SCHEDE BIBLICHE PREMESSA GENERALE quanto andremo affermando nelle schede di quest’anno richiede una spiegazione preliminare. questo lavoro non rappresenta un approfondimento organico ed esaustivo dei vari brani biblici che verranno presentati, ma è da considerare come un momento che stimoli la riflessione biblica. e’ da sottolineare che esso è frutto di un lavoro a più mani che avrebbe bisogno di ulteriore elaborazione. lo offriamo così com’è consapevoli che il nostro lavoro unito al vostro, solo alla fine, potrà consentire di giungere a maggiore completezza ed organicità. anche in questo sperimentiamo il carattere di “laboratorio sponsale” che ci siamo dati e che tutti insieme portiamo avanti. l’uso di questo strumento è aperto alla sensibilità pastorale di ciascuno di voi che può tradurlo in iniziative ed in modalità operative più aderenti al vissuto personale e comunitario. sarà importante avere uno scambio costante anche al di fuori dei momenti comunitari e siamo grati per i suggerimenti che verranno a colmare i limiti di questo lavoro. affrontando i vari fondamenti biblici che faranno da sfondo allo sviluppo teologico, useremo come mentalità corrente lo schema della «cristologia adeguata». cosa intendiamo con questa espressione? tutta la scrittura deve essere letta in chiave cristologica, ossia a partire dalla centralità di cristo, che non vuol dire che egli è al centro di una retta, ma che è il centro della spirale che comincia e termina in dio padre (1 cor 15). ciò vuol dire che l’immagine è già nuziale. significa inoltre che guarderemo la situazione antropologica e dunque la vicenda nuziale terrena con un occhio, mentre volgeremo l’altro per così dire «contemporaneamente» alla vicenda nuziale celeste. ora la differenza fondamentale che vi è tra le due sfere – terrestre e celeste – è che, mentre nella prima si ragiona secondo le categoria di tempo e spazio, nella seconda non vi è né l’uno né l’altro trovandoci nell’eternità e dunque nell’assoluto. ciò vuol dire che mentre noi ragioniamo in termini di passato, presente e futuro, se ci sforziamo di tenere l’occhio fisso nella condizione celeste, lì non vi è né passato, né presente, né futuro, perché tutto è realtà presente; né, tanto meno, vi può essere condizione spaziale in quanto la sfera celeste è situazione di vita non soggetta ad alcun legame con i luoghi. perciò ogni vicenda che si svolge in qualunque parte del cosmo ha una risonanza piena nella sfera del divino.tutto è presente a dio e lo interpella nella sua assolutezza. preferiamo perciò parlare di «invisibile» e «visibile» per intendere la sfera di dio e quella degli uomini con le medesime caratteristiche sopra accennate, per cui ad es. quando parliamo di creazione della terra o dell’uomo, che noi immaginiamo situati a qualche centinaio di milioni o decine di migliaia di anni da noi nella sfera dell’invisibile l’atto creativo è nell’ora attuale, come pure ciò che noi chiamiamo fine del cosmo, o ultimi tempi, verso cui non abbiamo alcun tipo di quantificazione temporale, nella sfera dell’invisibile è ancora nell’ora attuale. per facilitare, possiamo dire che in dio il passato e il futuro coincidono e che ciò che era è e ciò che sarà è: dio vive nell’eterno presente. ugualmente quando noi usiamo le categorie dall’«alto» o dal «basso», dobbiamo intendere sempre l’«invisibile» e il «visibile», per cui non possiamo immaginare alcuna impassibilità del divino rispetto all’umano, come pure nessuna indifferenza del divino nell’umano, ma una osmosi tra le due sfere con una relazione che pur mettendo in gioco l’invisibile e il visibile coinvolge in ugual modo le due realtà. questo è il mistero di dio che non è altro che amore, per cui per puro amore crea e all’interno della creazione dona la libertà all’uomo-donna perché possano gestire la loro libertà a livello verticale partendo e mettendo in atto quella orizzontale. l’uomo imparerà ad accogliere i doni di dio con puro amore che sfocia nell’obbedienza imparando l’esercizio della libertà che passa dall’io al tu, dal possesso all’accoglienza, dal diritto al dono. SCHEDA BIBLICA 1 Il regno realizzato come Nozze tra l’Agnello e l’umanità: la Gerusalemme celeste. Dal libro dell’Apocalisse 20,1-7 1 Poi vidi un cielo nuovo e una terra nuova. Infatti, il cielo e la terra di prima erano scomparsi; neppure il mare c'era più.2 E vidi la Città santa, la nuova Gerusalemme, discendere dal cielo da presso Dio, preparata come una sposa adorna per il suo sposo. 3 E udii dal trono una voce possente che disse: «Ecco la dimora di Dio con gli uomini e dimorerà con loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il "Dio-con-loro". 4 E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi; non vi sarà più morte né lutto e grida e dolore. Sì, le cose di prima sono passate». 5 E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco: faccio nuove tutte le cose». E aggiunse: «Scrivi: fedeli e veraci sono queste parole». 6 E ancora:«E' compiuto! Io sono l'Alfa e l'Omega, il Principio e la Fine. A colui che ha sete darò da bere dalla sorgente dell'acqua viva, gratuitamente. 7 Solo chi sarà vittorioso avrà in retaggio queste cose. Io sarò per lui Dio ed egli sarà per me figlio. v. 1 Poi vidi un cielo nuovo e una terra nuova. Infatti, il cielo e la terra di prima erano scomparsi; Ci troviamo di fronte ad una nuova creazione nella resurrezione di Cristo. L’azione creatrice di Dio non si esaurisce in Gen 1,1-2,3. Siamo infatti nella contemplazione di un nuovo creato, che Isaia profetizza in 65.17-18. 17 Poiché ecco, io creo cieli nuovi e una nuova terra. Il passato non sarà più ricordato e non verrà più alla mente. 18 Poiché vi sarà perpetua gioia ed esultanza per quello che creo, poiché ecco, io faccio di Gerusalemme una gioia e del suo popolo un'allegrezza. Si attua ora quello che in principio solo Dio aveva visto e riconosciuto come “ cosa buona” Gn 1,10b.12b.18b.21b.25b. L’uomo, assente all’inizio dell’atto creativo, è ora spettatore della nuova creazione. E’ come se Dio gli concedesse di aprire il principio e la fine. E vidi, ora vede lo scenario della nuova creazione. E il mare non c’era più Scompare il mare, simbolo del male, e con esso l’abisso, il peccato per restituirci un mondo santo ed immacolato dove regna sovrano il bene. v. 2 Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo Sposo. All’apice della prima creazione vi è l’uomo-donna, cosa non più solo “buona”, ma “molto buona” cioè di una bontà superiore alle altre perché creata a “Sua immagine e somiglianza”. Qui nella nuova creazione l’apice è raggiunto non più dall’uomo/donna ma dalla città-sposa, nuova umanità generata in Cristo, ormai pronta a celebrare le nozze con il suo Sposo. La Gerusalemme è già pronta, come una fidanzata si è adornata, vestita del suo abito nuziale( cf 19,8). L’amore nuziale del suo Sposo morto e risorto ( l’Agnello: cf 5,6) l’ha resa degna di amare e di essere amata come sposa. Nell’unico mistero della creazione ,l’uomo e la donna della Genesi divengono nell’Apocalisse lo Sposo e la Sposa quasi che l’essere sposi sia l’immagine originaria che precede il tempo della creazione, quasi che sia il modo di essere di chi è presso Dio, di Dio stesso. Ciò che nel principio sembra essere presente anche se non nominato ora viene espresso con chiarezza. Dalla Genesi all’Apocalisse si snoda la graduale e piena rivelazione di cosa sia l’uomo e di cosa sia Dio. Se infatti l’uomo/donna creato in Genesi è ad immagine e somiglianza di Dio, in Apocalisse la Sposa discende direttamente da Dio, da presso Dio (Gv 1.1), là dov’ era il Verbo, ora sposo. Sia per l’una che per l’altro la discesa dal presso Dio, come l’ascesa verso Dio ha per “ascensore” lo Spirito Santo. In Genesi è Lui che agisce, che aleggia fra cielo e terra ed è Lui che continua la sua azione unitiva e fecondante nel corso della storia. E’ Lui che feconda il grembo verginale di Maria e consente l’incarnazione di Gesù, l’irruzione dell’eterno nel tempo, della divinità nell’umanità per fare crescere il seme della “nuova” creazione. Sgorgato dal cuore trafitto dello Sposo viene donato ed effuso alla Chiesa Sposa per orientarla e guidarla alle nozze ultime, a celebrare le nozze fra cielo e terra. Anche ora lo Spirito è presente ed insieme alla Sposa (umanità redenta e rinnovata), dicono all’Agnello-Sposo: “vieni”(Ap 22,17) v. 3 Udii allora una voce potente che usciva dal trono Nel momento in cui la sposa è pronta irrompe una voce con solennità. La voce che parla ha un’importanza particolare, proviene dal trono simbolo della capacità decisionale di Dio. Attuata nello sviluppo della storia esprime la conclusione a cui la storia è giunta. «Ecco la dimora di Dio con gli uomini e dimorerà con loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il "Dio-con-loro". A questo punto e solo a questo punto quando creato e creatura sono uniti nella relazione sponsale ed è stato eliminato il male, Dio può abitare una dimora. La tenda, antico simbolo della comune abitazione di Dio e degli uomini, viene ora attribuita alla nuova Gerusalemme. La nuova era nasce sotto il segno della comunione e della condivisione che ha la doppia origine : dalla discesa della nuova Gerusalemme, da presso Dio, e dal fatto che questa diventa la dimora di Dio con gli uomini. La nuova Gerusalemme è la nuova abitazione che congiunge il divino con l’umano. Gli uomini abiteranno con Dio, ma l’iniziativa di questa condivisione è Sua. E’ Lui che abiterà nella tenda con gli uomini. Ez 37,27: “ Su di loro sarà la mia dimora. Io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo.” v. 4 E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non vi sarà più morte né lutto e grida e dolore. Sì, le cose di prima sono passate». L’effetto di questa condivisione è un gesto di tenerezza squisitamente umano; non elimina solo il pianto ( Is 65,19), ma asciuga le lacrime. E’ Lui che personalmente asciugherà ogni lacrima dai loro occhi. C’è ora una reciprocità tra l’uomo e Dio che abiteranno nella stessa tenda, nella stessa casa come in una famiglia. v.5 E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco: faccio nuove tutte le cose». E aggiunse: «Scrivi: fedeli e veraci sono queste parole». Tutte le cose stanno in continuo e dinamico rapporto di origine con Dio. Il cosmo , il suo divenire, il suo rinnovamento è sempre nell’ottica di Cristo sposo e dell’umanità sposa. In questo dinamismo Dio è legato alle vicende del mondo. Anche con il cosmo Dio è in un rapporto di reciprocità. Anche nella parte più piccola del creato è racchiuso l’amore sponsale di Dio perché da Lui ha avuto origine. Nessuna cosa può sfuggire al dinamismo dell’amore. Rm 8,19.21-23. La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio… nella speranza che la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per ottenere la libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo infatti che tutta la creazione geme e soffre unitamente le doglie del parto fino al momento presente; essa non è la sola ma anche noi che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Non esiste un cosmo senza l’umanità ed indipendente dall’umanità e l’intervento di Dio in Gesù, attraverso lo Spirito , ha effetto non solo sull’uomo ma su tutto il creato. v.6 E ancora: «E' compiuto! Io sono l'Alfa e l'Omega, il Principio e la Fine. A colui che ha sete darò da bere dalla sorgente dell'acqua viva, gratuitamente. Il compiuto nel senso biblico non rappresenta la staticità, il definito,il fissato in maniera immutabile,ma segna un nuovo inizio. Cosi in Gn 2,1 indica che a compimento del creato inizia la vita dell’uomo e di tutte le creature nella libertà. Tutto è compiuto Gv 19,30, il tutto è compiuto di Gesù sembra porre fine con la morte alla sua vicenda terrena , ma in effetti apre alla resurrezione ed alla vita eterna. Qualcosa si compie ed inizia una nuova storia, si segna l’avvento di una nuova realtà. Il compiuto ci inserisce nel dinamismo dell’eternità ,fà coincidere fine ed inizio, il già ed il non ancora. Anche a colui che ha sete ( che desidera ardentemente l’amore del Padre) darà da bere gratuitamente non più solo acqua viva ( Lo Spirito) ma darà da bere addirittura dalla inesauribile sorgente dell’acqua viva, Gesù Cristo. v.7 Solo chi sarà vittorioso avrà in retaggio queste cose. Io sarò per lui Dio ed egli sarà per me figlio. Cosa di più grande avrebbe potuto promettere? Promette di dare se stesso come premio da possedere, e di renderci partecipi della sua eredità. Gv 1,12-13 a quanti l’hanno accolto e credono nel suo nome, ha dato il potere di divenire figli di Dio; e questi, non da unioni di sangue, né da desiderio di carne, né da volontà d’uomo, ma da Dio sono nati. Tenendo presente la premessa ed il commento ne segue : L’Atto creante di Dio coincide con l’atto generante: il Verbo è presentemente in Dio Gesù, Cristo, Figlio di Maria, Incarnato, battezzato, trasfigurato, crocifisso, risorto e asceso, Sposo e agnello in unione alla sua sposa: Egli è l’Ouverture totale. In Cristo esiste tutto, ossia per mezzo di Lui e in vista di Lui (Gv 1,1-3; Col 1,15ss; Ef 1,3-14). Tutto ciò che per noi è temporale, cronologico, in Dio è simultaneo. Cristo è da sempre l’Alpha e l’Omega, ossia immagine = Sposo, Agnello. Ciò vuol dire che l’inizio può partire dalla fine e viceversa. Ma vuol dire anche che la comunione divina può essere fondata dal mistero della generazione e quella umana dal mistero dell’incarnazione-morte e risurrezione, ma anche viceversa. La comunione trinitaria, implica l’incarnazione del Verbo e la sua corporeità. Tutta la Scrittura deve essere letta in chiave cristologica, ossia a partire dalla centralità di Cristo, che non vuol dire che egli è al centro di una retta, ma che è il centro della spirale che comincia e termina in Dio Padre (1 Cor 15). Quella roccia è Cristo (1 Cor 10,3-4). Ciò vuol dire che l’immagine è già nuziale. Il visibile è soggetto al tempo (finito) e la condizione della finitudine è la materia (per l’uomo la carne) che è mutevole e va verso la finalità della trasfigurazione per essere in grado di entrare nella condizione dell’Agnello. Il passaggio tra l’invisibile e il visibile è dato dalla Relazione Dio – Uomo (cosmo) verificata in Cristo, con e per mezzo dello Spirito santo. Cosa vogliamo dire con questo? La creazione ha inizio con la presenza dello Spirito che covava su cielo e terra e dava così inizio alla formazione del cosmo e all’interno di esso dell’uomo-donna. Si tratta sempre della presenza dell’Amore motivo fondante sia la generazione eterna sia l’inizio della creazione. Lo stesso Spirito apre il grembo verginale di Maria, consentendo l’irruzione e la compenetrazione dell’eterno con il tempo, della divinità con l’umanità, sempre in chiave nuziale e generante. Lo stesso Spirito è presente nella creazione nuova che insieme alla sposa (umanità redenta e rinnovata) dicono all’Agnello: «Vieni». Tutto questo ci aiuta a comprendere in cosa consista realmente il dono di comunione. Esso è la relazione che nell’alterità consente a ciascun membro della partnership di essere se stesso con il forte desiderio di unità in quanto provocante quell’attrazione-rispetto che fa sì che ognuno sviluppi se stesso in virtù dell’altro in chiave di fecondità assoluta. Lo Spirito santo è sempre dono di comunione, per cui dove c’è lo Spirito, ivi vi deve essere l’Amore. Ma quando lo Spirito scende sulla coppia allora la comunione si realizza tra i due membri in quanto UNA CARO, ossia realizza un sacramento nel tempo che è l’espressione originaria di come la Trinità stessa forma comunione di unità pur nella distinzione delle persone. La coppia allora è definita da Giovanni Paolo II “sacramento primordiale”, ossia il luogo teologico in cui primariamente l’amore è accessibile e fruibile per il doppio significato unitivo e fecondante (indipendentemente dalla procreazione). Essendo il sacramento una realtà temporale ha bisogno dello spazio in cui tale realtà può essere vivibile: il Cosmo, teatro posto da Dio affinché il dramma del gioco delle relazioni d’amore, e perciò libere, si realizzerà. La coppia diventa così custode e concreatore del cosmo. Nella misura in cui prevarrà l’amore, sarà custode, nella misura in cui prevarrà l’egoismo, sarà manipolatore e dunque dominatore in senso negativo. RIFLESSIONI DI COPPIA ALCUNE LINEE TEOLOGICHE Gen 1: In principio cielo e terra Gv 1 Ap 21 In principio il Verbo si fa carne Vidi nuovo cielo e nuova terra Lo Spirito aleggiava pieno di grazia e di verità darò acqua della vita (lo Spirito) Ap 21,3: «Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio-con-loro” Quando Giovanni Paolo II, nella “Lettera alle famiglie” commenta Gen 1,26-27, dice: «Prima di creare l’uomo, il Creatore quasi rientra in se stesso per cercarne il modello e l’ispirazione nel mistero del suo Essere che già qui si manifesta in qualche modo come il “Noi” divino». Se soffermiamo la nostra attenzione su questo «Noi», cosa vi scorgiamo alla luce della premessa generale? Il Padre genera il Figlio nello Spirito Santo. Questo atto è conglobante la creazione perché il Figlio che esce dal grembo paterno è colui che sta sposando l’umanità in Maria vergine, con l’incarnazione, la sta rinnovando con la sua morte e risurrezione, la ricrea con il suo Spirito e se la presenta senza macchia né ruga, rigenerandola con la parola e il lavacro dell’acqua, la sta infine ascoltando che con il suo Spirito gli dicono “vieni” per consegnarla al Padre come dimora e sposa perenne. Tutto ciò è racchiuso dall’agiografo nella parola “immagine”. Infatti dice ancora il Papa: «Da questo mistero scaturisce, per via di creazione l’essere umano: Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò (Gen 1,27)». Cos’è allora l’immagine? Ci aiuta comprenderlo S. Paolo: «Egli (Cristo) è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili; Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui. Egli è anche il capo del corpo cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose. Poiché piacque a Dio di far abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli» (Col 1,15-20) Tutto questo Dio ha visto quando è rientrato in se stesso alla ricerca del modello. Ha visto Cristo con la Chiesa inabitata da ogni pienezza. Ma la pienezza sta solo in Dio ed è l’amore che unisce il Padre e il Figlio per cui il sacramento originario di questo amore non poteva che essere un amore umano basato pienamente sulla libertà e ciò Dio ha regalato all’uomo-donna. L’immagine non è che l’amore trinitario, ossia la communio personarum intesa come comunità di vita umana, come comunità di persone unite nell’amore. Dio lo vede già realizzato in Cristo quando morendo e risorgendo consegna alla sua chiesa il suo Spirito che è lo stesso che lo unisce al Padre nell’eternità. Ma, entrando nella sfera del visibile, tale espressione di amore non può non essere soggetta alla finitudine e dunque si radica nella corporeità che ha origine in quella stessa di Cristo nell’arco della sua vicenda storica dall’Incarnazione alla Risurrezione. Ne segue che il fondamento della nuzialità sessuata è sempre Cristo in unione con la Chiesa, come dice sempre S. Paolo, quando afferma che «il corpo è per il Signore e il Signore è per il corpo» (1 Cor 6,13). Dice bene Giovanni Paolo II quando chiama il matrimonio “sacramento primordiale” (cfr. Bonetti, scheda Uno, n. 3) in quanto la coppia, formata dall’unione dei corpi del maschio e della femmina, è il primo segno con il quale Dio ha scelto di autocomunicarsi: «Si costituisce un primordiale sacramento, inteso quale segno che trasmette efficacemente nel mondo visibile il mistero nascosto in Dio dall’eternità. E questo è il mistero della Verità e dell’Amore, il mistero della vita divina, alla quale l’uomo partecipa realmente (…). Il sacramento, come segno visibile, si costituisce con l’uomo, in quanto “corpo” mediante la sua “visibile” mascolinità e femminilità. Il corpo, infatti, e soltanto esso, è capace di rendere visibile ciò che è invisibile: lo spirituale e il divino. Esso è stato creato per trasferire nella realtà visibile del mondo il mistero nascosto dall’eternità in Dio, e così esserne segno». (GIOVANNI PAOLO II, Uomo e donna lo creò. Catechesi sull’amore umano, Città Nuova - LEV, Roma 1995, 191) Da qui si comprende meglio cosa voglia effettivamente dire Paolo nel succitato testo di 1 Cor 6,13. Il mistero nascosto dai secoli e che Dio vuole ammettere gli uomini alla piena comunione con sé. Ma, trattandosi di relazione d’Amore, fa sì che il suo amore si comunichi e cresca in quella relazione d’amore tra uomo e donna che nella loro corporeità dovranno sviluppare il dono della libertà per rendersi capaci di dono-accoglienza per mezzo e in vista dell’immagine che è CristoChiesa. Ecco allora fondato cristologicamente il mistero del dono di comunione che è alla base della coppia e della famiglia. La corporeità è fin dall’origine il canale di comunicazione di Dio all’umanità in Cristo e il canale con cui Cristo riporterà l’umanità a Dio dopo averla ricreato nella risurrezionetrasfigurazione e resa capace di entrare in piena relazione-comunione con Dio, che noi chiamiamo visione beatifica. Nel frattempo, guardando nel mondo visibile, comprendiamo cos’è la storia dell’umanità alla luce del peccato, felice colpa. L’amore di Dio che si comunica nella mascolinità e femminilità deve raggiungere la perfezione che è di Cristo-Chiesa. Ciò vuol dire che necessariamente, trovandosi nel tempo che scorre, all’inizio la libertà-corporeità non era perfetta e dunque limitata. Ma cos’è una libertà limitata, se non la voglia di centrare la relazione su se stesso anziché sull’altro? Ecco allora l mirabile racconto di Gen 2-3 laddove l’intuizione della relazione comunione perfetta: «osso delle mie ossa e carne della mia carne, per cui l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà alla sua donna per formare l’UNA CARO» si scontra con la libertà finita, limitata, egoista che sfocia nello scaricarsi della propria responsabilità e allora diventa: «la donna che Tu mi ha posto accanto». Ecco l’inizio della storia della coppia: quando l’uomo e la donna saranno in grado di accogliersi come dono reciproco purissimo allora la libertà avrà raggiunto la perfezione attraverso quella crescita che è fatta di errori, castighi e pentimenti (tutto l’AT), perfezione che si avrà finalmente in Maria nella sua relazione nuziale e materna con il Verbo del Padre per opera dello Spirito Santo. Ecco l’inizio di ciò che sarà alla fine per tutti: una unione sponsale tra l’umanità e la Trinità per il canale della corporeità che il Verbo assume in Maria. Ella vive in sé la trasformazione inversa al suo stesso destino finale e a quello di tutta la Chiesa e perciò stesso di tutta l’umanità. Il Verbo si fa carne per fare figli – ossia divinizzare - tutti coloro che lo accoglieranno e aderiranno al suo mistero di morte e risurrezione. Questo mistero inizierà a realizzarsi nel momento in cui Gesù morendo sulla croce effonderà il suo Spirito sulla Madre e sui discepoli che vivranno nella sfera del suo amore (Gv 19,25-27.30) e quando, ancora, sui discepoli riuniti tutti, Madre compresa, nel Cenacolo aliterà per consegnare il suo Spirito di riconciliazione e di missione (Gv 20,19-23). La nuzialità allusa e prefigurata nelle Nozze di Cana (Gv 2,1-11) trova finalemente qui il suo compimento e da questo momento il “sacramento originario” diventa “sacramento cristiano” mostrando vivo ed efficace dentro di sé l’unione di Cristo con la Chiesa. Qual è lo specifico dell’unione degli sposi rispetto a quella di tutti gli altri battezzati? Avendo come caratteristica essenziale l’Una Caro, lo specifico non può essere che la carne, ossia l’unione corporea attraverso la via sessuale o sessuata sulla forma dell’unione Cristo-Chiesa nell’Eucaristia. L’unione dei battezzati con Cristo, infatti avviene attraverso la partecipazione alla morte e risurrezione di Cristo espresso nell’efficacia di Parola e lavacro (cfr. Ef 5,26) con una finalità unitiva che è quella eucaristica e, finalmente escatologica. Sappiamo il senso del lavacro come preparazione all’unione e ciò avviene esattamente nel Battesimo quando la creatura umana viene trasformata in figlio di Dio, ossia in una capacità relazionale piena con Cristo per poter formare con Lui un solo corpo spirituale nella comunione eucaristica (Ef 5,28-33; 1 Cor 6,17.19-20; cfr. CEI, Evangelizzazione e Sacramento del Matrimonio, 34-35). L’essere Una Caro tra loro esprime perfettamente l’Una Caro di Cristo con la Chiesa proprio attraverso l’unione corporea che, si sa, per questo motivo è vista come via esclusiva dell’unione fra gli sposi. Nessuno che non sia chiamato a questo sacramento può esercitare la via dell’unione sessuale o corporea per non snaturare appunto la perfezione dell’unione Cristo-Chiesa. PER L’OGGI Riconosciamo insieme nell’oggi la forza dello Spirito d’amore che ci conduce a vivere le nozze con Dio diventando costruttori di quel Regno che abbiamo visto essere comunione nuziale. Vivere la gioia dell’incontro con l’amato, e viverla per sempre, non è forse questo il sogno di ogni uomo o di ogni donna? Chi non ha desiderato trovare una persona da amare e che lo ami e non ha visto in questo la felicità? Quale giovane non sente forte l’emozione del “fare insieme”, dello “stare insieme” con un altro/a per condividere piccoli gesti di quotidianità o arditi progetti? Chi di noi, in comunità, non ha sentito il bisogno di raggiungere o di essere raggiunto in modo personale, quasi esclusivo, dall’attenzione amorevole di una persona? In fondo essere chiamati alle nozze dal nostro Dio è espressione di un desiderio analogo ( o del suo bisogno?): trattenere rapporti d’amore come se fossero unici. Proprio come ognuno di noi. Lui non ci ama di un amore qualsiasi ma di un amore totale, definitivo e fedele, ci ama con amore nuziale. Chi ha scoperto la forza e la novità di questo amore ha già celebrato le nozze che ci uniscono definitivamente a Lui, si è lasciato fecondare dal Suo Spirito e vive già nel cielo e nella terra nuovi. L’oggi però non cessa di essere quotidianamente interpellato e provocato per suscitare in noi, nella libertà,una risposta; nulla è scontato nella vita coniugale e familiare. Per la riflessione personale e/o comunitaria: Riusciamo a vivere il nostro essere sposi in Cristo quando… Vivo le mie nozze con Cristo nel mio sacerdozio quando … Vivo le mie nozze con Cristo da persona singola quando… Vivo le mie nozze con Cristo da consacrato/a quando… Vivo le mie nozze con Cristo da vedovo/a quando… Vivo le mie nozze con Cristo da separato/a divorziato/a quando… Per la preghiera vedi scheda Don Renzo