5. Il ruolo della società civile dinanzi ai cambiamenti demografici e

Relazione congiunta sul tema
L'effettiva partecipazione della società civile dei paesi partner mediterranei nel futuro
dell'Unione per il Mediterraneo e nel contesto delle trasformazioni demografiche e culturali
Gruppo di lavoro
Relatore:
1.
Consiglio per lo sviluppo economico e sociale di Malta (MCESD)
Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL) (Italia)
Consiglio economico e sociale spagnolo
Consiglio economico e sociale del Libano
Introduzione
Nelle sue conclusioni il vertice euromediterraneo dei consigli economici e sociali (CES) e istituzioni
analoghe svoltosi a Rabat dal 14 al 16 ottobre 2008 ha rammentato l'accordo di redigere una relazione
sul tema L'effettiva partecipazione della società civile dei paesi partner mediterranei nel futuro
dell'Unione per il Mediterraneo e nel contesto delle trasformazioni demografiche e culturali.
La relazione è stata predisposta dal CES maltese con la collaborazione del CNEL italiano, dei Consigli
economici e sociali di Spagna e Libano e del CESE.
La relazione mira a identificare gli attuali mutamenti demografici e culturali e il loro impatto sullo
sviluppo della regione euromediterranea ai livelli locale, regionale e nazionale, a presentare esempi di
buone pratiche attualmente utilizzate per far fronte a questi cambiamenti e a suggerire proposte per
una partecipazione reale e attiva della società civile nella definizione e attuazione delle politiche
destinate ad affrontare i problemi generati dai mutamenti demografici e culturali, onde promuovere lo
sviluppo sia sociale che economico nel contesto dell'Unione per il Mediterraneo.
2.
Antecedenti
La presente relazione si basa sul documento relativo al Partenariato euromediterraneo (Processo di
Barcellona) che costituisce il punto di partenza dell'Unione per il Mediterraneo.
La Dichiarazione di Barcellona adottata alla conferenza euromediterranea del 27 e 28 novembre 1995
riconosce il contributo essenziale che la società civile può offrire nel processo di sviluppo del
partenariato euromediterraneo e come fattore essenziale per migliorare la comprensione e le relazioni
fra i popoli1.
1
www.eu-delegation.org.eg/en/eu_and_country/4.pdf (disponibile solo in inglese e arabo).
IT
2.1
L'Unione per il Mediterraneo
L'Unione per il Mediterraneo mira a rilanciare il partenariato euromediterraneo in almeno tre modi
assai importanti: innalzando il livello politico delle relazioni dell'UE con i partner mediterranei,
ispirando un maggiore senso di partecipazione nelle nostre relazioni multilaterali e conferendo loro
maggiore concretezza e visibilità attraverso nuovi progetti regionali e subregionali, importanti per i
cittadini della regione. Tutte le dimensioni del processo saranno accessibili a tutti i partecipanti su un
piede di parità.
Nelle conclusioni del vertice di Parigi sul Mediterraneo è detto che, in definitiva, il successo
dell'iniziativa dipende anche dai cittadini, dalla società civile e dalla partecipazione attiva del settore
privato2. La società civile è considerata un attore importante nel processo decisionale.
3.
Sviluppi demografici
Data l'ampiezza e la durata degli sviluppi demografici nei paesi partner mediterranei (PPM) e nell'UE,
sta diventando evidente la necessità di quadri istituzionali efficaci per gestirne l'impatto sui mercati del
lavoro, sulle economie, sul tessuto sociale e sui contesti culturali. Il presente capitolo riguarda due
cambiamenti demografici importanti: a) l'invecchiamento demografico, costante e di lungo periodo e
b) il fenomeno migratorio, che produce un impatto su entrambi i versanti del Mediterraneo.
3.1
L'invecchiamento della popolazione
L'invecchiamento demografico incide sui PPM sotto il profilo demografico, ma anche economico,
sociale, sanitario e culturale. Ciascuno di questi aspetti influisce a sua volta sull'operato della società
civile nei PPM. La misura dell'effettiva partecipazione della società civile dipende dalla sua capacità
di rispondere in maniera costruttiva ai problemi che l'invecchiamento demografico genera a livello
economico e sociale.
Un rapido sguardo alle tendenze demografiche nei PPM rivela differenze manifeste fra, da un lato, i
paesi arabi e, dall'altro, Israele, come anche fra gli stessi paesi arabi. L'intrecciarsi di fattori culturali,
storici, sociali, economici, politici e ambientali nella storia dei PPM ha influito sulle rispettive
popolazioni. Sotto il profilo del ritmo d'invecchiamento demografico si possono distinguere quattro
gruppi di PPM: a) rapido (Algeria, Libia, Marocco, Libano e Tunisia), b) moderato (Egitto, Giordania
e Siria), c) lento (la Palestina si differenzia nettamente in termini sia di fecondità che
d'invecchiamento) e d) Israele, il cui ritmo è superiore a quello di tutti gli altri PPM in termini
d'invecchiamento e di longevità della popolazione (Saxena, 2008).
2
Cfr. Dichiarazione congiunta del vertice di Parigi per il Mediterraneo, Parigi, 13 luglio 2008, pag. 17, punto 32 (non disponibile
in italiano).
Il ritmo d'invecchiamento nei PPM è evidenziato nella Tabella 1 e nel Grafico 1 (Allegato 1). I paesi
con tasso di dipendenza molto elevato sono quelli che hanno registrato una transizione demografica
molto lenta o tardiva: segnatamente la Palestina (95,5), la Siria (69), la Giordania (68,5) e l'Egitto
(63,5). Dato che la Siria e la Palestina sono gli unici due paesi in cui l'età mediana della popolazione
complessiva ha continuato a diminuire nel periodo 1950-2000 e che hanno l'età mediana più bassa
(calcolata in base alla media del periodo 2000-2010). Il problema della disoccupazione in questi paesi
diventerà ancor più acuto con l'andar del tempo.
Negli ultimi cinquant'anni l'aspettativa di vita nei PPM ha registrato non solo enormi miglioramenti
alla nascita, principalmente grazie ai progressi sul fronte della mortalità neonatale e infantile (Grafico
2, Allegato 1), ma anche miglioramenti per entrambi i sessi nei gruppi di età al disotto dei 60 anni
(Golini, 2002). Le organizzazioni della società civile responsabili dell'assistenza alla popolazione
anziana, e più in particolare alle donne anziane, dovrebbero prevedere le conseguenze di questo
fenomeno demografico per assicurare la coesione sociale dei PPM sotto questo profilo.
Visto l'enorme impatto delle piramidi di età sulla situazione economica di un paese (espresso in
termini di tasso d'incremento pro capite del PIL), è assolutamente indispensabile che al rapido
processo d'invecchiamento nei PPM trovino riscontro sistemi di sicurezza sociale adeguati e
sostenibili. "Purtroppo la maggior parte dei paesi della regione non anticipa la gravità dei problemi che
in avvenire rischiano di essere determinati dall'aumento in cifre assolute della popolazione anziana"
(Saxena, 2008:37).
Le future tendenze della mortalità e della morbilità dipenderanno dalle disposizioni prese attraverso i
sistemi di assistenza sanitaria primaria e secondaria, nonché la sicurezza e la protezione sociale per il
tramite delle prestazioni sociali. In questi ambiti le organizzazioni della società civile hanno un ruolo
importantissimo da svolgere accanto alle principali istituzioni pubbliche.
L'evoluzione dei tassi di fecondità verificatasi all'incirca negli ultimi cinquant'anni è stata notevole in
quasi tutti i PPM, e ciò nel senso di un forte calo, ma con forti disparità fra i vari PPM. Nel periodo
1950-2050 il tasso di fecondità totale (TFT), dal "picco" di 7,38 registrato in Giordania e Palestina nel
1950, scenderà entro il 2050 ad un tasso che si prevede basso (1,85) nella maggior parte dei PPM
(Grafico 3, Allegato 1). L'elevato tasso di fecondità proprio delle donne palestinesi va esaminato
tenendo conto del contesto storico e politico, visto che le grandi coorti di giovani hanno aumentato i
livelli di fecondità proprio durante il periodo dell'Intifada, tant'è vero che all'inizio degli anni 1990, a
Gaza, le donne hanno toccato una media di 8,3 figli (Khawaja e Randall, 2006).
Mancando adeguati investimenti esteri per il breve periodo, il prevalere di giovani nella forza lavoro
dei PPM potrebbe comportare forti pressioni sui sistemi di prestazioni sociali di questi paesi. Inoltre,
con l'invecchiare della forza lavoro, e l'aumentare dei consumatori a un ritmo maggiore del numero
degli occupati (a tassi di produttività invariati), si perderebbero i primi effetti positivi del vantaggio
demografico iniziale. Si prevede che ciò si verificherà nella maggior parte dei PPM entro il 2050
(Mason e Lee, 2006). I PPM avrebbero potuto beneficiare del primo vantaggio demografico nel
momento in cui hanno registrato un incremento della popolazione in età lavorativa più rapido del
numero dei consumatori.
A causa del mutare della struttura di età non è stato possibile mantenere nel lungo periodo gli effetti
positivi, benché solo transitori, del vantaggio demografico iniziale dei PPM. Ciò non toglie però che
l'invecchiamento della popolazione e il calo dei tassi di dipendenza giovanili potrebbero portare il
secondo vantaggio demografico, nel senso che genitori meno giovani con meno figli potrebbero
risparmiare e accumulare più ricchezza di prima, accantonando maggiori risorse finanziarie per la loro
vecchiaia. Ciò potrebbe istituzionalizzarsi maggiormente attraverso canali formali come i sistemi
pensionistici: pubblici (basati sulla ripartizione) o privati (il secondo pilastro, ossia i regimi
pensionistici professionali), o ancora attraverso i canali informali costituiti dai trasferimenti
patrimoniali fra le generazioni, ossia i sistemi di sostegno familiare. Il secondo vantaggio demografico
potrebbe dare effetti positivi, finendo per aumentare il capitale pro capite dei lavoratori senza ridurre i
consumi interni. Il presupposto indispensabile è però la formulazione di una politica idonea per tutti i
paesi in via di sviluppo (Mason e Lee, 2006:11).
È pertanto indicativo che in termini d'invecchiamento della popolazione, date le diverse tendenze
demografiche, l'effettiva partecipazione delle organizzazioni della società civile nei PPM vari
sensibilmente da un paese all'altro, a seconda delle rispettive specificità, priorità e obiettivi.
3.2
Flussi migratori e rifugiati
Il secondo fattore molto importante del cambiamento demografico, che incide notevolmente sull'entità
e struttura delle popolazioni dei PPM, è quello migratorio. Questo elemento dell'evoluzione
demografica viene prescelto per il suo impatto immediato sull'UE e sui PPM. L'Unione per il
Mediterraneo considera sia la migrazione legale che quella illegale in quanto si propone di trarre
effetti ottimali da questi flussi delle popolazioni. I migranti (comprendendo quelli di prima e seconda
generazione) sono il 3,8% della popolazione complessiva dell'UE (Commissione UE, 2008).
L'età media degli emigranti dei PPM e il loro tasso di fecondità superiore rispetto a quello dei paesi di
accoglienza contribuiscono a ringiovanire la popolazione europea, anche se questo effetto non ha una
durata illimitata.
Le proiezioni demografiche delle Nazioni Unite per il 2050 (UN, 2007) rivelano un rallentamento
generale del fenomeno migratorio nella maggior parte dei PPM (eccezione fatta per l'Egitto e il
Marocco, dove per l'avvenire, nel periodo 2000-2050, si prevede un aumento dei flussi migratori).
Sempre stando a tali proiezioni, l'emigrazione da Algeria, Tunisia, Libano, Palestina e Turchia
proseguirà, ma in proporzioni inferiori (Tabelle 2 e 3 dell'Allegato 1).
Negli ultimi decenni il ritmo dei flussi migratori è accelerato a causa dei bruschi sviluppi geopolitici,
economici e climatici, che hanno in un certo senso "forzato" le migrazioni. Le cifre relative ai profughi
(Tabella 4 dell'Allegato 1) rivelano la portata di questo problema in vari PPM, segnatamente:
Palestina, Giordania e Israele, che hanno le maggiori percentuali di profughi. I paesi dei PPM con il
maggior numero di profughi sono la Turchia, l'Egitto e l'Algeria. La società civile ha un'importanza
fondamentale per la prestazione di servizi quali alloggi, cibo e medicinali, formazione e assistenza per
questi profughi, sia nei PPM che negli Stati membri dell'UE.
3.3
Tendenze future
Le proiezioni delle Nazioni Unite per il 2050 indicano modifiche radicali nelle caratteristiche
demografiche di quasi tutti i PPM. Si prevede che la struttura della popolazione per età e sesso
evolverà da una forma piramidale a una forma cilindrica per effetto del declino della fecondità, della
longevità e dell'emigrazione.
Il successo demografico dell'Unione per il Mediterraneo dipende dal modo in cui il flusso migratorio
dal versante meridionale del Mediterraneo si articolerà e dalla maniera in cui l'UE gestirà le risorse. A
medio termine potrebbe rivelarsi cruciale il problema dell'aumento degli investimenti per controllare
le ripercussioni negative della disoccupazione e delle migrazioni irregolari.
4.
Mutamenti culturali
Antecedenti
Le complessità del Sud, e in particolare quelle che caratterizzano la regione mediterranea, richiedono
ulteriori approfondimenti. Si possono rafforzare ulteriormente i contributi delle organizzazioni, sia
governative che non governative, già impegnate in dibattiti e raccomandazioni sul capitale sociale. La
mentalità di diversi attori e quella delle popolazioni può essere progressivamente modificata per tener
conto degli altri fattori che promuovono la cooperazione, per motivi non solo economici ma anche in
altre dimensioni, riconosciute come atte a creare benessere materiale e immateriale per le regioni del
Mediterraneo sia settentrionale che meridionale.
È molto difficile trovare dati sui cambiamenti culturali perché si tratta di un fattore complesso.
Tuttavia, una fonte preziosa potrebbe essere costituita dalla Fondazione Anna Lindh.
"Una più stretta cooperazione interculturale è possibile solo compiendo uno sforzo più concertato per
ricercare una convergenza sui valori fondamentali che sono parte integrante delle civiltà intorno al
Mediterraneo. Questa possibilità è offerta dalla creazione, ad Alessandria, nel 2005, della Fondazione
euromediterranea Anna Lindh per la promozione del dialogo fra le culture e le civiltà sulle sponde del
Mediterraneo"3.
3
Paul Walton, The Anna Lindh Foundation: An Actor for Dialogue in the Euro-Mediterranean Space, Euro-Med Seminars
Newsletter, primavera 2009, MEDAC, Malta, pagg.11-12.
"Avendo stabilito, durante la prima fase del suo funzionamento, una rete in tutta la regione, con oltre
duemila organizzazioni della società civile, la Fondazione si propone ora di influenzare più
direttamente il modo in cui le parti si percepiscono reciprocamente nel Mediterraneo. La Fondazione
Anna Lindh concentra ora il proprio programma di attività nello sforzo per correggere incomprensioni
e malintesi fra le persone e le comunità e per ripristinare i canali di comunicazione umani e culturali
attraverso il Mediterraneo"4.
4.1
Idee e ideologie
"Nella dialettica ideologica la diversità culturale è spesso utilizzata come strumento di lotta politica
che è degenerata in aperta xenofobia, populismo e forme diverse di estremismo, trasformando talune
comunità o culture in obiettivi da prendere di mira. "Questa tendenza deve essere contestata insieme a
intellettuali, scrittori e personaggi autorevoli che contribuiscono a plasmare le opinioni pubbliche della
regione"5.
4.2
Istruzione e formazione
"Quello dell'istruzione e della formazione è uno degli ambiti in cui le persone sono preparate, sin
dall'inizio, ad accettare con facilità o a rigettare "la differenza", e in cui acquisiscono strumenti
intellettuali per interpretare la realtà in cui vivono. Le scuole sono il contesto che può aiutare gli esseri
umani a sviluppare il pensiero critico indipendente e la capacità di valutare i fatti con razionalità e
tolleranza"6.
4.3
Cultura
"La produzione culturale è un ambito in cui le immagini e le percezioni sono plasmate e riplasmate
attraverso l'impatto della globalizzazione, con conseguenze contraddittorie per una migliore
comprensione e coesistenza nella regione. Da un lato, la circolazione di prodotti culturali a livello
mondiale può avere un impatto positivo in termini di conoscenza e di arricchimento culturale
reciproco. D'altro canto, lo scambio culturale fra i paesi europei e del versante meridionale della
regione euromediterranea è limitato e distorto dalla capacità ineguale della cultura industriale delle
due sponde del Mediterraneo, dall'assenza di traduzioni e dal potere dell'industria culturale Nordamericana"7.
4
5
6
7
Stephen Calleya, Saggio sul tema The Union for the Mediterranean: An Exercise in Region Building (L'Unione per il
Mediterraneo: l'impegno per costruire una regione), pag. 14, sarà pubblicato nel prossimo numero di Mediterranean Politics
(inverno 2009) e nel libro Security Challenges in the Mediterranean in the 21st Century, Mare Nostrum (I problemi della
sicurezza nel Mediterraneo durante il 21° secolo), sarà pubblicato dall'editore Routledge nel 2010.
http://www.annalindhfoundation.be/userfiles/file/Triennial%20Programme%202009-2011_ENG.pdf.
Ibidem.
Ibidem.
4.4
Religione, spiritualità e valori
"Nel corso della storia le religioni sono state sfruttate, al di là del loro significato spirituale iniziale,
come strumenti ideologici con un potente impatto sulla società per sostenere guerre e conflitti.
Probabilmente l'Europa e il Mediterraneo hanno costituito il laboratorio più importante per la
manipolazione politica delle religioni. Il cosiddetto "Scontro delle civiltà" è in realtà avvertito come
uno "Scontro delle religioni", soprattutto dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre e le relative
conseguenze per la regione. Il dialogo fra le religioni è un ambito in cui sono al lavoro da anni
numerosi soggetti autorevoli. Nel 2008 sono state intraprese iniziative incoraggianti come il dialogo
fra il Papa e i dirigenti islamici, o la conferenza fra i rappresentanti di credi religiosi diversi,
organizzata a New York, alle Nazioni Unite, dal Re Abdullah dell'Arabia Saudita, con la
partecipazione di rappresentanti delle tre religioni della Bibbia"8.
5.
Il ruolo della società civile dinanzi ai cambiamenti demografici e culturali
Le organizzazioni della società civile e le parti sociali hanno un ruolo importante da svolgere per
assicurare la coerenza e l'efficacia dei processi sociali di integrazione degli immigrati (uomini, donne e
bambini) e per prendere in considerazione le loro rispettive esigenze. L'attuazione di politiche e
programmi di accoglienza e integrazione degli immigrati deve poter contare su un'ampia
partecipazione e sul coinvolgimento diretto delle organizzazioni sociali e delle associazioni degli
immigrati.
5.1
L'integrazione sociale degli immigrati
L'integrazione è un processo che deve andare nei due sensi, fondato su diritti e obblighi per i cittadini
dei paesi terzi e per la società ospitante, e volto a garantire la piena partecipazione degli immigrati.
Questo approccio bidirezionale presuppone dunque che l'integrazione non riguardi solo gli immigrati,
ma anche la società di accoglienza. Le politiche d'integrazione devono pertanto essere dirette a
entrambe le parti, onde pervenire ad una società in cui tutti i cittadini abbiano gli stessi diritti e doveri
e condividano i valori di una società democratica, aperta e pluralista.
Le organizzazioni della società civile devono far fronte ad una sfida di capitale importanza:
promuovere un atteggiamento favorevole all'integrazione nelle società europee di accoglienza. Le parti
sociali, le organizzazioni di difesa dei diritti umani, le associazioni culturali e sportive, le comunità
religiose, le associazioni di quartiere, le comunità educative, i mezzi di informazione, ecc. devono
costituire l'avanguardia dell'integrazione.
La discriminazione sul luogo di lavoro costituisce anch'essa un ostacolo al successo delle imprese.
L'integrazione sul lavoro, in condizioni di parità di trattamento, senza discriminazioni professionali,
dei lavoratori stranieri rispetto a quelli nazionali è una condizione imprescindibile per il successo delle
imprese e per l'integrazione sociale. La discriminazione tra i sessi deve essere considerata una
questione fondamentale negli ambienti sociopolitici e nello sviluppo globale della crescita economica.
8
http://www.annalindhfoundation.be/userfiles/file/Triennial%20Programme%202009-2011_ENG.pdf.
5.2
Dialogo interculturale per l'integrazione ottimale delle società
Uno degli obiettivi del dialogo interculturale è di sensibilizzare ai diritti umani e favorirne
l'accettazione e di promuovere la cooperazione a livello locale, regionale e nazionale. Per la prosperità
della regione, esposta a sfide globali, non da ultimo a seguito della crisi finanziaria, è indispensabile
assicurare il dialogo fra i diversi gruppi sociali, economici, professionali, culturali e nell'ambito
educativo e i singoli, e questo nell'intera regione e in linea con la politica di vicinato dell'UE. Dal
momento che i giovani costituiscono un gruppo di destinatari chiave, è essenziale prestare attenzione a
un sano sviluppo emozionale, e a tal fine occorre promuovere iniziative per favorire lo sviluppo di una
coscienza multiculturale.
Il dialogo interculturale euromediterraneo può contribuire decisamente a misurarsi con le tre sfide che
vanno affrontate insieme da tutti i membri del partenariato: 1) colmare il solco fra le élite e la
popolazione alla luce dei nuovi rapporti fra i governanti e i governati derivanti dalle nuove tecnologie;
2) condividere valori comuni e accettare le differenze nell'area euromediterranea, e 3) le nuove poste
in gioco nella competizione mondiale9.
6.
La prospettiva dei PPM: misurarsi con i cambiamenti demografici e culturali nel
contesto dell'Unione per il Mediterraneo
6.1
Consiglio economico e sociale del Libano (Allegato 2)
Occorrono maggiori iniziative della società civile a livello regionale. Il ruolo delle società civile
crescerà grazie alle nuove dinamiche avviate dall'Unione per il Mediterraneo, che è l'unica ad aver
sensibilizzato ad iniziative in questo senso. Il Processo di Barcellona, pur incoraggiando relazioni
strette e cooperazione, riguardava maggiormente la cooperazione Sud-Nord.
Le parti sociali hanno intrapreso varie iniziative, ad esempio le riunioni e il coordinamento dei
sindacati a livello regionale, principalmente per iniziativa della CES o della Lega araba (anche se a
carattere parzialmente mediterraneo). Le organizzazioni imprenditoriali hanno cooperato con l'Unione
delle confederazioni delle imprese mediterranee (Businessmed). La Camera di commercio del Libano
ha avviato le sue attività nel quadro dell'Associazione delle camere di commercio del Mediterraneo
(Ascasme). Le associazioni studentesche e, malgrado la scarsità delle iniziative, quelle femminili
partecipano volentieri a convegni su temi come: i problemi giovanili, la parità di genere, l'ambiente e
il cambiamento climatico.
Anche il Consiglio economico e sociale ha un ruolo importante da svolgere. Tuttavia, l'unica
procedura di successo è quella direttamente coordinata fra due o più consigli economici e sociali,
come lo sono quelle promosse dall'Aicesis o dal CESE. Sul versante meridionale del Mediterraneo
esistono pochi CES. Mancano infatti in Marocco, Libia, Egitto, Siria e Turchia. Le cosiddette
9
Raccomandazione dell'Assemblea parlamentare euromediterranea, Bruxelles, 16 marzo 2009.
"organizzazioni analoghe" non dispongono di una cultura capace di dar impulso alla società civile e di
assumere responsabilità in questo campo.
L'Unione per il Mediterraneo dovrebbe attivare l'istituzione di CES in tutti i PPM. L'OIL si sta
attivando in Giordania e in Egitto, entrambi impegnati nel processo d'insediamento di un CES
istituzionale, giunto a buon punto. Occorre definire una graduatoria di priorità e ricercare misure con il
maggiore impatto potenziale. Detto ciò, si dovrebbe dare la priorità alla creazione di un Comitato
economico e sociale Euromed che raggruppi il CES della regione e associ temporaneamente le
organizzazioni analoghe allo scopo di istituire CES in tutti i paesi della sponda meridionale del
Mediterraneo che aderiscono all'Unione per il Mediterraneo.
6.2
Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL) (Italia) (Allegato 3)
Tutti i fenomeni sociali imputati all'immigrazione e il conseguente malcontento sociale evidenziano
l'urgente necessità di politiche di accettazione e integrazione per costruire la coesione civile e sociale,
da inquadrare nel contesto della crisi globale che significa ora disoccupazione per decine di milioni di
persone in tutto il mondo.
Occorre distinguere bene fra immigrazione legale e illegale, in modo da incoraggiare la prima e
scoraggiare la seconda, nel rispetto della legge e della sicurezza. Di recente la politica
dell'immigrazione nell'UE tende a diventare una politica comune. Nel contesto del "Progetto europeo"
è necessario un migliore funzionamento degli accordi bilaterali con i paesi d'origine e di transito. I
piani per gli aiuti allo sviluppo sono essenziali per allentare la pressione sul Mediterraneo e per
contrastare il crimine organizzato.
6.2.1
La crescita economica
In Italia parecchie misure sono principalmente destinate alle PMI e al microcredito. Nel quadro
dell'Unione per il Mediterraneo l'Italia e la Spagna, e poi la Francia, hanno suggerito un'agenzia con il
compito di promuovere gli investimenti europei, pubblici e privati, per le imprese mediterranee sulla
base di un partenariato. L'agenzia è soggetta a limiti non già temporali, bensì finanziari.
6.2.2
Partecipazione della società civile
L'Unione per il Mediterraneo dispone di un nuovo organo per gli enti locali e regionali (l'Assemblea
regionale e locale euromediterranea: ARLEM), ma nulla di analogo per i rappresentanti delle società
civili. Il sistema non risulta equilibrato, appunto perché, malgrado la presenza di rappresentanti eletti
negli enti territoriali, manca quella degli attori sociali. Alla conferenza di Marsiglia il CNEL ha
suggerito di istituire un organo ad hoc, ma l'idea non ha avuto il sostegno dei ministri o di altre
autorità. Dovremmo comunque proseguire in questa direzione: in effetti, nell'architettura dell'Unione
per il Mediterraneo i membri della società devono essere rappresentati a tutti i livelli della
consultazione e non soltanto come attori dei progetti.
6.2.3
Raccomandazioni per una reale partecipazione della società civile
Il principale punto debole è nel quadro istituzionale dell'Unione per il Mediterraneo, che è
essenzialmente intergovernativo. I governi dei paesi partner lasciano scarso spazio agli attori sociali:
sindacati, associazioni imprenditoriali, ecc., e questo influisce sull'impostazione generale dell'Unione
per il Mediterraneo. Occorre quindi una pressione più decisa dalla parte europea dell'Unione per il
Mediterraneo per ottenere una migliore rappresentanza degli attori sociali.
6.3
Consiglio economico e sociale spagnolo (Allegato 4)
6.3.1
La crescita economica
Le attività della società civile spagnola per promuovere la crescita economica e la stabilità sociale
nella regione del Mediterraneo si svolgono indirettamente, attraverso rappresentanti di associazioni o
parti sociali in organi per la partecipazione istituzionale, oppure direttamente, attraverso ONG,
università, sindacati e organizzazioni imprenditoriali.
La politica spagnola per la cooperazione internazionale allo sviluppo è pubblica e comporta la
partecipazione dell'amministrazione centrale, delle comunità autonome e degli enti locali, di concerto
con varie entità operanti nell'ambito della cooperazione. Un consenso fra le amministrazioni pubbliche
e gli operatori sociali ed economici e, in particolare, organizzazioni non governative è indispensabile
per definire e attuare la cooperazione internazionale.
Il consenso viene raggiunto nell'ambito del Consiglio per la cooperazione allo sviluppo, che è l'organo
consultivo dell'amministrazione generale dello Stato e comporta la partecipazione di operatori
economici e sociali, esperti e organizzazioni non governative. Si tratta dell'organo di partecipazione
che aiuta a definire la politica di cooperazione internazionale prevista nel piano generale per la
cooperazione spagnola.
6.3.2
Partecipazione della società civile
Il Mediterraneo è un'area prioritaria di azione della società civile spagnola, conformemente al piano
generale della cooperazione spagnola, e in particolare al Processo di Barcellona. Al centro
dell'attenzione sono pertanto sia i paesi del Maghreb (Mauritania, Marocco, Tunisia e la popolazione
del Sahara), sia l'Autorità nazionale palestinese, il Libano, l'Iraq e la Siria.
Le azioni della società civile organizzata mirano essenzialmente alla promozione dello sviluppo
sostenibile basata sull'impiego delle risorse naturali e umane, specie sul fronte di: sviluppo locale,
sostegno alla riforma istituzionale, protezione dei diritti umani, parità di genere e rafforzamento delle
organizzazioni sociali nei paesi del Mediterraneo, fermi restando la loro libertà culturale e il diritto alla
diversità.
6.3.3
Elementi dell'effettiva partecipazione della società civile
Generare fiducia fra gli attori sociali per rafforzare la possibilità di raggiungere il consenso, che, a sua
volta, contribuirà a rimuovere alcuni degli ostacoli più gravi che si frappongono all'adozione di misure
per promuovere la crescita economica. Tali barriere potrebbero essere sormontate grazie alla
partecipazione della società civile nella protezione dei diritti umani, specie economici e sociali, nel
quadro dell'effettivo potenziale economico della società di appartenenza. La collaborazione fra i CES e
organi analoghi dei paesi euromediterranei ha portato alla condivisione dell'esperienza con altri paesi
che ne erano ancora privi, il che ha sottolineato l'importanza del dialogo istituzionalizzato e dello
sviluppo delle organizzazioni sociali e delle istituzioni indipendenti. Tali contatti hanno portato
all'istituzione di CES in Bulgaria, Romania e Giordania e sforzi in Egitto e Marocco per creare i
rispettivi consigli economici e sociali.
I programmi Tresmed, facenti capo al Consiglio economico e sociale spagnolo e finanziati dalla
Commissione europea, sono sfociati in una cooperazione regionale regolare fra i CES e gli operatori
economici e sociali della regione mediterranea che a sua volta ha favorito lo sviluppo della società
civile in questa regione.
6.3.4
Raccomandazioni per una reale partecipazione della società civile
Promuovere un'effettiva partecipazione da parte della società civile presuppone azioni e misure che
garantiscano i diritti economici e sociali. Il dialogo sociale dovrebbe essere un processo costante per
superare le divergenze fra le parti sociali e agevolare la governance della democrazia partecipativa.
Dovrebbero essere adottate misure per promuovere la partecipazione delle donne (inclusa l'azione
positiva) nei consigli economici e sociali e organi analoghi, come pure per adottare programmi intesi a
incoraggiare l'inclusione delle donne nel processo decisionale politico, specie con decisioni riguardanti
posti di lavoro per le donne e il mondo delle imprese. Le giovani generazioni andrebbero tenute
presenti promuovendo scambi e contatti fra giovani nell'area euromediterranea attraverso seminari e
incontri nei suoi diversi paesi. L'assenza di misure del genere riduce la possibilità di conseguire la
partecipazione effettiva della società civile.
6.4
Consiglio per lo sviluppo economico e sociale di Malta (MCESD)
6.4.1
Crescita economica nella regione Euromed
I paesi della regione Euromed hanno invariabilmente risentito dell'attuale recessione, anche se
probabilmente in misura diversa. Sulla crescita economica non sono disponibili dati idonei a fornire
indicazioni precise: quelli più recenti per i paesi della regione Euromed compilati nella base dati
Medstat II si riferiscono in realtà ad anni che precedono l'inizio dell'attuale recessione. Non vi sono
tuttavia dubbi sul fatto che la recessione internazionale ha influito su questi paesi: attraverso il calo
della domanda turistica, la volatilità dei prezzi del petrolio e altre materie prime essenziali, e
fors'anche gli effetti contagiosi della crisi finanziaria. Il massiccio calo degli scambi e degli
investimenti a livello mondiale ha anch'esso, inevitabilmente, avuto un impatto sui paesi della regione
Euromed.
Quanti chiedono asilo a Malta hanno la possibilità di trovar lavoro. Le cifre fornite dalla Employment
and Training Corporation (ETC: Ente per l'occupazione e la formazione) riguardo al 2008 indicano
che il settore manufatturiero è in testa: assume infatti il 42% dei richiedenti asilo, seguito dal settore
delle costruzioni (28%), dal settore alberghiero e della ristorazione (27%), dal settore sociale (2%) e
da altre attività (2%) (Allegato 5).
A Malta le parti sociali hanno la funzione di assicurare, da un lato, che gli stranieri, in particolare gli
immigrati illegali, non siano discriminati con condizioni di lavoro inferiori a quelle previste dalla
legge e, d'altro lato, parità di condizioni per tutti coloro che cercano un lavoro. A tale scopo gli
ispettori dell'ETC compiono controlli a sorpresa nei posti di lavoro per assicurare il rispetto della legge
L.N. 110 del 1993, ossia per verificare che i datori di lavoro abbiano informato lo stesso ETC delle
persone assunte, che non siano stati assunti minorenni e che i lavoratori assunti siano titolari di un
permesso di lavoro. Questi provvedimenti hanno l'appoggio dei sindacati e dei rappresentanti dei
datori di lavoro. Ogniqualvolta i suoi ispettori accertano la presenza di personale straniero privo del
permesso di lavoro l'ETC promuove un'azione legale contro il datore di lavoro (L.N. 110 del 1993).
6.4.2
Partecipazione della società civile
La società civile maltese contribuisce al cambiamento sociale, allo sviluppo, alla salute, all'ambiente,
alla cultura e alla lotta contro la povertà e l'esclusione sociale. Essa è essenzialmente impegnata a
influenzare le politiche negli ambiti d'interesse rispettivo. La società civile è rappresentata nell'ambito
del MCESD, partecipa a riunioni ed è consultata su materie d'interesse sociale ed economico. La
società civile è rappresentata anche nel Comitato direttivo e d'azione Malta-UE (Meusac: Malta-EU
Steering & Action Committee). Questo Comitato offre alla società civile l'opportunità di far presenti i
suoi problemi e di partecipare al processo decisionale dell'UE.
6.4.3
Partecipazione effettiva della società civile
La partecipazione della società civile dovrebbe assicurare che le politiche del governo tengano conto
delle esigenze della società e che si provveda ai bisogni e ai servizi fondamentali per i cittadini a
livello locale e di base. Occorre incoraggiare il senso di appropriazione della società civile per le
politiche pubbliche, in modo che la loro credibilità ne risulti rafforzata.
Il volontariato ha radici di lunga data nella società civile maltese. Le ONG stanno diventando più
proattive per i problemi che interessano i settori da esse rappresentate. Le ONG vanno appoggiate con
programmi volti a costruire la capacità di sviluppare le risorse umane e di creare migliori relazioni con
gli omologhi dell'UE. La recente legislazione che istituisce una commissione e un consiglio per le
ONG mira a rafforzare questo settore, che ha un'importanza sociale ed economica non trascurabile.
Le ONG danno un contributo attivo nel campo della migrazione, dell'integrazione e del dialogo
interculturale. Varie ONG maltesi si attivano nell'interesse degli immigrati: ad esempio la
Commissione maltese per i migranti e i profughi (comprendente la Fondazione Integra), il Servizio
gesuita per i profughi (JRS), il Centro gesuita per la fede e la giustizia di Malta, Movement e il
PEACE LAB John XXIII. Le attività di volontariato nei centri aperti a Malta comprendono attività
educative e di formazione, nonché lavoro riguardante la salute, l'assistenza legale, le attività sociali, la
manutenzione e il giardinaggio (Allegato 6). La rete maltese della Fondazione Anna Lindh è molto
attiva anche in iniziative per promuovere il dialogo interculturale, soprattutto nell'istruzione per tutte
le età, l'arte, i diritti umani, i media, la religione e il patrimonio storico e culturale.
7.
Conclusioni
I mutamenti demografici e culturali hanno implicazioni socioeconomiche sia nei paesi d'origine che
nei paesi di accoglienza, nel contesto delle relazioni Sud-Sud e in quelle Nord-Sud. Uno dei problemi
da risolvere è quello della raccolta di dati sui mutamenti culturali.
La cultura della globalizzazione ha già contribuito in maniera irreversibile alla modifica del
comportamento e degli atteggiamenti attraverso gli strumenti della comunicazione globale, e queste
modifiche andrebbero tenute presenti nel definire e attuare i programmi d'istruzione e di formazione.
"La creazione di un'Agenzia per lo sviluppo euromediterraneo (EMDA: Euro-Mediterranean
Development Agency) sarebbe un'iniziativa possibile per curare un profilo euromediterraneo nel
quadro dell'Unione per il Mediterraneo. L'EMDA avrebbe l'obiettivo principale di promuovere e
diffondere informazioni sull'Unione per il Mediterraneo onde accrescere la trasparenza delle decisioni
sull'allocazione di fondi"10.
"Si confida che il Processo di Barcellona in generale e la creazione di un'area di libero scambio in
particolare aiuteranno a migliorare le prospettive socioeconomiche nel Mediterraneo. A lungo termine
nessun programma sarà sostenibile se non si baserà sul consenso e sulla legittimità e se non terrà
presenti i limiti nella tolleranza della società. I responsabili politici devono prestare maggiore
attenzione a quello che i cittadini desiderano e a quello che impedisce loro di conseguire i loro
obiettivi. Si tratta non di una questione di limiti temporali, bensì di sapere quali politiche sono
necessarie per raggiungere gli obiettivi perseguiti. Un approccio graduale è forse una soluzione
migliore in quanto offrirà alla società tempo sufficiente per adattarsi e far fronte ai cambiamenti che
vengono ora proposti e introdotti. È cruciale che i responsabili politici creino situazioni tali da
consentire a tutti i settori della società di trarne dei benefici"11.
Elenco degli acronimi:
ETC- Employment and Training Corporation: Ente per l'occupazione e la formazione
CNEL: Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro
PIL: Prodotto interno lordo
MCESD: Consiglio per lo sviluppo economico e sociale di Malta
MEUSAC: Comitato direttivo e d'azione Malta-UE
10
11
Stephen Calleya, Evaluating Euro-Mediterranean Relations, Routledge, 2005, pag. 133-134.
Stephen Calleya, Saggio sul tema The Union for the Mediterranean: An Exercise in Region Building (L'Unione per il
Mediterraneo: l'impegno per costruire una regione), pag. 15, che sarà pubblicato nel prossimo numero di Mediterranean Politics
(inverno 2009) e nel libro Security Challenges in the Mediterranean in the 21st Century, Mare Nostrum (I problemi della
sicurezza nel Mediterraneo durante il 21° secolo), che sarà pubblicato dall'editore Routledge nel 2010.
PPM: paesi partner mediterranei
PAYGO - Pay as you go pension system: sistema pensionistico basato sul principio della ripartizione
PMI: Piccole e medie imprese
TFT: tasso di fecondità totale
Allegati
1)
2)
3)
4)
5)
6)
Tabelle statistiche e grafici
Consiglio economico e sociale del Libano
Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL)
Consiglio economico e sociale spagnolo
Profughi/Richiedenti asilo/Permessi di lavoro rilasciati nel quadro del Processo dell'Aia
Contributo delle ONG nel campo della migrazione, dell'integrazione e del dialogo interculturale
Bibliografia
ANDERSEN, Jorgen and Jensen, Per eds. (2002) Changing Labour Markets, Welfare Policies and
Citizenship, the Policy Press, 2002
Commissione UE (2008), Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al
Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Una politica d’immigrazione
comune per l’Europa: principi, azioni e strumenti, COM(2008) 359 def., Bruxelles, del 17.6.2008
GOLINI A. (2002) Teaching demography of aging, in Genus, Vol LVIII, No. 3-4, luglio-dicembre
2002, pag. 135-163
KHAWAJA, Marwan and Randall, Sara (2006) Intifada, Palestinian fertility and women’s education
in Genus, Vol LXII, No 1, gennaio-marzo 2006, p. 21-51
MASON A. and R. Lee (2002) Reform and Support Systems for the Elderly in Developing Countries:
Capturing the Second Demographic Dividend, in Genus, Vol LXII, No. 2, aprile-giugno 2006, pag.
11-35
SAXENA, Prem C. (2008) Ageing and age-structural transition in the Arab countries: regional
variations, socioeconomic consequences and social security in Genus, Vol LXIV, No. 1-2 gennaiogiugno 2008, pag. 37-74
UNITED NATIONS (2002) International Migration 2002, Population Division, Department of
Economic and Social Affairs, United Nations Publication, Sales No. E. 03. XIII. 3.
UNITED NATIONS (2007) World Population Prospects: The 2006 Revision, Vol I: Population
Database, Department of Economic and Social Affairs, UN Population Division, New York, U.S.A.
_____________
Annex 1
Statistical Tables and Figures
Table 1
Country
Total dependency ratio
20001950- 20002010
2000 2050
average
Algeria
-18
-6
54
Egypt
-6
-16
63.5
Libya
-32
3
54
Morocco
-28
-8
56
Tunisia
-23
3
49.5
Israel
7
-1
61
Jordan
-26
-26
68.5
Lebanon
-12
-4
55
Palestine
-1
-50
95.5
Syria
-6
-27
69
Turkey
-21
1
51
Source: UN (2007a)
Child dependency ratio
20001950- 20002010
2000
2050
average
-17
-27
47
-9
-29
55.5
-29
-20
48
-29
-26
48.5
-22
-21
40.5
-3
-16
45
-21
-42
63
-9
-21
44.5
2
-54
89.5
-3
-43
63.5
-24
-20
43
Old-age dependency ratio
20001950- 20002010
2000
2050
average
-0.5
20
7
1.5
13
8
-2
23
6
1.5
18
8
-0.5
24
9
5
15
16
-2.5
16
5.5
-0.5
16
11
-1.5
4
6.5
-1.5
16
5
1
21
8.5
Figure 1
Median age differentials and median age in 2000
30
25
total population
20
15
1950-2000
2000-2050
2000
10
Turkey
Syria
Palestine
Jordan
Israel
Tunisia
Lebanon
-5
Morocco
Lybia
Algeria
0
Egypt
5
Source: derived from UN (2007a)
Figure 2
Life expectancy, differentials 1950-2050
90
80
60
1950-2000
50
2000-2050
40
e 2000
30
20
10
Source: derived from UN (2007a)
Tu
rk
ey
Sy
r ia
Is
ra
el
Jo
rd
an
Le
ba
no
n
Pa
le
st
in
e
ia
Tu
ni
s
or
oc
co
M
Ly
bi
a
Eg
yp
t
ge
ria
0
Al
total population
70
Figure 3
Total Fertility Rate, differentials 1950-2050
7
6
1950-2000
4
2000-2050
3
TFR 2000
2
1
Tu
rk
ey
yr
ia
S
Jo
rd
an
Le
ba
no
n
P
al
es
tin
e
Is
ra
el
ia
Tu
ni
s
or
oc
co
M
Ly
bi
a
gy
pt
E
lg
er
ia
0
A
TFR
5
Source: derived from UN (2007a)
Table 2
Country
Algeria
Egypt
Libya
Morocco
Tunisia
Israel
Jordan
Lebanon
Palestine
Syria
Turkey
Source: UN (2007a)
Net-migration, thousands
1950-2000
2000-2050
2000-2010
-378
-212
-56
-713
-825
-185
110
20
4
-461
-640
-195
-177
-42
-10
359
101
40
209
31
76
-83
-34
-3
-105
-36
0
-148
-63
77
-106
-64
0
Table 3
Net-migration rate per 1000 population
Average rate
195020002000Country
2000
2050
2010
Algeria
-3.22
-0.53
-0.85
Egypt
-1.51
-0.9
-1.3
Libya
4.31
0.26
0.35
Morocco
-2.35
-1.81
-3.2
Tunisia
-3.8
-0.35
-0.5
Israel
12.55
1.29
3
Jordan
15.82
0.67
6.65
Lebanon
-2.95
-0.7
-0.3
Palestine
-9.25
-0.48
0.05
Syria
-1.75
-0.14
2.05
Turkey
-0.47
-0.06
0
Source: UN (2007a)
Table 4
International migration 2000
Number of
refugees
(in thousands)
Country
Algeria
170
Egypt
7
Libya
12
Morocco
2
Tunisia
0
Israel
37.4
Jordan
39.6
Lebanon
18.1
Palestine
52.2
Syria
5.6
Turkey
2.3
Source: UN (2002, 2007a)
Population
(in thousands)
% share of
refugees
in the total
population
30506
66529
5346
28827
9564
6084
4799
3772
3149
16511
68158
0.56
0.01
0.22
0.01
0.00
0.61
0.83
0.48
1.66
0.03
0.00
Annex 2- Economic and Social Council of Lebanon
Effective Participation of Civil Society in the Mediterranean Partner Countries
in the context of demographic and cultural changes in the future of
the Union for the Mediterranean
1. In the context of the current demographic and cultural changes in the MPCs, what are the
activities carried out by the Civil Society in your country in order to ensure economic growth
and social stability in the Mediterranean region? Please describe: a) the type of activity, b)
major players, c) target audience, d) time dimension, and e) source of finance.
It is not clear that there are yet many activities on the regional level at the initiative of the
civil society. It is expected to come along the new dynamics initiated by the UFM.As a matter
of fact only the UFM entailed the awareness for such initiatives. The Barcelona process is
more North-South cooperation, notwithstanding the fact it encourages the proximity relations
and cooperation i.e. “The rules of origin”
Within such environment, there is little involvement of the civil society in the Mediterranean
area, such as:
 The Trade Unions regional meetings and coordination, namely that initiated by the
ETUC or by the Arab League (but then the dimension is only partially Mediterranean);
 The cooperation of the Business Federations within BUSINESSMED Union of
Mediterranean Confederation of Enterprises;
 The activites initiated by the Lebanese Chamber of Commerce within the frame of the
ASCAME Association of Mediterranean Chambers of Commerce.
Students, Women associations, respond willingly to invitations to congresses on Youth
problems, genders, environment, climate change, etc .However there are few if any local
initiatives.
2. Taking into consideration the demographic and cultural changes in the MPCs, what is the role
of the national ESC or similar institutions in ensuring the effective participation of the Civil
Society in the Union for the Mediterranean?
The Economic and Social Council has a major role. However, the only successful procedure is
the one that is directly coordinated between two or more Economic and Social Councils.
There is the experience of the Euro-Med Summits and other manifestations led by the EESC
and AICESIS.
The problem is that there are still few ESCs in the South Region. As matter of fact there are
institutional ESCs in Algeria, Tunisia, Lebanon, and Malta. In all other countries are still
lacking: Morocco, Libya, Egypt, Syria, Jordan, Turkey. The simple fact is the “similar
organisations” have not the culture of giving initiative to the civil society and to take
responsibility in that field.
The UFM should activate the formation of ESCs in all MPCs. I am aware of an effort
undertaken by the ILO, namely in Jordan and Egypt, targeting the finalization of an
institutional ESC. This is a good move.
3. How is the effectiveness of participation by Civil Society measured, in the context of the aims
of the Union for the Mediterranean?
It is a difficult question to answer. However it is foremost that cohesion of the civil society is
at the grassroots of the UFM. Unfortunately for the moment the UFM has been captured by
politics, conditions and adverse conditions.
I think that we should wait until it comes back to its original aim: Let the South decide its own
faith. In the meantime we can be supportive, but we know that our efforts may be in vain.
4. What are the recommendations for an effective participation of Civil Society in the Union for
the Mediterranean, so as to ensure its success in the future? Please also list the major
weaknesses hindering the effective participation.
Being our involvement with the UFM, and the difficult environment, we should prioritize, and
seek the measure/s that may have the largest leverage.
In consistency with what I said before, I think the ESCs may have a major role in activating in
the right direction the civil society, provided there are enough institutional ESCs in the South
region, I would give priority to the implementation of a Euromed Economic and Social
Committee, grouping the ESCs of the regions and associating temporarily the similar
organisations, with the aim of establishing ESCs in all the South countries, members of the
UFM.
Annex 3 Economic and Social Council of Italy
-CNEL
Effective Participation of Civil Society in the Mediterranean Partner Countries
in the context of demographic and cultural changes in the future of
the Union for the Mediterranean
Questions to be sent to the Mediterranean Partner Countries (MPC)
5. In the context of the current demographic and cultural changes in the MPCs, what are the
activities carried out by the Civil Society in your country in order to ensure economic growth
and social stability in the Mediterranean region? Please describe: a) the type of activity, b)
major players, c) target audience, d) time dimension, and e) source of finance. We have
several activities mainly for SMEs and micro-credit. In the framework of the Union for
Mediterranean (UpM) Italy and Spain and then France suggested an agency in order to
promote the European investment, public and private, towards the med firms in a regime of
partnership. The agency has no time limit but financial constraint.
6. Taking into consideration the demographic and cultural changes in the MPCs, what is the role
of the national ESC or similar institutions in ensuring the effective participation of the Civil
Society in the Union for the Mediterranean? The Union for Mediterranean has a new organ
for local and regional authorities (ARLEM) but nothing similar for representatives of civil
societies. Thanks to APEM, the system is unbalanced: deputies and local authorities yes,
social actors no. Italian CES suggested to create a specific organ before Marseille
Conference but the proposal was not supported by the Ministers and neither by other similar
bodies. We should continue to work this way. People from societies are to be represented in
the “UpM Architecture”.
7. How is the effectiveness of participation by Civil Society measured, in the context of the aims
of the Union for the Mediterranean? Civil societies may participate as actors of the projects.
For the rest see above.
8. What are the recommendations for an effective participation of Civil Society in the Union for
the Mediterranean, so as to ensure its success in the future? Please also list the major
weaknesses hindering the effective participation. The major weakness is in the institutional
framework of UpM, which is essentially intergovernmental. And the governments of the
partner countries give small space to social actors: trade unions, association of entrepreneurs,
etc This affects the general approach of UpM. We need a stronger impetus of the European
side of UpM to win the battle for better representation of social parties.
Annex 4
Economic and Social Council of Spain
EFFECTIVE PARTICIPATION BY CIVIL SOCIETY IN MEDITERRANEAN MEMBER
COUNTRIES
1. – In Spain, civil society is increasingly involved, either directly or indirectly, in the taking
and implementation of political decisions.
Given the complex political organisation of a participatory democracy such as that in
Spain and the territorial organisation of the Spanish State, the activity of civil society through
associations, interest groups and social partners or through institutions is apparent at different
levels and in different areas of political, social and economic life.
A) The activities carried out by Spanish civil society to enhance economic growth and social stability
in the Mediterranean Region take place indirectly through representatives of associations or social
partners in bodies for institutional participation or directly through NGDOs, universities, trade unions
and business organisations.
Spanish International development cooperation policy is public and involves participation by
the Central Administration, the Autonomous Communities and local corporations, in collaboration
with various civil society entities that are active in the field of cooperation. A consensus between the
public administrations and social and economic agents and, especially, non-governmental
organisations is essential for the drafting and implementation of International cooperation.
The consensus is obtained within the Development Cooperation Council, which is the
consultative body of the General State Administration and involves the participation of economic and
social agents, experts and non-governmental organisations. It is the participatory body which helps
draw up the international cooperation policy which is laid down in a Master Plan for Spanish
cooperation.
B) The Mediterranean is a priority area for action by Spanish civil society in line with the Spanish
Cooperation Master Plan and especially with the Barcelona Process. The focus is therefore on the
Maghreb countries (Mauritania, Morocco, Tunisia and the Saharan population) as well as the
Palestinian National Authority, Lebanon, Iraq and Syria.
C) The main objectives of actions by organised civil society can be considered the promotion of
sustainable development based on the utilisation of natural and human resources, especially in local
development, support for institutional reform, the protection of human rights, gender equality, and the
strengthening of social organisations in Mediterranean countries, bearing in mind their cultural
freedom and the right to diversity.
D) The funding for activities carried out by Spanish civil society comes from two main
sources - subsidies received by social organisations and associations from the cooperation
funds of the State Secretariat for International Cooperation and contributions made by their
members and supporters. Given the administrative and political decentralisation of the
Spanish State, the funding for International Cooperation comes from Autonomous
Communities and local entities (14%), from universities (0.2%) and the remainder from the
Central State Administration (2008).
Civil society activities were estimated as accounting for over 23% of Official Development
Aid for this area in 2008.
2. – The role played by the ESC in Spain, as in other countries and like similar institutions, is to
promote social capabilities in order to increase civil participation in decision-making and in
institutions so that, through dialogue amongst economic and social agents and associations belonging
to organised civil society, a consensus can be reached helping to crystallise the governance of
participatory democracy in countries in the Mediterranean area.
Within this framework, the main objectives laid down by the Economic and Social Councils
are:
- Cooperation to strengthen trade union and business organisations and social associations in
order for them to be genuinely representative, independent and democratic. Such cooperation aims
above all to promote programmes that will strengthen the capability of civil society organisations.
- Promotion of contacts and dialogue amongst economic, social and other representatives of
civil society in order to reach consensus-based solutions that will facilitate socio-economic
development in countries in this area.
- Support to create Economic and Social Councils or similar institutions in countries where
they do not exist. Such institutions should be independent in order to guarantee dialogue and help
reach agreement amongst the different groups of society.
Promotion of human rights and basic individual and public freedoms, especially, those leading
to improved conditions for women in the EuroMediterranean region as well as participation by
women in economic, cultural, social and educational areas.
3. – Effective civil society participation is based on:
- The generation of trust amongst the social agents to strengthen the possibility of reaching
consensuses which, in turn, will help remove some of the serious obstacles to the adoption of measures
promoting economic growth.
- The formation of social networks based on relations of trust and on consensuses amongst
different social groups, promoting better-informed and more coherent public opinion.
- Participation by civil society in the protection of human rights, especially of economic and
social rights, in the framework of the real economic potential of the society to which it belongs.
- Establishing social relations amongst the different countries of a specific geographical area
leading, in the specific case of the EuroMediterranean area, to solutions to specific conflicts or
difficulties and mutual understanding of the problems that exist. Such horizontal relations have
become platforms that can assist in peace processes, such as that of the Middle East.
Collaboration amongst ESCs and similar bodies in the EuroMediterranean countries has led to
the sharing of experience with other countries which had not yet acquired experience, stressing the
importance of institutionalised dialogue and of developing social organisations and independent
institutions.
Such contacts have led to the creation of ESCs in Bulgaria, Romania and Jordan and efforts in
Egypt and Morocco to set up their own Economic and Social Councils. Of special significance and in
spite of the difficulties involved were the proposals made by the Palestinian and Israeli Councils to
take joint action in connection with the rights of Palestinian workers and the promotion of shared
experience amongst young people in the two territories in order to set up a process of mutual
understanding of their problems.
One of the most effective tools are the TRESMED programmes. These are led by the Spanish
Economic and Social Council and funded by the European Commission and have led to on-going
regional cooperation amongst ESCs and economic and social agents in the Mediterranean region,
resulting in the development of civil society in this area.
4. – The measures to be taken, or strengthened, to promote effective participation by civil society
include:
- Real implementation of measures and actions to guarantee economic and social rights.
-
Approval of regulations and aid to preserve the independence of trade union and
business organisations with regard to public authorities, and the approval of
programmes to promote the capabilities of civil society organisations, in order to
facilitate the governance of participatory democracy.
- Promotion of social dialogue, with a culture of negotiation in relations amongst social
partners.
- Increased awareness and education on processes of consultation for social agents and
representatives of independent social associations.
- Promotion of participation and consultation by organised civil society in administrative
institutions having executive powers.
- Promotion of participation by women – including affirmative action – in economic and social
councils and similar institutions, as well as approval of programmes to encourage the inclusion of
women in political decision-making, especially decisions relating to jobs for women and the business
world.
- The drafting of European programmes to promote contacts amongst young people in the
EuroMediterranean area through seminars and meetings in the different countries of this geographical
area.
- Promotion of exchanges amongst young people from the different independent social
organisations, with a quota for young people from the Mediterranean countries.
- The presence of the Economic and Social Councils and similar institutions in the “Barcelona
Process: union for the Mediterranean”.
Contrario sensu, it could be stated that the absence of the above-mentioned measures
represents one of the main weaknesses for achieving effective participation by civil society.
Annex 5
Refugee/Asylum Seekers/THPs Employment Licenses issued
Issue data of Employment License
EU-3CN
Count of ID
Engaged?
Engagement
No Engagement
Grand Total
Asylum/Refugee
Year In
2006
53
42
95
Refugee/Asylum Seekers/THPs Employment Licenses issued
By Economic Sector
EU-3CN
Engaged?
Asylum/Refugee
Engagement
2007
390
3
393
2008
735
2
737
2009
275
275
Grand
Total
1.453
47
1.500
Count of ID
NACE Grp
[A] Agriculture, Hunting and Forestry
[B] Fishing
[CB] Mining And Quarrying Except Energy Producing Materials
[DA] Manufacture of food products; beverages and tobacco
[DB] Manufacture of textiles and textile products
[DE] Manufacture of pulp, paper and paper products; publishing and printing
[DG] Manufacture Of Chemicals, Chemical Products And Man-Made Fibres
[DH] Manufacture Of Rubber And Plastic Products
[DI] Manufacture Of Other Non-Metallic Mineral Products
[DJ] Manufacture of basic metals and fabricated metal products
[DK] Manufacture Of Machinery And Equipment N.E.C
[DL] Manufacture of electrical and optical equipment
[DM] Manufacture of transport equipment
[DN] Manufacturing n.e.c.
[F] Construction
[G] Wholesale and retail trade; repair of motor vehicles, motorcycles and personal and household goods
[H] Hotels And Restaurants
[I] Transport, storage and communication
[K] Real Estate, Renting And Business Activities
[M] Education
[N] Health and Social Work
[O] Other community, social and personal service activities
Grand Total
Year In
2006
1
2
2007
3
1
31
6
7
7
14
1
5
4
2
2
13
11
11
5
4
5
75
43
91
7
68
53
4
10
390
1
1
5
3
2008
3
3
1
30
4
6
2
4
28
6
6
3
4
27
210
75
203
13
85
1
7
14
735
2009
1
13
1
11
10
8
90
32
57
6
36
2
8
275
Grand
Total
7
5
1
76
4
10
5
7
53
32
20
8
8
46
382
157
365
27
194
1
13
32
1.453
Refugee/Asylum Seekers/THPs Employment Licenses issued
By Occupation
EU-3CN
Engaged?
Asylum/Refugee
Engagement
Count of ID
Year In
ISCO Occup
[1] Legislators, Senior Officials and Managers
[2] Professionals
[3] Technicians and associate professionals
[4] Clerks
[5] Service workers and shop and market sales workers
[6] Skilled agricultural and fishery workers
[7] Craft and related trade workers
[8] Plant and machinery operators and assemblers
[9] Elementary occupation
Grand Total
2006
2007
1
2
2
2
3
7
11
8
2
36
53
86
18
265
390
2008
1
3
2
14
22
4
158
20
511
735
2009
1
1
2
11
2
61
2
195
275
Grand
Total
1
5
8
25
46
6
313
42
1.007
1.453
Refugee/Asylum Seekers/THPs Employment Licenses issued
Issue data of Employment License
EU-3CN
Asylum/Refugee
Count of ID
Year In
Engaged?
Engagement
No Engagement
Grand Total
2006
53
42
95
2007
390
3
393
2008
735
2
737
2009
275
275
Grand
Total
1.453
47
1.500
Refugee/Asylum Seekers/THPs Employment Licenses issued
By Age Group and Sex
EU-3CN
Engaged?
Asylum/Refugee
(All)
Count of ID
sex
M
M Total
F
Year In
Age Group
Under 25
25-39
40-54
55+
Under 25
25-39
40-54
F Total
Grand Total
2006
26
53
6
1
86
3
5
1
9
95
2007
113
202
13
328
34
30
1
65
393
2008
261
350
27
3
641
51
41
4
96
737
2009
81
163
8
2008
2009
129
118
87
81
44
54
28
48
32
19
28
19
25
14
252
14
9
23
275
Grand
Total
481
768
54
4
1.307
102
85
6
193
1.500
Refugee/Asylum Seekers/THPs Employment Licenses issued
By Nationality
EU-3CN
Engaged?
Asylum/Refugee
(All)
Count of ID
Nat Group
CEU
CEU Total
Non-EU
Year In
nationality
TURKEY
ETHIOPIA
NIGERIA
ERITREA
IVORY COAST
SUDAN
NIGER
LIBERIA
2006
2
2
6
7
14
8
8
1
5
2007
2
2
50
36
75
43
47
22
20
…/…
Grand
Total
4
4
233
193
195
160
118
102
67
-2TOGOLESE REP.
GHANA
CONGO
SOMALIA
SIERRA LEONE
MALI
BURKINA FASO
PALESTINE
IRAQ
GAMBIA
CHAD
CAMEROON
GUINEA
INDIA
PAKISTAN
SENEGAL
BANGLADESH
ALGERIA
JAMAICA
SERBIA & MONTENEGRO
TUNISIA
LIBYA
MAURITANIA
BURUNDI
COSTA RICA
EGYPT
SOUTH AFRICA
SYRIAN ARAB REP.
ZIMBABWE
Non-EU Total
Grand Total
3
22
1
4
2
2
4
5
8
20
12
14
6
4
8
4
3
3
1
4
1
1
31
36
14
18
20
13
15
6
5
9
5
1
4
5
1
3
24
14
5
11
5
7
4
4
2
1
2
1
1
1
2
1
1
1
1
63
58
61
42
43
26
25
20
15
10
8
7
7
7
6
5
4
3
3
2
3
2
2
1
1
1
1
1
1
1.496
1.500
3
2
1
2
4
1
1
1
1
1
1
1
1
1
93
95
1
391
393
737
737
275
275
…/…
-3-
Annex 6
The contribution of NGOs working in the field of migration, integration and
intercultural dialogue
The Malta Emigrants and Refugees Commission focuses mostly on the provision of
protection and assistance to all those people who ‘pass out’ of the Reception Centres.
Currently it is providing shelter to about three hundred fifty people; this totals to
approximately 44% of all those who are in Open Centres. The work is carried out starting at
reception centres, open centres and follow-up in the community, including also
accommodation facilities
Integra Foundation
Integra Foundation is a Maltese not-for-profit and non-religious organisation working
through community development and empowerment to facilitate the psychosocial integration
of marginalised populations into mainstream society in Malta, with a special focus on
refugees and asylum seekers.
Jesuit Refugee Service (JRS) JRS is an international catholic non-governmental
organisation, set up by the Society of Jesus in 1980. JRS is now present in 60 countries
worldwide. The mission of JRS is to accompany, serve and defend refugees and forcibly
displaced people. JRS Malta, founded in 1993, focuses on the plight of asylum seekers in
detention, offering them legal and social assistance as well as spiritual service. At the policy
level, JRS Malta works to bring about improvements in the field.
Jesuit Centre for Faith and Justice (Malta)
The Jesuit Centre for Faith and Justice (JCFJ) belongs to the Maltese Province of the Society
of Jesus (the Jesuit order). It works to support activities aimed at promoting social justice, to
reflect on, raise consciousness and seek solutions to social problems and injustice in the light
of the Christian faith. The Centre has a practical commitment towards asylum seekers and
refugees. Migration, and its darker dimensions of racism and xenophobia, is one of the
priority areas of the whole Society of Jesus. The Centre is presently the national focal point
in Malta for the European Monitoring Centre on Racism and Xenophobia (EUMC).
Migrants' Solidarity Movement
Migrants' Solidarity Movement is a non-governmental organisation (NGO), established in
September 2008, as a result of the concern about the conditions of entry, stay and
employment of migrants, the lack of a comprehensive migration policy and the ever-growing
incidents of xenophobia, discrimination and racism in Malta. MSM's overall goal is the
creation of an all inclusive, multicultural society, free of racism, xenophobia and
discrimination and where through the interaction and mutual respect of different cultures
there will be equality of all,
PEACE LAB John XXIII
The Peace Lab is a voluntary organisation active for well over 30 years. It runs an extensive
adult education programme through various radio programmes and newspapers. The JOHN
XXIII Peace Laboratory of Malta is a living practical example of the role that a non-
…/…
-4-
governmental, voluntary organisation can play in shaping the conscience and opinion of the
majority
Peace Lab Clinics
Oiwas Clinic (Organisation for the Integration and Welfare of Asylum Seekers)January 6th
2006 was the date when the Peace Lab launched an appeal to medical doctors to participate in
the Peace Lab Clinics Service. Several doctors came forward to give a weekly free service,
specializing in children's and women’s needs
Hal Far Tents Village Earlier in 2005 the Peace Lab started running another clinic at Hal
Far Tent Village. A medical practioner is paying a weekly visit providing medicine and
care. Here the Peace Lab does not only offer immigrants help but also a source of comfort
and security.
Medecins Sans Frontiers
February 2009 the Peace Lab in conjunction with Medecins Sans Frontiers has opened a
clinic within its grounds. The Medecins Sans Frontiers team assist those who are living in the
area and alleviate the stress placed on the Government Polyclinic at Floriana. This is not an
alternative but a complimentary service supported by the Health Ministries Primary Health
Department.
It has been recognised that early intervention within the area of health reduces the reliance on
poly-clinic and hospital services whose resources are already fully stretched. M.S.F.
(Medecins sans Frontiers), also employs cultural mediators at both the Peace Lab and the
Floriana poly-clinic to translate, explain and communicate procedures to the patients and is a
diagnostic tool for the health professionals. Psychological assistance is also being provided
at the centre and there are plans to develop the services further.
…/…