SCHELLING
BIOGRAFIA
Nacque a Leonberg nel 1775. Studiò teologia e aveva cine compagni di stanza Hegel e
Herderling. Continuò gli studi di filosofia a Jena e divenne discepolo di Fichte. Si
appassionò al suo idealismo e alla sua libertà. Fu anche interessato alla filosofia della
natura e frequentò il circolo dei fratelli Schlegel. Rimase molto scosso dall’allontanamento
di Fichte e prese il suo posto all’università di Jena ma nonostante questo iniziò a prendere
le distanze dal maestro
IDEE PER UNA FILOSOFIA DELLA NATURA (1797).
Il contenuto centrale è il modo di concepire la natura. Schelling intende portare avanti una
critica alla immagine della natura restituita dagli scienziati. Tutto questo era già stato
condiviso dai filosofi dello Sturm und Drang: il pensare che gli scienziati possano dare
l’idea corretta e completa della natura e controllarla è un’illusione. Tale antipatia è nuova.
La natura era sempre stata presentata come un meccanismo determinato, regolato da
leggi e così pure l’uomo.
La natura è spirito, forza creatrice. La tradizione metafisica aveva portato a distinguere
l’uomo quale realtà spirituale dalla natura come realtà materiale. Schelling, invece, dice che
la natura si comporta in maniera finalistica, che è un soggetto vivo e quindi libero. Si rifiuta
il modello scientista e meccanicista della natura. Schelling non fu il primo ad attribuire alla
natura un fine ma egli rifiuta anche il modello teologico della natura. Infatti essa è libera e
tende a dei fini ma essi non sono posti da Dio bensì lei stessa se li stabilisce. I processi di
fine sono quindi autarchici. Schelling fonda, quindi, un metodo che può essere definito come
finalistico-immanentista. Schelling dice chiaramente che tutti i fenomeni naturali non si
spiegano sulla base di fenomeni precedentemente chiariti dagli scienziati. La natura, infatti,
è complessa e pone l’uomo di fronte a novità che non gli permettono di attingere alle
conoscenze previe. Esso è un modello che può anche essere detto, per questo, usando una
terminologia contemporanea, antiriduzionista e emergentista.
Come con la natura umana possiamo aspettarci novità dal momento che essa è libera, allo
stesso modo la natura universalmente intesa è libera, scalza l’uomo nei modi di
interpretarla. La natura, però, ha dei livelli di complessità: si parte dai fenomeni più semplici
(ordine meccanico), che inducono l’uomo a credere che la natura sia un oggetto, fino ai
fenomeni più complessi (pensiero umano). La natura è una sorta di teatro gerarchico di
forze. Da qui vengono fuori le emergenze.
La natura manifesta un insieme di attrazione e repulsione.
Tra il 1801 e il 1802 scrisse Il mio sistema filosofico e Bruno.
IL MIO SISTEMA FILOSOFICO
Qui Schelling presenta la filosofia dell’identità, ovvero sostiene che c’è identità tra natura e
spirito umano. Essi sono la stessa realtà ma presentata in termini diversi, da punti di vista
diversi. Non ci sono due soggettività diverse ma un’unica soggettività. Questo
ragionamento è contraddittorio da un punto di vista logico ma risulta essere vero. Tale
filosofia è impossibile da cogliere con l’intelletto ma diventa possibile tramite l’intuito.
La filosofia diventa “uscita dalla palude dei concetti” e il suo compito è attingere alla
totalità dello spirito-natura non con l’intelletto bensì con l’intuito che va oltre i limiti del
fenomeno.
Ci sono tante verità contraddittorie, intuitive. Il vero filosofo, dunque, diventa l’artista; l’arte
è il vero organo filosofico perché si intuisce ciò che non può essere compreso ragionando.
Si torna alla poesia e al mito greco che nasconde in sé delle verità.
Il sistema di Schelling mette in rilievo l’arte prima della filosofia. Per Fichte il processo
conoscitivo era infinito mentre per Schelling la conoscenza parte dalla sensazione,
attraversa l’intelletto e l’intuizione produttiva, ovvero quando l’io prende coscienza della
propria identità e di aver posto lui in essere la realtà. La storia diventa, pertanto, un
processo conoscitivo che giunge a segno.
C’è, però, un dramma: quello dell’assoluto. In esso gli uomini sono determinati nella loro
specificità. Infatti, la storia è ordinata dalle azioni umane e nel complesso è libera e gli
uomini che ne fanno parte sono determinati ma liberi di interpretarne liberamente la loro
parte. Convivono, dunque, determinismo e libertà. L’uomo convive con l’assoluto, Dio.