IL DEFIBRILLATORE IMPIANTABILE NELLA PRATICA CLINICA Dott. Pietro Grieco UTIC / ARITMOLOGIA AZ.OSP.S.CARLO - POTENZA La morte improvvisa ( MI ) rappresenta oggi un problema a percezione sempre più diffusa, ed un numero crescente di pazienti sopravvive ad un primo episodio di tachicardia ventricolare maligna. In assenza di infarto miocardico concomitante vi sono molte probabilità di ulteriori episodi aritmici in chi ne abbia presentato un primo, ed in tal caso un Defibrillatore Automatico (AICD) impiantato ad un paziente con queste caratteristiche rappresenta un presidio terapeutico fondamentale per la prevenzione secondaria degli eventi fatali. Negli ultimi anni vi è stata una evidenza sempre maggiore della necessità di impiantare un AICD anche a pazienti che mai avessero “ancora” presentato episodi aritmici maligni ( Fibrillazione ventricolare - FV, Tachicardia ventricolare sostenuta - TV ) in prevenzione primaria, laddove numerosi trials hanno dimostrato l’utilità di impianto in caso di cardiomiopatia ischemica ( MADIT I , MUSTT e MADIT II ) e di miocardiopatia dilatativa ( SCDHeft). In queste situazioni la frazione di eiezione del ventricolo sinistro minore del 35% rappresenta il punto di partenza fondamentale per un decisione terapeutica di utilizzo di questi dispositivi che presentano sempre maggior diffusione presso i centri di aritmologia nonchè nella stessa cultura odierna sanitaria e non. Si ritiene che l’insufficienza ventricolare sinistra coinvolga circa 6.5 milioni di persone nella sola Europa e molti di questi pazienti presentano forte propensione a MI. In risposta a tali situazioni le nuove linee guida Europee ed Americane Statunitensi raccomandano l’impianto di un dispositivo antitachicardico e/o di stimolazione in resincronizzazione cardiaca ( CRT ),ove indicata, nelle scompenso cardiaco da moderato a severo. La procedura di impianto di AICD presenta analogìe con quella di un pacemaker e di solito l’intervento comporta l’introduzione venosa di due cateteri in ventricolo destro ed atrio destro collegati ad un “can” attivo posizionato in regione subclaveare prepettorale sinistra. Molto utile risulta il catetere atriale non solo per una stimolazione sequenziale adeguata, ma anche per un’ottimale discriminazione aritmica atrio-ventricolare. Laddove l’attivazione ventricolare fosse necessariamente elettroindotta, oppure vi fosse la necessità comunque di resincronizzazione cardiaca inter e/o intraventricolare, vi è di solito anche indicazione all’impianto di un terzo catetere epicardico, ventricolare sinistro, posizionato in un affluente del seno venoso coronarico. Trials importanti quali il “Companion” hanno dimostrato l’utilità di questi sistemi “biventricolari” alla riduzione della mortalità come delle ospedalizzazioni dei pazienti scompensati, con notevoli vantaggi rispetto alla sola terapia medica ottimale. Il costo di un apparecchio si aggira oggi di solito attorno a 20.000 Euro, con una durata della batteria che dipende dal numero di terapie erogate ed in particolare degli shocks endocardici . Si calcola che in prevenzione primaria un anno di vita salvato ad un paziente si aggiri nei costi attorno a 16.000 Euro. L’impianto di un AICD non ha una funzione “curativa” in quanto dopo l’impianto possono presentarsi episodi di aritmie maligne sintomatiche o addirittura sincopali, seppur non mortali , e ciò si traduce nella necessità da parte del paziente di dover accettare sia una protesi, sia la sintomatologia che nel bene (MI abortita) o nel male (terapie elettriche inopportune come gli shocks inappropriati ) può essere ad essa corrrelata. Anche per queste motivazioni il paziente impiantato trae comunque beneficio da una terapia medica antiaritmica che riduce il numero degli episodi trattati con terapia appropriata e non; e ancora tutto ciò giova in senso favorevole all’impatto psicologico di esser “portatore” di AICD. Le dimensioni di un “Device” sono oggi molto contenute, con un peso che di solito è minore di 90 g., e che è determinato in buona parte da cassa attiva in titanio, condensatori e batteria. Il cervello di tutto il sistema risiede praticamente in un microprocessore ( “chip” ) di dimensioni di circa 1 cm2. La batteria al litio possiede cariche a 3,5 V circa, mentre i condensatori sono in grado, una volta caricati per 6 - 10 secondi, di erogare uno shock ad energie di 20 -30 Joules con una tensione di circa 600 Volts. Di particolare importanza è la necessità, in caso di aritmie ventricolari molto veloci, che trascorrino almeno 6 - 10 secondi dopo l’inizio dell’episodio prima che venga erogata una scarica elettrica : ciò se da un lato consiste in una necessità elettrofisica dovuta alla carica dei condensatori, dall’altro consente una “rinuncia” al trattamento di aritmie che seppur severe ( ad es. brevi episodi di torsioni di punta), possono presentare regressione spontanea. COMPONENTI AICD BATTERIA : Litio Mn O2 6,3V ( BTK) LiJ 2,7 V (BTK) Li-AgO2 3,2V ( MDTR) Guidant BOL > 3 V (ERI <2,4 EOL<2,1) MDTR BOL 3,2 V (ERI < 2,5V) CONDENSATORI : SHOCK 600 V BIFASICO ms. (carica autom. / 3 mesi ) CHIP : programmabilità, trasmissione,controllo stimolo, sensing,terapie, etc. TRASFORMATORE : da 3 – 6 V x 6 secondi - batteria a 600V x 4 – 5 ms.- condensatori L’utilizzo di programmatori esterni che con onde elettromagnetiche “comunicano” con il defibrillatore attraverso i tessuti, consente di impostare tutto il programma delle funzioni pacemaker dell’apparecchio, nonchè di quelle di riconoscimento e di trattamento delle tachicardie. Ancora con tali “computers” è possibile interrogare l’archivio dell’AICD per poter estrarre tutte le registrazioni degli episodi aritmici con le relative terapie, nonchè per verificare l’appropriatezza degli interventi. La frequenza ventricolare è sempre il principale criterio di “allerta” di un defibrillatore per il riconoscimento di TV ed FV, mentre altre raffinatezze dei software di riconoscimento sono utili ad una diagnosi differenziale tra aritmìe sopraventricolari e ventricolari. Gli attuali apparecchi tra l’altro non solo discriminano ma addirittura trattano con ATP (antitachicardia pacing) e shock endocardico, le tachicardìe sopraventricolari in tutto il loro spettro, compresi flutter e fibrillazione atriale. Inoltre con complessi algoritmi di stimolazione antibradicardica è possibile una prevenzione tipo pacemaker della stessa fibrillazione atriale spesso favorita da bradicardia sinusale e/o extrasistolìa atriale. Ancora sono entrati in uso, per gli apparecchi di ultima generazione, dei dispositivi (tipo telecomando), di cui può essere fornito il paziente, che consentono di programmare interventi elettrici su tachicardie atriali come la fibrillazione, nonchè di memorizzare episodi sintomatici indipendentemente dalla loro specificità. Il Follow-Up Tipologie di Follow-Up • Fw-Up ordinario: ogni 3,4,6 mesi • FwFw-Up straordinario: in corrispondenza di shock o sintomi avvertiti dal paziente • Fw-Up fine vita (in prossimità ERI): intensificazione della frequenza dei controlli • SEF non invasivo: studio elettrofisiologico non invasivo con induzione VT o VF A un mese dall’impianto Dopo wash-out farmacologico In risposta a rilevanza diagnostica di terapie inefficaci Il Follow-Up Interferenze elettromagnetiche (EMI) • Possono interferire con le capacità di sensing del dispositivo • Possono condurre all’inibizione del dispositivo • Possono impedire all’ICD di erogare la terapia • Possono condurre all’erogazione di shock inappropriati Il Follow-Up Interferenze elettromagnetiche (EMI) • Sono sicuri tutti gli elettrodomestici correttamente installati, i forni a microonde e le comuni attrezzature da officina • I telefoni cellulari vanno utilizzati con precauzione anche se gli ICD sono immuni da queste tipologie di EMI; è buona norma mantenere una distanza di circa 15 centimetri tra l’ICD e il telefono cellulare. Scarica con DEFIBRILLATORE ESTERNO • Gli ICD sono normalmente protetti da scariche di defibrillazione esterna fino a 400 Joules • E’ consigliabile seguire queste precauzioni: Cambiare posizione in caso di inefficacia Posizionare le placche il più lontano possibile dalla cassa dello stimolatore e perpendicolari al sistema di elettrocateteri Verificare le condizioni dell’ICD in un centro attrezzato dopo la scarica esterna CONCLUSIONI : L’impianto di AICD è oggi il sistema più efficace alla prevenzione di morte improvvisa in prevenzione secondaria e primaria in pazienti con pregresse aritmie ventricolari maligne o con ridotta funzione ventricolare sinistra rispettivamente. L’impianto di dispositivi almeno bicamerali consente una buona specificità di trattamento delle tachicardie ventricolari rispetto alle sopraventricolari. La possibilità di CRT con un terzo catetere può migliorare in maniera decisiva la prognosi e la qualità di vita dei pazienti che si possono giovare di tale trattamento. I trials randomizzati degli ultimi anni hanno determinato una notevole espansione dell’indicazione all’impianto in prevenzione primaria e ciò porterà nei prossimi anni ad ulteriori incrementi numerici degli impianti, come ad una modificazione dei loro costi in senso facilitativo.