i pilastri della professionalità docente

Seminario CSSC (3 febbraio 2006)
I PILASTRI DELLA PROFESSIONALITÀ DOCENTE.
Annotazione
Hiang-Chu Ausilia CHANG
La professionalità docente, degna di tal nome, può essere considerata la chiave di volta
delle innovazioni scolastiche e di ogni riforma scolastica. I pilastri che devono reggere tale
professionalità principalmente riguardano, a mio avviso, quattro convinzioni e linee
d’azione: 1. Anzitutto “salvare” la persona umana; 2. Insegnare educando; 3. Educare
insieme formandosi costantemente; 4. Educare alla cittadinanza attiva e responsabile
nella prospettiva mondiale solidale.
Personalmente, considero importante la ri-comprensione della professionalità docente
ricuperando e assicurando la portata dei suddetti pilastri in tutta la loro chiarezza e
profondità. Ciò costituisce, a mio parere, il vero contributo delle università alla formazione
degli insegnanti non solo di scuola cattolica, ma anche di tutte le scuole. Anzi, a fortiori,
per le scuole cattoliche essi diventano punti focali da tener presenti sia nella formazione
iniziale, sia nella formazione in servizio dei loro insegnanti.
1. Anzitutto la persona umana. Una sana antropologia si rende indispensabile oggi,
in particolare nella nostra cultura sempre più materialistica ed edonistica per cui
ovunque si assiste ad un dilagante smarrimento e/o capovolgimento dei valori.
Risulta urgente l’impegno di inculcare, già nell’ambito familiare e fin da tenera età,
la convinzione che la persona vale molto più di un giocattolo o di un animaletto che
il bambino adora. Un obiettivo prioritario nella formazione degli insegnanti dovrà
essere proprio quello di farsi una giusta visione antropologica. Anzi, va ricordato
che l’educatore non può inculcare nei suoi alunni la sacralità della persona umana
se non l’ha assimilata e tradotta nella propria vita personale, riconoscendo, ad
esempio, il primato e la centralità della persona umana al di sopra dei programmi e
dell’orario scolastico e anche degli stessi risultati ottenuti. Proprio in questa luce si
comprende anche la necessità di saper portare nel proprio cuore (I care) gli alunni,
di vivere il “mai senza l’altro” nella propria vita e ciò suppone la conoscenza e
l’accoglienza degli alunni e, nel contempo, l’accoglienza dell’Altro con la maiuscola.
Va da sé che una sana antropologia debba essere coniugata con la chiara
consapevolezza e conoscenza critica della realtà socio-culturale in cui viviamo,
proprio per saper orientarci, scegliere, utilizzare strumenti e strategie adeguati per
la nostra crescita umana, culturale e professionale.
2. Insegnare educando. La coscienza pedagogica, conditio sine qua non della
professionalità educativa, esige l’approfondimento sia del rapporto uomo-culturadiscipline di studio-educazione, sia della valenza formativa delle discipline di studio.
Da decenni si parla dell’importanza di scoprire e di riscoprire tale valenza, ma non è
raro constatare un modo d’insegnare che indulge a un apprendimento piuttosto
mnemonico, libresco, passivo, demotivato. “Insegnare educando”, invece,
costituisce la ragion d’essere della scuola quale luogo di assimilazione sistematica
della cultura e di formazione integrale. È proprio questo che la contraddistingue
dalle altre agenzie culturali.
3. Educare insieme formandosi costantemente. La scuola non sempre mostra di
essere una comunità propriamente educativa a motivo della scarsa coscienza di
dover imparare sempre e sentire il bisogno di una costante auto-formazione. Se
negli insegnanti c’è un vero amore del bene degli alunni la convergenza d’intenti e
la collaborazione diventano più facili permettendo di trovare modi creativi di
realizzazione e di assumersi la corresponsabilità nella conduzione della vita
scolastica. L’impegno di una fattiva collaborazione coinvolge tutti: in primis gli
insegnanti e il personale dirigente, amministrativo, tecnico e ausiliario, ma anche
alunni e genitori. Educare insieme formandosi costantemente è esigito anche dalla
prospettiva interculturale irrinunciabile nella nostra società sempre più
multiculturale. Irrinunciabile, perché ognuno cresce umanamente grazie all’altro,
con l’altro, accogliendo l’altro e collaborando con l’altro. Saper collaborare
costruttivamente con gli altri, d’altronde, è la nota caratteristica non solo della
formazione umana in generale, ma anche di quella docente in particolare.
4. Educare alla cittadinanza attiva e responsabile nella prospettiva mondiale
solidale. Nella nostra società, marcatamente consumistica e sempre più
globalizzata e competitiva, tale prospettiva educativa fa da bussola e, nel
contempo, da puntello all’edificio dell’umanità perché non crolli e non si
autodistrugga. Essa è in perfetta sintonia con la cosiddetta prospettiva “glocale”
(globale e locale insieme) che dovrà essere adottata in tutti gli ambiti e livelli della
convivenza umana nel quadro di un’adeguata comprensione del mondo: in tal
senso si esige non solo la capacità di e-learning, ma anche una giusta educazione
ecologica, bioetica ed interculturale.
A modo di conclusione. Oggi tutti siamo convinti che è necessario acquisire e possedere
delle competenze, metterci in atteggiamento di continuo apprendimento, imparare a
regolarci secondo i criteri della “Qualità”, imparare ad affrontare i propri problemi senza
perdere di vista i compiti principali.
Per questo motivo, in tutti gli sforzi che si compiono è prioritario quello di rivisitare
criticamente le finalità e gli obiettivi generali dei diversi gradi scolastici e rapportare ad essi
la formazione degli insegnanti. La coscienza teleologica è la bussola della professione
docente; essa, pertanto, non può mancare di un’apertura mondiale chiara ed esplicita, che
superi cioè la “preoccupazione” di respiro principalmente europeo. La “cattolicità” sarebbe
da tradurre in termini di visione integrale, universale, mondiale, contro il riduzionismo e
l’unilateralità, la discriminazione, l’ideologia e la chiusura egoistica nel proprio gruppo di
appartenenza.
Senza assicurare una formazione base di questo tipo, dunque, i laboratori o i tirocini,
facenti parte dell’0fferta formativa destinata ai futuri docenti, possono risultare senza
anima lungi dal costituire spazi necessari quale banco di prova anche delle suddette
convinzioni.