11.05.’04 Medicina Legale Prof. Furnari (C’è intanto una cosa riguardo alla scorsa lezione che non ho detto e che vorrei sottolineare. Parlando degli effetti additivi dei depressori vi ho detto che è molto importante l’effetto di potenziamento e di sinergia che ha l’alcool etilico con i depressori del SnC ed in particolare con gli oppiacei. Vi ho spiegato alcune delle cause di morte da uso di oppiacei: … ebbene c’è tutto un altro gruppo di decessi dovuti all’assunzione contemporanea di oppiacei ed alcool etilico anche non in concentrazione molto elevata né dell’uno, né dell’altro. È molto importante: tenete in mente quest’effetto di sinergia espletato sul SnC). Stimolanti del SnC: cocaina, droghe di sintesi e cannabis. Cocaina “If you want your children to be happy and strong give them Wine Mariani” La sostanza che più e meglio rappresenta la classe degli stimolanti del SnC è la cocaina. La cocaina proviene dalle foglie di una pianta che si chiama “Erythroxylon Coca”. È un arbusto, cresce ampiamente nelle regioni dell’America Latina. I paesi produttori sono soprattutto la Bolivia, la Colombia, il Perù. In questi paesi c’è l’abitudine a masticare le foglie della Coca, di questa pianta. Dalla semplice masticazione delle foglie la quantità di stimolante che si riesce a ricavare è molto, molto bassa. Quindi quando vedete persone che masticano queste foglie, non vuol dire che siano sempre in uno stato di eccitazione perché la quantità di cocaina (di principio attivo) che se ne ricava è molto bassa. Tenete conto che la percentuale di principio attivo nelle foglie è molto bassa: si calcola che in una foglia sia dell’ordine dell’1% rispetto al peso della foglia. Quindi dalla semplice masticazione si ricava una quantità abbastanza bassa di cocaina. 1 Quando invece si ha la necessità di utilizzare le caratteristiche stimolanti della cocaina, si aggiunge alla masticazione una sostanza tenuta in un sacchettino a parte costituita dalla cenere dei fuochi. Voi sapete che nella cenere è contenuta la potassa che è una sostanza alcalina: in condizione alcalina, la cocaina assume l’effetto tipico di stimolante. Gli effetti tipici degli stimolanti sono sostanzialmente quelli nei confronti della fatica, della fame e quelli nei confronti del sonno: quindi la cocaina agisce su queste tre importanti funzioni (fatica, fame e sonno) ed agisce nel senso di far scomparire questi sintomi che invece all’organismo servono per farci capire che il nostro corpo ha bisogno di riposo o cibo. In qualche caso la cocaina può fulminare la spia della fatica, del sonno e della fame e quindi chi fa uso di queste sostanze, non cogliendo più questi avvertimenti, può andare incontro ad una situazione pericolosa. Dalle foglie si ricava una sorta di pasta: infatti le foglie vengono messe a macerare in alcune buche scavate direttamente nei luoghi di produzione. Con l’ausilio di gasolio, potente solvente, le foglie vengono pestate a piedi nudi in queste “vasche”, poi pressate, si travasa il liquido, si fa evaporare il solvente e rimane una sorta di pasta. Questa pasta si chiama “pasta di Coca”. Viene poi ulteriormente lavorata, sciolta nuovamente in un solvente organico (di solito acetone) e successivamente precipitata con HCL e quello che si ottiene è un sale di cocaina: il cloridrato di cocaina. Quindi quello che viene commercializzato è il cloridrato di cocaina. Ovviamente poi, a seconda della bravura del chimico che lo maneggia, questo sale può avere delle purezze che risalgono ad alcune sostanze presenti nella foglia o nel gasolio o nell’acetone (di solito se il prodotto è abbastanza fresco, ha un caratteristico odore di acetone). Il cloridrato di cocaina è una polverina bianca, idroscopica (tende ad assorbire l’umidità dell’atmosfera) e quindi tende ad aggrumarsi in blocchi, in piccoli sassi. Quando si utilizza può essere assunta attraverso la mucosa nasale (ad esempio sniffata): per essere inalata questi piccoli sassolini devono essere nuovamente ridotti in polvere ed allora si può utilizzare anche 2 una lametta. Può essere anche utilizzata, una volta disciolta in acqua, per via endovenosa oppure può essere riscaldata ed i fumi prodotti dal riscaldamento possono essere inalati. Le differenti vie di assunzione influenzano gli effetti fondamentali (ci saranno effetti più rapidi, più intensi e quindi più pericolosi per la salute o meno). Il cloridrato di cocaina, così come ve l’ho descritto, è una sostanza che ha un punto di ebollizione abbastanza elevato (si parla dell’ordine di circa 300 gradi). Prima di raggiungere questi 300 gradi, il cloridrato di cocaina si decompone: quindi i fumi che vengono prodotti non sono quelli della cocaina, ma sono fumi di combustione della sostanza. Trasformando il cloridrato di cocaina, neutralizzando cioè gli ioni cloro, si forma una base libera che ha caratteristiche fisico-chimiche differenti (anche se si tratta sempre di cocaina): in particolare il suo punto di ebollizione scende attorno ai 97-98° C. In questo modo, con una semplice fiamma, si possono produrre dei vapori, dei fumi che possono essere inalati. Questa base libera nel gergo da strada è stata chiamata CRACK: si tratta sempre di cocaina, si tratta della base libera del cloridrato di cocaina, ed il nome deriva dal fatto che questi cristalli messi sopra un piccolo foglio di carta stagnola e scaldati facevano un rumore strano (tipo “CRACK, CRACK”), scoppiettante. Perché il crack,o base libera della cocaina, è ritenuto più pericoloso del cloridrato di cocaina? Solo ed esclusivamente per la via di somministrazione: perché i fumi giungono al polmone che ha una superficie molto ampia dove scorrono piccoli capillari che trasportano sangue, quindi con assorbimento, questi fumi finiscono subito nel sangue e finiscono quindi immediatamente sul recettore dell’organo bersaglio. Quindi nell’unità di tempo la quantità di sostanza che raggiunge il torrente ematico è molto elevata. E questo è il motivo per cui questa via di somministrazione (paragonabile, ad esempio, alla via endovenosa) rende questa sostanza più pericolosa: quindi non perché sia una sostanza chimica differente, ma perché la via di somministrazione ne esalta gli effetti. La cocaina è un anestetico locale ed è a volte utilizzato anche nella pratica medica. Questo discorso dell’anestetico locale si presta anche 3 a farci capire perché i venditori di questo prodotto utilizzano un anestetico locale come principale sostanza da taglio della cocaina, questo principale anestetico aggiunto alla cocaina è la lidocaina. La lidocaina (è l’anestetico degli odontoiatri) è un altro anestetico locale che ha una struttura chimica diversa dalla cocaina, non ha nessun effetto stupefacente e viene aggiunta alla cocaina solo ed esclusivamente per mascherarne l’effetto anestetico. Quindi chi l’assaggia ne sente l’effetto anestetico che però non è dovuto solo alla cocaina. La cocaina ha una formula chimica abbastanza complicata, è una metil-benzoil-ecgonina. Da questo si capisce anche qual è il principale metabolita di questa sostanza (metabolita da ricercare principalmente nelle urine). E’ un prodotto metabolico perché perde il metile, quindi il principale prodotto di degradazione metabolica della cocaina è la “benzoil ecgonina” (basta cancellare il metile). La demetilazione è uno dei principali sistemi che utilizza l’organismo per la degradazione metabolica della cocaina. Nella storia, la cocaina è nota da diversi secoli e ci sono stati differenti tentativi di utilizzarla per la terapia: gocce per il mal di denti, ad esempio. Sulle modalità di trasporto clandestino di questi prodotti ci sarebbe da scrivere dei libri: il più comune era un tempo riempire di questo prodotto i preservativi, ora le dita dei guanti chirurgici, poi legarli in qualche modo accuratamente e poi ingoiarli. In questo modo si trasportano in ogni “contenitore” circa 10 gr. di polvere, una quantità enorme che finisce nello stomaco. È stato scoperto questo sistema di trasporto perché ci sono stati vari casi di morte: dalla rottura di questi contenitori deriva l’assorbimento di questo prodotto, l’assorbimento attraverso l’intestino è di quantità enormi e la morte sopravviene nell’arco di 10-15 minuti. Gli effetti dell’intossicazione da cocaina sono molti. La cocaina interferisce con il funzionamento del cervello perché provoca un accumulo della dopamina a livello sinaptico ed i principali effetti sono elevazione dell’umore, disinibizione, eccitazione fino all’euforia, c’è un aumento dell’attività mentale e quindi il soggetto tende a ritenere di essere in grado di poter fare qualsiasi cosa. Questo è uno dei motivi 4 per cui anche la guida sotto l’effetto della cocaina può divenire pericolosa: c’è una sottovalutazione del rischio, del pericolo, ed una sopravvalutazione delle proprie capacità. Chiaramente scompare il senso della fame, aumenta la resistenza alla fatica e c’è una sostanziale indifferenza al dolore. La cocaina produce nell’utilizzatore una dipendenza di tipo psichico che spinge il consumatore ad assumere altre dosi per ritrovare l’effetto euforico e di sicurezza indotto dalla cocaina. La maggior parte dei cocainomani dichiara che, fino al momento in cui hanno a disposizione la cocaina, non riescono a smettere: poi per un periodo potrebbero interrompere (perché non c’è una vera dipendenza fisica, è solo una questione psichica), salvo poi ritrovarsi nelle stesse condizioni. La cocaina ufficialmente è ritenuta una sostanza di media pericolosità. Questo però non è vero ( e ve lo dimostrerò più tardi facendovi vedere un esperimento condotto sugli animali, sulle scimmie). Chiaramente l’interruzione del consumo della sostanza provoca una forte depressione ed anche questo è rischioso perché in questo stato di depressione è pericolosa anche la guida. Non c’è nessuna dimostrazione di dipendenza fisica. E non c’è una sindrome di astinenza: questo almeno finché le dosi rimangono contenute. Tuttavia sia l’astinenza che la tolleranza sono legate alla quantità: quando si raggiungono grandi quantitativi compaiono anche queste forme. Vediamo alcuni dei sintomi e dei segni clinici della intossicazione: midriasi, aumento della pressione arteriosa, aumento della frequenza cardiaca, aritmie cardiache, aumento della temperatura. La cocaina è quindi conosciuta come una sostanza cardiotossica: agisce sul cuore provocando aritmie e queste aritmie a lungo andare possono danneggiare anche irrimediabilmente il cuore. Questi risultati sono dovuti a studi in cui si ricercava la motivazione della comparsa di infarti giovanili: da una serie di accertamenti si è visto che una grossa componente è dovuta all’uso e all’abuso di sostanze stimolanti. Poi ci sono anche segni e sintomi riguardanti la sfera psichica: stati paranoici, stati di ansia, allucinazioni. 5 Uno dei grandi studiosi dell’effetto della cocaina è stato Freud. Freud riteneva che la cocaina potesse essere utile come sostanza per la disintossicazione dagli oppiacei, dalla morfina all’epoca. E la consigliava ai suoi pazienti. Proprio un collega di Freud, a cui lo stesso Freud consigliò la cocaina, descrisse le allucinazioni dovute all’intossicazione da cocaina da lui assunta per “sostituire” l’intossicazione da oppiacei: lui raccontava di avere la sensazione di avere una moltitudine di insetti che gli camminavano sotto la pelle. Questa è una tipica allucinazione dei dipendenti cronici di cocaina. Oltre a questo, a livello neurologico si possono riscontrare insonnia, iperattività, convulsioni, spossatezza ed infine stato comatoso. L’overdose è caratterizzata da deliri, allucinazioni, comportamento violento, infarti, convulsioni, coma, arresto della respirazione e morte. Nei consumatori cronici la droga è causa di un generale deperimento, perché la cocaina elimina la sensazione della fame e loro, come conseguenza naturale di ciò, smettono di nutrirsi, non sentono neppure la necessità di nutrirsi. La realtà è poi percepita in modo distorto: quando non hanno la cocaina si sentono perseguitati, può comparire una psicosi paranoide grave con allucinazioni visive. E poi, già detto, sensazione di avere il corpo rivestito da insetti (in realtà soprattutto sotto la pelle). Questo è l’esperimento che vi dicevo: è un esperimento condotto con topi e scimmie che ha dimostrato che, potendosi autosomministrare cocaina, questi animali lo fanno fino a quando saranno in grado di farlo: settimane, giorni…poi perdono una gran quantità di peso corporeo e alla fine si lasciano morire. Questo non succede con l’eroina: gli stessi animali trattati con eroina, con oppiacei, interrompono la somministrazione e si nutrono. Questo con la cocaina non succede. Ci sono oggi studi drammatici sul consumo di questa sostanza. Oggi la cocaina ha una diffusione impensabile in tutti gli ambienti: una volta era considerata la droga dei ricchi, oggi è diffusissima in tutti gli strati della popolazione. Ne fanno uso persone importanti e persone che non se la potrebbero neanche permettere. La maggior parte dei nostri morti oggi ha anche grosse componenti di cocaina nell’organismo: noi troviamo nei fluidi biologici sia l’eroina che la 6 cocaina. Non c’è un effetto sinergico tra le due sostanze: una è un depressore, l’altra è uno stimolante del SnC. Comunque questo dimostra la diffusione di queste sostanze in tutti gli strati della popolazione. E io credo che di questo bisognerebbe indignarsi per un motivo semplice: quando si raggiungono diversi livelli, l’uso di tali sostanze dovrebbe essere assolutamente scoraggiato, perseguitato anzi, non scoraggiato solamente. Una persona che ricopre una carica importante, ad esempio, e che fa uso di queste sostanze è ricattabile: ricattabile da chi gli fornisce questi prodotti. Questa è una cosa che mi sentivo di dire perché ritengo che la gente non si stupisca abbastanza dell’inquinamento della società di queste sostanze, sostanze per nulla leggere. Storicamente la cocaina è stata usata per molte cose: si faceva, ad esempio, un vino, una bevanda particolare che conteneva l’alcol e la cocaina (effetto abbastanza sinergico), ma voi non immaginate quanto questa sostanza, all’inizio del secolo, abbia avuto successo: erano tanti gli appassionati di questo prodotto e MARIANI, l’inventore di questo prodotto, lo pubblicizzava come una bevanda che fortificava, che dissetava. Fra gli altri usi delle sostanze contenenti cocaina c’erano prodotti che, si diceva, eliminassero la forfora, uno shampoo a base di cocaina che promuoveva la crescita dei capelli, ecc ecc. Altre bevande, poi, con l’avvallo scientifico immediato: grandi uomini di scienza affermavano infatti che tali prodotti facevano sentire meno stanchezza, dissipavano la depressione mentale, e così via. “Se volete che i vostri bambini siano forti e sani date loro Iron Bitter”, recitava poi una pubblicità. “Iron Bitter” era il Wine Mariani, la bevanda a base di cocaina ed alcol. “If you want your children to be happy and strong give them Wine Mariani” Il manifesto del Wine Mariani era ben distribuito: tra gli affezionati sembrava annoverarsi anche il Papa Leone XIII, che avrebbe conferito a questo prodotto una medaglia d’oro in riconoscimento dei benefici ricevuti dal Wine Mariani. Queste sono curiosità sulla cocaina. Droghe di sintesi 7 “They want you to think there’s a way to manufacture happiness” Adesso invece brevemente volevo passare a trattare un altro argomento: le droghe sintetiche, anche queste molto diffuse, soprattutto in una determinata fascia di popolazione. Le droghe di sintesi nascono tutte da un’unica molecola. Alla base, infatti, di tutte le droghe di sintesi c’è questa banalissima molecola che si chiama amfetamina: una -metilfenetilamina. Questa sostanza è stata sintetizzata alla fine dell’800 e serviva per sostituire un derivato di una pianta che era molto difficile da ricavare (la pianta si chiama EFEDRA, la sostanza si chiama efedrina): questo prodotto è un prodotto naturale, ma la sua estrazione dalla pianta era abbastanza complicata. L’industria farmaceutica ha quindi iniziato a studiare l’efedrina e ha prodotto in laboratorio questa sostanza che è stata chiamata amfetamina. Questa molecola così banale ha una capacità che ben poche molecole chimiche hanno: quella di poter, attraverso una serie di sostituzioni, di reazioni chimiche, originare un numero enorme di ulteriori sostanze: si parla di 2.000-3.000 composti diversi (semplicemente sostituendo qualcosa in questa molecola). Molte di queste sostanze sono state non solo studiate, ma anche sintetizzate in laboratorio e si è visto che tutte quelle che sono state sintetizzate hanno tutte quante le stesse caratteristiche sull’organismo dell’amfetamina. L’amfetamina come capostipite ha una storia lunghissima di utilizzi: uno di questi è l’utilizzo bellico, anzitutto per far uscire il coraggio di andare in guerra e poi per non far sentire fame, fatica, sonno. Si racconta che piloti tedeschi fossero imbottiti di queste sostanze. Il grande boom di queste sostanze è stato quello del doping. Gli utilizzi sono stati in realtà svariati: un altro era quello dell’ausilio allo studio (qualche anno fa era noto un prodotto che si chiamava SIMPAMINA). Infatti questi prodotti erano inclusi nella farmacopea e quindi potevano essere prescritti per i vari scopi come farmaci. Una delle principali sostituzioni chimiche effettuate sulla amfetamina avviene su un atomo di azoto: sostituendo l’azoto con un metile. 8 Una cosa importante: vi ho detto che molte delle sostanze stupefacenti hanno una somiglianza con i neurotrasmettitori. Infatti se guardate una molecola di amfetamina ed una di dopamina vi rendete conto che c’è una notevole somiglianza strutturale: ci sono due sostituzioni sull’anello aromatico e manca un metile in posizione sull’azoto, la somiglianza strutturale è notevolissima. C’è un’altra cosa su questa classe di sostanze che è molto interessante: le sostituzioni che avvengono sull’anello aromatico conferiscono a queste molecole delle caratteristiche allucinogene, le sostituzioni che invece avvengono lungo le catene laterali modificano gli effetti nei confronti del sonno, della fatica e della fame. Quindi se si vuole incidere su questi aspetti si modifica la parte della catena laterale, se si vuole incidere, conferire delle altre caratteristiche alle molecole si lavora sulla parte dell’anello aromatico. Questo significa che si può pensare a disegnare a tavolino una molecola secondo le necessità e le esigenze e gli effetti che si vogliono conferire ad una data sostanza. È quindi possibile pensarla in anticipo. Questa caratteristica ha conferito a tutta questa classe di sostanze il nome di DESIGNER DRUGS, cioè di sostanze che possono essere disegnate a tavolino. Molti pensano che il termine “designer drugs” sia legato al fatto che sulle pasticche ci siano dei disegnini…non c’entra assolutamente niente…il disegnino, il logo impresso sulle compresse è solo una questione di marketing, non c’entra nulla con gli effetti prodotti dalla sostanza. Il termine “designer drugs” deriva dal fatto che si possono preparare a tavolino gli effetti di una sostanza e disegnare quindi le molecole a seconda di quello che si vuole ottenere. Ad esempio: la sostituzione di uno dei due idrogeni che c’è sull’azoto disegna la metil-amfetamina o meta-amfetamina. L’introduzione di quel gruppo metilico sull’azoto conferisce ancora più potenza nei confronti degli effetti e questa sostanza è infatti stata molto utilizzata. Questa sostanza è rientrata prepotentemente come sostanza d’abuso ed è quella che molto spesso trovate scritta sui giornali con nomi di fantasia e con sotto scritto: “È stata individuata una nuova droga “: in realtà è sempre questa, sintetizzata alla fine dell’800. 9 Vediamo alcuni dei nomi:ICE (soprattutto negli Stati Uniti, perché i cristalli sono assolutamente bianchi ed assomigliano a dei piccoli cristalli di ghiaccio), CRISTAL (per lo stesso motivo di ICE), METH (abbreviazione di meta-amfetamina), SHABU, YABA. Insomma, alla fine, questi prodotti vengono soprattutto dall’area del Sud-EstAsiatico: oggi le zone di maggior produzione della meta-amfetamina sono le Filippine. Il RITALIN, un farmaco approvato negli Stati Uniti dalla Food and Drugs Administration, in Italia era entrato nelle tabelle delle sostanze stupefacenti: è metilfenidato, molecola leggermente diversa. Ora da pochissimo, da meno di 6 mesi, è stato introdotto nella farmacopea italiana e può essere utilizzato solo in ambito ospedaliero per la sindrome ADHD, la sindrome cioè di iperattività dei bambini. È molto controverso il fatto che uno stimolante venga ad essere usato per una sindrome da iperattività: si tratterebbe di un effetto paradosso. Molti non sono contenti di questo, perché pensano ci possano essere alcune controindicazioni, ma esistono studi a dimostrazione dell’efficacia di questi farmaci e quindi li abbiamo oggi in Italia nella farmacopea. Le amfetamine sono, invece, tutte sostanze di abuso e quindi non rientrano nella farmacopea. Un’altra possibile modifica può essere attuata sull’anello aromatico: il prodotto si chiama metilene-diossi ed è il capostipite di quella che oggi è chiamata ECSTASY. Questo è il capostipite (si chiama MDA) e quello subito successivo (che parte dalla metamfetamina) è l’ectasy. Poi ci sono molecole simili, ottenute da tante piccole modifiche. Perché si fanno tutte queste piccole modifiche? Perché quando gli Stati scoprono queste sostanze prontamente le inseriscono nelle sostanze proibite o controllate e chi ha interesse a guadagnare da queste sostanze ne prepara molecole leggermente diverse e così mettono in commercio qualcosa che somiglia a qualcosa di proibito, ma che proibito non è perché il nome non è compreso nell’elenco di legge. L’ecstasy è ufficialmente considerata una droga nuova (la sintesi risale al 1914, la prima commercializzazione al 1916): è stata utilizzata per tutti gli scopi che vi ho precedentemente detto e c’è stato anche un tentativo di utilizzarla in psichiatria perché si dice sia una sostanza che favorisce l’introspezione non mediata dalla volontà del soggetto. È 10 stata utilizzata per un periodo di tempo, poi abbandonata per l’insorgenza di complicazioni. Dopo l’esperienza psichiatrica questa sostanza è caduta nel dimenticatoio fino a quando qualcuno nell’Istituto di Chimica dell’Università Americana, ha scoperto come si preparavano queste sostanze e ha iniziato a costruirle. E ci fu un guadagno enorme. Chi ha sfruttato commercialmente questo prodotto è un tizio di Los Angeles che era indeciso su come chiamare questo prodotto: il nome è infatti molto importante per questioni di marketing. Lui voleva dare a queste compresse il nome di EMPATY (per l’aspetto empatico), invece poi si accorse che chiamandolo Ecstasy ne avrebbe venduto molto di più. La prevalenza di questi prodotti è soprattutto tra i tossicodipendenti: dapprima iniziano per “sballarsi”, pian piano iniziano a comparire segni di depressione per la mancanza dell’eccitamento, nervosismo ed irritabilità sono altrettanto presenti, non c’è più concentrazione sul lavoro e si scatena quindi tutto il meccanismo della dipendenza che abbiamo visto prima per la cocaina. Per molto tempo si è pensato che queste sostanze fossero totalmente innocue, poi con studi più approfonditi si è scoperto che queste sostanze danneggiano alcuni assoni terminali dei neuroni ed oggi con l’ausilio della PET si è visto che provocano importanti danni cerebrali. Che tipo di danni? Sono danni in qualche caso risolubili, in qualche caso irreversibili, quindi l’uso di queste sostanze è un grosso rischio per la comparsa di importanti danni cerebrali. In qualche caso si è osservato un “meccanismo doppio” della sostanza: l’effetto allucinogeno tipico della molecola veniva attribuito a qualche altro prodotto aggiunto alla sostanza. Si è visto che non è così. Il Ministero della Salute Americano ha stabilito che la prevalenza d’uso delle sostanze è nella fascia dei 18-20 aa (da uno studio del 2001). C’è una dipendenza di tipo psicologico simile in tutto a quella della cocaina. Mentre per gli oppiacei si sta ricercando una terapia, per gli stimolanti non si sa ancora come trattare efficacemente pazienti con dipendenza. Chiaramente tutto quello che abbiamo detto non include le diversità individuali, soggettive: è stato riportato per esempio un caso in Italia 11 di una ragazza che ha preso una sola compressa e ha riportato un danno al fegato importante senza aver mai avuto alcuna patologia di base precedentemente. Perché si muore di queste sostanze? La causa principale è l’intossicazione acuta; c’è un rialzo della temperatura corporea, un’ipertermia e quindi un colpo di calore ed in queste condizioni è importante un ricovero quanto più rapido possibile in un centro ospedaliero. Questa è la principale causa di morte. A seguire ci sono problemi cardiaci uguali a quelli osservati per la cocaina dal momento che è anche essa uno stimolante. Sono stati riportati casi di emorragia cerebrale e di insufficienza renale. I danni cerebrali non dipendono dall’uso prolungato delle sostanze, dipendono invece dalla quantità di sostanze assunta e possono non essere completamente reversibili. Con la metodica della PET si è dimostrata una carenza dell’utilizzo del glucosio da parte del cervello che ne porta quindi un danno. C’è una molecola che ha un logo che somiglia a quello di un farmaco: ha un bromo attaccato all’anello aromatico e questa molecola assomiglia alla mescalina (un potente allucinogeno), questa sostanza è uno degli allucinogeni più potenti che conosciamo: ha infatti efficacia con 1-2 mgr solamente. Un derivato di questa molecola ha, al posto del bromo, uno iodio (un alogeno come il bromo) che dà ancora più potenza alla molecola. E quindi circola anche quest’altra sostanza. Un’altra cosa simpatica che vi volevo far vedere è la mescalina. È una sostanza, un principio attivo, contenuta in un cactus. È stata utilizzata dalla popolazione indigena per tutti i riti magici, se andate a rivedere un vecchio film (“Arancia Meccanica”) scoprite che usavano latte e mescalina. Latte e mescalina perché le fettine di quel bottone di Mescal essiccate hanno un sapore cattivo e allora lo mettono nel latte, anche perché il latte, essendo una sostanza grassa, è un buon estraente di questi principi attivi (si sciolgono molto bene nel grasso). Per cui il principio attivo dalla pianta passa nel latte. Abbiamo parlato delle sostanze allucinogene più conosciute. Quello che mi premeva era farvi vedere la molecola e come somiglia alla dopamina: come questa sostanza interferisce quindi sui recettori. 12 Un’altra sostanza allucinogena è una triptamina: un giorno negli Stati Uniti trovano un tir pieni di rospi. “Ma cosa ci fanno con tutti questi rospi?”. Si scoprì che il rospo viene stuzzicato e viene raschiato sulla pelle: contiene la bufatenina, una 5-idrossi-N,N-dimetiltriptamina. Il nome bufatenina origina dal fatto che il rospo in latino si chiama “bufo” (lt. Bufo,-onis). È un altro allucinogeno che si ricava dal rospo. È molto simile alla 5-idrossitriptamina, alla serotonina. Cannabis Ho lasciato pochissimo tempo per una tra le sostanze stupefacenti più importanti: la cannabis. La cannabis è tra le sostanze stupefacenti più classiche. E una tra le più difficili da esaminare. Vediamo di riuscire ad esprimere alcuni concetti. La cannabis è un derivato della canapa indiana. La cannabis è una droga? No. La cannabis è una pianta. È stata classificata da Linneo nel 1750: a questa pianta corrisponde il nome latino di “Cannabis Sativa”. Dalla canapa si producono fibre che voi tutti conoscete ed avete utilizzato, ad esempio, una corda fatta di canapa. Dai semi (che sono molto simili a quelli che vengono dati ai canarini: “il prof. Giusti dice che i canarini cantano perché mangiano quei semi, ma non è vero!” ;-)) di canapa si può ottenere un olio (l’olio di semi di canapa) che per tanto tempo è stato utilizzato commercialmente (esiste anche una catena di cosmetici a base di cannabis). La cannabis è un arbusto dioico (significa che esistono piante maschili e femminili) che ha una fioritura all’anno e, in qualche caso arriva anche ai 3 metri di altezza. Secondo la classificazione di Linneo esiste un’unica specie: “cannabis”, ma ci sono diverse varietà (2 sottospecie): la sativa e l’indica (o indiana). Quindi un’unica specie, ma diverse varietà chimiche che sono legate alla quantità di principio attivo che vi è contenuto. Cioè: una pianta che è utilizzata per produrre le corde ed una pianta che è utilizzata a scopo voluttuario non sono identificabili, se non attraverso l’analisi chimica. La produzione della canapa per uso tessile è consentita a patto che le piante abbiano un bassissimo tenore di principio attivo: la produzione 13 di queste piante è sponsorizzata dall’Unione Europea a patto che le piante non abbiano un elevato tenore di principio attivo. A basso dosaggio la sua assunzione produce un leggero effetto sedativo-ipnotico, mentre a dosi più elevate diviene un allucinogeno importante. Il principio attivo è contenuto in tutta quanta la pianta, ma principalmente nella resina che cresce sulle infiorescenze delle piante femminili. Le infiorescenze delle piante femminili sono le più ricche di principio attivo. Le sostanze psicotrope della pianta sono tante, i cannabinoidi sono tantissimi: si parla di 66-67 cannabinoidi in ogni pianta, ma quella attiva (l’unica sostanza ritenuta attiva) dovrebbe essere il Δ-9tetraidrocannabinoide, più comunemente conosciuto come THC. La concentrazione di THC è influenzata dell’ambiente (è una pianta tropicale, quindi ha bisogno di un clima caldo umido) e dalle modalità di coltivazione (la pianta ha bisogno di un irraggiamento particolare) ed è maggiore nella varietà indica e minore in quella sativa. Poiché le parti più ricche di principio attivo sono le inflorescenze e le parti terminali esistono oggi dei prodotti in commercio illecito, illegale, che sono costituiti solo dalla parte terminale, apicale della pianta. Chiaramente questo comporta una concentrazione di principio attivo notevolmente più alta di un altro prodotto ottenuto macerando, triturando tutta quanta la pianta: pensare che nella parte del fusto, nella parte legnosa non c’è affatto principio attivo. In questo modo si riesce ad ottenere piante con notevole potenza. Questa pianta è stata utilizzata per tanti anni, ma nessuno riusciva a capire perché questa pianta avesse questi effetti. Finalmente nel 1990 sono stati individuati i recettori cerebrali per questa sostanza e si è scoperto che esistono cannabinoidi endogeni: il nostro organismo produce queste sostanze. A questo si è arrivati perché era impensabile che il cervello utilizzasse recettori per delle cose attribuite ad una pianta. Alla fine è stata scoperta la molecola endogena che assomiglia al THC e a questa molecola è stato dato il nome di ANANDAMIDE perché in linguaggio sanscrito “ANANDA” significa “beatificazione, gioia”. 14 Le manifestazioni cliniche sono dovute al fatto che il cervello scambia i cannabinoidi per l’anandamide. Li hanno trovati più o meno in quasi tutte le zone cerebrali: principalmente nella corteccia frontale, nel sistema libico, nell’ippocampo, e la posizione di questi recettori media gli effetti sull’organismo: ad esempio lo stato dell’euforia è legato all’attivazione dei recettori sulla corteccia frontale, l’anedonia nell’ippocampo, l’equilibrio ed altri problemi nel cervelletto e nel sistema libico. Il THC modifica i neuroni dopaminergici implicati nel meccanismo di ricompensa cerebrale. Per cui in mancanza della sostanza il cervello non si sente sufficientemente gratificato. Ci sono alcuni segni, sintomi clinici dovuti all’intossicazione di queste sostanze: modificazioni nell’orientamento spazio-temporale, stato euforico sostenuto da intenso benessere, alterazione dei processi di memorizzazione (viene soprattutto alterato il processo della memoria a breve termine). C’è poi una diminuzione della pressione arteriosa ed un aumento della frequenza cardiaca. Ci sono tutta una serie di effetti psicologici che sono legati all’abuso di questa sostanza: elevazione dell’umore, diminuzione della percezione del tempo che trascorre, ci sono i vuoti di memoria, alterazioni nel giudizio, difficoltà nella concentrazione e possono esserci, cosa molto importante, crisi di panico anche ricorrenti che possono manifestarsi anche dopo del tempo dall’interruzione della sostanza. Allora…si è detto che non è una droga: ci sono alcuni lavori scientifici oggi, molto importanti, che affermano che questo prodotto può essere utilizzato come farmaco. È stato approvato negli Stati Uniti dalla Food and Drugs Administration. Stiamo parlando di principio attivo estratto dalla pianta o preparato in laboratorio sinteticamente ed inserito in compresse. Compresse approvate negli Stati Uniti con l’unica indicazione terapeutica nei confronti di nausea e vomito in soggetti in chemioterapia. Sembrerebbe che il Δ-9-tetraidrocannabinoide possa ridurre questa sensazione di nausea e vomito associata a questi farmaci. L’utilizzo terapeutico ufficiale è legato solo a questa applicazione. (Questo è stato, tra l’altro, smentito da molti altri studi che dimostrerebbero, invece, il contrario: indurrebbe il vomito). 15 Si è detto malissimo anche sull’uso di questi prodotti nella sclerosi multipla: da un ultimo studio pubblicato nel 2002 è stato dimostrato che il trattamento con cannabis provocava un peggioramento della situazione globale e nessuna efficacia sulla malattia in tutti i soggetti analizzati. Oggi tutti gli studi seri non sono più sul Δ-9-tetraidrocannaboide (che è stato abbandonato). Oggi tutti gli studi sono su prodotti sintetici che vagamente somigliano al Δ-9-tetraidrocannaboide. Un’ultima nota: non si parla mai di sigarette. L’assunzione tramite il fumo non potrà mai essere un sistema terapeutico perché nel prodotto di combustione si formano sostanze che non vanno bene, soprattutto della combustione non si riesce a conoscere esattamente la dose somministrabile perché la quantità di principio attivo dipende dalla temperatura di combustione: chi fuma in modo più violento, aumenta la temperatura della sigaretta e produce una serie di sostanze chimiche da quella combustione, chi fuma invece più lentamente produce una temperatura inferiore e produce altre sostanze differenti in proporzione dalle prime. Quindi non si riesce mai a sapere esattamente quanta sostanza viene somministrata. Quindi la somministrazione tramite fumo non potrà mai essere un sistema terapeutico. Parliamo quindi solo di principio attivo estratto della pianta o preparato sinteticamente in laboratorio ed inserito in compresse. Compresse approvate negli Stai Uniti dalla Food and Drugs Administration, mentre in Italia non è stato approvato il prodotto, la cui unica indicazione terapeutica per tali compresse è per combattere la nausea ed il vomito in soggetti in chemioterapia. Stiamo parlando, ricordatelo sempre, di principio attivo contenuto in un farmaco. Sara. 16