LA STORIOGRAFIA Storia e storiografia ☻Storiografia come limite alla verità storica ☺Storiografia come risorsa per vivere il presente (Casertano) Ecco la tesi di Giovanni Casertano in Le filosofie antiche, Loffredo, Napoli, 1994: L’INDAGINE STORICA SUL PASSATO Tutte le domande che ci siamo posti fin qui, in realtà, valgono non solo per la filosofia, ma per qualunque altra forma culturale, dalla letteratura alla pittura, dalla scienza alla musica. Esse stanno in effetti a indicare che tutti i nostri atteggiamenti culturali, la nostra stessa esperienza quotidiana, sono sempre “in riferimento” al nostro passato, un riferimento che può essere di continuità, ma anche di frattura, di rifiuto. E questo ci fa comprendere che ogni tipo di rapporto che istauriamo con il passato è sempre l’espressione di un bisogno e di interessi del presente. Ecco perché è fondamentale acquisire una coscienza la più chiara possibile di questo rapporto: una coscienza che però non sia fine a se stessa, che non si proponga di ricostruire qualcosa che non c’è più, che non potrà esserci mai più e che perciò non ha più nulla da dirci. Acquisire la coscienza del proprio rapporto col passato è in fondo l’espressione della più vitale esigenza dell’uomo, che è appunto quella di capire il suo presente per potersi consapevolmente proiettare nel suo futuro. Ecco allora che quella serie di domande che ci siamo posti sulla filosofia e sul problema della sua nascita acquistano una grande importanza proprio nel senso di renderci attenti e consapevoli del fatto che l’indagine che ci accingiamo a compiere, da un lato non deve essere una “falsificazione” di forme culturali e mentalità del passato, e , dall’altro lato sia autenticamente “interessante”, cioè rispondente alle vive esigenze culturali del nostro presente. GLI ERRORI DA EVITARE: L’ANACRONISMO, L’ASSOLUTIZZAZIONE Un’indagine di questo tipo potremmo definirla “storica”, e i risultati a cui perverrà potremmo dichiararli storicamente accettabili, se ci sforzeremo anzitutto di evitare alcuni errori di metodo nel processo della nostra analisi. Un primo errore da evitare è l’anacronismo. Questo non consiste tanto nell’invertire date e fatti, quanto nel confondere i problemi culturali e gli atteggiamenti mentali. In genere l’anacronismo avviene quando trasportiamo nel passato un complesso di temi e problemi che del passato non erano, ma appartengono al presente o a epoche successive a quella che prendiamo in esame. Un esempio di questo errore potrebbe essere la considerazione del programma politico della Repubblica di Platone come di un programma “comunista” nel senso moderno del termine. Ma anacronismo sarebbe anche l’ostinarsi a non vedere l’emergere della novità e della diversità di temi e problemi apparentemente vecchi in un contesto culturale profondamente mutato, come per esempio affermare che la magia nel Rinascimento non è altro che la continuazione della mentalità superstiziosa del Medioevo. Un secondo errore da evitare è l’assolutizzazione. L’opera di comprensione del passato non è mai un’opera che giunge a dei risultati “definitivi”, assoluti, che non possono più cambiare. Bisogna avere cioè piena coscienza che i risultati a cui si giunge non sono delle verità assolute, ma anzi in tanto hanno valore in quanto riescono a porre nuovi problemi e ad aprire nuove vie d’indagine. Una ricerca che eviti questi errori è appunto una ricerca “aperta”, è cioè la vera “ricerca storica”, proprio perché si pone coscientemente alla ricerca di significati storici, sia nel senso che non falsifica il passato, sia nel senso che risponde alle esigenze culturali del presente. vedi sul testo a pag. 910 a 913 Il mondo romano ci ha lasciato i suoi studi di storiografia in diversi modi: - annalistica (dagli annali dei pontefici). Tutti gli eventi importanti di quell’anno. Tito Livio ha utilizzato questo modalità. Avevano la caratteristica di dilungarsi di più sulla parte iniziale e su quella contemporanea - monografia. Un solo episodio (ad esempio il Bellum Iugurthinum di Sallustio). Di solito era un episodio breve e vicino nel tempo dunque c’è un certo interesse per la vita politica del proprio tempo. Questo è giustificato dal fatto che a scrivere erano spesso uomini politici. - I Commentari (es Commentari de bello gallico di Giulio Cesare). Sarebbero appunti, un diario, una raccolta di notizie da elaborare in seguito. Comunque i fatti erano riportati (o omessi) secondo il proprio punto di vista. CARATTERISTICHE DELLA STORIOGRAFIA ANTICA La storiografia antica era più una letteratura. Aveva meno rigore scientifico di quella attuale. Era più interessata alle grandi personalità (oggi studiamo di più i gruppi sociali e la collettività, anche le classi sociali più basse fanno storia. - Ad es. non possiamo capire la Rivoluzione Francese se non capiamo la situazione di povertà del terzo stato – oppure studiamo per tematiche: la condizione della donna nel Medio Evo, la condizione dei primi cristiani sotto l’impero dei Flavi….). per gli antichi i documenti erano lo spunto, il punto di partenza, per noi sono il centro della ricerca storica. CARATTERSTICHE DELLA STORIOGRAFIA ROMANA 1) Sallustio diceva polemicamente che rispetto alla storiografia greca, quella romana considerava più giusto facere quam dicere. Dunque lo studio della storia passata per l’uomo romano era in funzione di una vita più attiva nella politica. 2) Giustificazione dell’imperialismo romano. Si parla anche dei nemici e spesso i barbari vengono considerati più civili dei romani, ma nessuno storico mette mai in dubbio che il caput mundi debba essere Roma. 3) Pessimismo nel considerare la decadenza dei costumi e la difficile situazione di politica interna. 4) Talvolta questo pessimismo diventa una riflessione molto profonda come in Tacito (“da dopo la perdita della libertà, a Roma non esistono più veri storici, ma ci sono solo 2 possibilità: o c conformisti (obnoxii) o nemici (infensi) del potere).