COMUNICATO STAMPA A Boston il 58esimo congresso dell’American Association for the study of the liver Summit di oltre 6.000 esperti EPATITE B CRONICA, STOP AI DANNI DEL FEGATO Preoccupa la scarsa percezione dei costi sociali ed economici della malattia Presentati importanti risultati con Entecavir Boston, 4 novembre 2007 - L’epatite B cronica è una malattia grave che rappresenta la prima causa di insorgenza del tumore del fegato. In Italia, la malattia epatica da virus B rimane un rilevante problema di salute pubblica, nonostante la disponibilità di un vaccino efficiente ed il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie abbiano prodotto una riduzione dell’incidenza di infezione da tale virus negli ultimi anni. Il virus dell’epatite B, una volta penetrato nell’organismo si localizza nelle cellule del fegato dove è in grado di riprodursi in grande quantità sfruttando mutazioni genetiche che aggirano l’effetto terapeutico dei farmaci antivirali. Dal congresso annuale dell’AASLD, due important novità per il trattamento di questa patologia: massima attenzione alla quantità di virus in circolo, associata ad un maggior rischio di sviluppare carcinoma epatico ed ampio consenso su una nuova molecola da poco disponibile – l’Entecavir – che, attraverso una potente e rapida inibizione dalla riproduozione virale reduce significativamente il rischio che forme virali farmacoresistenti possano svilupparsi. I dati a 4 anni presentati a Boston indicano che il 99% dei pazienti trattati con Entecavir non hanno sviluppato resistenze e addirittura nel 91% il virus non è rilevabile. “Risultati davvero importanti – sottolinea il prof. Giovanni Raimondo, direttore dell’Unità operativa epatologia e biomolecolare dell’Università di Messina - Oggi, grazie ai progressi della ricerca, la comunità scientifica e i pazienti hanno nell’Entecavir una nuova arma che certamente potrà modificare – migliorandolo – l’approccio terapeutico alla patologia da virus B”. Fino ad oggi i timori di insorgenza di resistenze hanno ritardato il ricorso ai trattamenti, ora non si deve più rimandare: bisogna trattare prima che il danno epatico sia troppo avanzato. “Deve essere impegno di tutti far aumentare attenzione e consapevolezza su queste gravi conseguenze” – dichiara da Boston il prof. Baruch S. Blumberg, lo scopritore del virus dell’epatite B e per questo Premio Nobel per la medicina nel 1976 – “I nuovi farmaci stanno dimostrando di essere davvero efficaci nell’abbassare la carica virale senza creare problemi di resistenza”. Nel nostro Paese si stimano 20 mila persone in terapia, ma molte di più potrebbero trarre beneficio da un trattamento efficace per arrestare l’evoluzione di questa malattia. Entecavir, disponibile anche in Italia in fascia H, è stato sviluppato specificatamente per il virus dell’epatite B, ed è in grado di bloccare la replicazione virale e superare il problema della resistenza segnando un importante passo avanti nel trattamento dell’epatite B cronica. “Presenta un bassissimo rischio di sviluppare resistenza perché sono necessarie almeno 3 mutazioni differenti per generare un ceppo virale risistente: si tratta – conclude il prof. Raimondo - di un farmaco ad ‘alta barriera genetica’”. Ufficio stampa Intermedia [email protected] 030.226105