CAPITOLO 9
Socrate
Socrate nacque ad Atene nel 470 a.C. figlio di uno scultore, Sofronisco e di una levatrice Fenarete, di lui non ci rimane nessun testo
scritto poiché la sua era una ricerca incessante che non poteva finire ed essere scritta. Socrate fu molto amato dai giovani, fu
paragonato a Budda o a Cristo per il sua carisma e le sue capacità. Studiò geometria e astronomia e combatté 3 guerre. Socrate si tenne
lontano dalla vita politica della città e visse in semplicità con i suoi figli e con sua moglie, Santippe. Mostrò sin da giovane il suo
interesse per la filosofia. Secondo lui c’era un “demone” che era la vera divinità che viveva in ognuno di noi ed era la nostra
coscienza, gli altri dei, se esistevano, non intervengono nella vita. Questa divinità è la guide della condotta umana, la custode del
destino degli uomini. Questa teoria gli costò la vita perché fu arrestato e fu accusato di corruzione verso i giovani e di empietà, poiché
introdusse questa nuova divinità al posto di quelle greche. Dopo essere stato accusato poteva andare in esilio per evitare la pena di
morte, ma decise di rimanere fedele alla sua missione, l’educazione degli ateniesi. Dopo i vari cambi di regime ad Atene si voleva
tornare allo splendore della prima democrazia, Socrate invece era in riformatore degli usi dei Greci e sosteneva un governo
oligarchico, in mano a poche persone preparate in materia. lui prese con filosofia anche la sua condanna a morte, bere la cicuta.
Secondo molti la sua morte è il momento più importante della sua vita.
Le sue idee sono arrivate fino a noi grazie alle opere di 4 filosofi:
1. Aristofane: è l’unico che scrisse una descrizione mentre Socrate era ancora in vita, ne “Le Nuvole” presenta un Socrate con
la testa fra le nuvole sempre intento a filosofeggiare e a pensare.
2. Senofonte: Scrive di lui come un moralista, un predicatore.
3. Platone: è il più amorevole nei suoi confronti poiché era un suo discepolo, lui racconta la storia si Socrate attraverso dialoghi.
In Fedone racconta anche la sua morte. I suoi dialoghi rispecchiano la tipologia socratica della conversazione
4. Aristotele: Troviamo qualche affermazioni di Socrate sparse nelle sue opere.
Per capire meglio Socrate dobbiamo capire bene il contesto storico a cui appartiene. Socrate vive nel periodo storico dei sofisti, ma né
si distacca da loro né appoggia l loro pensiero. Possiamo vedere 3 somiglianze e 3 differenze:
1C.
L’attenzione per l’uomo e il disinteresse per le indagini sulla natura.
2C.
Amore per il dialogo e la discussione.
3C.
La mentalità razionalistica: la ragione è la facoltà che ci avvicina alla comprensione delle cose.
1D.
Non si preoccupa del guadagno, il sapere non è strumento di arricchimento.
2D.
Secondo Socrate è possibile arrivare alla verità
3D.
Rifiuta l’esibizionismo verbale.
Da giovane Socrate si dedicò anche allo studio della natura, ma ben presto perse interesse per questo tipo di studio.
Socrate è il maestro del dialogo, secondo lui si divide in tre fasi:
1) Non Sapere: il punto di partenza è la conoscenza della propria ignoranza. Solo chi sa di non sapere cerca di sapere. Si può
anche dire che il vero filosofo e colui che sa che intorno alle cause e alle strutture di un principio non si può dire nulla con
sicurezza. Ma questa affermazione è anche una critica per coloro che si credono sapienti. Da un lato funge da richiamo ai
limiti della sapienza, dall’altro è uno stimolo indagare, a conoscere.
2) Ironia: deriva da eironeia che significa dissimulazione, consiste nel far credere all’interlocutore arrogante che pensa di
sapere ed attraverso domande riesce a demolire la presunzione la sua presunzione. Questo atteggiamento sarcastico,
scherzoso metteva in difficoltà la persona che gli sta di fronte e riesce a fare ammettere la sua ignoranza.
3) Maieutica: l’arte ostetrica, Socrate riesce a far partorire agli altri il loro punto di vista sulle cose, non imponendo una sua
dottrina. La vera educazione è sempre auto-educazione. Il dialogo socratico è fatto di domanda veloci come: Che cosa è la
bellezza? Che cosa è la saggezza? Che cosa è la giustizia?
Socrate preferisce brevi ma incisivi discorsi, brachilogie ai lunghi discorsi dei sofisti, macrologie. Con la domanda “che cosa è?”
Socrate vuole sia mettere in crisi il dialogante, sia condurlo verso una definizione soddisfacente dell’argomento trattato.
All’interrogativo “che cosa è la virtù?” i discepoli rispondevano elencando alcuni casi virtuosi, ma Socrate voleva una definizione che
fosse valida per tutte le virtù. Secondo Aristotele Socrate è l’inventore del concetto, ovvero una definizione che comprende tutti gli
esempi. Secondo Socrate il concetto non è una definizione di sapere assoluto, ma una precisazione linguistica, in grado di permettere
agli uomini di potersi comprendere meglio tra di loro. La tesi morale di Socrate è la virtù come ricerca e scienza, egli dice anche che
non si nasce virtuosi ma la virtù è una faticosa conquista, essere uomini è il frutto dell’arte più difficile. La virtù è sempre una forma
di sapere, per essere uomini virtuosi bisogna riflettere e ragionare sulle proprie azioni, far filosofia nel senso più vasto del termine. La
vita è una virtù disciplinata dalla ragione. La virtù è unica in quanto le virtù sono modi di essere al plurale dell’unica virtù che è la
scienza del bene. La virtù è anche insegnabile in quanto è patrimonio di ogni uomo. La virtù è la consapevolezza di fare bene, ma chi
fa del male lo fa solo perché non conosce il vero bene. Tra che fa del male perché non conosce e chi fa del male sapendo di farlo è
preferibile la seconda ipotesi perché questa persona ha un minimo di consapevolezza di ciò che sta facendo; è preferibile subire il male
piuttosto che commetterlo. La virtù secondo Socrate ci aiuta a rendere migliore e più felice la nostra vita. I valori non sono quelli
esteriori o quelli legati al corpo, ma quelli dell’anima. Il virtuoso seguirà la ragione, il non virtuoso gli istinti; la virtù sfocia nella
politica, nel saper vivere con gli altri, ma non nel dominare il prossimo, ma nel riuscire a trovare il bene comune. Socrate viene
accusato dai filosofi più recenti di “intellettualismo etico”, poiché egli da troppa potenza alla ragione, la sopravvaluta, non dando
sufficiente importanza ai fattori emotivi e alla volontà. Un’altra accusa rivolta a Socrate è quella di non definire in concreto la virtù,
non specificare quale sia il comportamento che l’uomo deve seguire: questo è detto “formalismo etico”, per alcuni questa accusa è un
fraintendimento del pensiero di Socrate che offre all’uomo uno schema generale dei comportamenti, ma lascia liberi di agire per il
bene della comunità; è stato anche detto che Socrate lascia l’uomo primo di saldi criteri etici abbandonandolo in balia della varie
situazioni. Socrate rimase sempre fedele alle sue idee e ai suoi principi. Socrate ritiene che l’uomo è tale solo se riesce a stare in una
società non violando le leggi della comunità, chi viola le leggi cessa di essere uomo. La morte di Socrate manifesta la superiorità del
potere politico rispetto all’intellettuale. Socrate è il primo martire del pensiero occidentale.
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