Ancora sui Brics
José Luiz Del Roio
Un flusso abbondante di notizie rumoreggiano in ogni momento. In buona
parte tragiche, alcune importanti, altre, la maggioranza, assolutamente
prive d'interesse. Quelle che realmente hanno densità e devono essere
analizzate sono le notizie che modificano il quadro di correlazioni di forze
in un paese o nel mondo, che indicano una possibilità di cammino da
percorrere e possono influenzare il destino di ampi strati di popolazione.
Possono essere buone o cattive, dipende dal punto di vista di classe che
l'osservatore assume, ma in ogni modo sono importanti.
Una di queste notizie è stata la riunione del Brics, svoltasi nell'isola di
Sanya, territorio della Repubblica Popolare della Cina, il 14 aprile 2011.
Lì si sono incontrati i capi di Stato e di governo di Brasile, Cina, India,
Russia e Africa del Sud. Come risultato è stato distillato un lungo
documento di 32 punti, intitolato "Visione ampia, prosperità condivisa". Si
presenta in una lingua elegante, accurata; ma se lo si legge con occhi
diplomatici, risulta impietoso e determinato.
Come primo atto si esprime soddisfazione per l'adesione al blocco
dell'Africa del Sud. Fattore che sicuramente avrà ripercussione nella parte
nera del continente, se si tiene conto della crescente influenza cinese in
Africa, che soppianta le forze delle antiche potenze coloniali.
Continua con la dichiarazione della decisione di rafforzare in "modi
graduale e pragmatico" l'agire del blocco sia sul piano economico e
finanziario che nell'azione diplomatica, cercando l'allineamento delle
posizioni negli organismi internazionali, cioè Onu, Wto, G-20, conferenze
del clima, sull'energia e altre.
Facendo riferimento ai movimenti che al momento scuotono i paesi arabi,
afferma che l'uso della forza deve essere evitato e insiste sul fatto che
l'unità e l'integrità territoriale di ogni nazione deve essere rispettata. Al
riguardo della Libia, insiste che le parti interne in conflitto devono trovare
forme di dialogo e esprime appoggio totale all'Unione Africana per
svolgere ruolo di mediatore: chiara è la critica alla politica d'intervento
militare di alcuni paesi della Nato. Si esprime preoccupazione e si
avanzano proposte al riguardo del piano di sicurezza alimentare che la
rapacità di gruppi economici minacciano di insidiare con il prezzi in
continuo aumento. Per questo il blocco manterrà una stretta cooperazione
per cercare di evitare catastrofi.
È stato approvato il piano redatto dalla Conferenza di Ministri
dell'Economia del blocco che fra le altre delibere indica che le banche di
finanziamento dei cinque paesi devono operare con le monete locali,
abbandonando il dollaro.
Come curiosità si può citare un punto specifico sull'alta tecnologia in cui di
rende omaggio a Yuri Gagarin, ricordando l'impresa di cinquant'anni fa del
primo astronauta.
I paesi che costituiscono il blocco, hanno fra di loro grandi diversità e
profonde diseguaglianze, ma presentano anche un tratto comune
determinante, la volontà politica di costruire un polo alternativo rispetto
all'architettura finanziaria, diplomatica, militare controllata dagli Usa e
appoggiata dall'Unione Europea.
E hanno forze non disprezzabili per questo scopo: grande densità
demografica, materie prime, tecnologica, riserve finanziarie e accelerata
crescita economica. Inoltre hanno un progetto di costruzione dei loro
paesi. Come questo modificherà l'attuale faccia del pianeta non è facile da
prevedere, ma la sinistra europea farebbe bene a tenere conto di questo
nuovo attore nelle sue analisi.
Un caso a parte che vale la pena di essere raccontato è il viaggio della
Presidente Dilma Rousseff. Di fatto si tratta del primo viaggio ufficiale
impegnativo della nuova Presidente, che già aveva incontrato la
Presidente dell'Argentina Cristina Kirchner, ma si era trattato di un gesto
volto a riaffermare le ottime relazioni fra i due paesi e a rendere
giustamente visibile la presenza di genere.
Attualmente il primo partner commerciale del Brasile è la Cina. Ma esiste
un problema serio. Il Brasile è grande produttore di materie prime e di
derrate alimentari e la Cina è insaziabile consumatrice di queste
commodities, oltre che interessata a comprare terre e fabbriche. Questo
può condurre a ripetere il quadro classico del capitalismo, in cui alcuni
paesi detengono la tecnologia avanzata con alto valore aggiunto e altri
solo le materie prime. Pertanto è necessario riequilibrare le relazioni.
Dagli accordi sottoscritti sembra che vi sia attenzione a tale problematica:
il Brasile potrà produrre aerei in Cina, i cinesi si impegnano a installare
grandi poli tecnologici in Brasile con trasferimenti di conoscenze, in
particolare nell'area del software di grande potenza. Il principio
dell'equilibrio è stato accettato, vedremo nei prossimi mesi le
conseguenze. Se funzionerà, sarà l'indicazione che i documenti del BRICS
non sono solo parole ben scritte, ma realtà concreta.
17/04/2011