CLINICA E TEORIA DELLA CLINICA GRUPPO DI SOSTEGNO ALLA GENITORIALITÀ ADOLESCENZA E SERVIZI: UN GRUPPO DI MADRI DI PAZIENTI ADOLESCENTI TRA TEORIA E PRASSI ISTITUZIONALE LEZIONE 15 – 21/11/2012 Relatori: Stefanella Alterio PUNTI CHIAVE Dipartimento TSM di Fondi Servizio Multidisciplinare: logopedisti, assistente sociale, due psicologi, un neuropsichiatra, un fisioterapista; basato su modelli interpersonali in cui il lavoro in rete è fondamentale; non gerarchico, autorità di tipo funzionale; non burocratico, varie professioni interagiscono pur mantenendo le proprie caratteristiche. Fasce d’età: 0-3 anni per disturbi dello sviluppo e neurocognitivi (servizi ospedalieri e scuole); 3-10 anni per disturbi dell’apprendimento e del comportamento (inviati dalle scuole); adolescenti inviati dagli ospedali, dai referenti sanitari e dalle famiglie stesse. “Progetto Adolescenza” (dal 1994) Segue un modello psicodinamico in cui le madri dei pazienti adolescenti fanno parte del “Progetto Adolescenza”. Tipologia di paziente: inizialmente erano accomunati dalla gravità della patologia e venivano trattati a livello ambulatoriale che prevedeva un lavoro di rete con vari professionisti, indipendentemente dalla logica di appartenenza (fattore utile per una ricarica narcisistica e per una migliore distribuzione del peso del caso); successivamente la tipologia del paziente adolescente, che ora proviene da tutti i ceti sociali, cambia e il servizio diventa un punto d’incontro. I problemi prevalenti riguardano il comportamento e le relazioni (3 pomeriggi alla settimana per adolescenti e 2 per l’accoglienza dei ragazzi senza apertura di cartella clinica); gruppi esperienziali: interventi nella scuola non a fine terapeutico ma di prevenzione (gruppi classe, insegnanti e genitori). Gruppo madri dei pazienti adolescenti: 5 madri i cui figli sono faticosamente impegnati nella costruzione della propria identità; ogni 15 giorni per un’ora e mezza; gruppo chiuso. Adolescenza: riattivazione dell’Edipo ma con un corpo sessuato che può generare; ristrutturazione della mente e regolazione interno/esterno; oggetto sé (inteso come qualsiasi idea, persona o oggetto che ha la funzione di coesione del sé dell’adolescente) Obiettivo valutazione nel paziente adolescente: valutare il rischio evolutivo, eventuali breakdown, situazioni di stallo e favorire la mentalizzazione del corpo sessuato, la nascita sociale e il processo di separazioneindividuazione, osservando le difese messe in atto. Compito delle madri: fornire sostegno e amore ma anche sollecitare il processo di svincolo del figlio; genitori naturalmente affiancatori della cura. Il senso di colpa a volte non è cosciente ma è vissuto come persecutorio. La richiesta di aiutare i figli dà loro fiducia perché possono rendersi utili nella risoluzione del disagio del figlio; riappropriazione di parti scisse e proiettate sui figli; trasmissione transgenerazionale di un bagaglio affettivo e somatico, vissuto come un peso e vincolato dalla passata concezione del ruolo delle donna che impedisce l’individuazione delle madri. Rapporto tra le donne del gruppo e possibili atteggiamenti: “mi metto al posto tuo”, divento figlia o madre; “sono come te” (come prova d’amore e di sostegno, come competizione o come mercificazione) “sono come tutti”(assenza di vitalità rispetto alle altre due): più pericolosa perché la sostituzione è robotica e viene ripetuta all’infinito con chiunque e crea una sorta di magma indifferenziato in cui le generazioni sono aggrovigliate, impedendo alla madre di fare esperienza di sé come donna e come madre in funzione dei cambiamenti del figlio. Disagio delle madri: scarsa fiducia nella loro possibilità di essere un contenitore utile per far crescere il figlio e nella situazione gruppale; “casa interna e esterna”: la prima legata al mondo dei figli ancora piccoli e della famiglia, la seconda legata alla valorizzazione di sé al momento della crescita del bambino che genera un vuoto apparentemente incolmabile; l'amore e il rispetto per i corpi, tipico delle donne, oscura la capacità di nutrire dentro di sé pensieri di autonomia. Obiettivi con le madri: costruire un senso di fiducia e creare un clima affettuoso e di sicurezza reciproca in modo da superare la diffidenza e la paura iniziali; regolazione degli affetti interni e nel gruppo; lavorare con il preconscio: i momenti di insight si realizzano grazie agli enactment, che permettono di cogliere in modo intuitivo le condizioni base e la comunicazione vera al fine di permettere il cambiamento. Shore afferma che il funzionamento preconscio si sviluppa nella parte destra del cervello e successivamente attraverso il pensiero simbolico e la mentalizzazione si completa nella parte sinistra; affrontare e attraversare i vissuti negativi in modo da trasformare la colpa in dolore (accettare i propri limiti e le proprie storie) riparando gli aspetti scissi di sé. Tempo La trama è sollecitata dal passato (famiglia d’origine) e dal presente (rapporto con il figlio): tempo lineare; tempo circolare (progredire, ma al tempo stesso tornare indietro per potenti spinte primitive): materno (dove tutto resta sempre uguale) e paterno (raccontato dalle madri); Le conduttrici (2 donne) sperimentano la necessità di una bisessualità psichica: sono ora madre ora padre con conseguenti differenti modalità di comunicazione. Gruppo dei curanti La cura non si esaurisce solo nell’atto terapeutico; la progettazione dell’intervento è essa stessa un processo di cura, che cambia a seconda del servizio e del suo contesto. Gruppo nelle istituzioni: finalizzato ad un compito, curare; non dispone di un apparato di autoanalisi. L’istituzione ha una funzione di holding: aumentare la comunicazione; aumentare il contatto con la realtà (a livello della prevenzione, ad esempio, serve ottenere informazioni da insegnanti, da bidelli in modo da avere differenti punti di vista) non essere autoreferenziale; creare un clima di appartenenza; tessere e ritessere il legame soggettivo: mantenere rapporti all’interno del gruppo anche in presenza di litigi o discussioni; non rinunciare ai propri pensieri e correre il rischio di non averne: addomesticare i pensieri selvatici (apparentemente non conformi) . La dottoressa Stefanella Alterio, neuropsichiatra infantile, ha iniziato ad occuparsi di gruppi in ambito istituzionale negli anni ‘80 e dal 1994 è impegnata in un programma di prevenzione, diagnosi e cura della patologia adolescenziale nell’ambito del dipartimento di neuropsichiatria infantile della ASL di Latina. Nel DSM di Fondi viene offerto un servizio multidisciplinare in cui varie figure professionali (logopedisti, psichiatri, psicologi, fisioterapisti, medici, etc.) interagiscono tra loro e si occupano di ragazzi appartenenti a varie fasce di età che affluiscono a questo servizio. Solitamente i ragazzi di età compresa tra i 3 e i 10 anni (presenti in maggior numero) si rivolgono al servizio inviati principalmente dalle scuole a causa di disturbi del comportamento e dell’apprendimento; da 0 a 3 anni vengono invece inviati da servizi (medico di base) per disturbi neurocognitivi e di sviluppo; infine gli adolescenti sono spesso inviati direttamente dalle famiglie o da altri servizi, maggiormente per disturbi della condotta. Inizialmente i pazienti erano accomunati dalla gravità del disturbo e la terapia non veniva estesa ai loro genitori e alle famiglie. In un secondo momento però, la tipologia di ragazzi-utenti che si rivolgevano al servizio si è radicalmente modificata tanto da comprendere anche adolescenti “liberi da cartella”, che non venivano seguiti dalla struttura ma che la utilizzavano come luogo di incontro. Si pensò quindi di dare avvio ad un momento preventivo nelle scuole e, successivamente, alla formazione di Gruppi Esperienziali di adolescenti. All’interno del “Progetto Adolescenza” iniziato nel 1994 è previsto anche un gruppo, co-condotto da una neuropsichiatra e da un assistente sociale, costituito da madri di giovani adolescenti impegnati in un percorso difficile di costruzione della propria identità. Il gruppo si riunisce ogni 15 giorni per un’ora e mezza. In realtà l’invito a partecipare al progetto era stato rivolto alle famiglie di questi adolescenti (padri compresi), tuttavia i 5 componenti del gruppo sono risultate essere solo madri. L’utilità del gruppo di Madri con figli adolescenti si articola in vari punti: - Esse sono “affiancatori naturali della cura”, hanno il compito di aiutare i figli nel processo di crescita; - L’obiettivo principale è di rimettere in movimento la marcia evolutiva dei ragazzi, aiutandoli a trovare il giusto equilibrio tra separazione e appartenenza nella famiglia d’origine; - Ridare serenità ai genitori, rendendoli consci di aspetti collusivi e delle proprie parti scisse proiettate sui figli; - Rendere le madri consapevoli di essere portatrici di un bagaglio ereditario a volte pesante, sia affettivo che somatico, da cui può essere difficile separarsi. All’interno di questo gruppo si attivano spesso tre tipi di dinamiche nel rapporto tra donna e donna che devono essere tenute sotto controllo e gestite dai conduttori: “Io madre mi metto al posto tuo” → idea salvifica; “Io sono come te” → rapporto di sorellanza che però nasconde un fondo di rivalità e aspetti di mercificazione (io sono buona come te); “Io sono come tutti” → dinamica più pericolosa perché prevede la possibilità di sostituzione di un individuo con qualsiasi altro: è una Madre Generica. Si ha così a che fare con un magma indifferenziato in cui non si cerca il sé autentico dell’individuo e il SUO modo di essere madre. Il disagio spesso presente in queste donne in terapia è dato da una scarsa fiducia di essere un contenitore valido e di essere in grado di ospitare anche pensieri nuovi di separazione e cambiamento; come se l’amore e il rispetto dei corpi oscurasse la capacità di nutrire pensieri di autonomia e procurasse un timore per la quantità e la qualità dei contenuti. E’ importante costruire all’interno del gruppo un sentimento di fiducia e creare un clima di sicurezza reciproca. È proprio in questa cornice che prende avvio una regolazione degli affetti che è possibile raggiungere attraverso momenti di insight (momenti di fluire degli affetti). Sarà così possibile trasformare i sensi di colpa in dolore accettando i propri limiti e affrontando i vissuti negativi con coraggio (“to go to”): attraverso l’accettazione delle proprie storie si arriva alla “cicatrizzazione dei sensi di colpa. [ESEMPIO: Antigone vince grazie all’amore e il rispetto per i corpi, che è tipico proprio del ruolo della donna, che però in certe situazioni oscura la capacità di nutrire pensieri. Quando non ci sono più bambini da nutrire e la casa, sia interna che esterna, resta invece sempre la casa dei bambini che vanno nutriti così come si fa con quelli piccoli, é allora che si ha la sensazione di rimanere vuoti: vuoti di pensieri, svuotati, senza possibilità di alcuna valorizzazione, proprio come se l’amore e il rispetto per i corpi oscurasse il pensiero. Antigone non discute sul fatto che ci sia una legge, che è quella degli dei, quello che lei dice è che sì, c’è anche un aspetto di legge, ma a prescindere il corpo di Polinice non può restare li abbandonato, tutto solo e vittima degli animali. Lei ha la necessità di accostarvisi e di coprirlo con la sabbia, con grande stupore da parte della sentinella. Non può proprio fare a meno di curarsi di quel corpo] . Un concetto importante in questa terapia gruppale è rappresentato dal tempo: passato, con riferimento alle esperienze pregresse nelle famiglie d’origine; presente, riguardante i cambiamenti propri dell’adolescenza e del rapporto madre-figlio. È presente poi una bisessualità psichica costituita dal tempo circolare o materno e da quello prestazionale o paterno, entrambi aspetti importanti da tener presenti per le conduttrici di questo genere di gruppi. Per quanto riguarda il gruppo dei curanti è importante prestare attenzione al fatto che ascoltare i bisogni e progettare interventi sia già di per sé una cura; nelle istituzioni, a differenza che nei gruppi svolti in altri contesti, non è presente un apparato di autoanalisi; esse infatti svolgono, come altri setting, funzione di holding ed elaborazione, però sono anche presenti altre dinamiche dovute all’aspetto burocratico che promuovono il prevalere dell’astrazione e dell’assottigliamento della vita psichica. Nel lavoro con gli adolescenti, età in cui si ha una ristrutturazione della mente dovuta anche al ripresentarsi del complesso edipico, è importante valutare l’eventuale blocco evolutivo e il crollo psicotico. Per questo devono essere tenute presenti le varie forme di difesa dell’adolescente che possono riguardare: Difese dal corpo sessuato; Difese dall’agito e dalle pulsioni del corpo sessuato; Difese che intervengono permettendo al giovane di non godere o godere in modo scorretto (perversioni) del proprio corpo sessuato e di denigrarlo. DOMANDE Perché un gruppo di sole madri? Erano stati invitati anche i padri, ma per vari motivi (es. lavorativi) non potevano essere presenti. Se ci fossero stati anche loro il gruppo sarebbe stato sicuramente diverso. Perché il gruppo chiuso? Per non creare confusioni, si lavora infatti molto sul rapporto di fiducia e l’ingresso di un nuovo membro avrebbe messo in discussione il tutto. Che contrapposizione c’è tra l’attenzione al corpo delle donne e la possibilità di nutrire pensieri? Il tutto ha a che fare con i concetti di casa esterna e interna: la donna che ha vissuto la casa interna, essendosi preoccupata sempre dei bambini piccoli attraverso l’handling, sente il tempo che passa e nota la differenza tra questo tipo di casa e la nuova abitata da figli adolescenti. La perdita di questo ruolo e quindi del rapporto corporeo, porta ad uno svuotamento: in passato le donne avevano la possibilità di mantenere tale compito, diventando nonne o occupandosi degli anziani, ora, invece, c’è un separarsi e la casa rimane vuota. La donna oggi deve trasformare questo vuoto in una ricchezza, attraverso nuovi interesse, in modo da nutrire il proprio sé e una nuova immagine di donna (es: trovare un nuovo lavoro). Qual è l’età delle madri nel gruppo? Al massimo 45 anni, perché hanno avuto i figli da giovani. Io ho come la percezione che la donna oggi non abbia capacità decisionale, dipenda dal partner. Se non c’è una direttiva si sente vuota perché non ha in sé le proprie radici. Credo che si tratti anche di un discorso culturale, di non costanza d’oggetto femminile. Un uomo ti dà identità, non solo i soldi. Ti fa moglie o ti fa madre. Nel gruppo ci sono vari livelli: padri che hanno un ruolo di vero sostegno per la moglie e le aiutano a separarsi dai figli; altri hanno difficoltà a capirsi; il connubio migliore è che in una coppia vengano utilizzati sia pensieri di tipo direttivo, tipici dell’uomo, sia quelli interrogativi, propri della donna. Quando il padre viene visto con gli occhi della madre, se è presente un conflitto tra i coniugi, questo arriva al bambino che è il prodotto dell'interazione dei due? Dipende da come la madre presenta il figlio al padre e come il figlio è presente nella mente della madre. In generale il rapporto madre-figlio è molto forte per questo è generativo ma al tempo stesso è anche il più conflittuale. Il conflitto sano è fondamentale in quanto produce lo svincolo. L’eredità transgenerazionale è sia un peso che schiaccia sia una forza a seconda di come viene sfruttato. CASI CLINICI (riportati a fine lezione): “Io e te” di Bertolucci: Lorenzo, quattordicenne introverso che vive con difficoltà i rapporti con i suoi genitori e con gli altri, approfittando di un momento in cui tutti credono che sia partito per la settimana bianca, decide di chiudersi in cantina, vivendo così qualche giorno di completo isolamento. C’è un imprevisto però: Olivia, la sorellastra tossicodipendente quasi sconosciuta, piomba nella cantina alla ricerca di alcune sue cose, rovinando i piani del ragazzino. Molto profondo si rivelerà il rapporto tra questi due personaggi, che dopo un momento iniziale di conflitto, cercheranno di darsi sostegno reciproco, per riuscire a superare i rispettivi problemi. Molto toccante la scena in cui i fratellastri ballano, scambiandosi reciproche promesse di cambiamento e di un futuro migliore. “Harold e Maud” di Ashby: Harold è un ragazzo di 20 anni, di ricca famiglia che fa di tutto per attirare l’attenzione della madre. Insiste infatti nel mettere in scena una serie di ingegnosi suicidi proprio sotto il suo sguardo, che però resta sempre distratto. La madre, infatti, si limita ad ammonirlo con indifferenza e a dirgli di smetterla di comportarsi così. Harold ha una vera e propria ossessione per la morte: trascorre infatti molto del suo tempo libero partecipando a funerali di sconosciuti. Proprio durante uno di questi incontra la signora Chardin, detta Maud, un’eccentrica settantanovenne, che tenterà di risvegliare la sua voglia di vivere. Saranno proprio i suoi insegnamenti a risultare cruciali, spingendo Harold a liberarsi delle sue paure e a vivere a pieno. “Mamma Roma” di Pier Paolo Pasolini: Mamma Roma è una prostituta romana, con un figlio di nome Ettore, totalmente all’oscuro del suo lavoro La donna, decisa a cambiare vita, ne ha finalmente occasione quando il suo protettore si sposa e le concede la libertà. E’ una mamma disposta a tutto per il figlio, ha degli atteggiamenti iper-premurosi, che a volte sfociano proprio nel soffocante e nell’intrusività. La donna ha forti sogni e progetti di riscatto per il figlio, che non deve assolutamente calcare le sue orme e che deve anzi trovare un lavoro rispettabile e con una buona posizione. Sfortunatamente la donna sarà costretta a tornare sulla strada ed Ettore scoprendo la verità, comincerà una vita fatta di delinquenza e totalmente diversa rispetto a quella sperata dalla madre per lui. “La luna” di Bertolucci: è un film importante in quanto introduce la figura del padre e il ruolo del terzo. Racconta di un figlio e di una madre bellissima che intraprendono un viaggio per cercare il loro passato. Vi è un evidente conflitto fra madre e figlio. Vi è un rapporto incestuoso tra i due, riscontrabile in due scene. Nella prima, madre e figlio camminano insieme per strada e il figlio domanda “Ma io e te, sembriamo una coppia?”, la madre si mette a ridere e gli risponde di no. Mentre nell’altra scena, il figlio domanda alla madre, se restassero solo loro due sulla faccia della terra e tutto dipendesse da loro cosa farebbe, ma la madre lo interrompe dicendo “nulla”. “Edipo sulla strada”: racconta quello che la storia non racconta, ovvero quanto è avvenuto nella zona d'ombra tra le due tragedie dedicate a Edipo. È il racconto del viaggio che il mendicante con gli occhi forati compie da Tebe, la città di cui era re, fino a Colono, dove si trova il bosco che dà accesso all'immortalità. È un viaggio che dura anni e anni, attraverso incontri e sogni, violenze e dolcezze che scavano nel lettore e vanno a destare in lui risonanze profondamente celate. Con l'intensità espressiva di un grande poema e la composta linearità del classico antico, Edipo sulla strada è una delle opere più originali ed emozionanti della narrativa contemporanea. BIBLIOGRAFIA Augè M., 2008, “Il medesimo e l’altro, il senso e la libertà” Riv di psicoanalisi, 4 Bachau H., 1990, “Edipo sulla strada”, trad. it. Firenze: Giunti 1993 Correale A.2003, “Percorsi pubblici dell’interiorità: psicoanalisi e istituzioni psichiatriche.”, Riv. di psicoanalisi, 2: 341-352 Neri C., 2005, “What is the function of faith and trust in psychoanlysis? Int. Journal of Psychoanalysis 86: 79-97 Neri C. 2008 Discussione di “Il medesimo e l’altro, il senso e la libertà” Riv di psicoanalisi, 4 Racamier P.C. 1970, “Lo psicoanalista senza divano” trad. it. Milano; Cortina, 1982 Rustin M, 2009 “In che modo la psicoterapia psicoanalitica può essere supportata dalle istituzioni pubbliche? L’esperienza della Tavistock Clinic”, Richard e Piggle 17: 255-268 Searles H. 1979 “Il medico devoto”, in il Controtranfert. Trad it. Torino: Bollato Boringhieri, 1994