CAPITOLO 12 Idealismo trascendentale e filosofia positiva Nel 1800 nella sua opera Sistema dell’idealismo trascendentale Schelling descrive il suo nuovo pensiero. Se la filosofia della natura parte dell’oggetto per derivarne il soggetto, la filosofia trascendentale parte dal soggetto per derivarne l’oggetto, mostrando il progressivo farsi natura dell’intelligenza. La filosofia trascendentale ha il compito di illustrare come lo spirito si risolva nella natura e come sia in se stesso una natura invisibile. Essa parte dall’idealismo (dal soggetto dall’ideale e dal formale) per giungere al realismo (oggetto reale e materiale). Essa ha il compito di dedurre l’oggetto dal soggetto facendo vedere come i modi di auto costituzione dello spirito (le strutture e le leggi del soggetto) siano identici ai modi di auto costituzione della natura (cioè alle strutture e le leggi dell’oggetto). Il punto di partenza della deduzione schellinghiana è l’autocoscienza che ha la forma di un intuizione intellettuale ossia di un’attività auto creatrice in virtù della quale l’Io, proprio nel momento in cui conosce o intuisce se stesso, produce o istituisce se stesso. In essa esistono 2 attività: Una reale che consiste nel fatto che l’Io nel suo libero e infinito porsi, incontra il limite e risulta quindi limitabile. Un ideale dove l’Io nel suo infinito intuirsi e auto prodursi procede oltre ogni limite dato e risulta quindi illimitabile. L’io presenta una struttura di tipo dialettico-fichtiano in quanto si configura come un’attività non limitabile che esiste soltanto in presenza di un limite che essa stessa pone e oltrepassa continuamente. Schelling distingue 3 epoche o fasi di sviluppo dell’Io: 1. Procede dalla sensazione, in cui l’Io trova davanti a se un dato che lo limita e avverte il suo sentire come un patire, all’intuizione produttiva, dove l’Io prende coscienza della sua attività che prevede il superamento incessante del limite 2. Arriva alla riflessione dove l’Io riflettendo su se medesimo si eleva all’intelligenza differenziata di sé 3. Arriva alla volontà in quanto l’Io si coglie come volontà e spontaneità ovvero come intelligenza autodeterminatesi. A questo punto ci si domanda perché l’oggetto non appare fin dall’inizio una produzione del soggetto? Se il soggetto producesse consapevolmente i propri oggetti non potrebbe pensarli in seguito come delle cose in se perché l’Io li genera inconsciamente tramite la produzione inconscia. L’idealismo trascendentale di Schelling appare una sorta di anamnesi filosofica dell’Io, ovvero come una presa di coscienza di quel produrre inconscio della spirito. La filosofia pratica inizia con la terza epoca dove lo spirito si pone come volontà che si concretizza nella morale che accentua la liberà dell’agire e nel diritto che accentua la necessità. In tal modo nasce un’antitesi tra libertà e necessità. Una prima composizione dell’antitesi è rappresentata nella storia che è sintesi di libertà e necessità. Schelling sostiene l’esistenza di un disegno che si va attuando gradualmente nel tempo, precisando che la storia è come un dramma nel quale tutti recitano la loro parte in piena libertà e secondo il proprio capriccio dove il poeta della storia, l’Assoluto o Dio, dà unità di svolgimento e si attua e si rivela. La rivelazione storica dell’assoluto avviene in tre periodi: 1. Sotto forma di destino, una forza cieca 2. Si rivela come natura 3. Si rivela come provvidenza. Schelling non sa quando comincerà questo ultimo periodo ma se ci sarà ci sarà anche la definitiva realizzazione della sintesi tra libertà e necessità. In questo regno si avrà anche la pace che è il fine ultimo della storia Nella filosofia e nella storia spirito e natura appaiono distinti, per questo occorre rintracciare un’attività nella quale si armonizzino: questa attività è l’arte. Nella creazione estetica l’artista risulta in preda ad una forza inconsapevole che lo ispira facendo si che la sua opera si presenti come sintesi di un momento inconscio o spontaneo (ispirazione) e di un momento conscio e meditato (esecuzione). L’intero fenomeno dell’arte è un produrre spirituale in modo naturale o un produrre naturale in modo spirituale. Nella creazione estetica si ripete il mistero stesso della creazione del mondo da parte dell’Assoluto. L’esaltazione romantica del valore dell’arte trova in Schelling la sua più significativa espressione filosofica per questo il suo idealismo è definito estetico. Nel 1809 Schelling interrompe la sua attività letteraria assistendo al trionfo di Hegel per poi riprenderla solo dopo 3 anni dalla morte di Hegel, nell’ultima fase del suo pensiero ovvero la filosofia positiva. Hegel ha distrutto la distinzione tra il razionale e il reale, ha posto il razionale al posto del reale, ha ridotto tutto al concetto e ha avuto la pretesa di derivare da concetti astratti tutta la realtà, l’esistenza del mondo e quella di Dio. Da ciò la distinzione tra filosofia negativa che si limita a studiare l’essenza o la possibilità logica delle cose (quid sit) e una filosofia positiva che concerne la loro esistenza e realtà effettiva (quod sit). Schelling afferma che l’esistenza derivando dalla libera e imprevedibile volontà di Dio non può venir logicamente dedotta, ma solo indotta. Il filosofo ha il compito di constatare e di interpretare speculativamente la rivelazione che Dio fa di se stesso nel mondo. Dio si manifesta dapprima nella sua natura e nella sua necessità (come accade nella religione naturale) e poi nella sua assoluta personalità e libertà (come accade nella religione rivelata). © Federico Ferranti www.quintof.com