PRESENTAZIONE DEL FILM “IL DUBBIO” La trama di questo film, le supposte molestie sessuali da parte di un prete, è diventato in questi ultimi mesi un leit-motiv. Ma con questa proiezione non vogliamo mettere a tema questo aspetto, piuttosto, riflettere quali atteggiamenti un cristiano, un battezzato, (ecco la coerenza del film con il tema di questo nostro Incontro) deve avere rispetto all’attacco che viene ripetutamente e violentemente mosso nei confronti della Chiesa, e cioè della Chiesa quale Corpo Mistico. Siamo perciò sollecitati a distinguere il male che c’è nella Chiesa, per colpa di alcuni (per fortuna pochi) uomini di chiesa, e non, come malignamente si dice, della Chiesa, la grande inquisita. Questa fondamentale distinzione è dirimente. E allora dobbiamo, come fa Benedetto XVI, chiedere perdono e misericordia per i peccatori ed autori di questi spregevolissimi fatti, ma nel contempo come battezzati, cioè entrati pienamente nella Chiesa, difendere la Chiesa, la sua essenza, il suo essere Corpo Mistico. Vi segnalo,a questo riguardo, una parte del messaggio di Benedetto XVI, in visita alla chiesa in cui fu battezzato Paolo VI. Il tema del suo discorso è “vivere il battesimo e restare uniti alla chiesa nelle difficoltà” (8/11/09). “Ci vuole coraggio e tenacia per non conformarsi alla mentalità del mondo, per non lasciarsi sedurre dai richiami talvolta potenti dell’edonismo e del consumismo, per affrontare, se necessario, anche incomprensioni e talora persino persecuzioni. Vivere il battesimo, tuttavia, comporta restare saldamente uniti alla Chiesa, pure quando vediamo nel suo volto qualche ombra e qualche macchia, perché è lei che ci ha generati alla vita divina e ci accompagna in tutto il nostro cammino. Amiamola, amiamola come nostra vera madre! Amiamola e serviamola con un amore fedele, che si traduce in gesti concreti all’interno delle nostre comunità, non cedendo alle tentazioni dell’individualismo e del pregiudizio, e superando ogni rivalità e divisione. Così saremo veri discepoli di Cristo. Sempre su questo tema, cioè lo stare uniti alla Chiesa, vi leggo un passaggio tratto dal libro “La più bella avventura” di Don Mazzolari. La critica interna alla chiesa, non ha niente di assoluto e di negativo: E’ il frutto di una fede che non è vaga aspirazione verso l’evangelo, ma accettazione viva e completa di Cristo, Diouomo: e cioè il riconoscimento della chiesa, considerata la necessaria continuazione della sua perpetua immanente azione tra gli uomini: Quando uno ha la grazia di credere e di pregare così: “Città sublime, città beata edificata sopra una roccia, città di un porto abbastanza sicuro, ti saluto, sospiro a te, ti cerco, tendo a te le mani” quando ha questa grazia, non può adagiarsi in una obliosa accoglienza di ciò che nella chiesa è indiscutibilmente opera poco bella dell’uomo e ne oscura il divino, rendendone difficile il riconoscimento e l’efficacia. Egli sente di poterla amare anche così. Le debolezze e i difetti della chiesa lo fanno soffrire anche più di prima, ma non scandalizzano più, non lo trattengono dall’abbracciarla con tenerezza e pietà filiale. Sono le sue debolezze, i suoi difetti. Deve quindi soffrire con essa e per essa per una redenzione da compiere in sé più che negli altri. Egli sente che deve divenire nelle mani di Dio uno che soffre per compiere le sofferenze di Cristo a vantaggio del suo corpo, che è la Chiesa. E non possiamo non citare la nostra Fondatrice, M.O.Bonaldo quando, in una lettera a Igino Giordani nel 1941, così scriveva: “Non basta ammirare il Mistero nascosto… bisogna gustarlo nei momenti neri, per fede.” Il film, dunque, ci consegna un racconto in cui le deviazioni comportamentali di un sacerdote, benché mai acquisite a certezza, rivelano un lato buio di alcuni uomini di Chiesa e rimandano a episodi che la cronaca ha abbondantemente denunciato. Queste ombre, queste rughe, pur nella loro gravità, non riducono né deturpano il volto luminoso della Chiesa perché di essa parlano testimonianze straordinarie di martirio e di santità. Vescovi, sacerdoti e molte migliaia di cristiani hanno dato o consumato la loro vita per fedeltà al messaggio evangelico, per fedeltà alla Parola di Cristo. Con questo esempio di vita offerta, fondata sulla Verità del Vangelo e sul sangue di tutti i martiri, essi hanno incarnato quanto scriveva S.Agostino: “Il nostro cuore non ha pace finchè non riposa in Dio. Solo se trova la luce che lo illumina e gli dà pienezza di significato, l’essere umano è veramente felice”. Questa è la nostra amata Chiesa, e sentiamo “la necessità di camminare lieti con la Chiesa, da Figli” come titola il cap. 5.2 della relazione di Sr.Maria Giampiccolo svolta quest’anno a Roma.