L’Autore estemporaneo creativo Stesura compositiva e creativa di una canzone “Metodo per l’estemporaneità compositiva di una canzone” Prefazione o “INTRODUZIONE GENERALE AL METODO” “la vita è come la musica: deve essere composta ad orecchio, seguendo l’istinto e le sensazioni, non le regole; tuttavia occorre conoscere le regole perché qualche volta servono da guida in casi dubbi, ma ciò non capita troppo spesso….” (Samuel Butler) Carissimi tutti , io sono Andrea e mi diletto nell’inventare in modi molteplici e più consoni alla mia personalità per dare corpo ai miei sogni. Uno tra questi è mettere in moto tutta una serie di “giusti” presupposti, per amplificare in me, e in chi vorrà prendere atto dalle potenzialità di tale lavoro, tutte le caratteristiche che, a mio avviso, sono indispensabili per concretizzare una stesura di una canzone (testo/musica) che definirei un “opera eccelsa della creatività umana”. Sono sicuro che tu sappia già che portare avanti con forza i propri sogni, richiede sempre una fortissima dose di consapevolezza, carattere, amore e fede (o se vorrai fiducia in se stessi). Scrivere canzoni (testo/musica) richiederà, quindi, sicuramente una dose notevole di creatività ma anche una tecnica ben precisa per cui, date queste due premesse, tutti, a mio modesto avviso (e dimostrerò il perché) sono potenziali autori, quantomeno di testi “poetici”. L’ispirazione verrà sempre quando ci si “posizionerà” versò l’atto compositivo “sfidando” l’autore creativo latente che è in ognuno dando “forza” alla propria “anima” che sarà la piattaforma dalla quale partiranno tutte le più o meno belle proiezioni di ciò che si è, con la “fiamma” della creatività che si accenderà ogni volta che l’anima vorrà lasciare un segno a patto però che ci si abbandoni totalmente ad essa. L’Amore per le sfide personali sarà l’elemento indispensabile, sempre, per poter portare avanti e permettere che si concretizzi quel giusto rapporto tra il “Sé-artista” (presente e più o meno latente in tutti) e la propria individualità creativa. Il "mistero" si svela a chi usa le facoltà del suo "strumento", il proprio corpo.( Einstein ) La mente umana Il cervello è diventato un oscillatore quantico; oscilla tra due estremi, alti e bassi, eccitazione e depressione ed è incapace di imboccare la via, cioè compiere azioni coerenti con la propria vera volontà che è la soddisfazione dei propri bisogni, senza depredare gli altri o l'ambiente. E' un fatto, non un fato crudele.. (G.Conforto-Astrofisica) La mente dell’uomo moderno è stata “lobomotizzata” da ciò che inibisce di superfluo ogni impulso che normalmente sarebbe destinato ad atti “creativi” che appagherebbero in misura maggiormente soddisfacente che non l’arrendersi a ogni sorta di “passività”. Cervelli, quindi, reclusi in “barattoli” entro i quali, nulla sembra potersi o peggio doversi più muovere autonomamente. E’chiaro quindi che con tali premesse ogni cosa si debba pensare o fare o dire etcc… si riduce a “mere” automatizzazioni di quelle già precarie condizioni in cui normalmente versa un atto creativo. La creatività é a portata di mano di ciascuno di noi, infatti l'essere creativi non dipende esclusivamente dalla genetica, proprio perché i geni non sono capaci di gestire i cambiamenti fisici e mentali che si manifestano nell'arco di una vita. La creatività è quindi il modo di saper utilizzare la plasticità del cervello per rispondere alla complessità degli eventi, mettendo in funzione le molteplici ed articolate funzioni intellettive di cui ciascuno di noi é geneticamente dotato. Come un blocco di marmo prende la forma pensata dalla creatività dello scultore, così il cervello di ciascuno di noi può essere potenziato da noi stessi, migliorando coscientemente le funzioni intellettive, ed acquisendo in tal modo un benessere derivante dalla fiducia nelle proprie naturali capacità creative. Ricordiamo che vivere da creativi non significa solo inventare qualcosa di nuovo o essere originali per forza, ma essenzialmente significa invece trovare soddisfazione nell'utilizzare al meglio entrambe le potenzialità di sviluppo del proprio cervello. La creatività è quindi un processo naturale della mente , basta sintonizzarsi sulle giuste “frequenze vibrazionali” dell’attività celebrale, cavalcare le giuste “forze” dell’anima (emozioni quali la passione, l’odio, la paura , la tristezza, l’Amore ect….) e tutto porterà naturalmente ed inevitabilmente verso quel “patos” che fa emergere il meglio di noi quando siamo in atto creativo. EMISFERO LOGICO ed EMISFERO EMOTIVO emisfero destro – residenza del pensiero emotivo. Qui ha sede la creatività, l’immaginazione; emisfero sinistro – sede della logica, del senso di calcolo, dei modelli verbali e concettuali. Conoscere e comprendere il funzionamento dei vari stati delle onde cerebrali su menzionate, ci fa comprendere anche l’importanza di creare un equilibrio nell’emissione e nella ricezione di queste onde elettromagnetiche, affinché possiamo ritrovare e/o mantenere un buono stato di salute del nostro corpo e della nostra mente. Un modo per mantenere la frequenza elettrica delle onde cerebrali in equilibrio è quello delle tecniche di rilassamento. Generalmente sono delle tecniche che fanno utilizzo di modelli verbali accompagnati o meno da suoni, naturali e/o artificiali, che permettono al cervello di produrre onde cerebrali con una frequenza piuttosto bassa. Come abbiamo più volte visto in queste pagine, il nostro cervello è formato da due emisferi: Le onde celebrali Il nostro cervello è sottoposto a stimoli continui che ne variano la frequenza delle scariche elettriche che lo attraversano e che vengono espresse in Hz. Più è alto il numero degli Hz al secondo più il cervello si trova in uno stato di attività consistente. Mi spiego meglio. Innanzitutto diciamo che le frequenze di cui stiamo parlando sono divise in quattro aree (o fasi) le quali hanno dei corrispondenti valori compresi in una scala da 0,5 a 30 Hz al secondo. Le aree a cui ci riferiamo sono chiamate: Delta; Theta; Alfa; Beta. Ognuna di queste fasi (o aree), manifesta, come detto, una propria attività elettrica. Analizziamole una per una. ALFA: Le Onde Alfa hanno la capacità di fare da ponte tra la mente conscia e quella inconscia/superconscia, di avere un vivido immaginario e una consapevolezza rilassata e libera da pregiudizi. Le onde alfa sono attive ad esempio quando ci troviamo rilassati in un divano a leggere un libro. In questa fase potremmo avvertire una sensazione di attenzione e trasporto particolari nonché una immersione totale nel contenuto del testo a cui stiamo prestando particolare attenzione, al punto tale, che potremmo assumere un leggero atteggiamento ipnotico ma vigile. In questa situazione le onde cerebrali trasmettono una frequenza compresa tra i 7/8 e 12/13 Hz; Le onde cerebrali Alfa contribuiscono a un problem solving creativo, a un apprendimento accelerato, a un miglioramento dell’umore e a una riduzione dello stress. Introspezioni intuitive, situazioni creative, ispirazione, motivazione e sogni ad occhi aperti caratterizzano le onde Alfa. Queste onde sono rilassate, pur essendo vigili, quindi forniscono un ponte tra le menti conscia, inconscia e/o superconscia. BETA: le onde beta invece hanno un’attività molto più intensa compresa tra i 12/13 e 30 Hz . Generalmente quando sono attive queste onde stiamo vivendo contesti nei quali riceviamo stimoli eccitanti che provocano altresì una tensione mentale e muscolare. Uno dei luoghi in cui è facile essere invasi da stimoli che provocano un significativo innalzamento della frequenza elettrica cerebrale è sicuramente quello della discoteca. THETA: Le onde Theta sono la nostra creatività inconscia, l’ispirazione e la connessione spirituale .Le onde delta e theta, le troviamo invece rispettivamente nel corso delle attività oniriche e di sonno profondo senza sogni. Le loro attività elettriche sono molto basse e sono comprese tra i 0,5 e 7/8 Hz . In particolare le onde theta (0,5/4 Hz) sono attive quando siamo in uno stato di creatività, immaginazione, ispirazione e sono caratteristiche che ritroviamo facilmente in chi pratica la meditazione. È il classico esempio dei soggetti che “sognano ad occhi aperti”. Questa fase del sonno è anche detta “REM” È l’effetto ponte delle onde Alfa che può portare le percezioni delle onde Theta nella mente cosciente. DELTA : Le onde delta invece, sono presenti in quella fase del sonno profondo in cui c’è il totale abbandono e inattività onirica e dove l’intero organismo si rigenera. Le onde per una creatività profiqua Affinchè la propria attività compositiva renda al massimo è necessario “fidarsi” delle frequenze vibrazionali del nostro cervello che più ci garantiscono una condizione di rilassamento e allo stesso tempo di “distacco” da ciò che l’attività creativa produrrà attraverso la dinamica compositiva (ad Es..di un testo poetico). Queste sono le onde “Alpha” (. Queste onde cerebrali trasmettono una frequenza compresa tra i 7/8 e 12/13 Hz;) io amo definirle le “onde buone” infatti quando la nostra mente è in onde Alpha, c’è un ritmo creativo potenziale che altresì potenzialmente è in grado di crescere smisuratamente e adattarsi naturalmente proprio a ciò che “speriamo” o desideriamo possa manifestarsi della nostra attività creativa. Il livello Alpha è, quindi, quel particolare stato celebrale di coscienza nel quale il ritmo celebrale e il lavorio del cervello sono notevolmente rilassati: è lo stato di massima distensione psicofisica nel quale possono manifestarsi le più preziose ed intime risorse della mente: creatività, intuizione, scoperta ….etc… Per essere ciò che si è bisogna crederci, questo è alla base di ogni evoluzione del proprio io,bisogna imparare a conoscesi non dubitando mai delle potenzialità nascoste, infatti solo se ci si pone in maniera positiva verso qualcosa da raggiungere, ci si renderà conto che il traguardo non è poi tanto lontano da raggiungere. Propositi del testo [...] Uno scrittore privo di talento non può evolvere uno stile letterario di qualche merito. [...] Non credo che si possa insegnare a scrivere a chi già non possiede talento letterario. Solo in quest'ultimo caso un giovane autore può essere aiutato a trovare se stesso, a liberare il proprio linguaggio dai cliché, a eliminare le goffaggini, ad abituarsi a cercare con risoluta pazienza la parola giusta, la sola che potrà trasmettere con la massima precisione l'esatta sfumatura e intensità del suo pensiero. (V. Nabokov) Questo che andrò ad illustrare è un metodo per realizzare una “stesura compositiva e creativa” per creare canzoni (testo/musica) partendo da quelle che sono le mie esperienze personali arricchite di mille consigli pratici per rendere la composizione quanto più realistica e efficace possibile. Allo stesso tempo, lo stesso metodo è ottimale per chiarire a se stessi quanto sia facile ed efficace darsi la/le possibilità di godere del fatto che si possa riuscire , davvero, a creare “dal nulla” qualcosa di unico e proprio, essenzialmente partendo dal principio che ogni individuo racchiude in se un potenziale enorme e “latente” di energia creativa tutta pronta per emergere quando si vuole. L’obiettivo primario di questo lavoro sarà quello di abilitare e mettere a disposizione di tutti gli aspiranti autori, alcuni strumenti essenziali che l’artista/creativo potrà fare propri; elementi fondamentali (e più) da inserire nel proprio “bagaglio esperenziale” al fine di migliorare e quindi perfezionare sempre più il proprio stile compositivo. Vi guiderò attraverso un percorso di “presa di coscienza” delle proprie personali capacità creative, permettendovi di affinare le singolari abilità da compositori/creatori di canzoni (testo/musica) e proporrò molti spunti significativi per poter riflettere sulle molteplici implicazioni di quelle che risulteranno le attitudini compositive soggettive partendo appunto da questi elementi fondamentali. Impareremo, così, a confrontarci con la stesura di un testo, che si “abiliterà” adattandosi nel migliore dei modi ad una musica (quella che riterremo più adatta ad essa affinchè se ne risalti tutta la forza) e viceversa. Quanto leggerete vi introdurrà, guidandovi per mano e per gradi, alla realizzazione dei “vostri sogni compositivi” – opere che senza una forte “implosione” riuscirebbero a fatica, trovare da se la strada per la “luce” . La partenogenesi (dal greco παρθενος, «vergine» e γενεσις, «nascita», ovvero riproduzione verginale) è un modo di riproduzione di alcune piante e animali in cui lo sviluppo dell'uovo avviene senza che questo sia stato fecondato. Metaforicamente lo stesso processo avviene con la composizione e stesura di una canzone a patto che si sappiano “domare” con disinvoltura, tutte quelle espressività proprie dell’artista che si coniugano nell’attività del fermento compositivo. E’necessario, quindi, scoprire pian piano e in “primis” le strategie essenziali che aiuteranno a migliorare ed amplificare le proprie “performance” creative e compositive. Considerazioni personali E’risaputo che non tutti nascono propensi all’autodidattica e spesso, anche per chi lo fosse non lo si diventa per una serie di concause relative ai limiti che lo stesso procedimento implica o implicherebbe. Quali sono i limiti dell'autodidatta? 1)Se assumi una cattiva impostazione non c'è nessuno a fartelo notare e rischierai di sciupare tutto. 2)Se trovi un testo su cui le cose non sono molto chiare non hai nessuno che te le semplifichi subentra confusione e presto si accantonerà l’idea di approcciare un qualsivoglia “metodo” di apprendimento proposto. 3)Tante fonti hanno delle cose apparentemente inutili ma che magari chi ha più esperienza riesce a riassumere in poche cose che risultano anche più efficaci, ma non tutti “NASCONO CON L’ESPERIENZA” quindi subentrerà “lo scoraggiamento” che paralizza. 4)Per ogni dubbio che nasce nella testa non hai un maestro a cui puoi chiedere chiarezza in merito. 5)Rischi di non seguire un percorso adatto a te per quanto riguarda la tecnica e rischi di concentrare la tua attenzione su cose molto futili trascurando cose fondamentali 6)Non hai un "modello" ….. un punto di riferimento per un sano e profiquo confronto. 7)Se sei una persona a cui non piace tanto leggere rischi di annoiarti seriamente peggio se la lettura non sarà semplificata e stimolante. 8)Alcuni argomenti a volte sono esposti in modo tale da risultare noiosissimi..un buon metodo può renderli piacevoli 9)Un buon metodo può insegnare ad essere musicisti oltre che esecutori (per la stesura dei testi il concetto sarà verosimilmente uguale) 10)Senza un buon testo si può rischiare di non capire qual è il modo migliore per studiare..non tutti devono studiare allo stesso modo e devono necessariamente seguire percorsi specifici. « Un musicista deve fare musica, un pittore deve dipingere, un poeta deve scrivere, se vogliono essere davvero in pace con se stessi. » “Non c'è niente di nuovo da scoprire, ma le informazioni di cui necessitiamo sono davanti ai nostri occhi, la cosa difficile è vederle.” (Gregg Braden) Per coloro che , quindi, avranno difficoltà a mettere in pratica i consigli e le tecniche compositive presentate o meglio proposte o meglio ancora consigliate in questo lavoro, potrà sicuramente giovare molto il confrontarsi con qualche amico/conoscente che abbia gli stessi interessi o obbiettivi. Un confronto diretto non potrà che giovare e probabilmente creerà quei presupposti giusti di stimolo psicologico affinchè si possa crescere più agevolmente e, perché no, in maniera anche “dignitosamente celere” rispetto alle esigenze che implica lo stesso operare per raggiungere la maggior parte degli obiettivi proposti. Tale confronto, a mio parere, potrà accentuare le spinte conoscitive e innescare il fatidico “la” per poi mettere in atto le prerogative giuste per “costruire” da se tutta una serie di attitudini che andranno, con il tempo, ad incrementare l’intera gamma di nozioni qui apprese, favorendo la crescita individuale nello specifico delle individuali prospettive personali. “Il mondo non viaggia ad una sola velocità e ognuno di noi ha la propria velocità, ognuno è inserito in un meccanismo che lo rende assolutamente artefice di se stesso” Presupposti essenziali “Alla fine, nulla di ciò che abbiamo fatto o detto in questa vita conterà più del modo in cui siamo riusciti ad amare noi stessi e gli altri” Ogni aspirante autore dovrà: Sentirsi sufficientemente motivato per raggiungere risultati soddisfacenti Saper suonare almeno uno strumento ( chitarra o tastiera elettronica ) – la sola conoscenza del pianoforte potrebbe limitare il fluire delle tecniche compositive da me proposte Avere la possibilità di avvalersi di un Home studio (Editare la musica può risultare fondamentale per accelerare e “limare” una propria composizione) Conoscere le basi della “grammatica musicale” e un minimo di nozioni di metrica per poter dare una certa “musicalità”ad un testo. E’banale sottolinearlo ma sarà d’uopo avere senso del ritmo, orecchio musicale, discreta se non buona capacità di riprodurre, quindi, la canzone “in fase embrionale” in analogico o digitale) Per ognuno di questi punti evidenzierò alcune considerazioni, ma questo lo farò in relazione alla “tabella di marcia” che man mano affronteremo e sulla quale modellerò l’andamento didattico delle specifiche questioni inerenti ciò che tratterà questo “metodo”.“Puoi chiudere gli occhi davanti alla realtà non davanti ai sogni” Citazione: “Quanti ragazzi trovano nella poesia un sollievo alle proprie inquietudini! Scrivere sognando, aiuta a mitigare dolore e ad approfondire la ricerca interiore. Molti tengono per sé i fogli in cui hanno impresso le proprie emozioni. Ma c’è chi vorrebbe farle leggere ad altri. E allora iniziano i problemi. Libri di poesie non se ne stampano, a meno che l’autore non sia famoso. E’possibile farlo solo autofinanziandosi e pagando le spese. Per poi ritrovarsi tra le mani un libro, stampato in poche centinaia di copie, che nessuno vuole distribuire. Quando leggo belle poesie che mi arrivano via e-mail, vorrei che altri ne godessero e che gli autori potessero avere la soddisfazione di vederle stampate ……..Ho sempre ritenuto che le canzoni fossero poesia in musica. …….” IL “PATOS” DELL’AUTORE CHE CREA Capitolo 1° Elementi basilari Questo in alto è un Home studio, carino vero? Qui nascono e prendono “forma” potenzialmente tantissime idee – belle composizioni. Anch’io mi avvalgo, chiaramente di un Home studio per “raffinare” le mie creazioni compositive. Quello che ci terrei a sottolineare adesso è, considerare quanto sia importante “la passionalità” ovverosia “il Patos” con il quale si cercherà di imprimere uno stile personalizzato ai lavori di composizione di una canzone. Ogni canzone ha “un anima”, il compito di colui che compone una canzone sarà quello di riuscire a far si che, per l’appunto, “l’anima della canzone” stessa emerga (senza troppe controindicazioni ne trauma alcuno) e quindi possa palesarsi e accarezzare “i sensi” di chiunque ascolti con il cuore. Molto, in una canzone, può essere determinato da un buon testo, mai troppo poetico ne arcaicizzante ne eccessivamente criptico, bensì strutturato nell’essenzialità di una semplicità che sia immediata e che , quindi, “arrivi” dritto al cuore (poi dipende , chiaramente, dalla sensibilità di ogni autore) . Io opto, quasi sempre, per un testo immediato e conciso; usare un buon testo scorrevole e lineare, può voler dire anche esser capaci di sviluppare un certo dato tema, anche se profondo o delicato, con la stessa “leggerezza” ed efficacia con cui si approccerà un qualsiasi altro testo meno impegnativo che tratti magari di un tema frivolo o banale. Insomma – è importante imparare a dare sempre,costantemente, un’impronta stilistica personale ad ogni testo, immaginandolo già eseguibile con una musica e per far questo “ogni virgola del testo deve evocare l’anima dell’autore nel pieno rigoglio d’estasi compositiva”. Generalmente, nell’atto compilativo di una canzone (Testo/musica) v’è, quasi sempre, un continuo lavorio di rettifiche e ripensamenti di ogni genere e questo processo si attualizza con la mera speranza di trovare la miglior soluzione finchè ora il testo ora la musica “calzino” sempre più rispecchiando l’idea che “archetipicamente” ha reso dinamica la parte iniziale della creazione poetica o musicale. Questo lavoro, a mio avviso, dovrà essere accelerato il più possibile per evitare inutili quanto scomposte sovrapposizioni di idee. Risulterà una fatica enorme, infatti, tener testa a tutte le “voglie” che manifesta la mente nel “manipolare” l’energia primaria che da forma all’idea “prototipo” del pezzo in compilazione. Per esperienza dico che bisognerebbe essere “drastici” in tanti passaggi – senza ragionamenti ulteriori bensì privilegiare ovviamente il gusto personale e dare priorità alle “frasi” e ai passaggi meno complessi - (anche musicalmente il discorso risulterà simile). Un buon autore di canzoni cerca di mirare all’effetto complessivo, anche se grossolano, del pezzo (chiaramente in fase embrionale), quindi per dar priorità a tale “enunciato”, ritengo sia “lecito” risultare (in prima istanza) anche – superficiale – Il pezzo “grezzo” verrà (si spera) eseguito con un arrangiamento anche magari grossolano (chitarra e voce) ma logicamente ben interpretato. E’stupefacente, infine,osservare quanto (con la giusta carica e intensità tonale e vocale) possa essere valorizzato un pezzo, arricchito da “accorgimenti sapientemente dosati” nel’arrangiamento e nel’interpretazione. Riguardo, chiaramente, traccia vocale si preferirà di una voce (al maschile o al femminile) che maggiormente incarni le esigenze stilistiche del brano in questione. Quindi niente ansie di prestazioni nell’eseguire la stesura di un testo o di una musica. Esperienza personale Passo molte ore “incollato” alla mia tastiera o dietro un mixer cercando il suono giusto oppure l’atmosfera più consona per descrivere, attraverso i versi di quella che sarà una mia nuova canzone, un determinato sviluppo interiore o un dato stato d’animo, e tutto questo viene ispirato dalle tranquille ore notturne nelle quali sono maggiormente prodigo di idee. E’ nelle ore della notte , infatti, che la mia creatività si “amplifica enormemente”. Sinceramente non saprei dire se questo “strano” fenomeno venga vissuto anche da altri autori. Credo che fare musica sia un dono del cielo. Affermarsi, avere gratificazioni, riconoscimenti, attestati di stima e altre cose del genere, purtroppo dipendono da migliaia di fattori. Non esiste una regola per avere successo in questo campo, così, come credo, in qualsiasi campo; ma di una cosa sono certo: In tutti i miei molteplici anni di attività artistico/compositiva frenetica e non sempre produttiva come avrei voluto, mi sono accorto che spesso il tempo non gioca a favore, ansi limita i movimenti e contribuisce ad accentuare quella strana sensazione di “soffocamento” che si prova quando si desidera e non si può avere ciò a cui si anela. Non dipende certo da me sapere se domani tutto il mio lavoro verrà vanificato o apprezzato, credo però sia giusto,almeno per una volta, condividere un pò di quel talento, quel dono del cielo che nasce senza strani compromessi, quella musica sincera che si materializza nel silenzio della mia stanza e che come per magia arriva in quella altrui. Non è forse quello che capita anche a te ? Ho una certa esperienza e posso affermare che l’autocritica è uno degli strumenti più importanti, forse il più di tutti quello che sarà sempre indispensabile ad un compositore/autore. Per raggiungere risultati soddisfacenti, bisogna essere “severi” con se stessi in quanto ogni canzone nuova richiede una buona dose di autocritica. Sfruttando la tecnologia di cui oggi dispongo, ho modo di sentirmi sempre pronto, ogni qual volta “mi salgono” rigurgiti di creatività compositiva…… Si ! l’impulso creativo che è in me, mi troverà sempre allerta e capace di tener testa a moltissime delle esigenze che questa stessa mi imporrà. Quindi solo con un’attenta valutazione non individualistica della musica, potrò sentire di aver fatto, ancora una volta, un ulteriore piccolissimo passo avanti, portando la mia opera creativa sempre più vicino a chi forse un giorno ascolterà anche me. Reminiscenze del passato Di tante esperienze personali che ho avuto modo di vivere attraverso questa forma d’arte, mi piace portarmi con lo “sforzo” dei ricordi a un tempo ben preciso che ha segnato tutta la mia vita di autore. Ricordo, infatti, quando, in occasione di un viaggio intrapreso con mia madre presso alcuni parenti, ebbi modo (per la prima volta) di imbattermi in una vera tastiera professionale (avevo 13 anni) . Ricordo ancora che mio padre, dopo tanta insistenza dovuta all’amore a prima vista di una “Yamaha PSR-6300” mi regalò questa tastiera che per me sembrava un’astronave e incominciai a sognare . Con accompagnamento automatico e alcuni styles rudimentali ma efficaci, giusto quanto bastava per stimolare la mia creatività musicale, (Ho ancora con me quel cimelio al quale devo tutta la mia passione per la creatività compositiva). Ricordo che appena la portai a casa, marchingegnai per ore su quei tanti tastini, giusto per incominciare a capirci qualcosa…. Che emozione ! qualche sera dopo ….ci suonai così tanto tempo che feci l’alba soltanto per il “legittimo” gusto di capirne sempre meglio ogni “ingranaggio” (fu una continua scoperta di novità). Già da bambino mi avvicinai alla musica con l’istinto di scrivere qualcosa di mio, strimpellando la chitarra lo potevo fare e lo feci spesso (ma i risultati erano chiaramente “grossolani”) ciononostante mi vedevo sovente con un registratore sul cui nastro (musicassetta) incominciavo a registrare alcuni giri armonici e ritmi vari che poi iniziai a riprodurre con il mio “rudimentale” arranger. Questo laborioso ingegno era da preludio a quelle che sarebbero state le mie prime canzoni o comunque a tutto quel lavorio che mi introduceva alla mia attività di compositore di canzoni. Passati gli anni adolescenziali, quella voglia di “inventare” (Testi/musica) cresceva con me e mi accompagna ancora – sentivo a quel tempo crescere l’esigenza di di strumentazioni sempre più adeguate al livello di competenza tecnica che potenzialmente desideravo raggiungere, che dessero, quindi, nuove opportunità per esprimermi al meglio delle mie forze compositive e di essere sempre più autonomo. Dicevo tra me e me “chissà mai se un giorno la tecnologia mi permetterà di editare autonomamente e comodamente una canzone o una musica da me” (pensavo a quelle che oggi chiamiamo “Home Studio”). Nascevano intanto le prime “workstation” ed io ne acquistai una “Pc Atari 1040” (con software Logic) .. che forza ! (non ci capivo tanto e quindi frequentai qualche corsetto veloce introduttivo). Avevo, quindi, strumentazioni rudimentali soddisfacenti per muovere i primi passi e altri sogni da “setacciare” nell’infinito mare delle mie copiose voglie di autonomia stilistico/musicale. Oggi, in piena era multimediale, ci possiamo misurare tranquillamente con le potenzialità di internet e con tutte le forme di comunicazioni annesse. Formati multimediali comodamente scaricabili dalla rete (mp3…mp4…etc….) . E’ chiaro che queste opportunità sono golosissime per chi “lavora” in un “Home studio” e, comodamente da casa, realizzare con arte le proprie composizioni ridurle in un “agile” formato multimediale e, nel giro di pochi secondi, inviare tutto on-line, è davvero fantastico ma bisogna saperlo fare e soprattutto, il risultato finale della composizione di una eventuale canzone, dovrà essere sufficientemente “sopportabile all’udito” (quindi perfezione assoluta o quantomeno buon senso, specialmente se il pezzo verrà inserito in rete, proposto in qualche “bacheca” virtuale accessibile ai più). L’esigenza di creare estemporaneamente Spesso mi sono chiesto il perché avessi tanta esigenza di creare – scrivere musica, comporre testi o poesie, la risposta me la sono data dopo anni di autentica e sofferta “introspezione artistica” e sono giunto ad alcune conclusioni che sicuramente saranno individuate come profique da chi esaminerà attentamente cotesto lavoro. Un pensiero primario intorno al quale ruota la maggior parte del mio atteggiamento compositivo l’ho maturato da tempo – “scrivo, ormai, tutto quello che desideri sena velature alcune di ambizione” ciò che , infatti, mi porta ad eseguire qualsiasi cosa desideri che sia sufficientemente interessante e nuovo da essere considerato “nella sua naturalezza” una nuova opera compositiva, avrà tutta la mia “coscienzializzazione”. La «coscienzializzazione» poetica è dare un significato al contenuto delle relazioni emozionali, questo è il compito che spetta al poeta/autore – Emozionare . Si ! mi riferisco alla naturalità con la quale le composizioni dovrebbero essere eseguite – spontaneità, leggerezza, gioia, armonia dei sensi . Scrivere, quindi, cercando di dare un’anima alla propria composizione/esecuzione …. (sia che si tratti di un testo o che , altresì, di una musica). Personalmente, quando scrivo una canzone, non penerò mai a cosa o a come scriverla ma attingerò da quel processo creativo di “estemporaneità pura” senza pensare troppo al risultato finale (quello si raggiunge pacificamente cavalcando l’onda delle frequenze celebrali che inducono al rilassamento e quindi saranno propedeutiche all’attività creativa). Un prodotto “autenticamente vero ed ispirato” (quindi avvertito sempre come sano, genuino,naturale, “omeopatico”) avrà molta più forza “invasiva” (nell’anima) e ne penetrerà soavemente le corde recondite anzicchè di un pezzo ragionato a tavolino per ore magari solo per dover soddisfare alcune esigenze di mercato . L’ispirazione – l’idea Quando ci si abbandona alle personali esigenze di compilare qualsivoglia composizione creativa (da una semplice e-mail ad una poesia, un pensiero, una lettera d’amore, un testo, ci si spinge inconsciamente verso un “amplificare” il contenuto dello scritto considerando di ampliare in modo lineare, il più possibile il senso da dare allo stesso quasi come vi fossero dei meccanismi subconsci che prospettino di far affiorare “quegli archetipi” del linguaggio che useremo in maniera implicita, ne favoriremo così inevitabilmente , un incontro tra idea e stesura che , incontrollabilmente, almeno questo è quello che capita a me, ne marcheranno il senso ultimo del testo. E’ così che ci si inoltra in meandri sconosciuti dell’animo: zone ovetutto sembra una scoperta continua fatta di parole stese e destinate a divenire concetti, contestualizzati dal proposito di delineare al meglio l’obiettivo preposto. Spesso ci si sente come se vi fosse qualcun altro a preoccuparsi quasi di farne dettatura; ogni parola, rileggendola nel suo insieme, sembra dar vita ad un mondo a se eppure fa parte di quella compilazione (talvolta ricercata). Ci si accorge che ,magari, se ci si fosse razionalmente preposto di scrivere in tal maniera tal concetto e se , ad esempio, quel dato “aforisma” (redatto per caso) efficace e brillante, non sarebbe mai riuscito se non vi fosse stato della sorta di “abbandono” stilistico dettato dalla “fede” (fiducia estrema) nell’estemporaneità creativa che fa sempre la differenza. Quello che sperimento io, è semplicemente unico, caso per caso : ogni nuovo scritto sembra sempre essere un nuovo “dono” dall’alto (quasi come se certe espressioni le canalizzassi da “altri mondi”o “universi paralleli”) .Succede che, compilato tutto, nel complesso era tutto già dentro me ed era tutto pronto per uscire fuori per essere gustato –spesso il segreto di tali alchimie lessico/compilative è più vicino di quanto mai si sia potuto immaginare perché tutto presente dentro ogni anima che pronto a manifestarsi concretamente (con le giuste tecniche compositive)ogni qual volta ne verranno evocate le dinamiche. Un consiglio utile sarà, certamente quello di limitare al massimo ripetizioni concettuali ed anche, quindi di riproporre le stesse parole (un buon surrogato sarà l’uso di sinonimi semplici ed immediati), il risultato finale sarà più che sufficientemente accettabile. L’idea passa e soffermarsi troppo su come esternarne l’effetto rischierà di lasciare spazio ad altre che, sovrapponendosi all’originaria percezione concettuale, potrebbe falsarne la forza primaria perché facilmente soggetta a “spure” sovrapposizioni di forma. Personalmente, in fase di prima stesura , difficilmente rileggo quanto scrivo, questo aumenta in me una certa “auto-stima” perché tale scelta aumenterà gradualmente una certa fiducia nelle personali potenzialità che un autore deve avere di se (chiaramente questa libertà sarà propria di chi ha già ben dimestichezza con le tecniche di stesura “estemporanea” di un testo e varrà solamente in fase di stesura primaria), la musica potrebbe essere eseguita seguendo la stessa musicalità del testo e tutto verrà da se, almeno è quello che auguro e auspico. Storia della musicalità poetica La ‘musicalità’ della poesia comincia a essere al centro della riflessione nel XIX secolo. È la lirica simbolista francese – in particolare con Mallarmé - a individuare in essa l’essenza della poesia, ciò che la distingue dalla prosa e dalla comunicazione ordinaria. Da qui discende il ‘primato del significante’ che caratterizza molta poesia del Novecento. Modernità e ‘musicalità’ L’idea che la ‘musicalità’ sia una qualità essenziale della poesia è relativamente recente. Fin dai tempi più remoti, certo, si è ritenuto che suono e ritmo avessero un peso importante nell’arte della parola, ma solo nel XIX secolo questi aspetti assumono una rilevanza primaria, e si pongono al centro della riflessione. Uno dei più influenti teorici della ‘musicalità’ come essenza della poesia è Edgar Allan Poe, che nel 1846 scrive: “La musica è come l’idea della poesia. L’indeterminatezza della sensazione suscitata da una dolce aria, che dev’essere rigorosamente indefinita, è precisamente quello a cui dobbiamo mirare in poesia”. La dimensione sonora della lingua, che in passato aveva una funzione accessoria, quella di rendere gradevole e armonioso il testo, è indicata come il cuore stesso della parola poetica, la quale deve essere il più possibile ‘indefinita’, cioè lontana dalla univocità del linguaggio ordinario, e suscitare sensazioni ‘indeterminate’, prendendo a modello l’arte dei suoni. Senza teorizzarlo esplicitamente, Poe sta mettendo in discussione la tradizionale gerarchia delle arti. Quanto questa gerarchia sia radicata, ancora a metà Ottocento, possiamo comprenderlo da un intervento di Charles Baudelaire su Wagner, del 1861: “Anche senza testo – scrive l’autore delle Fleurs du mal - la musica di Wagner resterebbe ugualmente opera poetica, essendo dotata di tutte le qualità costitutive di una poesia ben fatta, e di per sé esplicita, tanto i suoi elementi sono ben correlati tra loro, congiunti, adattati reciprocamente, (...) prudentemente concatenati”. Mentre elogia Wagner, come si vede, Baudelaire dà per scontato il primato della poesia sulla musica. Proprio in quegli anni, tuttavia, un ‘nuovo ordine’ nei rapporti tra le arti comincia ad affermarsi; già all’inizio del secolo Arthur Schopenhauer (Il mondo come volontà e rappresentazione, 1819) aveva collocato la musica al vertice dell’espressione artistica, come rappresentazione diretta della volontà; in La nascita della tragedia (1872) Friedrich Nietzsche vede in essa – in contrapposizione alle arti della parola- l’intuizione ‘dionisiaca’ della cosa-in-sé. A questo inedito primato dell’arte dei suoni corrisponde una profonda crisi della poesia. L’invidia di Mallarmé Paul Valéry racconta che Stéphane Mallarmé “usciva dai concerti pieno di sublime gelosia”. Ciò che il grande lirico ‘invidiava’ alla musica era l’indeterminatezza dei suoi contenuti, la sua mancanza di legami con il discorso comune, ordinario. Confrontata con una composizione musicale, anche la poesia più rarefatta rischiava di suonare come un piatto resoconto intorno alla realtà. Contro la zavorra prosastica andava ricercata la ‘musicalità’ (“De la musique avant toute chose”, scrive Verlaine in Art poétique) non come ornamento esteriore, ma come ciò che è più proprio della poesia. Nello sforzo di distinguersi dalla prosa e dal linguaggio della comunicazione, l’arte della parola incontra la musica e la elegge a modello. Mallarmé è il primo ad avvertire la trappola che una tale emulazione cela: potrà mai la poesia essere musicale quanto lo è la musica stessa? Egli aggira la contraddizione e passa per così dire al contrattacco, sostenendo che la poesia è musica più di quanto lo sia l’arte comunemente nota con questo nome. “Quello che io faccio è Musica. – scrive in una lettera del 1893 - Chiamo così non quella che si può ricavare dall’accostamento eufonico delle parole (…) ma l’al di là magicamente prodotto da certe disposizioni della parola (…). Il termine Musica va inteso qui nel senso greco, che in sostanza significa Idea o ritmo tra dei rapporti; più divina in questa accezione che non nella sua espressione pubblica o sinfonica”. La realizzazione di una tale ‘musica’ comporta la sistematica rimozione dal testo di ogni troppo esplicita referenzialità, di ogni ‘contenuto’ troppo chiaro e determinato. Ciò che conta non è quello che la poesia ‘dice’, ma la suggestione derivante dalla trama dei suoni. Musica e significato Con Mallarmé, la ricerca della ‘musicalità’ in poesia approda a un primato del significante (della parola stessa, della sua sonorità) a spese del significato. È una tendenza che avrà un seguito nella cosiddetta ‘poesia pura’ e – in Italia - nell’Ermetismo, ma anche (con valenze diverse) nelle avanguardie (Futurismo, Surrealismo, Dadaismo) e nelle neoavanguardie degli anni Sessanta (in Italia, il ‘Gruppo ‘63’). Nel Novecento, l’enfatizzazione della ‘musicalità’ in poesia è tale che T. S. Eliot sente il dovere di fare qualche precisazione: “La musica della poesia - scrive nel 1942 - non esiste indipendentemente dal significato; altrimenti potrebbe esservi una poesia di grande bellezza musicale ma priva di senso, come non mi è mai accaduto di leggere (…). Una poesia è ‘musicale’ quando ha una duplice struttura, l’una di suono, l’altra di significati secondari nelle parole che la compongono; queste due strutture musicali sono indissolubili e fanno tutt’uno”. Una ulteriore precisazione ci viene da un grande critico russo, Michail Bachtin. “L’aspetto puramente acustico della parola – scrive in Estetica e romanzo - ha, in poesia, un significato relativamente piccolo; il movimento che genera il suono acustico, e che è più attivo negli organi articolativi, ma che si estende anche a tutto l’organismo, sia che si attui effettivamente in una recitazione, sia che sia vissuto per simpatia nell’audizione, sia che sia vissuto soltanto come possibile, è infinitamente più importante della stessa cosa sentita”. In poesia, secondo Bachtin, “a ordinarsi, propriamente parlando, non è l’aspetto acustico delle parole, bensì quello articolatorio e motorio”. Essenziale nella ‘musicalità’ di un testo è “il sentimento della generazione di una parola significante”, il sentimento “di un’attività di scelta del significato (...), di un’iniziativa semantica del soggettocreatore”. La ‘musica’ della poesia - che in Mallarmé era la qualità di una parola pura, ‘sola’, senza locatore - con Bachtin recupera i suoi aspetti semantici, e il suo radicamento in un corpo vivo che si rivolge a un altro. SCRIVERE UNA CANZONE IN ATTO D’ESTEMPORANEITA’ Capitolo 2° Propositi concreti L’obiettivo di questo testo è quello di illustrare esaustivamente alcune tecniche e suggerimenti che io stesso attualizzo nella composizione/compilazione di una canzone (testo/musica) e mettere quindi in comune tante disposizioni e consigli pratici da far propri per aumentare il “bagaglio” delle esperienze compositive capaci di migliorare al meglio il proprio personale stile compositivo. Desidero guidare l’attento osservatore di tale lavoro attraverso percorsi di vere “prese di coscienza” dalle proprie personali potenzialità e capacità compositive, dando a chiunque la possibilità di affinare le singolari abilità compositive. Proporrò spunti di riflessione significativi per accentuare tutta una serie di propedeutiche concause a riguardo ma non desidero che questo lavoro venga considerato un testo “didattico” piuttosto una raccolta di preziosi consigli da applicare in base alla sensibilità e alle potenzialità latenti di ognuno. L’estemporaneità compositiva: “minitrattato di stilistica compositiva” “Quesiti ricorrenti: Una canzone dovrà essere “composta” dando priorità alla musica e quindi scrivere prima una melodia e poi la parte armonica o viceversa? E la parte armonica stessa come dovrebbe essere pensata?E per il testo? Quale approccio sarà il più efficace? Qual è, in tema di composizione di una buona canzone, il miglior modo per comunicare?Scrivere prima un testo e poi musicarlo o scrivere una musica e poi, ivi, adattarvi un testo?Cos’è l’estemporaneità creativa e che funzione avrà nella stesura di una canzone di musica leggera?” “Nell’atto di creazione di ciascun individuo l’arte nutre l’anima,coinvolge le emozioni e libera lo spirito, e questo può incoraggiare le persone a fare qualcosa semplicemente perché vogliono farlo. L’arte può motivare tantissimo, poiché ci si riappropria, materialmente e simbolicamente, del diritto naturale di produrre un’impronta che nessun altro potrebbe lasciare ed attraverso la quale esprimiamo la scintilla individuale della nostra umanità” (Bernie Warren, arteterapeuta) Nelle numerose performance musicali/poetiche che avranno luogo durante la fase creativa guidata dall’estemporaneità, si auto regola un continuo scambio emozionale dettato spesso da una apparente non direttività, al fine di concretizzare i seguenti obiettivi: Scoprire il proprio mondo interiore intriso di emozioni Esprimere le emozioni senza preoccupazione del giudizio Condividere le proprie “tensioni” emotive Conoscere la relazione tra i nostri pensieri e il mezzo che li esprime Abituarsi all'ascolto e all'osservazione del nostro “Sé – individualistico” Creare e ricreare servendosi del mezzo che attraverso il silenzio evidenzia tutta la fase estemporanea : “l’Anima e le sue corde più inviolabili” Prestare attenzione ai tempi ed ai ritmi individuali e a quelli altrui Agire perpetuando un perfetto interplay (AZIONE RECIPROCA, INFLUSSO RECIPROCO….) Sperimentare nuove modalità di espressione stilistiche Creare il proprio spazio interiore e attingervi sempre “novella” vitalità compositiva Acquisire senso ritmico stilistico/poetico nella redazione di un testo Giocare, armonizzare le idee, viverne fantasiosamente i tocchi. Scrivere e musicare un testo per la compilazione di una canzone può essere l’operazione più semplice che possa esistere a patto che, come detto già più volte, ci si affidi a quel processo di creatività che parte dall’anima. Questo processo sarà frutto di quella intuitività manifesta in dinamiche di estemporaneità cognitiva che passa e dovrà coinvolgere profondamente ogni aspetto del nostro Sé interiore, perché è da qui che ha origine ogni forma d’arte intuitiva. Così si attingerà facilmente a quei meccanismi solitamente ignoti e ignorati che fanno di un opera compositiva un capolavoro potenziale di pura estemporaneità creativa. Cosa intendo io per “estemporaneità compositiva”. La questione sembrerebbe abbastanza complessa da esporre, sarebbe necessario, infatti, analizzare caso per caso ma sono certo che quanto dirò a breve merita spazio e quindi cercherò di eunucleare in maniera esaustiva ogni concetto per poter esaurire al meglio la questione vista dal mio modesto punto di vista. Comincerò con il raccontarvi di come vivo nel mio “Essere/autore” il rapporto tra concettualizzare, ideare, “deliberare idealmente”, portare dal “nulla” all’essere una mia qualsivoglia opera artistica che chiaramente contemplerà anche la forma cantautorale/poetica/musicale. Dirò che personalmente passo disinvolto e indifferentemente, per la stesura di una canzone, passando senza ordine predefinito o preconcettualizzazione aprioristicamente calcolato, di passare dal testo lirico alla musica e viceversa, senza particolare difficoltà ma sottolineo che, evidentemente ,questa peculiarità compositiva potrebbe o forse è essenzialmente una mia attitudine personale e non potrò pretendere che chiunque possa avere lo stesso tipo di approccio con la stesura di una canzone, la “tecnica “ che istintivamente adotto da sempre, mi fa sentire creativamente “vivo” e massimamente produttivo. Consapevole di quanto appena esposto, cercherò, proseguendo questo scritto, immedesimarmi un po in tutte le modalità finchè l’esclusività del mio approccio stilistico/compositivo non abbia ad essere per alcuno un punto di riferimento univoco. Improvvisazione o estemporaneità? Il concetto di estemporaneità viene così a collocarsi in una fascia intermedia tra quella della pura interpretazione e l'improvvisazione vera e propria, che risponde a una creazione ex-novo, a una invenzione del momento con caratteri ben più ampi di quelli della semplice interpretazione creativa. Chi scrive ha usato per anni il termine "composizione istantanea" con l'intento di specificare la diversità del processo creativo basato sulla performance da quello costruito a tavolino secondo procedure del tutto differenti, e molti musicisti lo utilizzano ancora sia per questo motivo, sia per sottolineare che di processo compositivo complesso, e quindi "colto," pur sempre si tratta. Quando scrivo salto da un processo cognitivo ad un altro come se non fosse nulla di particolarmente complicato, in realtà si tratta di “planare” continuamente su onde vibrazionali di un“puro caos”, tutto diviene spunto creativo ma, in onde celebrali propedeutiche all’atto compositivo/creativo tutto diviene “vibrazione” interiore da tradurre in atto coercitivo. Mi è capitato spesso di scrivere testi avendo la chiara percezione di non poter riuscire a musicarne mai le parole o forse l’ho fatto ma dopo anni senza pensare; quando scrivo una poesia, potenzialmente questa diverrà, con le giuste modifiche e accorgimenti del caso, una canzone. Dirò di me che, essendo prevalentemente un autore strumentale mi capita sovente di “accendere” note e, in un secondo tempo, farne vivere la musicalità delle parole di un testo, avvalorando estremamente tutta “l’opera” in un atto creativo che ha dinamiche anche sostanzialmente lontane da ciò che si potrà pensare del semplice “dare un testo ad una musica”. Non sempre è possibile scrivere un testo di una canzone o semplicemente un testo poetico usando esclusivamente regole precostituite di metrica da manuale; si possono, infatti, presentare sovente problemi di incompatibilità tra la musica e i versi. Spesso per alcuni autori, questa incompatibilità rappresenta la nota dominante dello stile compositivo predominante che si è scelto di proporre. In ogni caso, a mio avviso è difficile per il vero “creativo” articolare una composizione “standardizzandone” il risultato ultimo. E’altresì auspicabile che vi sia estrema versatilità, perché le potenzialità compositive latenti in ogni individuo artisticamente dotato,possono essere pressocchè infinite. Quindi ,sostanzialmente, non è corretto considerare che possa esserevi, nello specifico, un “metodo” per la composizione di una canzone perchè l’autore, per antonomasia, è un “creativo intuitivo” estemporaneo nella forma e rivoluzionario nell’operato. E’ opportuno chiamare i processi creativi in maniera differente tra loro, collocandoli nella specifica sfera espressiva ed estetica a cui appartengono. Come un creativo scrive una canzone Capitolo 3° “Tutto inizia da un’emozione, tutto prosegue grazie all’attesa di una nuova canzone” (Carmen Consoli) Tutte le canzoni che si realizzano nascono da un’idea di base ma si sviluppano seguendo ciascuna il suo percorso, la sua unicità sarà frutto di migliaia di variabili tutte diverse tra loro nei particolari, pur mantenendo generalmente l’impronta “originaria” dell’originalità dell’artista che ne cura la stesura. Nuova perché (ad esempio) ogni volta rispondente a diverse esigenze interpretative – sostanzialmente nuova perché, se ci si pensa bene , ogni canzone , avrà una sua anima ed una sua personalissima storia da raccontare in modalità variabilissime a seconda delle esigenze stilistiche che domineranno in quel periodo “storico” …… privilegiando emozioni a differenza di altre o modellandosi alla forza interiore che , in date circostanze, l’autore dovrà essere più o meno in grado di traslare al pezzo. L’autore che scrive con il cuore, imprime l’impronta personale della sua anima che non potrà essere altro che un fluire di genuinità individualizzata. Questi,secondo il mio punto di vista, dovrà riflettere poco su ciò che verrà espresso nell’atto creativo e allo stesso tempo, in tal misura, dovrà “misticamente” (ricordo le onde Tetha) emanare dal suo mondo interiore, musica e testo che abbiano la capacità potenziale di traslare i pensieri e trasportare “emozioni profonde” da un punto all’altro della coscienza di chi ascolterà il pezzo. La musica e l’arrangiamento , chiaramente, dovranno essere “la piattaforma” sulle quali si adageranno tutte le più intime sfumature “omesse” del testo per invalidità intriseca (pur riconoscendone una musicalità in ogni testo) … la musica quindi dovrà valorizzare il testo e non esserne soltanto una bella cornice. In effetti quando si leggeranno alcuni dei vostri testi, si dovrà avere una netta percezione che questi siano nati da poesie o meglio come poesie. Comporre senza preconcetti stilistici L’arte di comporre si apprende attraverso lo studio tecnico della musica e della metrica. Comunque sia, penso che scrivere canzoni sia il modo più diretto per esternare le proprie emozioni, arrivando direttamente al cuore di tutti. E’ comunque importante tenere tener presente che delle regole esistono e che, se decidiamo di infrangerne qualche principio base, per lo meno dobbiamo sapere di farlo in modo consapevole, attraverso una scelta stilistico/compositiva mirata. Le canzoni più belle sono quelle che nascono spontaneamente, senza troppe “costruzioni”. Scrivere una canzone ragionata e “regolamentare” è sicuramente un operazione compositiva che un buon autore/compositore deve, all’occorrenza saper fare, ma per questo vi sono oggi in commercio dei metodi ben delineati che guidano, in maniera impeccabile, ogni aspirante autore a perfezionare le varie tecniche compositive della scrittura creativa. Il presente lavoro si propone specificamente ben altro. Canzoni impegnate e pensate a tavolino sono frutto di una laboriosità notevole che , spesso, può risultare davvero un operazione complicatissima e dispendiosa in termini di energie mentali e di tempo. Per quel che concerne, altresì, l’atto compositivo estemporaneo, tutto sarà, direi, “meccanicizzato” dall’estemporaneità che ha origine da quella che chiameremo “intuizione cosmica” (più avanti tratterò il tema nello specifico delle sue forme). Ogni insita dinamica dell’autore “estemporaneo”deve sapersi dimestricare liberamente e scorrevolmente con naturalezza “imbarazzante” su linee compositive che quasi provengano da dimensioni parallele per prender forma nel odierno contesto “spazio/tempo” della percezione di una realtà multiforme e direi “multidimensionale”. Ogni artista che collega la "mente del cuore" con il cervello opera uno "sfondamento" delle barriere dell'Io e penetra con l'immaginazione creativa nel mondo invisibile in cui si agitano le pulsioni creative, l'eros, le figure dell'anima e i simboli che descrivono parti frammentarie degli archetipi provenienti dal Sè cosmico. Nella mia idea primaria, l’autore è colui che sarà sempre sufficientemente consapevole che l’atto creativo estemporaneo non seguirà “pragmaticamente” e consciamente alcun “calcolo” per concretizzare né concettualizzare il suo atto creativo, bensì, il suo andare sarà come fluire di “magma” di idee mai stillate dal pensiero artato. Per descrivere emozioni bisogna averle vissute Procedere alla stesura di una canzone in modalità estemporanea risulterà quasi sempre un processo interiore molto serio e complesso, simile ad un travaglio perché risultante di un’autentica introspezione ma in forma inconsciamente vissuta e quindi potenzialmente “dolorosa”. Se si riesce a prender coscienza di tale principio, si potranno, in breve tempo, riscontrare degli ottimi risultati stilistico/compositivi – basterà solo cercare di capire a quali “leggi compositive e poetiche”personali risponde meglio la nostra anima creativa. Generalmente, quando si scrive (testo e musica)bisogna cercare di essere molto chiari, esistono regole ben precise a cui conformarsi specialmente se si desidera compromettere e , in un certo senso tradire “l’autenticità dell’artista che è in noi” dandosi a compromessi stilistico/compositivi che finiranno per “prostituire” l’estro creativo autentico, a cui in fine poco resterà di autentico ed estemporaneo, bensì soggetto quasi del tutto alle dinamiche “schiavizzanti” del mercato commerciale. Ciò non significa che bisogna procedere senza tecnica bensì, conoscerle ed esercitare l’arte compositiva come se non esistessero regole ( siamo nel mondo ma non di questo mondo ). E’questo che animerà in noi quell’intuito creativo che attingerà direttamente dagli archetipi latenti in chi attinge “l’acqua della vita” che da vigore ai sogni e li trasforma , in maniera estemporanea, da spazi “cosmici (ricordo che ognuno di noi è portatore più o meno sano di un universo unico ed irripetibile) che riempiono le nostre anime” verso quelle che saranno le nostre più belle e sentite e vere canzoni. Soave sarà, imparare a planare sui venti sui venti tiepidi e soavi ma anche di bora propri di certe realtà creative che risiedono nel profondo di ogni inquietudine artistica, animandosi nei controsensi più astrusi ma al tempo stesso carichi di Sé ….. di quel sé che desidera prender vita attraverso il “canale” del nostro Amare ciò che siamo identificandone le “forme” nella nostra forma esplicita d’arte estemporanea, tutto partendo, quindi, da una personale emozione interiore – esperienza reale o realistica di noi vissuta e emozionante a tal punto da farci credere che , per noi, sia impossibile esternarne la “forza” – meno che mai trovarne le parole per redarne versi. Bisogna imparare a scrivere “distaccati” dall’evento che si vuol mettere in versi mentre ci si collocherà (in ogni situazione)come in forma “d’alter ego o in terza persona impersonale” ma allo stesso tempo far si che, nel qui e ora, tutto ci possa riempire – tutto di ciò che ci farà inevitabilmente vivere o rivivere le emozioni dell’evento che desideriamo evocare e traslare in versi (con la musica il procedimento , per le “fonti” più sensibili, potrà essere similare). Le armi della propria operosità compositiva dovranno essere sempre pronte per ogni “lotta emozionale interiore tra Psiche ed Anima” – armi infallibili, personalissime, imprescrutabili e talvolta (perché no?) “concettualmente improprie” ….. purchè efficaci per realizzare quell’alchimia compositiva d’estemporaneità creativa. La capacità intrinseca dell’autore di potersi, a tempo debito, immedesimarsi in ogni situazione psicologica è fondamentale, è giusto, quindi , pensare di chi scrive una canzone , che sappia scrivere canzoni che verranno interpretate da anime di “variegato” sesso. L’autore completo, quindi, non potrà limitare l’efficacia della sua produzione indirizzandola esclusivamente verso univoche categorie. Scrivere al maschile o al femminile o “altro” sarà una prerogativa essenziale che richiederà una immedesimazione introspettiva, seria ed equilibrata,di tipo traslativa ma pur sempre realisticamente veritiera anche se , magari, fantasiosa. La creatività – il creativo - creare Capitolo 4° * La creatività è uno dei tratti salienti del comportamento umano, è dettata da un’intelligenza non logica più evidente in alcuni individui che sono in grado di produrre novità e cambiamenti grazie alla loro capacità di intuire nuove connessioni tra pensieri ed oggetti Significato del termine L'uso estremamente comune della parola creatività crea problema e imbarazzo. Essa, infatti, non possiede un significato chiaro e univoco, è una voce impiegata in molteplici contesti anche a scopi difformi."La parola creatività compare nei dizionari alla fine del secolo scorso, ma rimane confinata al linguaggio degli specialisti". Per creatività si intende: L’uso di tutti i linguaggi possibili come strumenti di conoscenza e comunicazione La creatività consiste nel saper fornire risposte originali alle differenti situazione che si presentano. Il concetto di creatività rimanda alla capacità di trovare nuove relazioni tra le idee e le cose e di trovare nuovi modi per esprimerle Dunque cosa significa creatività? E’ la capacità, facoltà, attitudine a creare; come attività, operosità dinamica, forza costruttiva, la capacità di creare, di inventare con libera fantasia. La creatività sembra influenzata positivamente dalla capacità individuale di riorganizzare continuamente la propria vita. Molte ricerche hanno tentato di delineare un profilo di personalità creativa. Un "creativo" generalmente può possedere caratteristiche come: la curiosità, l’indipendenza, la non convenzionalità, la versatilità, la capacità di lavoro, la capacità critica, un’ampia gamma di interessi, intuizione. Creare, costruire, inventare e agire liberamente sono quindi le proprietà di chi opera con creatività: il creativo". Gli stessi dizionari, infatti indicano la parola creatività come derivante da creativo, colui che crea. Si chiama, quindi, creatività la facoltà che è propria dell’atto di "creare" qualche cosa di nuovo, che prima non c'era, attingendo contemporaneamente a dati reali e al frutto dell'immaginazione, alle attività dell'emisfero sinistro e a quelle dell'emisfero destro del nostro cervello. CERVELLO, CREATIVITA' Struttura del cervello Il nostro cervello ha la forma di una noce, l'emisfero sinistro è la sede del pensiero, della logica, del ragionamento matematico, della parola e controlla la metà destra del corpo umano (per esempio, la mano destra). L'emisfero destro controlla la metà sinistra (quindi anche la mano sinistra) e da lì scaturisce l'immaginazione, il linguaggio anagogico, il simbolo e la capacità di cogliere la magia della realtà. Il Cervello,quindi, e' suddiviso in due principali sezioni Destra e Sinistra , che nell'evoluzione si sono particolarmente differenziate modificando le infrastrutture neuronali degli Emisferi Cerebrali Superiori. Tale suddivisione del cervello in due sezioni rispecchia il fatto che anche il nostro corpo ha un articolazione binaria: abbiamo infatti due occhi, due orecchie, due buchi del naso, una lingua che differenzia il dolce dal salato ... due mani due gambe e cosi via dicendo. Emisferi celebrali Ciò suggerisce che le funzionalità del cervello, come espressione di una attività pensante, sia anch'essa duplice, e ciò vuol dire che possiamo significare ciò che osserviamo mediante due modalità alternative e complementari: l'una logico-razionale (cioè sequenziale, analitica, deduttiva) ed l'altra intuitiva-olistica (cioè sintetica, globalizzante, induttiva) le quali corrispondono fondamentalmente alle procedure funzionalmente differenziate delle attività dei due emisferi cerebrali. E' importante capire come queste due modalità di pensare possano essere correttamente coordinate per acquisire differenti livelli e stili di pensiero, senza generare contraddizioni che interiormente conducono a pericolose scissioni della presa di coscienza nella costruzione di una propria personalità creativa. Dagli studi di RMF (Risonanza Magnetica Funzionale) si interpreta la differente funzionalità dei due emisferi cerebrali come duplice capacità di mettere in correlazione la Memoria a Lungo Termine (MLT) con i processi di Memorizzazione a Breve Termine (MBL) da cui consegue la maggiore o minore capacita e rapidità di azione/reazione del pensiero. Il pensiero e' infatti determinato dal flusso di attività mnestiche che utilizzano differenti schemi di relazioni tra MLT e MBT, i quali vanno ad interporre il vecchio ed il nuovo flusso di informazione circolante tra il mondo esterno e la nostra abilità cerebrale fisiologica. Emisfero sinistro: modalità logico formali per semplificare la complessità dell'informazione La funzionalità logico-razionale dell' Emisfero Sinistro si sviluppa attivando la capacità associativa della Area di Wernike che tende a facilitare un integrazione con la MLT. Area di Wernike E' l'area del cervello cruciale per la comprensione del linguaggio. I soggetti che hanno danni neurofisiologici in quell'area non comprendono il significato delle parole e non riescono ad esprimersi. Fu così chiamata perché fu scoperta da Carl Wernike nel 1874. Emisfero Destro e Pensiero che modifica gli schemi logico-interpretativi In questo emisfero hanno luogo le attività cerebrali che sono necessarie per la valutazione complessiva di schemi logici applicati troppo rigidamente, i quali tendono ad impedire la capacità di delineare nuove significazioni sulla base di rinnovate aspettative. La creatività é prerogativa di chiunque proprio perchè ciascuno di noi, infatti l'essere creativi non dipende esclusivamente dalla genetica, proprio perché i geni non sono capaci di gestire i cambiamenti fisici e mentali che si manifestano nell'arco di una vita. La creatività è quindi il modo di saper utilizzare la plasticità del cervello per rispondere alla complessità degli eventi, mettendo in funzione le molteplici ed articolate funzioni intellettive di cui ciascuno di noi é geneticamente dotato. Come un blocco di marmo prende la forma pensata dalla creatività dello scultore, così il cervello di ciascuno di noi può essere potenziato da noi stessi, migliorando coscientemente le funzioni intellettive, ed acquisendo in tal modo un benessere derivante dalla fiducia nelle proprie naturali capacità creative. Essere creativi non significa solo inventare qualcosa di nuovo o essere originali per forza, ma essenzialmente significa invece trovare soddisfazione nell'utilizzare al meglio entrambe le potenzialità di sviluppo del proprio cervello. Nella nostra società contemporanea tutte le attività dell'emisfero sinistro, connesse al lato destro del corpo, sono molto più sviluppate e valorizzate. Non a caso l'aggettivo "destro" evoca, in italiano, destrezza, in inglese è sinonimo di "giustizia" (right), in francese di correttezza (droit), laddove l'aggettivo "sinistro" ha, in italiano, una connotazione di sospetto, in inglese di senza valore (left) e in francese di maldestro (gauche). La scarsa valorizzazione delle facoltà non razionali è la principale causa della mancanza di creatività, che si rivela solo quando c'è un'attiva collaborazione tra queste due diverse e altrettanto importanti modalità di percezione del mondo. La creatività si esercita rafforzando l'interazione tra i due emisferi del cervello, quindi ogni qual volta ragione e fantasia sono entrambe chiamate in causa, quando bisogna trovare un legame che colleghi due oggetti apparentemente estranei, quando bisogna leggere una forma nel contorno delle nuvole, quando si cerca un finale diverso alle fiabe tradizionali o alle situazioni scontate. L'intervento creativo scalza la banalità e a consuetudine, trovando nuove strade oltre i confini del già visto. Il processo creativo ha inoltre le sue leggi e i suoi tempi. Non avviene a comando. Ha bisogno di una fase di decantazione in cui, spesso proprio nel sonno, opera silenziosamente una sintesi di tutti gli elementi consapevolmente e inconsapevolmente raccolti. La soluzione può delinearsi a poco a poco, oppure, più spesso, quando l'elaborazione è ormai matura, può arrivare all'improvviso, stimolata anche da un particolare insignificante, come una musica, una frase detta da qualcuno, un'immagine per strada. E' una soddisfazione impagabile quella che accompagna e segue l'atto creativo. E' la conferma delle nostre illimitate possibilità, è la soddisfazione di vedere che un nostro contributo ha cambiato qualcosa nella realtà circostante, è il sottile piacere di condividere qualche cosa con quel gran Signore che creò il mondo in sei giorni Creare Creare era in origine un'azione che poteva vedere come sola causa incondizionata Dio: "Che l'uomo potesse essere creativo nel pensiero e nell'azione era considerato blasfemo fino a qualche secolo fa". Questa attribuzione però rappresenta solo un momento del rapporto complesso che ebbero le società verso artisti e individui geniali. Le diverse culture, infatti, reagirono al fare degli artisti in modi differenti, così, ad esempio, si ha da una parte l'atteggiamento di diffidenza e quasi disprezzo del mondo greco e romano, in cui " l'opera dei pittori e degli scultori in quanto lavoro manuale, [...] era lasciato, in un'economia schiavistica ai membri della classe servile" o comunque si riteneva, su influsso dell'estetica platonica, che l'arte potesse "fornire solo un vago riflesso della vera essenza della realtà, le idee, che essa tenta di riprodurre, per così dire, di seconda mano". In età Rinascimentale la prospettiva cambia decisamente in meglio e "l'artista fu personalmente onorato come un essere divino". Le diverse attribuzioni di valore fatte agli artisti, che portano da una parte a paragonarli a semplici artigiani dall'altra a divini creatori, riflettono e sono in relazione anche alle molteplici spiegazioni che nelle epoche si diedero al sorgere dell'idea. Oggi, la tendenza generale è di attribuire a tutti gli individui la capacità di produrre atti creativi, imprevedibili e originali; ed esistono corsi e pubblicazioni il cui intento formativo è di svilupparli e moltiplicarli. Le tecniche sono molteplici così come lo sono gli approcci e le definizioni; ma la creat ività non è più blasfema, o eccezionale, non sfida più la collera divina, anzi è patrimonio molteplice che viene cercato e sviluppato al fine di una miglior economia individuale e sociale. La creatività, odiernamente, è : considerata una qualità presente in tutti e tale qualità può essere migliorata e sviluppata. La creatività è considerata quindi un elemento quotidiano nella vita degli individui, risorsa fondamentale a cui attingere nelle diverse occasioni della vita. Da qui il valore attribuito a tutti gli sforzi per rendere più creativi il comportamento, il pensiero, nonché l'impegno allo sviluppo e alla stimolazione di tutte le potenzialità individuali. In sintesi, la creatività oggi esprime un valore positivo che si esplica nei diversi ambiti attraverso la ricerca di un miglioramento che passa, appunto, dallo sviluppo delle capacità creative, e i cui scopi possono essere i più disparati come migliorare la qualità della vita, le capacità professionali, lo studio, le capacità ideative. I luoghi della creatività e la formazione La molteplicità della nozione di creatività riguarda anche il campo formativo. Nei luoghi di esercizio della creatività "socialmente riconosciuta" come tale (scuole di teatro, musica, di realizzazione artistica e poetica, di ricerca e invenzione) la messa in atto di un'arte, di una tecnica o scienza è favorita dalle qualità creative individuali o collettive. Grazie ad esse tali arti trovano respiro e stimoli nuovi, d'altra parte proprio l'esercizio di tali arti è terreno favorevole allo sviluppo e incremento della caratteristica creativa nelle sue diverse modalità espressive: in sostanza, vi è una reciproca influenza tra lo sviluppo della creatività e lo sviluppo delle arti. La creatività in Psicologia Come interpretare e valutare le capacità creative – osservazioni storiche in Psicologia Dagli anni 50 le ricerche in questo campo si sono diversificate ed ogni scuola psicologica ha elaborato una propria teoria. “La prospettiva psicoanalitica già proposta da Freud, e successivamente sviluppata da Segal, Kris, Kubie e Arieti, interpreta la creatività come la capacità di far ricorso a contenuti inconsci o preconsci particolarmente vivaci e produttivi. Rogers e Maslow suggeriscono, invece, una visione personalistica, che considera l’attitudine creativa come l’espressione del perfetto funzionamento dell’individuo, dovuto al raggiungimento di un equilibrio stabile tra le varie componenti comportamentali. All’interno dell’approccio cognitivo, poi, ci sono varie correnti, ognuna delle quali pone l’accento su un particolare aspetto psicologico. Guilford concentra l’attenzione su un esame fattoriali stico dei diversi elementi che costituiscono il pensiero, analizzandone le varie componenti, comprese le capacità creative”. Mednick, Wallach e Kogan studiano, invece, il particolare modo di organizzarsi del processo associativo (stimoli-risposte), ritenendolo il maggior responsabile del funzionamento della creatività. Gli psicologi della Gestalt, infine, colgono nel processo creativo un’acuta quanto improvvisa ristrutturazione dei dati, che permette di vedere il problema sotto una nuova prospettiva. Ulteriori ricerche condotte da Sternberg (siamo ormai a metà degli anni 90) hanno permesso di comprendere i processi mentali che sono all’origine delle “illuminazioni” (insight), grazie alle quali sono state realizzate importanti scoperte nei diversi campi del sapere. L’insight era comunemente definita dalla maggior parte degli psicologi come un balzo, veloce ed inconsapevole, del pensiero, però, circoscrivono l’intuizione all’interno di una “scatola nera”, senza analizzare né i contenuti, né il funzionamento. Secondo Sternberg, invece, essa è composta da tre processi psicologici separati ma correlati tra loro: codificazione selettive, combinazione selettiva e confronto selettivo. -la codificazione selettiva si esplica nella selezione delle informazioni importanti, rilevanti, rispetto a quelle che non lo sono; -la combinazione selettiva è la capacità di collegare e combinare, in un insieme, le informazioni che all’inizio apparivano separate; -il confronto selettivo, infine, consiste nell’abilità di mettere in relazione le informazioni appena acquisite con quelle già apprese e risolvere, per analogia, il problema. Tale spiegazione ci permette di comprendere,quindi,che i processi intuitivi non sono qualitativamente dissimili da quelli cognitivi; ciò che differenzia i due diversi tipi di pensiero sono le modalità e, soprattutto, le circostanze di applicazione. Nell’insight, in conclusione, l’individuo creativo utilizza, in modo rapido ed intuitivo, le abilità cognitive normali per individuare, in particolari circostanze, la soluzione al problema. Chi è l’artista e “l’autore/cantautore”! Capitolo 5° I moti e i mondi artistici “Non può esserci eleganza di parole, senza aver prima concepito e sviluppato un pensiero, e non ci può essere chiarezza di pensiero senza chiarezza di parole” (Cicerone, De oratore) Cosa vuol dire “essere artisti”? Chi è artista? Nella contemporaneità si è affermata l’opinione che essere artista non sia una condizione particolare, ma che ciascuno sia un artista, in quanto non servirebbero talenti e formazione, ma l’unico ingrediente necessario sarebbe la creatività libera da ogni schema. Nelle biografie di molti artisti del Novecento, emergono inoltre abitudini disordinate, atteggiamenti eccentrici, comportamenti autodistruttivi, tanto che sembrerebbe che tale tipo di vita sia un ingrediente necessario per riconoscere il vero artista, sia esso un pittore, uno scultore, un musicista, un poeta. Gli artisti sono una categoria molto numerosa e variegata. Un artista? Lo si definirebbe un personaggio davvero speciale, generalmente sopra le righe nel senso di colui che, normalmente sembrando estraneo a certe logiche o dinamiche ed essendo un soggetto tendenzialmente “sui generis”, la realtà e il suo senso comune coesisterà su piani di livelli di consapevolezza dimensionale “altra”. Questi cresce maturando in se delle proprie attitudini peculiari e non riuscirà facilmente ad assecondare la sua natura finchè non imparerà, in modo “innaturale” a soffocare dentro di se le sue “forze” creative in divenire, limitandone il potenziale enormememente più alto di quanto in genere sarà indotto a esternare ed ignorare le umiliazioni continue a cui spesso sarà soggetto, ma quando vivrà le sue realtà artisticamente soddisfattorie le dovrà metabolizzare trasformandole in linfa vitale per determinare nuova carica creativa così che “energia novella” e rigenerate daranno modo all’arte che ne venga vissuta di coesistere e resistere e manifestarsi con sempre maggior consapevolezza. “L'arte è un appello al quale troppi rispondono senza essere stati chiamati.” (Leo Longanesi) L'arista, quando è consapevole della propria natura artistica, ma non si accontenta di questo. Dovrà essere e soprattutto sentirsi valorizzato dagli altri, finchè non riuscirà a “domare” il suo, “ego” . Questo che gli permetterà di comprendere sempre meglio la sua natura. L'artista nei suoi momenti di espressione deve avere la possibilità di dedicarsi alla creazione dell'opera artistica senza alcuna influenza esterna. Sono migliaia i processi “creativi” che inducono l’artista a produrre e mai smettere, fino a portare la propria personalità artistica all’inverosimile della ragione umana, il mistero di questa “alchimia” interiore risiede nell’anima dello stesso il quale deve imparare ad amarsi per assecondare e spesso “domare” l’impeto creativo che v’è …. Sempre che vi sia ….. un impeto realmente autentico ! Non c’è artista senza definizione di arte e non c’è arte senza un artista che sogna, immagina, cerca del nuovo, esplora nuovi universi, moti dell’anima e travagli. L'arte, per il fatto stesso che è un qualcosa di creativo, si avvicina in qualche modo all'immagine di Dio, (L’Artista per antonomasia) ed ansi risiede nel “Sé individualistico della propria coscienza” ed ha sicuramente un qualcosa di spirituale. Dio artista? Sì, Egli è l'Artista per eccellenza. La creazione del mondo e dell'uomo, che Michelangelo celebra con i suoi affreschi nella volta della Cappella Sistina, non è una meravigliosa e incomparabile opera d'arte? E al di là della natura, possiamo vedere la meraviglia di Dio Artista in noi. Noi siamo la tela. Con la nostra libera cooperazione, il Signore dipinge l'opera d'arte che è la nostra vita. Poi possiamo guardare indietro e chiederci: “Perché le cose sono andate così?” Quando analizziamo un quadro scopriamo la mano dell'artista, intuiamo qual è stata la sua idea e che cosa ha voluto plasmare. Allo stesso modo, guardando la nostra vita, possiamo scoprire la mano di Dio: la nostra vita è stata così perché Dio così ha voluto, e allora ci rendiamo conto del fatto che non è frutto della casualità o della fatalità, ma dietro c'è l'amorevole mano divina.( Padre Haydu) L'arte, ovviamente, può essere anche un qualcosa che fa a meno della materia, può essere espressa come un suono, la musica, e può essere un'espressione concettuale, cioè si definisce l'arte come pensiero, piuttosto che come espressione attraverso un oggetto. L'arista è consapevole della propria natura artistica, ma non si accontenta di questo. Deve essere valorizzato dagli altri. Il che gli permette di comprendere la sua natura. L'artista autentico... ha un grande gusto del bello, senso estetico, è intuitivo, romantico, sognatore... non si preoccupa dell'immagine e può vestire in maniera stravagante o ricercata... può essere eccentrico ed è, al contempo, malinconico e non sa vivere nel presente...si rifugia nel passato o sogna il futuro.... L'artista... ama l'insolito, l'eccentrico, l'eccezionale...si esprime attraverso l'arte e può essere un poeta, un musicista, un pittore, un attore, un fioraio, uno spazzino, un fornaio...un papa … Questi... non disdegna situazioni strane, scandali e cose proibite... ed è generalmente un personaggio affascinante, audace...”libero da schemi”….costantemente alla ricerca di qualcosa che trova con fatica nel corso del suo percorso, ne coscienzializza il mistero e tace. L'artista... racchiude in se il mistero di quella particolarissima forma di magia che è la creazione. Il genio “in senso lato” Un artista non sempre è un genio ! Nel linguaggio comune si reputa geniale chi, come Leonardo, è stato ai vertici in più campi. Solo chi passa alla storia per questa o quella scoperta, chi scrive un'opera (presunta) immortale è, infatti, solitamente considerato geniale. Una definizione ristretta del termine genio indica l'eccellenza in un solo campo: genio del pallone, genio della poesia, genio della matematica ecc. In questa seconda accezione, il termine genio è sprecato e ha una valenza puramente soggettiva (a seconda cioè dell'importanza che diamo all'ambito di competenza); se non siete convinti di ciò, pensate a un uomo politico che detestate e che ha avuto molto successo: Secondo la definizione ristretta è un genio della politica, ma dubito che gli passiate quel termine. Così un poeta può apparirvi geniale solo se lo apprezzate, tant'è che spesso gli stessi critici sono propensi a ridimensionare questo o quello. Tizio ha fatto qualcosa di "geniale", vale. Di fatto si finisce per rapportare il proprio valore ai risultati: chi crede nell'arte o nella scienza ammira i geni, chi crede nel denaro ammira gli uomini di successo, chi è affascinato dal potere ammira i politici ecc. Il genio ?- Essere intelligenti (geniali) significa aver un'alta intelligenza esistenziale, quindi aver capito la vita e averne “le redini ben salde in mano”. Poiché questa comprensione si traduce nella minimizzazione dei problemi, chi ha problemi non è geniale, semplice, a prescindere dalle opere che ha realizzato, mentre può essere geniale un perfetto sconosciuto che non troverà mai posto nella storia. Chi è “l’autore/cantautore”? “ Verso dove andiamo? un po più vicini a se stessi percorrendo i sentieri spinosi dell’anima e viaggiare in posti lontani ma certamente più affascinanti ed inusuali. Semmai ne esistano ancora ….. perché mai non credere nei sogni?” (Andrea Marrone) L’autore/cantautore è sicuramente, nella sua fattispecie, un’anima “antica” e sapiente e nobile; la “sapienza” creativa di un autore/cantautore consiste nel saper conciliare tutto ciò che si crede opportuno attingere dal proprio bagaglio di crescita personale - su più livelli - con quelle che saranno le esigenze compositive che, di volta in volta, si presenteranno e si dovranno affrontare. Basterà coscienzializzare e attivarsi.... “si viaggia a velocità variabili”... per cui non sempre si avrà la sensazione di essere nel giusto .... contrariamente si crederà si essere essenzialmente nella verità, e il testo ne sarà la prova, la dove “ci si cerca e ci si trova trovandosi” e muovendosi fuori e dentro se restando essenzialmente a proprio agio. Ma questo non significherà di certo essere arrivati alla meta. Ecco come si descrive Valerio Scanu (vincitore di San Remo 2010).Valerio è sicuramente un cantautore che soffre, ama e vive la sua forma artistica pienamente e liberamente. Questi è il “prototipo” dell’autore/cantautore a cui è indirizzato questo lavoro…ma chiaramente, per ciò che concerne questo testo , c’è molto….molto altro ancora da captare e trasformare in in vita. ”Ho scritto io le mie canzoni inedite...sono stanco dei pregiudizi sulla mia valenza artistica...sono testardo e sensibile e dimostrerò con i fatti il mio valore artistico....essere passato attraverso un talent show non fa di me un 'artista meno degno di altri nell'attuale scena musicale, ....so cosa voglio,... so dove sto andando,...so quali sono i miei obbiettivi artistici...e lo farò, arriverò con questo nuovo lavoro, il MIO vero lavoro, arrivare ai cuori della gente, perchè in quelle canzoni ci sarà tutta la mia anima....e poi affronterò il pubblico, guardandolo negli occhi ,presentando on the road , nei teatri il disco...e questo gia' a partire dalle prime settimane di gennaio 2011...Sara' una promozione impostata piu' sull'arte che altro...e mi lasciero' spero alle spalle tutti i laghi , tutti i posti e l'universo....e sarà solo musica...la musica e il mio cuore....”(Valerio Scanu). Proseguire il cammino per chi si sente attivo nel produrre questa forma d’arte (autore/cantautore) è un’impresa che impegna profondamente. Si evolve sempre e costantemente in questo campo, sia psicologicamente che spiritualmente che culturalmente e chi più ne ha più ne metta ….. se, infatti, si asseconderà ciò che si è senza mai soffocare la propria personalità, non si rischierà mai di entrare in “stallo”; tutto, infatti, presenterà una “crescita vibrazionale dell’anima costante e sempre più pura in divenire” e, anche quando nessuno saprà di te, tu saprai che il tuo “Sé superiore” c’è ed è il tuo più grande alleato. Questi ti condurrà, che tu lo voglia o meno a varcare soglie incontaminate dell’Essere e superare tutti i potenziali confini che limitano l’estro creativo“congelando” l’artista che è in te . Io ho sempre creduto che un vero autore/cantautore sia prima di tutto un artista e quindi una persona provvista di una grande sensibilità, un anima che ha combattuto contro di se e ha vinto più volte e più volte sarà, haimè, ancora e più fortemente vittima della sua stessa bramosia creativa che “corrode” soavemente e porta a realizzare – quasi direi “canalizzare” da dimensioni superiori – quelle che saranno le “opere” poetico/cantautorali di più o meno spessore artistico. Uno spirito capace di osservare nei dettagli, scrupolosamente, la/le realtà e che con uno spirito innato e direi, a tratti, impeccabile obiettivo questi, sarà necessariamente capace di analizzare, introspettizzare e descrivere magistralmente (in prosa o in versi) il mondo intorno a se. Sarà capace di “diagnosticare” e facilmente “rianimare” quelle pulsazioni labili in modo tale che, le sue attitudini nel descrivere gli eventi, causeranno e contamineranno ma soprattutto daranno vita e vigore a mille sfumature di altrettante migliaia di emozioni. Nulla di stano, quindi, se ad un artista del genere possa “affiorare” l’esigenza di raccontare con forza qualcosa di propriamente evasivo o incisivo (tutto, chiaramente, rientrante nei limiti della tematica che ci si è propositati di trattare), attraverso un mezzo così “impervio” quale sia la canzone d’autore. Sviluppo creativo compositivo di una canzone Capitolo 6° "Se ci caliamo Simone Weil nel profondo di noi stessi, scopriamo di possedere esattamente ciò che desideriamo." Mi diverto a far canzoni Per scrivere canzoni, o per lo meno incominciare a capire come poterlo fare, è d’obbligo chiedersi quanto possa valere una buona preparazione musicale di base, con ciò intendo dire che conoscere le basi della grammatica musicale è chiaramente essenziale per chi vorrà cimentarsi con la composizione di una canzone. E’ molto importante saper suonare almeno la chitarra ritmica, e quindi sapersi dimestricare con gli accordi principali e relativi giri armonici; essere intonati e avere senso del ritmo sarà utile per poter riprodurre le proprie composizioni al fine di poterle riascoltare con calma e studiarne le eventuali rettifiche da apporre. Insomma bisogna essere creativi e allo stesso tempo padroni di alcune tecniche essenziali per velocizzare al massimo le proprie composizioni – dall’idea ad una prima demo rudimentale. E’importante tener sempre presente che ogni componimento che si avvia ad essere la nostra prossima canzone, non lascerà molto spazio di tempo all’autore, voglio dire che, quando si compone, se non si avranno i mezzi migliori per mantenere costante la creatività, si rischia troppo spesso di perdere delle buone occasioni per portare a termine dei pezzi con un altissimo potenziale, questi potrebbero essere trascurati da migliaia di fattori contrari o addirittura accantonati. Avrai inevitabilmente, quindi, un grande potenziale che , per “ignavia” produrranno solo fogli ingialliti in un cassetto che magari qualcuno tirerà fuori per curiosità dopo anni ma recuperarne le idee sarà troppo tardi. Scrivere canzoni richiede sempre una certa consapevolezza di riuscire a poter dare sempre il meglio, c’è infatti un legame imprescindibile tra ciò che si è come artista e ciò che saranno le rispettive “opere d’arte”. La musica è l’arte per eccellenza e chi scrive musica e compone canzoni, intuisce bene che non si scherza con taluni processi “creativi” che rasentano un non so che di “Divino”. Autori alla scoperta del “Sé” creativo “Se si proietta un corpo su un piano se ne ottiene un’ombra, in musica è l’esatto contrario, proiettando una dimensione lineare, quindi il tempo della lettura nel tempo della musica, che dimensione ne possiede parecchie, se ne otterranno forse fantasmi?” Ogni artista ha una sia percezione della realtà ma soprattutto sue potenzialità creative che lo indurranno a rappresentare, nella sua specifica forma d’arte creativa, tutto quello che rimbomba dentro l’anima e che spesso, tumultuosamente, vien fuori – non senza un gran travaglio emotivo e anche psicologico, come un getto d’acqua spesso similmente più a cascate che si gettano a rivoli verso l’attualizzazione di quanto sarà riconosciuta “opera d’arte”. Nel caso di compositori/autori, è necessario, quindi che ognuno abbia, com’è anche ovvio, un suo stile compositivo (anche se non sempre questa risulterà una regola certa e comune a tutti). Uno stile ben definito e proprio sarà gradevolmente e maggiormente riconosciuto se avrà la caratteristica d’essere immediatamente riconoscibile. Il carattere dovrà essere possibilmente variabile tra chiari contorni di carattere evolutivo e chiaramente possedere quel contorno di originalità che darà al pezzo una sua identità associabile , per l’appunto, all’autore, senza dimenticare (nel caso ci si veda “imporre” uno stile commerciale ….) quanto più possibile al passo con i tempi. Non ci si deve mai dimenticare che la musica – tutta la musica – leggera o “pesante” che sia, dovrà nascere con lo scopo primario di raccontarsi e raccontare; ma se questo raccontare diventasse ripetitivo, monotono sarà facile che l’interesse e l’attenzione di colui ascolta, il suo interesse tenderà facilmente a scemare col tempo. L’autore/compositore dovrà seguire, in tutto il suo processo artistico, in maniera istintiva ma anche razionale, la scia della forza interiore che a tratti potrà toccare cime di consapevolezza inaspettate ma altresì potrà scendere nelle più basse frequenze creative. Tutto il percorso è segnato inevitabilmente da variabili di instabilità e incoerenza conviene quindi , sempre, cercare si cavalcare l’onda della “vera” creatività (quella pura ed estemporanea) quando c’è .L’autore/compositore non dovrà mai rischiare di banalizzare il suo lavoro prostituendo il suo operato a forme “spure” e improvvisate di manifestazioni artistico/creativa, il risultato sarebbe devastante per l’opera e per se stessi. Allo stesso modo con cui si sceglieranno gli accordi e gli arrangiamenti e il testo giusto di una canzone ci si dovrà preoccupare di scegliere il tipo di incisività emozionale che la stessa dovrà o vorrà dare (ogni canzone ha sempre un’anima), quanto completa dovrà potenzialmente trasmettere in modo chiaro ed inequivocabile il messaggio per la quale è stata pensata in modo da riempire il cuore dell’ascoltatore di tutte quelle variabili che generalmente dovranno riempire il cuore di emozioni più svariate e chiaramente soggettivamente percepite a vere. Si dice che l’artista è in grado di cogliere il dettaglio che tutti quotidianamente vedono ma di cui nessuno si accorge. L’obiettivo sarà proprio quello di far esclamare “è vero , è proprio così”. Per riuscire in tale intento bisognerà sforzarsi di scegliere, ad esempio, le parole che suonano meglio (pur senza pensarci troppo su). In ogni situazione avvalersi metafore o allegorie varie capaci di far affiorare con maestria e delicatezza quel proprio linguaggio concettualizzando forme personali e magari da riadattare (perché parte del proprio stile compositivo) a molti casi nei quali si desideri esprimere verbalmente taluni concetti scelti appositamente dal senso che darà il testo nella sua stesura finale e concettualmente “armonica” di senso. Ed è anche così che il risultato finale di un testo risulterà musicale. Insomma , dare vita e forza alle parole di un testo è una caratteristica essenziale che un buon autore dovrà riscontrare. Ricercare , quindi, termini preziosi e riscoprire parole cadute in disuso, potrebbe essere un sistema efficace ed originale per esprimersi dato che spesso alcune terminologie inusuali, inserite nel contesto giusto, acquistano una grande potenza espressiva tutta da sfruttare nel caso si richiedesse un testo di efficacia particolare. Scrivere canzoni significa comunicare sempre qualcosa di se e non certo dimostrare quanto si è virtuosi o eccelsi nel creare a parenti o amici incauti di turno. A chi dice : “Creo canzoni come un melo produce mele” Io rispondo fiero: “Non conosco la musica ma la musica conosce me” Vorrei scrivere una canzone “Vorrei poter riuscire a scrivere un buon pezzo per sentirlo semplicemente eseguire da un artista di strada, ho tutto ben chiaro nella mia mante, ne conosco la trama, ne percepisco già i battiti pulsanti della vitalità che ne verrebbe fuori” La Canzone è una forma di comunicazione complessa o meno con la quale si manifestano agli altri, momenti di vita vissuti, emozioni personali provate, forze energetiche fluttuanti nell’etere che prendono vigore dalle dinamiche dell’atto creativo in divenire. L’autore che cure se stesso e che alimenta il proprio lato creativo è vinto spesso da infinite bramosie emozionali, cercherà istintivamente quasi di “collezionarne” quante più ne potrà. Queste emozioni “vissute in prima persona” renderanno l’autore di canzoni capace di volerle trasmettere e con la tecnica e con la passione e con l’estemporaneità ben dosata si potranno attivare tutte le prerogative per manifestare in essere ciò che si desidera esternare. Quindi, quante più emozioni si vivranno tanto più sarà efficace il mezzo comunicativo e maggiore sarà la capacità di trasmettere magari proprio attraverso un testo – una musica. Un creativo è sostanzialmente un anima capace di vivere emozioni e provarne, in conformità alle potenzialità naturali dell’essere, sempre nuove, di conseguenza all’autore interesserà prevalentemente tutto ciò che lo indurrà a vivere “emozioni” . Concettualmente questo si applicherà sia per le emozioni negative (rabbia, paura, tristezza, delusione….) che per le emozioni positive (gioia, amore, spensieratezza…..) dico che la mante saprà interpretarle ed elaborarle potenziando ogni prerogativa di chi desidera concretizzare in arte. Trasmettere con una canzone Capitolo 7° Prendersi sul serio Desidero approfondire alcune tematiche per costruire un “ritratto”, da aggiornare continuamente, di quello che è un fenomeno in continua evoluzione –“la canzone d’autore” -.Comprenderne i significati culturali è essenziale così come attribuirne o meno, valore poetico, valore che viene espresso attraverso i testi di tale canzone che ne desidera evocare “gli arcani”. L’impegno di questa forma espressiva nel comunicare certi contenuti, è in stretta correlazione ad alcune realtà sociali della nostra contemporaneità. Tutte le caratteristiche che delineano la personalità di un autore/compositore risiedono latenti è rappresentano il potenziale enorme a cui attingere e da cui rafforzare l’evolvere del “Sé” artista che giace in ogni soggetto pensante. Non bisogna permettere che tali potenzialità vadano diluendosi altresì il mio pensiero verte su quanto di più concreto e realistico possa esserci in tutti per “accendere” e alimentare in noi, ogni sacra fiamma dell’arte. Queste potenzialità dovranno portarci concretamente a credere fortemente di poter saper gestire la propria “grandezza” (che si muoverà sempre nelle giuste e quiete acque dell’umiltà vera) seguendo linee che tratteggiano intimamente l’artista (autore/compositore)che è in noi, quello che risiede da sempre. A questo punto direi che per scrivere canzoni bisogna attivare una sorta di “alchimia” interiore e quindi evocare quell’intreccio di emozioni diverse tra loro capaci di fluire in capacità, spesso intrinseche dello stesso, di attualizzazione “dal nulla all’essere” proprio soltanto di chi si attiva nell’esplicitare la sua forma d’arte. Questo procedimento, che generalmente si perfeziona con il tempo, inizierà essenzialmente quasi sempre da una qualsivoglia forma di autentica ispirazione; come passo successivo potremmo riscontrare un’ esigenza intrinseca di voler “scavare” nei meandri reconditi di quelle che sono le proprie “intimità emotive” . Tali processi di approccio dovranno sempre rispettare l’individualità del singolo autore e soprattutto essere quanto più possibilmente coerenti verso quelle “regole generali di base” che ogni forma d’arte richiede. E’ così che prenderanno forma, nuove storie con nuovi personaggi da “animare” – racconti in prosa che attendono il genio creativo per essere ristrutturati, talvolta, in veri capolavori poetici o di prosa pronti per diventare i testi giusti che esternano tutto ciò che avevamo in mente , in forma blanda ma concreta, musicando il tutto ne risulterà la nostra prossima canzone. In pratica, pur in maniera del tutto inconsapevole, l’autore di una canzone avrà tendenzialmente quasi sempre, uno stile compositivo che ne racconterà di se l’essenza, ed è giusto che sia così. Questo procedimento inconscio renderà sempre autentico e nuovo un lavoro compositivo semplicemente per l’unicità che caratterizza ogni essere pensante su questo pianeta pieno di contraddizioni. Ricordo altresì che non sempre le emozioni di un autore di canzoni evocate nell’atto compositivo possono essere gustate e quindi condivise pienamente da chi ne sarà testimone della riuscita ultima. Il motivo lo riconduco per deduzioni logiche al fatto che, tutto ciò che generalmente è frutto di un processo creativo, come lo è una canzone, è principalmente un forte incontro con il “Sé” che giace “spesso tumultuoso” in ogni artista. In quest’ottica, tutto ciò che “viene realizzato” autenticamente da un soggetto creativo risulterà sempre un enigma sia per l’artista stesso che per coloro che riusciranno a partecipare “in parte” a quelle che saranno le potenzialità emozionali che evocherà l’opera compiuta. “Dove si và ? sempre e costantemente più vicini a “se stessi” attraverso i percorsi comparativi e impervi dell’anima, per viaggare in posti più lontani ma allo stesso tempo molto più affascinanti ed inusuali da esplorare. I sogni ? semmai ne possano mai esistere di “autentici” perché mai non dargliene vigore e vita?” (Andrea Marrone) Abbandonarsi alla creatività Ogni volta che un autore/compositore o anche, chiaramente, un artista che esplica le sue potenzialità creative in altre forme, questi ne ricaverà quasi sempre una soddisfazione personale in grado di appagare profondamente e quasi permettere di toccare concretamente “forme d’estasi” personali che ne rafforzeranno sempre più l’ego. Questo processo è sostanzialmente inevitabile ma va ben chiarita una cosa fondamentale: “ciò che si è e che si riesce a produrre artisticamente è la risultante di fattori enormemente in contrasto fra loro e non sempre tutte le attitudini che si credono proprie sono patrimonio esclusivamente personale purchè sempre inerente a realtà esclusivamente vissute”. Quando ci stupiamo di noi stessi, ci stupiamo di qualcosa che fondamentalmente non conosciamo ancora. Per la maggior parte dello scibile umano, i processi creativi, sono ancora oggetto di studio e approfondimento dato il fatto che non v’è ancora, per la maggior parte dei casi, una concezione cognitiva della complessità di ciò che è l’uomo, nei suoi immensi tratti e misteri che sfuggono, nonostante si credo che tutto o quasi sia stato , dell’uomo, ormai , monitorato. Il “patos” creativo per la composizione di una canzone dev’essere supportato da intelligenza, sensibilità, percezione sensoriale superiore, e chiaramente non solo questo ma sicuramente abilità intrinseche relative all’attitudine del creare. La tesi che prospetta questo testo è singolare e nel suo genere, credo, univocamente e decisamente “bislacca” nel suo insieme, ma ha un suo chiaro fondamento che parte prima di tutto da un’ esperienza personale. Parlo di estemporaneità creativa, improvvisazione emozionale, istintività impetuosa in azione; con tali “marce” sono convinto che ogni atto creativo potrà avvalersi di un potenziale amplificato. La mia tesi è che bisognerebbe sempre farsi guidare dall’istinto e dalle sensazioni evitando qualsiasi macchinoso procedimento che rischierebbe seriamente di privare l’opera finale di tutta la forza espressiva e comunicativa per la quale è stata pensata. Scrivere , quindi, ispirandosi, apparentemente partendo dal nulla e attingendo univocamente da quella certa fortissima passionalità che conferma ogni artista nella certezza di poter creare qualcosa che prima non c’era e dopo è piacevolmente o meno tangibile in termini di esperienza percettiva sensoriale. Essere un autore/compositore di canzoni significherà, quindi, guardare alla realtà percepibile con occhi sempre nuovi e soprattutto da prospettive diverse e riconducibili a ciò che si è ….. se si è. Con la giusta dose di sensibilità e profondità di sentimenti, si saprà esprimere ciò che si prova con un linguaggio particolare ed unico che scaturisce direttamente dall’anima. Con tale linguaggio si imparerà ad usufruire di tutte le potenzialità che sono “sospese” tra l’essere e il divenire, animandone con briosità e fantasie sempre nuove tutto ciò che potenzialmente potrà modificare, a nostro piacimento, la/le realtà a cui siamo più legati. Si imparerà, così, a creare sempre qualcosa di nuovo e soggettivamente bello e addirittura permettere in noi stessi l’attualizzarsi di quel’alchimia che ci indurrà ad apprezzare ciò che di bello ci propone la vita anche attraverso gli altri.