CAPITOLO 20 Marco Porcio Catone Marco Porcio Catone nacque a Tusculum(vicino Frascati) nel 234 da una famiglia plebea. Intraprese la carriera militare e politica nel bel messo della seconda guerra punica; fu tribuno militare in Sicilia, questore, fu al seguito di Cornelio Scipione, e condusse a Roma Ennio il futuro poeta, fu edile della plebe, pretore e nel 195 fu eletto console, e fu inviato a governare la Spagna Citeriore, ma prima si batte per l’abrogazione della lex Oppia che limitava il lusso delle matrone romane. Combatté alle Termopili e sostenne gli attacchi contro gli Scipioni in merito alla guerra siriana. Nel 184 rivestì la censura e per la sua bravura si meritò l’agnomen di Censore. Fu impegnato in numerosi processi sia da accusato che da accusatore riuscendo sempre assolto. Nel 167 si oppose alla guerra contro Rodi che secondo lui non si era schierata contro Roma e nel 155 fece espellere i filosofi ambasciatori di Atene che secondo lui corrompevano i giovani romani. Dopo aver visitato in qualità di legato Cartagine si convinse della necessità di distruggere la potenza marina e non si stancò mai di ripeterlo in particolare nell’orazione del 150 dove disse “Carthgo Delenda est”. Per via della morte che lo colpi nel 149 non poté vedere la vittoria di Roma su Cartagine e la realizzazione del suo sogno. In Grecia nacque prima la prosa filosofica e solo in seguito l’oratoria. Invece a Roma l’oratoria e la storiografia raggiunse per prima la dignità letteraria. Il vero fondatore della prosa latina è Catone di cui ci rimangono i più antichi frammenti oratori a noi giunti, tra trattati e frammenti di opere. La sua opera Origines (De origine et situ urbium italicarum) trattava in sette libri la storia di Roma dalle origini fino al 149 a.C. Nel I libro era trattato il periodo monarchico, nel II e III i primi secoli della repubblica e l’espansione romana, il IV libro la prima guerra punica, nel V libro la guerra Annibalica e nel VI e nel VII la storia di Roma più recente. Nel succedersi dei libri si assiste ad una riduzione dell’arco cronologico, caratteristica costante nella storiografia latina. Si tratta di un opera di carattere composita poiché contiene la storia di Roma e della fondazione delle città italiche. Catone, fondatore della storiografia in latino e della storiografia “collettivista” indicava i personaggi con il loro ruolo e non col nome, faceva un certo spazio ai fatti e agli ambienti meravigliosi, attribuiva grande rilievo agli aspetti morali e non si fece scrupolo di inserire alcune note autobiografiche. Egli si rifaceva alla storiografia greca e soddisfaceva un’esigenza documentaria. Si ispirò agli Annales, a Fabio Pittore e alla storiografia ellenistica, sopratutto Timeo. La sua opera presentava affinità con le orazione come l’uso della coordinazione mediante l’uso della parola atque e grazie al ricorso alle figure foniche. Nel corso della sua carriera Catone si avvalse prevalentemente dello strumento oratorio. Egli fu il primo a conferire a tale strumento rilievo letterario pubblicando i suoi discorsi nella sua opera. Dovevano essere circa 150 razioni ma a noi rimangono circa 80 più qualche frammento. In queste orazioni si parla di politica estera, interna e di ordinaria gestione amministrativa. Nei 44 discorsi di auto-difesa sono frequenti riferimenti autobiografici. © Federico Ferranti S.T.A. www.terzof.altervista.org