nord, con capitale
Pyongyang ed il Sud, con capitale Seoul. Innumerevoli persone rimasero senza casa e separate dai
loro familiari.
Il conflitto evidenziò in maniera significativa due problemi:
 La sostanziale impossibilità da parte americana e sovietica di raggiungere obiettivi assoluti, se
non mediante un’escalation militare e la minaccia dell’utilizzo di armi nucleari;
 L’incapacità dei due contendenti di confrontarsi costruttivamente sulle contese locali, profilando
così una contrapposizione totale tra il blocco comunista e quello occidentale.
Dopo la morte di Stalin (1953), al Cremlino si insediò un nuovo gruppo dirigente nel quale spiccava
la figura di Nikita Kruscev, nominato segretario del Partito Comunista dell’Unione Sovietica
(PCUS). Il nuovo governo sovietico dimostrò subito una certa inversione di tendenza ed una
volontà di rompere con lo stalinismo: infatti Kruscev dichiarò che le questioni internazionali
andavano risolte pacificamente.
Negli Stati Uniti, il repubblicano Eisenhower venne eletto presidente nel 1953 e dichiarò di voler
passare dalla strategia di contenimento ad una strategia di «arretramento del comunismo». Questa
nuova politica prevedeva un rafforzamento del di dissuasione militare e l’ipotesi di un eventuale
attacco armato (anche nucleare) ad un qualsiasi paese del blocco socialista, solo in caso di invasione
di uno stato del blocco occidentale.
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Il nuovo clima, che venne subito denominato di «disgelo», non determinò la fine della guerra
fredda, ma sicuramente ne attenuò l’asprezza: nei rapporti tra fine blocco Ovest e blocco Est
continuò tuttavia un’alternanza di fasi di dialogo e momenti di chiusura e tensione.
Il XX congresso del PCUS segnò la definitiva ascesa al potere di Kruscev il quale condannò
duramente la politica staliniana ed enunciò la proprio dottrina della «coesistenza pacifica» tra
socialismo e capitalismo. Kruscev, infatti, era convinto della forte inversione di tendenza nei
rapporti internazionali che questo tipo di politica avrebbe comportato perché sarebbe stata male
accettata da alcuni e avrebbe creato delle divisioni all’interno del blocco occidentale,
indebolendolo.
La strada della coesistenza pacifica aveva anche ragioni di ordine interno, infatti, Kruscev sperava
che essa avrebbe portato ad un rallentamento della corsa agli armamenti, per promuovere la
rinascita della stagnante economia sovietica e migliorare le condizioni di vita del popolo. Stalin,
infatti, aveva fortemente incrementato l’industria pesante e diminuito la produzione di beni di
consumo.
La diplomazia sovietica si dimostrò particolarmente dinamica, organizzando iniziative anche
spettacolari, come la visita di Kruscev, nel 1959, al presidente statunitense Eisenhower. Altra
iniziativa importante fu l’incontro a Vienna tra il successore di Eisenhower, John Fitzgerlad
Kennedy, e Kruscev, per il problema Berlino Ovest. In tale incontro entrambe le superpotenze
avrebbero voluto inserire sotto la loro zona di influenza tale zona, a causa di tali interessi il
convegno fallì portando il governo della Germania Est alla costruzione del Muro di Berlino che
divise in due parti la città fino al 1989.
Nonostante i segni di distensione, però, la corsa agli armamenti non decelerò e tra i due blocchi si
impose una specie di strategia di dissuasione reciproca nella quale gli Stati Uniti e Unione Sovietica
tentarono di scoraggiare il rivale dall’assumersi la responsabilità di un conflitto che avrebbe portato
alla distruzione di entrambi.
ARPANet
Sotto il governo Eisenhower nasce l’ARPA (Advanced Research Projects Agency) un’agenzia
governativa con lo scopo di creare nuove tecnologie utilizzabili per imporsi su un’eventuale terza
guerra mondiale. Vengono quindi reclutati i migliori scienziati, un po’ come era successo per la
creazione della prima bomba atomica, per creare tecnologie utilizzabili in un eventuale attacco
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nucleare; tra i vari progetti in cantiere nell’ARPA vi è anche ARPANet, una ricerca che ha come
finalità principale quella di collegare tra loro computer utilizzati per scopi militari: l'obiettivo era
quello di costruire un network che potesse sopravvivere anche quando una parte di esso non era
funzionante. L’idea di base era quindi questa: se un computer, per comunicare con un altro, poteva
seguire diverse strade, nell’eventualità che una di queste vie di comunicazione fosse ostacolata o
non fosse più presente – a causa di un attacco nucleare/missilistico – esisteva un’altra strada che
portava i dati dal computer «sorgente» al computer «destinazione».
Si iniziò, quindi, a studiare e sviluppare metodi di trasmissione dati e strutture adatte allo scopo. Da
questa ricerca nacque il primo protocollo TCP/IP, un oggetto che garantiva la comunicazione
all’interno della rete anche tra computer con una diversa configurazione Hardware. Alla fine degli
anni ’70 sotto il governo Reagan, l’agenzia ARPA si occupa della ricerca militare della difesa e
viene chiamata DARPA (Defensive ARPA), nasce quindi un primo prototipo di ARPANet che
funziona con un numero limitato di host; contemporaneamente allo sviluppo di ARPANet nascono
le LAN (Local Area Network) e l’esigenza di poter connettere tali reti alla rete militare.
Tra le varie LAN nate negli anni ’80, troviamo anche la rete creata del NSF (National Science
Foundation), che, dopo aver creato questa grande rete LAN basata su dei super-computer, stava
cercando di risolvere il problema di come collegare insieme tutte queste risorse. Inizialmente si
pensò di collegare il tutto alla rete militare ARPANet, ma per motivi burocratici e amministrativi il
tentativo fallì, e furono quindi costretti a sviluppare una propria rete basata sul protocollo TCP/IP
che funzionasse sopra ARPANet. I centri di calcolo furono così connessi le strutture educative e a
loro volta connessi ad altri centri di calcolo, creando così delle reti regionali.
Una volta compresa l’utilità di un mezzo quale era la rete del NFS, gli utenti iniziarono a crescere
spaventosamente e la possibilità di connettersi a tale rete fu estesa anche al resto del mondo. Siamo
quindi agli inizi degli anni novanta, anni in cui ARPANet viene eliminata e Internet passa da mezzo
statale (era sempre infatti sotto il controllo dell’ente di difesa e del NFS) a rete privata, con la
nascita di Provider. Sempre nel 1990 a Ginevra presso il CERN (Centro di ricerca di fisica
nucleare) nasce un progetto per la condivisione di dati testuali e non, si stabilì quindi che la struttura
più adatta fosse l’ipertesto. Nel 1992 nasce MOSAIC il primo browser, di cui Internet Explorer è il
discendente diretto, e il primo sito; seguirono altri browser a MOSAIC come Netscape che è ancora
esistente.
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Funzionamento di Internet
La connessione tra due o più sottoreti avviene attraverso i gateway, o cancelli, che sono dei
dispositivi che convertono i protocolli tipici di una rete in quelli di un’altra rete. Per quanto riguarda
la gestione della circolazione dei messaggi in rete, Internet utilizza la commutazione di pacchetto,
ovvero ogni messaggio viene diviso in tanti piccoli pacchetti che prenderanno strade diverse per
arrivare ad un unico destinatario. Ognuno dei pacchetti ha con sé un indirizzo IP e un indirizzo
Internet: questo garantisce un doppio controllo al fine di far certamente pervenire il messaggio.
L’indirizzo IP è costituito da una sequenza di quattro numeri decimali ed ognuno identifica un
indirizzo nella (i quattro numeri variano da un valore di 0 ad uno di 255). Siccome sarebbe
impossibile, per l’utente, ricordarsi i tantissimi indirizzi IP, ad ognuno di essi corrisponde un
indirizzo Internet, molto più facile da memorizzare. Esso è costituito da un host e da un dominio.
L’host individua un particolare computer dentro una rete, il dominio individua la rete di
appartenenza. Il provider provvederà a convertire gli indirizzi Internet in indirizzi IP.Quando si
manda un informazione nella rete, essa difficilmente arriva direttamente al destinatario; prima dovrà
passare da numerosi host o gateway, che dovranno gestire l’instradamento del messaggio.
Solitamente questo avviene grazie al fatto che l’host conosce l’indirizzo del destinatario, o perché vi
è collegato direttamente o perché vi è presente nel pacchetto. Ma se non conosce l’indirizzo,
l’instradamento può avvenire in diversi modi:

Instradamento statico: quando avviene in base ad informazioni predeterminate.

Instradamento dinamico isolato: quando tiene conto del carico della rete di tipo locale.

Instradamento dinamico centralizzato: quando tiene conto del carico della rete secondo le
informazioni date dal gateway.

Instradamento dinamico distribuito: quando conto del carico della rete secondo le
informazioni date dal gateway e contemporaneamente a quelle locali.
Internet usa l’instradamento dinamico distribuito. I documenti utilizzati da Internet prendono il
nome di ipertesto, ovvero un insieme di documenti di non solo testuale, ma anche di immagini,
suoni e video. In un ipertesto troviamo spesso collegamenti ad altri siti. Essi possono essere dei salti
ipertestuali (o link) quando si fa riferimento all’URL della pagina indicata, o oggetti ipertestuali,
quando invece si tratta di ciccare non su un indirizzo ma solitamente su un’immagine o icona.
Possono essere quindi consultati tramite uno sfogliatore o broswer, tra i più famosi Netscape e
Internet Explorer (quest’ultimo deriva da Mosaic il primo browser). Un sito nella rete è quindi un
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computer che mette a disposizione degli utenti della rete informazioni organizzate in ipertesti. Per
poterli cerare, invece, sono molto usati i linguaggi Java, ActiveX, ma soprattutto il linguaggio
HTML. I documenti scritti in HTML non necessitano di un editor specifico, si possono infatti creare
pagine utilizzando un comune programma di scrittura.
Una delle caratteristiche di Internet è che non è gestita o controllata da nessuno in particolare, sono
negli anni recenti il controllo della rete è diventato più diretto attraverso le Internet Society,
un’organizzazione che ha come scopo quello di dare assistenza ai gruppi che vogliono entrare in
Interne.
Ci sono vari modi per collegare il PC alla rete, la velocità di connessione può variare da pochi Kbit
al secondo a qualche Mbit al secondo, dipende se sfruttiamo la rete telefonica, normale o ISDN
(Doppia), o altri tipi di collegamento come la Fibra Ottica (in Italia il più famoso provider si questo
servizio è FastWeb) o l’ADSL. La connessione tramite un modem, collegato alla rete telefonica,
prende il nome di dial-up, e coloro che ci fornisco il servizio prendono il nome di Internet provider
(o semplicemente provider). Di norma quando ci colleghiamo alla rete linformazione da noi
richieste non ci arrivano direttamente ma passano prima dal nostro provider (i più famosi in Italia
sono Libero, Tin e Tiscali) che successivamente li passa all’utente.l’architettura di internet cerca di
riprendere molti aspetti del modello ISO/OSI che, essendo appunto uno standard, non viene mai
riportato del tutto nella realizzazione delle reti. In particolare internet si basa sui principi
fondamentali del suddetto modello, ma senza le sue regole rigide e vincolanti. Vediamo a cosa
corrispondono i vari livelli dell’ISO/OSI:

Livello fisico: si occupa della trasmissione dei bit lungo il canale di comunicazione. Si tratta
della gestione delle linee telefoniche, canali ISDN, fibre ottiche etc..

Livello di collegamenti dati: organizza i dati di input e li passa al livello sottostante ed
elabora i dati ricevuti.

Livello di rete: determina come i pacchetti verranno instradati. Abbiamo già detto che
internet usa l’instradamento dinamico distribuito.

Livello di trasporto: a questo livello si colloca il protocollo TCP che ha il compito di rendere
possibile e sicura la comunicazione tra più processi di diversi PC.

Livello di sessione: si occupa di stabilire una connessione logica che utilizzi i canali fisici e
si occupa della gestione dei token e dei processi che riguardano la comunicazione.

Livello di presentazione: si definiscono le modalità per poter interpretare i dati scambiati. In
particolare si usa il linguaggio HTML.
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
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Livello di applicazione: definisce il tipo di interazione con l’utente. I principali protocolli
usati sono l’HTTP e l’FTP.
I servizi più importanti offerti da internet sono l‘E-mail ed il WWW.
E-mail: è il servizio di posta elettronica ossia di trasmissione e ricezione dei messaggi, in tempo
reale, tra utenti appartenenti alla rete. Rappresenta ormai lo strumento più diffuso tra tutti i servizi
disponibili sulla rete.
Il servizio di posta elettronica non è del tipo end-to-end, ossia l’utente e il mittente non devono
essere per forza connessi tra loro, ma è di tipo store-and-foward (memorizza e inoltra), cioè la posta
viene inoltrata, attraversa i vari server e arriva al server del nodo destinatario dove si ferma; in
seguito l’utente interessato deve prelevare la propria posta dal server del suo nodo attivando una
procedura di check mail la quale richiede l’inserimento di un Username e di una Password per poter
accedere alla propria casella di posta.
Per l’instradamento dei messaggi il sistema si basa su due protocolli:

POP (Post Office Protocol = protocollo di ufficio postale): protocollo che consente agli
utenti di ricevere e leggere i messaggi da un server;

SMTP (Simple Mail Transfer Protocol = protocollo di trasferimento posta): protocollo che
consente di trasferire i messaggi a destinazione.
L’SMTP è un server che riceve i messaggi da altri server ed ha il compito di analizzare la
destinazione di ogni messaggio e di trasmetterli a sua volta con la tecnica TCP/IP ad altri server
SMTP. Consente a qualsiasi tipo di computer con qualsiasi sistema operativo di scambiare posta
con tutti gli altri.
Quando un messaggio arriva al server SMTP destinatario entra in gioco il server POP, che si trova
sullo stesso server SMTP, per inviare i messaggi ai nodi che non dispongono di un server SMTP.
Attualmente i server POP sono di tipo esteso, indicati con POP3, ossia l’utente quando è pronto per
leggere la proprio posta (computer accesso e collegato alla rete) la recupera attivando la procedura
di check mail.
Il WWW (World Wide Web): è uno strumento di ricerca che permette di accedere e ricercare
informazioni (si usa il termina navigare) tramite i motori di ricerca usando la tecnica dell’ipertesto.
Negli ultimi anni esso si è sviluppato incredibilmente portando l’utente a poter fare la spesa senza
uscire da casa ma solo collegandosi a siti specifici (Amazon.com per esempio) dove è possibile
trovare qualsiasi oggetto, è possibile anche fare transazioni economiche grazie a protocolli di
sicurezza (HTTPS).
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Le fibre ottiche
Negli ultimi anni, la continua espansione della tecnologia in campo delle
telecomunicazioni e la necessità di trasmettere elevate quantità di
informazioni, ha spinto i paesi più avanzati alla ricerca di mezzi di
trasmissione a basse perdite di propagazione con alta capacità di
trasmissione, cioè una banda estremamente larga. Dalla ricerca
tecnologica degli anni ’70 sono nati i nuovi mezzi trasmessivi noti come
fibre ottiche che hanno permesso di aprire nuove prospettive anche nel
campo di internet. Questui mezzi sono costituiti da sottilissimi fili di
nylon o materiale vetroso, aventi un diametro di alcuni micron (3 
Un fibra ottica
200m), presentano un’attenuazione chilometrica di 0,1 dB utilizzando
come o.e.m. la luce. In altre parole sono delle guide d’onda per
trasmettere le onde luminose. Questa tecnologia ha molti vantaggi ma l’unico inconveniente vero è
quello che l’attuale sistema telefonica italiano è basato sul normale doppino telefonico, e quindi per
poter usufruire di tale tecnologia è indispensabile ristruttura l’intera rete italiana, si parla quindi di
copertura per questo servizio che è disponibile solo nelle principali città italiane.
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