L`autore estemporaneo creativo - Per dire quel che serve a chi

L’Autore estemporaneo creativo
Stesura compositiva e creativa di una canzone
“Metodo per l’estemporaneità compositiva di una canzone”
Prefazione o “INTRODUZIONE GENERALE AL METODO”
“la vita è come la musica: deve essere composta ad orecchio, seguendo l’istinto e le sensazioni, non le
regole; tuttavia occorre conoscere le regole perché qualche volta servono da guida in casi dubbi, ma ciò
non capita troppo spesso….”
(Samuel Butler)
Carissimi tutti , io sono Andrea e mi diletto nell’inventare in modi molteplici e più consoni alla mia
personalità per dare corpo ai miei sogni. Uno tra questi è mettere in moto tutta una serie di “giusti”
presupposti, per amplificare in me, e in chi vorrà prendere atto dalle potenzialità di tale lavoro, tutte
le caratteristiche che, a mio avviso, sono indispensabili per concretizzare una stesura di una canzone
(testo/musica) che definirei un “opera eccelsa della creatività umana”.
Sono sicuro che tu sappia già che portare avanti con forza i propri sogni, richiede sempre una
fortissima dose di consapevolezza, carattere, amore e fede (o se vorrai fiducia in se stessi). Scrivere
canzoni (testo/musica) richiederà, quindi, sicuramente una dose notevole di creatività ma anche una
tecnica ben precisa per cui, date queste due premesse, tutti, a mio modesto avviso (e dimostrerò il
perché) sono potenziali autori, quantomeno di testi “poetici”. L’ispirazione verrà sempre quando ci
si “posizionerà” versò l’atto compositivo “sfidando” l’autore creativo latente che è in ognuno
dando “forza” alla propria “anima” che sarà la piattaforma dalla quale partiranno tutte le più o meno
belle proiezioni di ciò che si è, con la “fiamma” della creatività che si accenderà ogni volta che
l’anima vorrà lasciare un segno a patto però che ci si abbandoni totalmente ad essa.
L’Amore per le sfide personali sarà l’elemento indispensabile, sempre, per poter portare avanti e
permettere che si concretizzi quel giusto rapporto tra il “Sé-artista” (presente e più o meno latente in
tutti) e la propria individualità creativa.
Il "mistero" si svela a chi usa le facoltà del suo "strumento", il proprio corpo.( Einstein )
La mente umana
Il cervello è diventato un oscillatore quantico; oscilla tra due estremi, alti e bassi, eccitazione e depressione ed è
incapace di imboccare la via, cioè compiere azioni coerenti con la propria vera volontà che è la soddisfazione dei
propri bisogni, senza depredare gli altri o l'ambiente. E' un fatto, non un fato crudele..
(G.Conforto-Astrofisica)
La mente dell’uomo moderno è stata “lobomotizzata” da ciò che inibisce di superfluo ogni impulso
che normalmente sarebbe destinato ad atti “creativi” che appagherebbero in misura maggiormente
soddisfacente che non l’arrendersi a ogni sorta di “passività”. Cervelli, quindi, reclusi in “barattoli”
entro i quali, nulla sembra potersi o peggio doversi più muovere autonomamente. E’chiaro quindi
che con tali premesse ogni cosa si debba pensare o fare o dire etcc… si riduce a “mere”
automatizzazioni di quelle già precarie condizioni in cui normalmente versa un atto creativo.
La creatività é a portata di mano di ciascuno di noi, infatti l'essere creativi non dipende
esclusivamente dalla genetica, proprio perché i geni non sono capaci di gestire i cambiamenti fisici
e mentali che si manifestano nell'arco di una vita.
La creatività è quindi il modo di saper utilizzare la plasticità del cervello per rispondere alla
complessità degli eventi, mettendo in funzione le molteplici ed articolate funzioni intellettive di
cui ciascuno di noi é geneticamente dotato.
Come un blocco di marmo prende la forma pensata dalla creatività dello scultore, così il cervello di
ciascuno di noi può essere potenziato da noi stessi, migliorando coscientemente le funzioni
intellettive, ed acquisendo in tal modo un benessere derivante dalla fiducia nelle proprie naturali
capacità creative. Ricordiamo che vivere da creativi non significa solo inventare qualcosa di nuovo
o essere originali per forza, ma essenzialmente significa invece trovare soddisfazione nell'utilizzare
al meglio entrambe le potenzialità di sviluppo del proprio cervello.
La creatività è quindi un processo naturale della mente , basta sintonizzarsi sulle giuste “frequenze
vibrazionali” dell’attività celebrale, cavalcare le giuste “forze” dell’anima (emozioni quali la
passione, l’odio, la paura , la tristezza, l’Amore ect….) e tutto porterà naturalmente ed
inevitabilmente verso quel “patos” che fa emergere il meglio di noi quando siamo in atto creativo.
EMISFERO LOGICO ed EMISFERO EMOTIVO
emisfero destro – residenza del pensiero emotivo. Qui ha sede la creatività, l’immaginazione;
emisfero sinistro – sede della logica, del senso di calcolo, dei modelli verbali e concettuali.
Conoscere e comprendere il funzionamento dei vari stati delle onde cerebrali su menzionate, ci fa
comprendere anche l’importanza di creare un equilibrio nell’emissione e nella ricezione di queste
onde elettromagnetiche, affinché possiamo ritrovare e/o mantenere un buono stato di salute del
nostro corpo e della nostra mente.
Un modo per mantenere la frequenza elettrica delle onde cerebrali in equilibrio è quello delle
tecniche di rilassamento. Generalmente sono delle tecniche che fanno utilizzo di modelli verbali
accompagnati o meno da suoni, naturali e/o artificiali, che permettono al cervello di produrre onde
cerebrali con una frequenza piuttosto bassa.
Come abbiamo più volte visto in queste pagine, il nostro cervello è formato da due emisferi:
Le onde celebrali
Il nostro cervello è sottoposto a stimoli continui che ne variano la frequenza delle scariche
elettriche che lo attraversano e che vengono espresse in Hz. Più è alto il numero degli Hz al secondo
più il cervello si trova in uno stato di attività consistente. Mi spiego meglio. Innanzitutto diciamo
che le frequenze di cui stiamo parlando sono divise in quattro aree (o fasi) le quali hanno dei
corrispondenti valori compresi in una scala da 0,5 a 30 Hz al secondo. Le aree a cui ci riferiamo
sono chiamate:
Delta;
Theta;
Alfa;
Beta.
Ognuna di queste fasi (o aree), manifesta, come detto, una propria attività elettrica. Analizziamole
una per una.
ALFA: Le Onde Alfa hanno la capacità di fare da ponte tra la mente conscia e quella
inconscia/superconscia, di avere un vivido immaginario e una consapevolezza rilassata e
libera da pregiudizi. Le onde alfa sono attive ad esempio quando ci troviamo rilassati in un divano a
leggere un libro. In questa fase potremmo avvertire una sensazione di attenzione e trasporto particolari
nonché una immersione totale nel contenuto del testo a cui stiamo prestando particolare attenzione, al punto
tale, che potremmo assumere un leggero atteggiamento ipnotico ma vigile. In questa situazione le onde
cerebrali trasmettono una frequenza compresa tra i 7/8 e 12/13 Hz; Le onde cerebrali Alfa
contribuiscono a un problem solving creativo, a un apprendimento accelerato, a un
miglioramento dell’umore e a una riduzione dello stress. Introspezioni intuitive,
situazioni creative, ispirazione, motivazione e sogni ad occhi aperti caratterizzano le
onde Alfa. Queste onde sono rilassate, pur essendo vigili, quindi forniscono un ponte tra
le menti conscia, inconscia e/o superconscia.
BETA: le onde beta invece hanno un’attività molto più intensa compresa tra i 12/13 e 30 Hz .
Generalmente quando sono attive queste onde stiamo vivendo contesti nei quali riceviamo stimoli
eccitanti che provocano altresì una tensione mentale e muscolare. Uno dei luoghi in cui è facile
essere invasi da stimoli che provocano un significativo innalzamento della frequenza elettrica
cerebrale è sicuramente quello della discoteca.
THETA: Le onde Theta sono la nostra creatività inconscia, l’ispirazione e la connessione
spirituale .Le onde delta e theta, le troviamo invece rispettivamente nel corso delle attività oniriche
e di sonno profondo senza sogni. Le loro attività elettriche sono molto basse e sono comprese tra i
0,5 e 7/8 Hz . In particolare le onde theta (0,5/4 Hz) sono attive quando siamo in uno stato di
creatività, immaginazione, ispirazione e sono caratteristiche che ritroviamo facilmente in chi pratica
la meditazione. È il classico esempio dei soggetti che “sognano ad occhi aperti”. Questa fase del
sonno è anche detta “REM” È l’effetto ponte delle onde Alfa che può portare le percezioni
delle onde Theta nella mente cosciente.
DELTA : Le onde delta invece, sono presenti in quella fase del sonno profondo in cui c’è il totale
abbandono e inattività onirica e dove l’intero organismo si rigenera.
Le onde per una creatività profiqua
Affinchè la propria attività compositiva renda al massimo è necessario “fidarsi” delle frequenze
vibrazionali del nostro cervello che più ci garantiscono una condizione di rilassamento e allo stesso
tempo di “distacco” da ciò che l’attività creativa produrrà attraverso la dinamica compositiva (ad
Es..di un testo poetico). Queste sono le onde “Alpha” (. Queste onde cerebrali trasmettono una
frequenza compresa tra i 7/8 e 12/13 Hz;) io amo definirle le “onde buone” infatti quando la nostra
mente è in onde Alpha, c’è un ritmo creativo potenziale che altresì potenzialmente è in grado di
crescere smisuratamente e adattarsi naturalmente proprio a ciò che “speriamo” o desideriamo possa
manifestarsi della nostra attività creativa.
Il livello Alpha è, quindi, quel particolare stato celebrale di coscienza nel quale il ritmo celebrale e
il lavorio del cervello sono notevolmente rilassati: è lo stato di massima distensione psicofisica nel
quale possono manifestarsi le più preziose ed intime risorse della mente: creatività, intuizione,
scoperta ….etc…
Per essere ciò che si è bisogna crederci, questo è alla base di ogni evoluzione del proprio io,bisogna
imparare a conoscesi non dubitando mai delle potenzialità nascoste, infatti solo se ci si pone in
maniera positiva verso qualcosa da raggiungere, ci si renderà conto che il traguardo non è poi tanto
lontano da raggiungere.
Propositi del testo
[...] Uno scrittore privo di talento non può evolvere uno stile letterario di qualche merito. [...] Non credo che
si possa insegnare a scrivere a chi già non possiede talento letterario. Solo in quest'ultimo caso un giovane
autore può essere aiutato a trovare se stesso, a liberare il proprio linguaggio dai cliché, a eliminare le
goffaggini, ad abituarsi a cercare con risoluta pazienza la parola giusta, la sola che potrà trasmettere con la
massima precisione l'esatta sfumatura e intensità del suo pensiero.
(V. Nabokov)
Questo che andrò ad illustrare è un metodo per realizzare una “stesura compositiva e creativa” per
creare canzoni (testo/musica) partendo da quelle che sono le mie esperienze personali arricchite di
mille consigli pratici per rendere la composizione quanto più realistica e efficace possibile. Allo
stesso tempo, lo stesso metodo è ottimale per chiarire a se stessi quanto sia facile ed efficace darsi
la/le possibilità di godere del fatto che si possa riuscire , davvero, a creare “dal nulla” qualcosa di
unico e proprio, essenzialmente partendo dal principio che ogni individuo racchiude in se un
potenziale enorme e “latente” di energia creativa tutta pronta per emergere quando si vuole.
L’obiettivo primario di questo lavoro sarà quello di abilitare e mettere a disposizione di tutti gli
aspiranti autori, alcuni strumenti essenziali che l’artista/creativo potrà fare propri; elementi
fondamentali (e più) da inserire nel proprio “bagaglio esperenziale” al fine di migliorare e quindi
perfezionare sempre più il proprio stile compositivo.
Vi guiderò attraverso un percorso di “presa di coscienza” delle proprie personali capacità creative,
permettendovi di affinare le singolari abilità da compositori/creatori di canzoni (testo/musica) e
proporrò molti spunti significativi per poter riflettere sulle molteplici implicazioni di quelle che
risulteranno le attitudini compositive soggettive partendo appunto da questi elementi fondamentali.
Impareremo, così, a confrontarci con la stesura di un testo, che si “abiliterà” adattandosi nel
migliore dei modi ad una musica (quella che riterremo più adatta ad essa affinchè se ne risalti tutta
la forza) e viceversa. Quanto leggerete vi introdurrà, guidandovi per mano e per gradi, alla
realizzazione dei “vostri sogni compositivi” – opere che senza una forte “implosione” riuscirebbero
a fatica, trovare da se la strada per la “luce” .
La partenogenesi (dal greco παρθενος, «vergine» e γενεσις, «nascita», ovvero riproduzione
verginale) è un modo di riproduzione di alcune piante e animali in cui lo sviluppo dell'uovo avviene
senza che questo sia stato fecondato. Metaforicamente lo stesso processo avviene con la
composizione e stesura di una canzone a patto che si sappiano “domare” con disinvoltura, tutte
quelle espressività proprie dell’artista che si coniugano nell’attività del fermento compositivo.
E’necessario, quindi, scoprire pian piano e in “primis” le strategie essenziali che aiuteranno a
migliorare ed amplificare le proprie “performance” creative e compositive.
Considerazioni personali
E’risaputo che non tutti nascono propensi all’autodidattica e spesso, anche per chi lo fosse non lo si
diventa per una serie di concause relative ai limiti che lo stesso procedimento implica o
implicherebbe.
Quali sono i limiti dell'autodidatta?
1)Se assumi una cattiva impostazione non c'è nessuno a fartelo notare e rischierai di sciupare tutto.
2)Se trovi un testo su cui le cose non sono molto chiare non hai nessuno che te le semplifichi
subentra confusione e presto si accantonerà l’idea di approcciare un qualsivoglia “metodo” di
apprendimento proposto.
3)Tante fonti hanno delle cose apparentemente inutili ma che magari chi ha più esperienza riesce a
riassumere in poche cose che risultano anche più efficaci, ma non tutti “NASCONO CON
L’ESPERIENZA” quindi subentrerà “lo scoraggiamento” che paralizza.
4)Per ogni dubbio che nasce nella testa non hai un maestro a cui puoi chiedere chiarezza in merito.
5)Rischi di non seguire un percorso adatto a te per quanto riguarda la tecnica e rischi di concentrare
la tua attenzione su cose molto futili trascurando cose fondamentali
6)Non hai un "modello" ….. un punto di riferimento per un sano e profiquo confronto.
7)Se sei una persona a cui non piace tanto leggere rischi di annoiarti seriamente peggio se la lettura
non sarà semplificata e stimolante.
8)Alcuni argomenti a volte sono esposti in modo tale da risultare noiosissimi..un buon metodo può
renderli piacevoli
9)Un buon metodo può insegnare ad essere musicisti oltre che esecutori (per la stesura dei testi il
concetto sarà verosimilmente uguale)
10)Senza un buon testo si può rischiare di non capire qual è il modo migliore per studiare..non tutti
devono studiare allo stesso modo e devono necessariamente seguire percorsi specifici.
« Un musicista deve fare musica, un pittore deve dipingere, un poeta deve scrivere, se vogliono
essere davvero in pace con se stessi. »
“Non c'è niente di nuovo da scoprire, ma le informazioni di cui necessitiamo sono davanti ai nostri
occhi, la cosa difficile è vederle.” (Gregg Braden)
Per coloro che , quindi, avranno difficoltà a mettere in pratica i consigli e le tecniche compositive
presentate o meglio proposte o meglio ancora consigliate in questo lavoro, potrà sicuramente
giovare molto il confrontarsi con qualche amico/conoscente che abbia gli stessi interessi o
obbiettivi. Un confronto diretto non potrà che giovare e probabilmente creerà quei presupposti
giusti di stimolo psicologico affinchè si possa crescere più agevolmente e, perché no, in maniera
anche “dignitosamente celere” rispetto alle esigenze che implica lo stesso operare per raggiungere
la maggior parte degli obiettivi proposti. Tale confronto, a mio parere, potrà accentuare le spinte
conoscitive e innescare il fatidico “la” per poi mettere in atto le prerogative giuste per “costruire”
da se tutta una serie di attitudini che andranno, con il tempo, ad incrementare l’intera gamma di
nozioni qui apprese, favorendo la crescita individuale nello specifico delle individuali prospettive
personali.
“Il mondo non viaggia ad una sola velocità e ognuno di noi ha la propria velocità,
ognuno è inserito in un meccanismo che lo rende assolutamente artefice di se stesso”
Presupposti essenziali
“Alla fine, nulla di ciò che abbiamo fatto o detto in questa vita conterà più del modo in cui siamo
riusciti ad amare noi stessi e gli altri”
Ogni aspirante autore dovrà:
 Sentirsi sufficientemente motivato per raggiungere risultati soddisfacenti
 Saper suonare almeno uno strumento ( chitarra o tastiera elettronica ) – la sola conoscenza
del pianoforte potrebbe limitare il fluire delle tecniche compositive da me proposte
 Avere la possibilità di avvalersi di un Home studio (Editare la musica può risultare
fondamentale per accelerare e “limare” una propria composizione)
 Conoscere le basi della “grammatica musicale” e un minimo di nozioni di metrica per poter
dare una certa “musicalità”ad un testo.
 E’banale sottolinearlo ma sarà d’uopo avere senso del ritmo, orecchio musicale, discreta se
non buona capacità di riprodurre, quindi, la canzone “in fase embrionale” in analogico o
digitale)
Per ognuno di questi punti evidenzierò alcune considerazioni, ma questo lo farò in relazione alla
“tabella di marcia” che man mano affronteremo e sulla quale modellerò l’andamento didattico delle
specifiche questioni inerenti ciò che tratterà questo “metodo”.“Puoi chiudere gli occhi davanti alla
realtà non davanti ai sogni” Citazione: “Quanti ragazzi trovano nella poesia un sollievo alle proprie inquietudini!
Scrivere sognando, aiuta a mitigare dolore e ad approfondire la ricerca interiore. Molti tengono per sé i fogli in cui
hanno impresso le proprie emozioni. Ma c’è chi vorrebbe farle leggere ad altri. E allora iniziano i problemi. Libri di
poesie non se ne stampano, a meno che l’autore non sia famoso. E’possibile farlo solo autofinanziandosi e pagando le
spese. Per poi ritrovarsi tra le mani un libro, stampato in poche centinaia di copie, che nessuno vuole distribuire.
Quando leggo belle poesie che mi arrivano via e-mail, vorrei che altri ne godessero e che gli autori potessero avere la
soddisfazione di vederle stampate ……..Ho sempre ritenuto che le canzoni fossero poesia in musica. …….”
IL “PATOS” DELL’AUTORE CHE CREA
Capitolo 1°
Elementi basilari
Questo in alto è un Home studio, carino vero? Qui nascono e prendono “forma” potenzialmente
tantissime idee – belle composizioni. Anch’io mi avvalgo, chiaramente di un Home studio per
“raffinare” le mie creazioni compositive. Quello che ci terrei a sottolineare adesso è, considerare
quanto sia importante “la passionalità” ovverosia “il Patos” con il quale si cercherà di imprimere
uno stile personalizzato ai lavori di composizione di una canzone. Ogni canzone ha “un anima”, il
compito di colui che compone una canzone sarà quello di riuscire a far si che, per l’appunto,
“l’anima della canzone” stessa emerga (senza troppe controindicazioni ne trauma alcuno) e quindi
possa palesarsi e accarezzare “i sensi” di chiunque ascolti con il cuore.
Molto, in una canzone, può essere determinato da un buon testo, mai troppo poetico ne
arcaicizzante ne eccessivamente criptico, bensì strutturato nell’essenzialità di una semplicità che sia
immediata e che , quindi, “arrivi” dritto al cuore (poi dipende , chiaramente, dalla sensibilità di ogni
autore) . Io opto, quasi sempre, per un testo immediato e conciso; usare un buon testo scorrevole e
lineare, può voler dire anche esser capaci di sviluppare un certo dato tema, anche se profondo o
delicato, con la stessa “leggerezza” ed efficacia con cui si approccerà un qualsiasi altro testo meno
impegnativo che tratti magari di un tema frivolo o banale. Insomma – è importante imparare a dare
sempre,costantemente, un’impronta stilistica personale ad ogni testo, immaginandolo già eseguibile
con una musica e per far questo “ogni virgola del testo deve evocare l’anima dell’autore nel pieno
rigoglio d’estasi compositiva”.
Generalmente, nell’atto compilativo di una canzone (Testo/musica) v’è, quasi sempre, un continuo
lavorio di rettifiche e ripensamenti di ogni genere e questo processo si attualizza con la mera
speranza di trovare la miglior soluzione finchè ora il testo ora la musica “calzino” sempre più
rispecchiando l’idea che “archetipicamente” ha reso dinamica la parte iniziale della creazione
poetica o musicale. Questo lavoro, a mio avviso, dovrà essere accelerato il più possibile per evitare
inutili quanto scomposte sovrapposizioni di idee. Risulterà una fatica enorme, infatti, tener testa a
tutte le “voglie” che manifesta la mente nel “manipolare” l’energia primaria che da forma all’idea
“prototipo” del pezzo in compilazione. Per esperienza dico che bisognerebbe essere “drastici” in
tanti passaggi – senza ragionamenti ulteriori bensì privilegiare ovviamente il gusto personale e dare
priorità alle “frasi” e ai passaggi meno complessi - (anche musicalmente il discorso risulterà simile).
Un buon autore di canzoni cerca di mirare all’effetto complessivo, anche se grossolano, del pezzo
(chiaramente in fase embrionale), quindi per dar priorità a tale “enunciato”, ritengo sia “lecito”
risultare (in prima istanza) anche – superficiale – Il pezzo “grezzo” verrà (si spera) eseguito con un
arrangiamento anche magari grossolano (chitarra e voce) ma logicamente ben interpretato.
E’stupefacente, infine,osservare quanto (con la giusta carica e intensità tonale e vocale) possa essere
valorizzato un pezzo, arricchito da “accorgimenti sapientemente dosati” nel’arrangiamento e
nel’interpretazione. Riguardo, chiaramente, traccia vocale si preferirà di una voce (al maschile o al
femminile) che maggiormente incarni le esigenze stilistiche del brano in questione. Quindi niente
ansie di prestazioni nell’eseguire la stesura di un testo o di una musica.
Esperienza personale
Passo molte ore “incollato” alla mia tastiera o dietro un mixer cercando il suono giusto oppure
l’atmosfera più consona per descrivere, attraverso i versi di quella che sarà una mia nuova canzone,
un determinato sviluppo interiore o un dato stato d’animo, e tutto questo viene ispirato dalle
tranquille ore notturne nelle quali sono maggiormente prodigo di idee. E’ nelle ore della notte ,
infatti, che la mia creatività si “amplifica enormemente”. Sinceramente non saprei dire se questo
“strano” fenomeno venga vissuto anche da altri autori.
Credo che fare musica sia un dono del cielo. Affermarsi, avere gratificazioni, riconoscimenti,
attestati di stima e altre cose del genere, purtroppo dipendono da migliaia di fattori. Non esiste una
regola per avere successo in questo campo, così, come credo, in qualsiasi campo; ma di una cosa
sono certo: In tutti i miei molteplici anni di attività artistico/compositiva frenetica e non sempre
produttiva come avrei voluto, mi sono accorto che spesso il tempo non gioca a favore, ansi limita i
movimenti e contribuisce ad accentuare quella strana sensazione di “soffocamento” che si prova
quando si desidera e non si può avere ciò a cui si anela. Non dipende certo da me sapere se domani
tutto il mio lavoro verrà vanificato o apprezzato, credo però sia giusto,almeno per una volta,
condividere un pò di quel talento, quel dono del cielo che nasce senza strani compromessi, quella
musica sincera che si materializza nel silenzio della mia stanza e che come per magia arriva in
quella altrui. Non è forse quello che capita anche a te ?
Ho una certa esperienza e posso affermare che l’autocritica è uno degli strumenti più importanti,
forse il più di tutti quello che sarà sempre indispensabile ad un compositore/autore. Per raggiungere
risultati soddisfacenti, bisogna essere “severi” con se stessi in quanto ogni canzone nuova richiede
una buona dose di autocritica.
Sfruttando la tecnologia di cui oggi dispongo, ho modo di sentirmi sempre pronto, ogni qual volta
“mi salgono” rigurgiti di creatività compositiva…… Si ! l’impulso creativo che è in me, mi troverà
sempre allerta e capace di tener testa a moltissime delle esigenze che questa stessa mi imporrà.
Quindi solo con un’attenta valutazione non individualistica della musica, potrò sentire di aver fatto,
ancora una volta, un ulteriore piccolissimo passo avanti, portando la mia opera creativa sempre più
vicino a chi forse un giorno ascolterà anche me.
Reminiscenze del passato
Di tante esperienze personali che ho avuto modo di vivere attraverso questa forma d’arte, mi piace
portarmi con lo “sforzo” dei ricordi a un tempo ben preciso che ha segnato tutta la mia vita di
autore. Ricordo, infatti, quando, in occasione di un viaggio intrapreso con mia madre presso alcuni
parenti, ebbi modo (per la prima volta) di imbattermi in una vera tastiera professionale (avevo 13
anni) . Ricordo ancora che mio padre, dopo tanta insistenza dovuta all’amore a prima vista di una
“Yamaha PSR-6300” mi regalò questa tastiera che per me sembrava un’astronave e incominciai a
sognare . Con accompagnamento automatico e alcuni styles rudimentali ma efficaci, giusto quanto
bastava per stimolare la mia creatività musicale, (Ho ancora con me quel cimelio al quale devo tutta
la mia passione per la creatività compositiva). Ricordo che appena la portai a casa, marchingegnai
per ore su quei tanti tastini, giusto per incominciare a capirci qualcosa…. Che emozione ! qualche
sera dopo ….ci suonai così tanto tempo che feci l’alba soltanto per il “legittimo” gusto di capirne
sempre meglio ogni “ingranaggio” (fu una continua scoperta di novità).
Già da bambino mi avvicinai alla musica con l’istinto di scrivere qualcosa di mio, strimpellando la
chitarra lo potevo fare e lo feci spesso (ma i risultati erano chiaramente “grossolani”) ciononostante
mi vedevo sovente con un registratore sul cui nastro (musicassetta) incominciavo a registrare alcuni
giri armonici e ritmi vari che poi iniziai a riprodurre con il mio “rudimentale” arranger. Questo
laborioso ingegno era da preludio a quelle che sarebbero state le mie prime canzoni o comunque a
tutto quel lavorio che mi introduceva alla mia attività di compositore di canzoni.
Passati gli anni adolescenziali, quella voglia di “inventare” (Testi/musica) cresceva con me e mi
accompagna ancora – sentivo a quel tempo crescere l’esigenza di di strumentazioni sempre più
adeguate al livello di competenza tecnica che potenzialmente desideravo raggiungere, che dessero,
quindi, nuove opportunità per esprimermi al meglio delle mie forze compositive e di essere sempre
più autonomo. Dicevo tra me e me “chissà mai se un giorno la tecnologia mi permetterà di editare
autonomamente e comodamente una canzone o una musica da me” (pensavo a quelle che oggi
chiamiamo “Home Studio”).
Nascevano intanto le prime “workstation” ed io ne acquistai una “Pc Atari 1040” (con software
Logic) .. che forza ! (non ci capivo tanto e quindi frequentai qualche corsetto veloce introduttivo).
Avevo, quindi, strumentazioni rudimentali soddisfacenti per muovere i primi passi e altri sogni da
“setacciare” nell’infinito mare delle mie copiose voglie di autonomia stilistico/musicale.
Oggi, in piena era multimediale, ci possiamo misurare tranquillamente con le potenzialità di internet
e con tutte le forme di comunicazioni annesse. Formati multimediali comodamente scaricabili dalla
rete (mp3…mp4…etc….) . E’ chiaro che queste opportunità sono golosissime per chi “lavora” in un
“Home studio” e, comodamente da casa, realizzare con arte le proprie composizioni ridurle in un
“agile” formato multimediale e, nel giro di pochi secondi, inviare tutto on-line, è davvero fantastico
ma bisogna saperlo fare e soprattutto, il risultato finale della composizione di una eventuale
canzone, dovrà essere sufficientemente “sopportabile all’udito” (quindi perfezione assoluta o
quantomeno buon senso, specialmente se il pezzo verrà inserito in rete, proposto in qualche
“bacheca” virtuale accessibile ai più).
L’esigenza di creare estemporaneamente
Spesso mi sono chiesto il perché avessi tanta esigenza di creare – scrivere musica, comporre testi o
poesie, la risposta me la sono data dopo anni di autentica e sofferta “introspezione artistica” e sono
giunto ad alcune conclusioni che sicuramente saranno individuate come profique da chi esaminerà
attentamente cotesto lavoro.
Un pensiero primario intorno al quale ruota la maggior parte del mio atteggiamento compositivo
l’ho maturato da tempo – “scrivo, ormai, tutto quello che desideri sena velature alcune di
ambizione” ciò che , infatti, mi porta ad eseguire qualsiasi cosa desideri che sia sufficientemente
interessante e nuovo da essere considerato “nella sua naturalezza” una nuova opera compositiva,
avrà tutta la mia “coscienzializzazione”. La «coscienzializzazione» poetica è dare un significato al
contenuto delle relazioni emozionali, questo è il compito che spetta al poeta/autore – Emozionare . Si ! mi
riferisco alla naturalità con la quale le composizioni dovrebbero essere eseguite – spontaneità, leggerezza,
gioia, armonia dei sensi . Scrivere, quindi, cercando di dare un’anima alla propria composizione/esecuzione
…. (sia che si tratti di un testo o che , altresì, di una musica).
Personalmente, quando scrivo una canzone, non penerò mai a cosa o a come scriverla ma attingerò da quel
processo creativo di “estemporaneità pura” senza pensare troppo al risultato finale (quello si raggiunge
pacificamente cavalcando l’onda delle frequenze celebrali che inducono al rilassamento e quindi saranno
propedeutiche all’attività creativa). Un prodotto “autenticamente vero ed ispirato” (quindi avvertito sempre
come sano, genuino,naturale, “omeopatico”) avrà molta più forza “invasiva” (nell’anima) e ne penetrerà
soavemente le corde recondite anzicchè di un pezzo ragionato a tavolino per ore magari solo per dover
soddisfare alcune esigenze di mercato .
L’ispirazione – l’idea
Quando ci si abbandona alle personali esigenze di compilare qualsivoglia composizione creativa (da una
semplice e-mail ad una poesia, un pensiero, una lettera d’amore, un testo, ci si spinge inconsciamente verso
un “amplificare” il contenuto dello scritto considerando di ampliare in modo lineare, il più possibile il senso
da dare allo stesso quasi come vi fossero dei meccanismi subconsci che prospettino di far affiorare “quegli
archetipi” del linguaggio che useremo in maniera implicita, ne favoriremo così inevitabilmente , un incontro
tra idea e stesura che , incontrollabilmente, almeno questo è quello che capita a me, ne marcheranno il senso
ultimo del testo. E’ così che ci si inoltra in meandri sconosciuti dell’animo: zone ovetutto sembra una
scoperta continua fatta di parole stese e destinate a divenire concetti, contestualizzati dal proposito di
delineare al meglio l’obiettivo preposto. Spesso ci si sente come se vi fosse qualcun altro a preoccuparsi
quasi di farne dettatura; ogni parola, rileggendola nel suo insieme, sembra dar vita ad un mondo a se eppure
fa parte di quella compilazione (talvolta ricercata). Ci si accorge che ,magari, se ci si fosse razionalmente
preposto di scrivere in tal maniera tal concetto e se , ad esempio, quel dato “aforisma” (redatto per caso)
efficace e brillante, non sarebbe mai riuscito se non vi fosse stato della sorta di “abbandono” stilistico dettato
dalla “fede” (fiducia estrema) nell’estemporaneità creativa che fa sempre la differenza.
Quello che sperimento io, è semplicemente unico, caso per caso : ogni nuovo scritto sembra sempre essere
un nuovo “dono” dall’alto (quasi come se certe espressioni le canalizzassi da “altri mondi”o “universi
paralleli”) .Succede che, compilato tutto, nel complesso era tutto già dentro me ed era tutto pronto per uscire
fuori per essere gustato –spesso il segreto di tali alchimie lessico/compilative è più vicino di quanto mai si
sia potuto immaginare perché tutto presente dentro ogni anima che pronto a manifestarsi concretamente (con
le giuste tecniche compositive)ogni qual volta ne verranno evocate le dinamiche.
Un consiglio utile sarà, certamente quello di limitare al massimo ripetizioni concettuali ed anche, quindi di
riproporre le stesse parole (un buon surrogato sarà l’uso di sinonimi semplici ed immediati), il risultato finale
sarà più che sufficientemente accettabile. L’idea passa e soffermarsi troppo su come esternarne l’effetto
rischierà di lasciare spazio ad altre che, sovrapponendosi all’originaria percezione concettuale, potrebbe
falsarne la forza primaria perché facilmente soggetta a “spure” sovrapposizioni di forma. Personalmente, in
fase di prima stesura , difficilmente rileggo quanto scrivo, questo aumenta in me una certa “auto-stima”
perché tale scelta aumenterà gradualmente una certa fiducia nelle personali potenzialità che un autore deve
avere di se (chiaramente questa libertà sarà propria di chi ha già ben dimestichezza con le tecniche di stesura
“estemporanea” di un testo e varrà solamente in fase di stesura primaria), la musica potrebbe essere eseguita
seguendo la stessa musicalità del testo e tutto verrà da se, almeno è quello che auguro e auspico.
Storia della musicalità poetica
La ‘musicalità’ della poesia comincia a essere al centro della riflessione nel XIX secolo. È la lirica simbolista
francese – in particolare con Mallarmé - a individuare in essa l’essenza della poesia, ciò che la distingue
dalla prosa e dalla comunicazione ordinaria. Da qui discende il ‘primato del significante’ che caratterizza
molta poesia del Novecento.
Modernità e ‘musicalità’
L’idea che la ‘musicalità’ sia una qualità essenziale della poesia è relativamente recente. Fin dai
tempi più remoti, certo, si è ritenuto che suono e ritmo avessero un peso importante nell’arte della
parola, ma solo nel XIX secolo questi aspetti assumono una rilevanza primaria, e si pongono al
centro della riflessione.
Uno dei più influenti teorici della ‘musicalità’ come essenza della poesia è Edgar Allan Poe, che nel
1846 scrive: “La musica è come l’idea della poesia. L’indeterminatezza della sensazione suscitata
da una dolce aria, che dev’essere rigorosamente indefinita, è precisamente quello a cui dobbiamo
mirare in poesia”. La dimensione sonora della lingua, che in passato aveva una funzione accessoria,
quella di rendere gradevole e armonioso il testo, è indicata come il cuore stesso della parola poetica,
la quale deve essere il più possibile ‘indefinita’, cioè lontana dalla univocità del linguaggio
ordinario, e suscitare sensazioni ‘indeterminate’, prendendo a modello l’arte dei suoni. Senza
teorizzarlo esplicitamente, Poe sta mettendo in discussione la tradizionale gerarchia delle arti.
Quanto questa gerarchia sia radicata, ancora a metà Ottocento, possiamo comprenderlo da un
intervento di Charles Baudelaire su Wagner, del 1861: “Anche senza testo – scrive l’autore delle
Fleurs du mal - la musica di Wagner resterebbe ugualmente opera poetica, essendo dotata di tutte le
qualità costitutive di una poesia ben fatta, e di per sé esplicita, tanto i suoi elementi sono ben
correlati tra loro, congiunti, adattati reciprocamente, (...) prudentemente concatenati”. Mentre
elogia Wagner, come si vede, Baudelaire dà per scontato il primato della poesia sulla musica.
Proprio in quegli anni, tuttavia, un ‘nuovo ordine’ nei rapporti tra le arti comincia ad affermarsi; già
all’inizio del secolo Arthur Schopenhauer (Il mondo come volontà e rappresentazione, 1819) aveva
collocato la musica al vertice dell’espressione artistica, come rappresentazione diretta della volontà;
in La nascita della tragedia (1872) Friedrich Nietzsche vede in essa – in contrapposizione alle arti
della parola- l’intuizione ‘dionisiaca’ della cosa-in-sé. A questo inedito primato dell’arte dei suoni
corrisponde una profonda crisi della poesia.
L’invidia di Mallarmé
Paul Valéry racconta che Stéphane Mallarmé “usciva dai concerti pieno di sublime gelosia”. Ciò
che il grande lirico ‘invidiava’ alla musica era l’indeterminatezza dei suoi contenuti, la sua
mancanza di legami con il discorso comune, ordinario. Confrontata con una composizione
musicale, anche la poesia più rarefatta rischiava di suonare come un piatto resoconto intorno alla
realtà. Contro la zavorra prosastica andava ricercata la ‘musicalità’ (“De la musique avant toute
chose”, scrive Verlaine in Art poétique) non come ornamento esteriore, ma come ciò che è più
proprio della poesia. Nello sforzo di distinguersi dalla prosa e dal linguaggio della comunicazione,
l’arte della parola incontra la musica e la elegge a modello. Mallarmé è il primo ad avvertire la
trappola che una tale emulazione cela: potrà mai la poesia essere musicale quanto lo è la musica
stessa? Egli aggira la contraddizione e passa per così dire al contrattacco, sostenendo che la poesia è
musica più di quanto lo sia l’arte comunemente nota con questo nome. “Quello che io faccio è
Musica. – scrive in una lettera del 1893 - Chiamo così non quella che si può ricavare
dall’accostamento eufonico delle parole (…) ma l’al di là magicamente prodotto da certe
disposizioni della parola (…). Il termine Musica va inteso qui nel senso greco, che in sostanza
significa Idea o ritmo tra dei rapporti; più divina in questa accezione che non nella sua espressione
pubblica o sinfonica”. La realizzazione di una tale ‘musica’ comporta la sistematica rimozione dal
testo di ogni troppo esplicita referenzialità, di ogni ‘contenuto’ troppo chiaro e determinato. Ciò che
conta non è quello che la poesia ‘dice’, ma la suggestione derivante dalla trama dei suoni.
Musica e significato
Con Mallarmé, la ricerca della ‘musicalità’ in poesia approda a un primato del significante (della
parola stessa, della sua sonorità) a spese del significato. È una tendenza che avrà un seguito nella
cosiddetta ‘poesia pura’ e – in Italia - nell’Ermetismo, ma anche (con valenze diverse) nelle
avanguardie (Futurismo, Surrealismo, Dadaismo) e nelle neoavanguardie degli anni Sessanta (in
Italia, il ‘Gruppo ‘63’). Nel Novecento, l’enfatizzazione della ‘musicalità’ in poesia è tale che T. S.
Eliot sente il dovere di fare qualche precisazione: “La musica della poesia - scrive nel 1942 - non
esiste indipendentemente dal significato; altrimenti potrebbe esservi una poesia di grande bellezza
musicale ma priva di senso, come non mi è mai accaduto di leggere (…). Una poesia è ‘musicale’
quando ha una duplice struttura, l’una di suono, l’altra di significati secondari nelle parole che la
compongono; queste due strutture musicali sono indissolubili e fanno tutt’uno”. Una ulteriore
precisazione ci viene da un grande critico russo, Michail Bachtin. “L’aspetto puramente acustico
della parola – scrive in Estetica e romanzo - ha, in poesia, un significato relativamente piccolo; il
movimento che genera il suono acustico, e che è più attivo negli organi articolativi, ma che si
estende anche a tutto l’organismo, sia che si attui effettivamente in una recitazione, sia che sia
vissuto per simpatia nell’audizione, sia che sia vissuto soltanto come possibile, è infinitamente più
importante della stessa cosa sentita”. In poesia, secondo Bachtin, “a ordinarsi, propriamente
parlando, non è l’aspetto acustico delle parole, bensì quello articolatorio e motorio”. Essenziale
nella ‘musicalità’ di un testo è “il sentimento della generazione di una parola significante”, il
sentimento “di un’attività di scelta del significato (...), di un’iniziativa semantica del soggettocreatore”. La ‘musica’ della poesia - che in Mallarmé era la qualità di una parola pura, ‘sola’, senza
locatore - con Bachtin recupera i suoi aspetti semantici, e il suo radicamento in un corpo vivo che si
rivolge a un altro.
SCRIVERE UNA CANZONE IN ATTO D’ESTEMPORANEITA’
Capitolo 2°
Propositi concreti
L’obiettivo di questo testo è quello di illustrare esaustivamente alcune tecniche e suggerimenti che
io stesso attualizzo nella composizione/compilazione di una canzone (testo/musica) e mettere quindi
in comune tante disposizioni e consigli pratici da far propri per aumentare il “bagaglio” delle
esperienze compositive capaci di migliorare al meglio il proprio personale stile compositivo.
Desidero guidare l’attento osservatore di tale lavoro attraverso percorsi di vere “prese di coscienza”
dalle proprie personali potenzialità e capacità compositive, dando a chiunque la possibilità di
affinare le singolari abilità compositive. Proporrò spunti di riflessione significativi per accentuare
tutta una serie di propedeutiche concause a riguardo ma non desidero che questo lavoro venga
considerato un testo “didattico” piuttosto una raccolta di preziosi consigli da applicare in base alla
sensibilità e alle potenzialità latenti di ognuno.
L’estemporaneità compositiva: “minitrattato di stilistica compositiva”
“Quesiti ricorrenti: Una canzone dovrà essere “composta” dando priorità alla musica e quindi
scrivere prima una melodia e poi la parte armonica o viceversa? E la parte armonica stessa come
dovrebbe essere pensata?E per il testo? Quale approccio sarà il più efficace? Qual è, in tema di
composizione di una buona canzone, il miglior modo per comunicare?Scrivere prima un testo e poi
musicarlo o scrivere una musica e poi, ivi, adattarvi un testo?Cos’è l’estemporaneità creativa e che
funzione avrà nella stesura di una canzone di musica leggera?”
“Nell’atto di creazione di ciascun individuo
l’arte nutre l’anima,coinvolge le emozioni e libera lo spirito,
e questo può incoraggiare le persone a fare qualcosa semplicemente perché vogliono farlo.
L’arte può motivare tantissimo, poiché ci si riappropria, materialmente e simbolicamente,
del diritto naturale di produrre un’impronta che nessun altro potrebbe lasciare
ed attraverso la quale esprimiamo la scintilla individuale della nostra umanità”
(Bernie Warren, arteterapeuta)
Nelle numerose performance musicali/poetiche che avranno luogo durante la fase creativa guidata
dall’estemporaneità, si auto regola un continuo scambio emozionale dettato spesso da una apparente
non direttività, al fine di concretizzare i seguenti obiettivi:
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Scoprire il proprio mondo interiore intriso di emozioni
Esprimere le emozioni senza preoccupazione del giudizio
Condividere le proprie “tensioni” emotive
Conoscere la relazione tra i nostri pensieri e il mezzo che li esprime
Abituarsi all'ascolto e all'osservazione del nostro “Sé – individualistico”
Creare e ricreare servendosi del mezzo che attraverso il silenzio evidenzia tutta la fase
estemporanea : “l’Anima e le sue corde più inviolabili”
Prestare attenzione ai tempi ed ai ritmi individuali e a quelli altrui
Agire perpetuando un perfetto interplay (AZIONE RECIPROCA, INFLUSSO RECIPROCO….)
Sperimentare nuove modalità di espressione stilistiche
Creare il proprio spazio interiore e attingervi sempre “novella” vitalità compositiva
Acquisire senso ritmico stilistico/poetico nella redazione di un testo
Giocare, armonizzare le idee, viverne fantasiosamente i tocchi.
Scrivere e musicare un testo per la compilazione di una canzone può essere l’operazione più
semplice che possa esistere a patto che, come detto già più volte, ci si affidi a quel processo di
creatività che parte dall’anima. Questo processo sarà frutto di quella intuitività manifesta in
dinamiche di estemporaneità cognitiva che passa e dovrà coinvolgere profondamente ogni aspetto
del nostro Sé interiore, perché è da qui che ha origine ogni forma d’arte intuitiva. Così si attingerà
facilmente a quei meccanismi solitamente ignoti e ignorati che fanno di un opera compositiva un
capolavoro potenziale di pura estemporaneità creativa.
Cosa intendo io per “estemporaneità compositiva”.
La questione sembrerebbe abbastanza complessa da esporre, sarebbe necessario, infatti, analizzare
caso per caso ma sono certo che quanto dirò a breve merita spazio e quindi cercherò di eunucleare
in maniera esaustiva ogni concetto per poter esaurire al meglio la questione vista dal mio modesto
punto di vista.
Comincerò con il raccontarvi di come vivo nel mio “Essere/autore” il rapporto tra concettualizzare,
ideare, “deliberare idealmente”, portare dal “nulla” all’essere una mia qualsivoglia opera artistica
che chiaramente contemplerà anche la forma cantautorale/poetica/musicale. Dirò che personalmente
passo disinvolto e indifferentemente, per la stesura di una canzone, passando senza ordine
predefinito o preconcettualizzazione aprioristicamente calcolato, di passare dal testo lirico alla
musica e viceversa, senza particolare difficoltà ma sottolineo che, evidentemente ,questa peculiarità
compositiva potrebbe o forse è essenzialmente una mia attitudine personale e non potrò pretendere
che chiunque possa avere lo stesso tipo di approccio con la stesura di una canzone, la “tecnica “ che
istintivamente adotto da sempre, mi fa sentire creativamente “vivo” e massimamente produttivo.
Consapevole di quanto appena esposto, cercherò, proseguendo questo scritto, immedesimarmi un
po in tutte le modalità finchè l’esclusività del mio approccio stilistico/compositivo non abbia ad
essere per alcuno un punto di riferimento univoco.
Improvvisazione o estemporaneità?
Il concetto di estemporaneità viene così a collocarsi in una fascia intermedia tra quella della pura
interpretazione e l'improvvisazione vera e propria, che risponde a una creazione ex-novo, a una invenzione
del momento con caratteri ben più ampi di quelli della semplice interpretazione creativa.
Chi scrive ha usato per anni il termine "composizione istantanea" con l'intento di specificare la
diversità del processo creativo basato sulla performance da quello costruito a tavolino secondo
procedure del tutto differenti, e molti musicisti lo utilizzano ancora sia per questo motivo, sia per
sottolineare che di processo compositivo complesso, e quindi "colto," pur sempre si tratta.
Quando scrivo salto da un processo cognitivo ad un altro come se non fosse nulla di particolarmente
complicato, in realtà si tratta di “planare” continuamente su onde vibrazionali di un“puro caos”,
tutto diviene spunto creativo ma, in onde celebrali propedeutiche all’atto compositivo/creativo tutto
diviene “vibrazione” interiore da tradurre in atto coercitivo.
Mi è capitato spesso di scrivere testi avendo la chiara percezione di non poter riuscire a musicarne
mai le parole o forse l’ho fatto ma dopo anni senza pensare; quando scrivo una poesia,
potenzialmente questa diverrà, con le giuste modifiche e accorgimenti del caso, una canzone. Dirò
di me che, essendo prevalentemente un autore strumentale mi capita sovente di “accendere” note e,
in un secondo tempo, farne vivere la musicalità delle parole di un testo, avvalorando estremamente
tutta “l’opera” in un atto creativo che ha dinamiche anche sostanzialmente lontane da ciò che si
potrà pensare del semplice “dare un testo ad una musica”.
Non sempre è possibile scrivere un testo di una canzone o semplicemente un testo poetico usando
esclusivamente regole precostituite di metrica da manuale; si possono, infatti, presentare sovente
problemi di incompatibilità tra la musica e i versi. Spesso per alcuni autori, questa incompatibilità
rappresenta la nota dominante dello stile compositivo predominante che si è scelto di proporre. In
ogni caso, a mio avviso è difficile per il vero “creativo” articolare una composizione
“standardizzandone” il risultato ultimo. E’altresì auspicabile che vi sia estrema versatilità, perché le
potenzialità compositive latenti in ogni individuo artisticamente dotato,possono essere pressocchè
infinite. Quindi ,sostanzialmente, non è corretto considerare che possa esserevi, nello specifico, un
“metodo” per la composizione di una canzone perchè l’autore, per antonomasia, è un “creativo
intuitivo” estemporaneo nella forma e rivoluzionario nell’operato. E’ opportuno chiamare i processi
creativi in maniera differente tra loro, collocandoli nella specifica sfera espressiva ed estetica a cui
appartengono.
Come un creativo scrive una canzone
Capitolo 3°
“Tutto inizia da un’emozione, tutto prosegue grazie all’attesa di una nuova canzone” (Carmen
Consoli)
Tutte le canzoni che si realizzano nascono da un’idea di base ma si sviluppano seguendo ciascuna il
suo percorso, la sua unicità sarà frutto di migliaia di variabili tutte diverse tra loro nei particolari,
pur mantenendo generalmente l’impronta “originaria” dell’originalità dell’artista che ne cura la
stesura. Nuova perché (ad esempio) ogni volta rispondente a diverse esigenze interpretative –
sostanzialmente nuova perché, se ci si pensa bene , ogni canzone , avrà una sua anima ed una sua
personalissima storia da raccontare in modalità variabilissime a seconda delle esigenze stilistiche
che domineranno in quel periodo “storico” …… privilegiando emozioni a differenza di altre o
modellandosi alla forza interiore che , in date circostanze, l’autore dovrà essere più o meno in grado
di traslare al pezzo.
L’autore che scrive con il cuore, imprime l’impronta personale della sua anima che non potrà essere
altro che un fluire di genuinità individualizzata. Questi,secondo il mio punto di vista, dovrà
riflettere poco su ciò che verrà espresso nell’atto creativo e allo stesso tempo, in tal misura, dovrà
“misticamente” (ricordo le onde Tetha) emanare dal suo mondo interiore, musica e testo che
abbiano la capacità potenziale di traslare i pensieri e trasportare “emozioni profonde” da un punto
all’altro della coscienza di chi ascolterà il pezzo. La musica e l’arrangiamento , chiaramente,
dovranno essere “la piattaforma” sulle quali si adageranno tutte le più intime sfumature “omesse”
del testo per invalidità intriseca (pur riconoscendone una musicalità in ogni testo) … la musica
quindi dovrà valorizzare il testo e non esserne soltanto una bella cornice. In effetti quando si
leggeranno alcuni dei vostri testi, si dovrà avere una netta percezione che questi siano nati da poesie
o meglio come poesie.
Comporre senza preconcetti stilistici
L’arte di comporre si apprende attraverso lo studio tecnico della musica e della metrica. Comunque
sia, penso che scrivere canzoni sia il modo più diretto per esternare le proprie emozioni, arrivando
direttamente al cuore di tutti. E’ comunque importante tenere tener presente che delle regole esistono e
che, se decidiamo di infrangerne qualche principio base, per lo meno dobbiamo sapere di farlo in modo
consapevole, attraverso una scelta stilistico/compositiva mirata.
Le canzoni più belle sono quelle che nascono spontaneamente, senza troppe “costruzioni”.
Scrivere una canzone ragionata e “regolamentare” è sicuramente un operazione compositiva che
un buon autore/compositore deve, all’occorrenza saper fare, ma per questo vi sono oggi in
commercio dei metodi ben delineati che guidano, in maniera impeccabile, ogni aspirante autore a
perfezionare le varie tecniche compositive della scrittura creativa. Il presente lavoro si propone
specificamente ben altro. Canzoni impegnate e pensate a tavolino sono frutto di una laboriosità
notevole che , spesso, può risultare davvero un operazione complicatissima e dispendiosa in termini
di energie mentali e di tempo.
Per quel che concerne, altresì, l’atto compositivo estemporaneo, tutto sarà, direi, “meccanicizzato”
dall’estemporaneità che ha origine da quella che chiameremo “intuizione cosmica” (più avanti
tratterò il tema nello specifico delle sue forme). Ogni insita dinamica dell’autore
“estemporaneo”deve sapersi dimestricare liberamente e scorrevolmente con naturalezza
“imbarazzante” su linee compositive che quasi provengano da dimensioni parallele per prender
forma nel odierno contesto “spazio/tempo” della percezione di una realtà multiforme e direi
“multidimensionale”. Ogni artista che collega la "mente del cuore" con il cervello opera uno
"sfondamento" delle barriere dell'Io e penetra con l'immaginazione creativa nel mondo invisibile in cui si
agitano le pulsioni creative, l'eros, le figure dell'anima e i simboli che descrivono parti frammentarie degli
archetipi provenienti dal Sè cosmico. Nella mia idea primaria, l’autore è colui che sarà sempre
sufficientemente consapevole che l’atto creativo estemporaneo non seguirà “pragmaticamente” e
consciamente alcun “calcolo” per concretizzare né concettualizzare il suo atto creativo, bensì, il suo
andare sarà come fluire di “magma” di idee mai stillate dal pensiero artato.
Per descrivere emozioni bisogna averle vissute
Procedere alla stesura di una canzone in modalità estemporanea risulterà quasi sempre un processo
interiore molto serio e complesso, simile ad un travaglio perché risultante di un’autentica
introspezione ma in forma inconsciamente vissuta e quindi potenzialmente “dolorosa”.
Se si riesce a prender coscienza di tale principio, si potranno, in breve tempo, riscontrare degli
ottimi risultati stilistico/compositivi – basterà solo cercare di capire a quali “leggi compositive e
poetiche”personali risponde meglio la nostra anima creativa.
Generalmente, quando si scrive (testo e musica)bisogna cercare di essere molto chiari, esistono
regole ben precise a cui conformarsi specialmente se si desidera compromettere e , in un certo senso
tradire “l’autenticità dell’artista che è in noi” dandosi a compromessi stilistico/compositivi che
finiranno per “prostituire” l’estro creativo autentico, a cui in fine poco resterà di autentico ed
estemporaneo, bensì soggetto quasi del tutto alle dinamiche “schiavizzanti” del mercato
commerciale.
Ciò non significa che bisogna procedere senza tecnica bensì, conoscerle ed esercitare l’arte
compositiva come se non esistessero regole ( siamo nel mondo ma non di questo mondo ). E’questo
che animerà in noi quell’intuito creativo che attingerà direttamente dagli archetipi latenti in chi
attinge “l’acqua della vita” che da vigore ai sogni e li trasforma , in maniera estemporanea, da spazi
“cosmici (ricordo che ognuno di noi è portatore più o meno sano di un universo unico ed
irripetibile) che riempiono le nostre anime” verso quelle che saranno le nostre più belle e sentite e
vere canzoni.
Soave sarà, imparare a planare sui venti sui venti tiepidi e soavi ma anche di bora propri di certe
realtà creative che risiedono nel profondo di ogni inquietudine artistica, animandosi nei controsensi
più astrusi ma al tempo stesso carichi di Sé ….. di quel sé che desidera prender vita attraverso il
“canale” del nostro Amare ciò che siamo identificandone le “forme” nella nostra forma esplicita
d’arte estemporanea, tutto partendo, quindi, da una personale emozione interiore – esperienza reale
o realistica di noi vissuta e emozionante a tal punto da farci credere che , per noi, sia impossibile
esternarne la “forza” – meno che mai trovarne le parole per redarne versi.
Bisogna imparare a scrivere “distaccati” dall’evento che si vuol mettere in versi mentre ci si
collocherà (in ogni situazione)come in forma “d’alter ego o in terza persona impersonale” ma allo
stesso tempo far si che, nel qui e ora, tutto ci possa riempire – tutto di ciò che ci farà inevitabilmente
vivere o rivivere le emozioni dell’evento che desideriamo evocare e traslare in versi (con la musica
il procedimento , per le “fonti” più sensibili, potrà essere similare).
Le armi della propria operosità compositiva dovranno essere sempre pronte per ogni “lotta
emozionale interiore tra Psiche ed Anima” – armi infallibili, personalissime, imprescrutabili e
talvolta (perché no?) “concettualmente improprie” ….. purchè efficaci per realizzare quell’alchimia
compositiva d’estemporaneità creativa.
La capacità intrinseca dell’autore di potersi, a tempo debito, immedesimarsi in ogni situazione
psicologica è fondamentale, è giusto, quindi , pensare di chi scrive una canzone , che sappia scrivere
canzoni che verranno interpretate da anime di “variegato” sesso. L’autore completo, quindi, non
potrà limitare l’efficacia della sua produzione indirizzandola esclusivamente verso univoche
categorie. Scrivere al maschile o al femminile o “altro” sarà una prerogativa essenziale che
richiederà una immedesimazione introspettiva, seria ed equilibrata,di tipo traslativa ma pur sempre
realisticamente veritiera anche se , magari, fantasiosa.
La creatività – il creativo - creare
Capitolo 4°
* La creatività è uno dei tratti salienti del comportamento umano, è dettata da un’intelligenza non
logica più evidente in alcuni individui che sono in grado di produrre novità e cambiamenti grazie
alla loro capacità di intuire nuove connessioni tra pensieri ed oggetti
Significato del termine
L'uso estremamente comune della parola creatività crea problema e imbarazzo. Essa, infatti, non
possiede un significato chiaro e univoco, è una voce impiegata in molteplici contesti anche a scopi
difformi."La parola creatività compare nei dizionari alla fine del secolo scorso, ma rimane confinata
al linguaggio degli specialisti".
Per creatività si intende:

L’uso di tutti i linguaggi possibili come strumenti di conoscenza e comunicazione
La creatività consiste nel saper fornire risposte originali alle differenti situazione che si
presentano.
Il concetto di creatività rimanda alla capacità di trovare nuove relazioni tra le idee e le cose
e di trovare nuovi modi per esprimerle
Dunque cosa significa creatività?
 E’ la capacità, facoltà, attitudine a creare; come attività, operosità dinamica, forza costruttiva,
la capacità di creare, di inventare con libera fantasia.
La creatività sembra influenzata positivamente dalla capacità individuale di riorganizzare
continuamente la propria vita.
Molte ricerche hanno tentato di delineare un profilo di personalità creativa.
Un "creativo" generalmente può possedere caratteristiche come: la curiosità,
l’indipendenza, la non convenzionalità, la versatilità, la capacità di lavoro, la capacità
critica, un’ampia gamma di interessi, intuizione.
Creare, costruire, inventare e agire liberamente sono quindi le proprietà di chi opera con
creatività: il creativo". Gli stessi dizionari, infatti indicano la parola creatività come derivante
da creativo, colui che crea.
Si chiama, quindi, creatività la facoltà che è propria dell’atto di "creare" qualche cosa di nuovo, che
prima non c'era, attingendo contemporaneamente a dati reali e al frutto dell'immaginazione, alle
attività dell'emisfero sinistro e a quelle dell'emisfero destro del nostro cervello.
CERVELLO, CREATIVITA'
Struttura del cervello
Il nostro cervello ha la forma di una noce, l'emisfero sinistro è la sede del pensiero, della logica, del
ragionamento matematico, della parola e controlla la metà destra del corpo umano (per esempio, la
mano destra). L'emisfero destro controlla la metà sinistra (quindi anche la mano sinistra) e da lì
scaturisce l'immaginazione, il linguaggio anagogico, il simbolo e la capacità di cogliere la magia
della realtà.
Il Cervello,quindi, e' suddiviso in due principali sezioni Destra e Sinistra , che nell'evoluzione si
sono particolarmente differenziate modificando le infrastrutture neuronali degli Emisferi Cerebrali
Superiori.
Tale suddivisione del cervello in due sezioni rispecchia il fatto che anche il nostro corpo ha un
articolazione binaria: abbiamo infatti due occhi, due orecchie, due buchi del naso, una lingua che
differenzia il dolce dal salato ... due mani due gambe e cosi via dicendo.
Emisferi celebrali
Ciò suggerisce che le funzionalità del cervello, come espressione di una attività pensante, sia
anch'essa duplice, e ciò vuol dire che possiamo significare ciò che osserviamo mediante due
modalità alternative e complementari: l'una logico-razionale (cioè sequenziale, analitica, deduttiva)
ed l'altra intuitiva-olistica (cioè sintetica, globalizzante, induttiva) le quali corrispondono
fondamentalmente alle procedure funzionalmente differenziate delle attività dei due emisferi
cerebrali.
E' importante capire come queste due modalità di pensare possano essere correttamente coordinate
per acquisire differenti livelli e stili di pensiero, senza generare contraddizioni che interiormente
conducono a pericolose scissioni della presa di coscienza nella costruzione di una propria
personalità creativa.
Dagli studi di RMF (Risonanza Magnetica Funzionale) si interpreta la differente funzionalità dei
due emisferi cerebrali come duplice capacità di mettere in correlazione la Memoria a Lungo
Termine (MLT) con i processi di Memorizzazione a Breve Termine (MBL) da cui consegue la
maggiore o minore capacita e rapidità di azione/reazione del pensiero.
Il pensiero e' infatti determinato dal flusso di attività mnestiche che utilizzano differenti schemi di
relazioni tra MLT e MBT, i quali vanno ad interporre il vecchio ed il nuovo flusso di informazione
circolante tra il mondo esterno e la nostra abilità cerebrale fisiologica.
Emisfero sinistro: modalità logico formali per semplificare la complessità dell'informazione
La funzionalità logico-razionale dell' Emisfero Sinistro si sviluppa attivando la capacità associativa
della Area di Wernike che tende a facilitare un integrazione con la MLT.
Area di Wernike
E' l'area del cervello cruciale per la comprensione del linguaggio. I soggetti che hanno danni
neurofisiologici in quell'area non comprendono il significato delle parole e non riescono ad
esprimersi. Fu così chiamata perché fu scoperta da Carl Wernike nel 1874.
Emisfero Destro e Pensiero che modifica gli schemi logico-interpretativi
In questo emisfero hanno luogo le attività cerebrali che sono necessarie per la valutazione
complessiva di schemi logici applicati troppo rigidamente, i quali tendono ad impedire la capacità
di delineare nuove significazioni sulla base di rinnovate aspettative.
La creatività é prerogativa di chiunque proprio perchè ciascuno di noi, infatti l'essere creativi non
dipende esclusivamente dalla genetica, proprio perché i geni non sono capaci di gestire i
cambiamenti fisici e mentali che si manifestano nell'arco di una vita.
La creatività è quindi il modo di saper utilizzare la plasticità del cervello per rispondere alla
complessità degli eventi, mettendo in funzione le molteplici ed articolate funzioni intellettive di
cui ciascuno di noi é geneticamente dotato.
Come un blocco di marmo prende la forma pensata dalla creatività dello scultore, così il cervello di
ciascuno di noi può essere potenziato da noi stessi, migliorando coscientemente le funzioni
intellettive, ed acquisendo in tal modo un benessere derivante dalla fiducia nelle proprie naturali
capacità creative. Essere creativi non significa solo inventare qualcosa di nuovo o essere originali
per forza, ma essenzialmente significa invece trovare soddisfazione nell'utilizzare al meglio
entrambe le potenzialità di sviluppo del proprio cervello.
Nella nostra società contemporanea tutte le attività dell'emisfero sinistro, connesse al lato destro del
corpo, sono molto più sviluppate e valorizzate. Non a caso l'aggettivo "destro" evoca, in italiano,
destrezza, in inglese è sinonimo di "giustizia" (right), in francese di correttezza (droit), laddove
l'aggettivo "sinistro" ha, in italiano, una connotazione di sospetto, in inglese di senza valore (left) e
in francese di maldestro (gauche).
La scarsa valorizzazione delle facoltà non razionali è la principale causa della mancanza di
creatività, che si rivela solo quando c'è un'attiva collaborazione tra queste due diverse e altrettanto
importanti modalità di percezione del mondo.
La creatività si esercita rafforzando l'interazione tra i due emisferi del cervello, quindi ogni qual
volta ragione e fantasia sono entrambe chiamate in causa, quando bisogna trovare un legame che
colleghi due oggetti apparentemente estranei, quando bisogna leggere una forma nel contorno delle
nuvole, quando si cerca un finale diverso alle fiabe tradizionali o alle situazioni scontate.
L'intervento creativo scalza la banalità e a consuetudine, trovando nuove strade oltre i confini del
già visto.
Il processo creativo ha inoltre le sue leggi e i suoi tempi. Non avviene a comando. Ha bisogno di
una fase di decantazione in cui, spesso proprio nel sonno, opera silenziosamente una sintesi di tutti
gli elementi consapevolmente e inconsapevolmente raccolti. La soluzione può delinearsi a poco a
poco, oppure, più spesso, quando l'elaborazione è ormai matura, può arrivare all'improvviso,
stimolata anche da un particolare insignificante, come una musica, una frase detta da qualcuno,
un'immagine per strada.
E' una soddisfazione impagabile quella che accompagna e segue l'atto creativo. E' la conferma delle
nostre illimitate possibilità, è la soddisfazione di vedere che un nostro contributo ha cambiato
qualcosa nella realtà circostante, è il sottile piacere di condividere qualche cosa con quel gran
Signore che creò il mondo in sei giorni
Creare
Creare era in origine un'azione che poteva vedere come sola causa incondizionata Dio: "Che
l'uomo potesse essere creativo nel pensiero e nell'azione era considerato blasfemo fino a
qualche secolo fa". Questa attribuzione però rappresenta solo un momento del rapporto
complesso che ebbero le società verso artisti e individui geniali. Le diverse culture, infatti,
reagirono al fare degli artisti in modi differenti, così, ad esempio, si ha da una parte
l'atteggiamento di diffidenza e quasi disprezzo del mondo greco e romano, in cui " l'opera dei
pittori e degli scultori in quanto lavoro manuale, [...] era lasciato, in un'economia schiavistica
ai membri della classe servile" o comunque si riteneva, su influsso dell'estetica platonica, che
l'arte potesse "fornire solo un vago riflesso della vera essenza della realtà, le idee, che essa
tenta di riprodurre, per così dire, di seconda mano". In età Rinascimentale la prospettiva
cambia decisamente in meglio e "l'artista fu personalmente onorato come un essere divino".
Le diverse attribuzioni di valore fatte agli artisti, che portano da una parte a paragonarli a
semplici artigiani dall'altra a divini creatori, riflettono e sono in relazione anche alle molteplici
spiegazioni che nelle epoche si diedero al sorgere dell'idea. Oggi, la tendenza generale è di
attribuire a tutti gli individui la capacità di produrre atti creativi, imprevedibili e originali; ed
esistono corsi e pubblicazioni il cui intento formativo è di svilupparli e moltiplicarli. Le
tecniche sono molteplici così come lo sono gli approcci e le definizioni; ma la creat ività non è
più blasfema, o eccezionale, non sfida più la collera divina, anzi è patrimonio molteplice che
viene cercato e sviluppato al fine di una miglior economia individuale e sociale.
La creatività, odiernamente, è :

considerata una qualità presente in tutti e tale qualità può essere migliorata e
sviluppata.
La creatività è considerata quindi un elemento quotidiano nella vita degli individui, risorsa
fondamentale a cui attingere nelle diverse occasioni della vita. Da qui il valore attribuito a tutti
gli sforzi per rendere più creativi il comportamento, il pensiero, nonché l'impegno allo
sviluppo e alla stimolazione di tutte le potenzialità individuali.
In sintesi, la creatività oggi esprime un valore positivo che si esplica nei diversi ambiti
attraverso la ricerca di un miglioramento che passa, appunto, dallo sviluppo delle capacità
creative, e i cui scopi possono essere i più disparati come migliorare la qualità della vita, le
capacità professionali, lo studio, le capacità ideative.
I luoghi della creatività e la formazione
La molteplicità della nozione di creatività riguarda anche il campo formativo. Nei luoghi di
esercizio della creatività "socialmente riconosciuta" come tale (scuole di teatro, musica, di
realizzazione artistica e poetica, di ricerca e invenzione) la messa in atto di un'arte, di una
tecnica o scienza è favorita dalle qualità creative individuali o collettive. Grazie ad esse tali
arti trovano respiro e stimoli nuovi, d'altra parte proprio l'esercizio di tali arti è terreno
favorevole allo sviluppo e incremento della caratteristica creativa nelle sue diverse modalità
espressive: in sostanza, vi è una reciproca influenza tra lo sviluppo della creatività e lo
sviluppo delle arti.
La creatività in Psicologia
Come interpretare e valutare le capacità creative – osservazioni storiche in Psicologia
Dagli anni 50 le ricerche in questo campo si sono diversificate ed ogni scuola psicologica ha
elaborato una propria teoria.
“La prospettiva psicoanalitica già proposta da Freud, e successivamente sviluppata da Segal, Kris,
Kubie e Arieti, interpreta la creatività come la capacità di far ricorso a contenuti inconsci o
preconsci particolarmente vivaci e produttivi.
Rogers e Maslow suggeriscono, invece, una visione personalistica, che considera l’attitudine
creativa come l’espressione del perfetto funzionamento dell’individuo, dovuto al raggiungimento di
un equilibrio stabile tra le varie componenti comportamentali. All’interno dell’approccio cognitivo,
poi, ci sono varie correnti, ognuna delle quali pone l’accento su un particolare aspetto psicologico.
Guilford concentra l’attenzione su un esame fattoriali stico dei diversi elementi che costituiscono il
pensiero, analizzandone le varie componenti, comprese le capacità creative”.
Mednick, Wallach e Kogan studiano, invece, il particolare modo di organizzarsi del processo
associativo (stimoli-risposte), ritenendolo il maggior responsabile del funzionamento della
creatività. Gli psicologi della Gestalt, infine, colgono nel processo creativo un’acuta quanto
improvvisa ristrutturazione dei dati, che permette di vedere il problema sotto una nuova prospettiva.
Ulteriori ricerche condotte da Sternberg (siamo ormai a metà degli anni 90) hanno permesso di
comprendere i processi mentali che sono all’origine delle “illuminazioni” (insight), grazie alle quali
sono state realizzate importanti scoperte nei diversi campi del sapere.
L’insight era comunemente definita dalla maggior parte degli psicologi come un balzo, veloce ed
inconsapevole, del pensiero, però, circoscrivono l’intuizione all’interno di una “scatola nera”, senza
analizzare né i contenuti, né il funzionamento.
Secondo Sternberg, invece, essa è composta da tre processi psicologici separati ma correlati tra loro:
codificazione selettive, combinazione selettiva e confronto selettivo.
-la codificazione selettiva si esplica nella selezione delle informazioni importanti, rilevanti, rispetto
a quelle che non lo sono;
-la combinazione selettiva è la capacità di collegare e combinare, in un insieme, le informazioni
che all’inizio apparivano separate;
-il confronto selettivo, infine, consiste nell’abilità di mettere in relazione le informazioni appena
acquisite con quelle già apprese e risolvere, per analogia, il problema.
Tale spiegazione ci permette di comprendere,quindi,che i processi intuitivi non sono
qualitativamente dissimili da quelli cognitivi; ciò che differenzia i due diversi tipi di pensiero sono
le modalità e, soprattutto, le circostanze di applicazione. Nell’insight, in conclusione, l’individuo
creativo utilizza, in modo rapido ed intuitivo, le abilità cognitive normali per individuare, in
particolari circostanze, la soluzione al problema.
Chi è l’artista e “l’autore/cantautore”!
Capitolo 5°
I moti e i mondi artistici
“Non può esserci eleganza di parole, senza aver prima concepito e sviluppato un pensiero, e non
ci può essere chiarezza di pensiero senza chiarezza di parole”
(Cicerone, De oratore)
Cosa vuol dire “essere artisti”? Chi è artista? Nella contemporaneità si è affermata l’opinione che
essere artista non sia una condizione particolare, ma che ciascuno sia un artista, in quanto non
servirebbero talenti e formazione, ma l’unico ingrediente necessario sarebbe la creatività libera da
ogni schema. Nelle biografie di molti artisti del Novecento, emergono inoltre abitudini disordinate,
atteggiamenti eccentrici, comportamenti autodistruttivi, tanto che sembrerebbe che tale tipo di vita
sia un ingrediente necessario per riconoscere il vero artista, sia esso un pittore, uno scultore, un
musicista, un poeta.
Gli artisti sono una categoria molto numerosa e variegata. Un artista? Lo si definirebbe un
personaggio davvero speciale, generalmente sopra le righe nel senso di colui che, normalmente
sembrando estraneo a certe logiche o dinamiche ed essendo un soggetto tendenzialmente “sui
generis”, la realtà e il suo senso comune coesisterà su piani di livelli di consapevolezza
dimensionale “altra”. Questi cresce maturando in se delle proprie attitudini peculiari e non riuscirà
facilmente ad assecondare la sua natura finchè non imparerà, in modo “innaturale” a soffocare
dentro di se le sue “forze” creative in divenire, limitandone il potenziale enormememente più alto di
quanto in genere sarà indotto a esternare ed ignorare le umiliazioni continue a cui spesso sarà
soggetto, ma quando vivrà le sue realtà artisticamente soddisfattorie le dovrà metabolizzare
trasformandole in linfa vitale per determinare nuova carica creativa così che “energia novella” e
rigenerate daranno modo all’arte che ne venga vissuta di coesistere e resistere e manifestarsi con
sempre maggior consapevolezza.
“L'arte è un appello al quale troppi rispondono senza essere stati chiamati.”
(Leo Longanesi)
L'arista, quando è consapevole della propria natura artistica, ma non si accontenta di questo. Dovrà
essere e soprattutto sentirsi valorizzato dagli altri, finchè non riuscirà a “domare” il suo, “ego” .
Questo che gli permetterà di comprendere sempre meglio la sua natura. L'artista nei suoi momenti
di espressione deve avere la possibilità di dedicarsi alla creazione dell'opera artistica senza alcuna
influenza esterna.
Sono migliaia i processi “creativi” che inducono l’artista a produrre e mai smettere, fino a portare la
propria personalità artistica all’inverosimile della ragione umana, il mistero di questa “alchimia”
interiore risiede nell’anima dello stesso il quale deve imparare ad amarsi per assecondare e spesso
“domare” l’impeto creativo che v’è …. Sempre che vi sia ….. un impeto realmente autentico !
Non c’è artista senza definizione di arte e non c’è arte senza un artista che sogna, immagina, cerca
del nuovo, esplora nuovi universi, moti dell’anima e travagli. L'arte, per il fatto stesso che è un
qualcosa di creativo, si avvicina in qualche modo all'immagine di Dio, (L’Artista per antonomasia)
ed ansi risiede nel “Sé individualistico della propria coscienza” ed ha sicuramente un qualcosa di
spirituale.
Dio artista?
Sì, Egli è l'Artista per eccellenza. La creazione del mondo e dell'uomo, che Michelangelo celebra
con i suoi affreschi nella volta della Cappella Sistina, non è una meravigliosa e incomparabile opera
d'arte? E al di là della natura, possiamo vedere la meraviglia di Dio Artista in noi. Noi siamo la tela.
Con la nostra libera cooperazione, il Signore dipinge l'opera d'arte che è la nostra vita. Poi possiamo
guardare indietro e chiederci: “Perché le cose sono andate così?” Quando analizziamo un quadro
scopriamo la mano dell'artista, intuiamo qual è stata la sua idea e che cosa ha voluto plasmare. Allo
stesso modo, guardando la nostra vita, possiamo scoprire la mano di Dio: la nostra vita è stata così
perché Dio così ha voluto, e allora ci rendiamo conto del fatto che non è frutto della casualità o
della fatalità, ma dietro c'è l'amorevole mano divina.( Padre Haydu)
L'arte, ovviamente, può essere anche un qualcosa che fa a meno della materia, può essere espressa
come un suono, la musica, e può essere un'espressione concettuale, cioè si definisce l'arte come
pensiero, piuttosto che come espressione attraverso un oggetto. L'arista è consapevole della propria
natura artistica, ma non si accontenta di questo. Deve essere valorizzato dagli altri. Il che gli
permette di comprendere la sua natura.
L'artista autentico... ha un grande gusto del bello, senso estetico, è intuitivo, romantico, sognatore...
non si preoccupa dell'immagine e può vestire in maniera stravagante o ricercata...
può essere eccentrico ed è, al contempo, malinconico e non sa vivere nel presente...si rifugia nel
passato o sogna il futuro....
L'artista... ama l'insolito, l'eccentrico, l'eccezionale...si esprime attraverso l'arte e può essere un
poeta, un musicista, un pittore, un attore, un fioraio, uno spazzino, un fornaio...un papa …
Questi... non disdegna situazioni strane, scandali e cose proibite...
ed è generalmente un personaggio affascinante, audace...”libero da schemi”….costantemente alla
ricerca di qualcosa che trova con fatica nel corso del suo percorso, ne coscienzializza il mistero e
tace.
L'artista... racchiude in se il mistero di quella particolarissima forma di magia che è la creazione.
Il genio “in senso lato”
Un artista non sempre è un genio !
Nel linguaggio comune si reputa geniale chi, come Leonardo, è stato ai vertici in più campi. Solo
chi passa alla storia per questa o quella scoperta, chi scrive un'opera (presunta) immortale è, infatti,
solitamente considerato geniale.
Una definizione ristretta del termine genio indica l'eccellenza in un solo campo: genio del pallone,
genio della poesia, genio della matematica ecc.
In questa seconda accezione, il termine genio è sprecato e ha una valenza puramente soggettiva (a
seconda cioè dell'importanza che diamo all'ambito di competenza); se non siete convinti di ciò,
pensate a un uomo politico che detestate e che ha avuto molto successo: Secondo la definizione
ristretta è un genio della politica, ma dubito che gli passiate quel termine. Così un poeta può
apparirvi geniale solo se lo apprezzate, tant'è che spesso gli stessi critici sono propensi a
ridimensionare questo o quello.
Tizio ha fatto qualcosa di "geniale", vale. Di fatto si finisce per rapportare il proprio valore ai
risultati: chi crede nell'arte o nella scienza ammira i geni, chi crede nel denaro ammira gli uomini di
successo, chi è affascinato dal potere ammira i politici ecc.
Il genio ?- Essere intelligenti (geniali) significa aver un'alta intelligenza esistenziale, quindi aver
capito la vita e averne “le redini ben salde in mano”. Poiché questa comprensione si traduce nella
minimizzazione dei problemi, chi ha problemi non è geniale, semplice, a prescindere dalle opere
che ha realizzato, mentre può essere geniale un perfetto sconosciuto che non troverà mai posto nella
storia.
Chi è “l’autore/cantautore”?
“ Verso dove andiamo? un po più vicini a se stessi percorrendo i sentieri spinosi dell’anima e
viaggiare in posti lontani ma certamente più affascinanti ed inusuali. Semmai ne esistano ancora
….. perché mai non credere nei sogni?” (Andrea Marrone)
L’autore/cantautore è sicuramente, nella sua fattispecie, un’anima “antica” e sapiente e nobile; la
“sapienza” creativa di un autore/cantautore consiste nel saper conciliare tutto ciò che si crede
opportuno attingere dal proprio bagaglio di crescita personale - su più livelli - con quelle che
saranno le esigenze compositive che, di volta in volta, si presenteranno e si dovranno affrontare.
Basterà coscienzializzare e attivarsi.... “si viaggia a velocità variabili”... per cui non sempre si
avrà la sensazione di essere nel giusto .... contrariamente si crederà si essere essenzialmente nella
verità, e il testo ne sarà la prova, la dove “ci si cerca e ci si trova trovandosi” e muovendosi fuori e
dentro se restando essenzialmente a proprio agio. Ma questo non significherà di certo essere arrivati
alla meta.
Ecco come si descrive Valerio Scanu (vincitore di San Remo 2010).Valerio è sicuramente un
cantautore che soffre, ama e vive la sua forma artistica pienamente e liberamente. Questi è il
“prototipo” dell’autore/cantautore a cui è indirizzato questo lavoro…ma chiaramente, per ciò che
concerne questo testo , c’è molto….molto altro ancora da captare e trasformare in in vita.
”Ho scritto io le mie canzoni inedite...sono stanco dei pregiudizi sulla mia valenza artistica...sono
testardo e sensibile e dimostrerò con i fatti il mio valore artistico....essere passato attraverso un
talent show non fa di me un 'artista meno degno di altri nell'attuale scena musicale, ....so cosa
voglio,... so dove sto andando,...so quali sono i miei obbiettivi artistici...e lo farò, arriverò con
questo nuovo lavoro, il MIO vero lavoro, arrivare ai cuori della gente, perchè in quelle canzoni ci
sarà tutta la mia anima....e poi affronterò il pubblico, guardandolo negli occhi ,presentando on the
road , nei teatri il disco...e questo gia' a partire dalle prime settimane di gennaio 2011...Sara' una
promozione impostata piu' sull'arte che altro...e mi lasciero' spero alle spalle tutti i laghi , tutti i
posti e l'universo....e sarà solo musica...la musica e il mio cuore....”(Valerio Scanu).
Proseguire il cammino per chi si sente attivo nel produrre questa forma d’arte (autore/cantautore) è
un’impresa che impegna profondamente. Si evolve sempre e costantemente in questo campo, sia
psicologicamente che spiritualmente che culturalmente e chi più ne ha più ne metta ….. se, infatti,
si asseconderà ciò che si è senza mai soffocare la propria personalità, non si rischierà mai di entrare
in “stallo”; tutto, infatti, presenterà una “crescita vibrazionale dell’anima costante e sempre più pura
in divenire” e, anche quando nessuno saprà di te, tu saprai che il tuo “Sé superiore” c’è ed è il tuo
più grande alleato. Questi ti condurrà, che tu lo voglia o meno a varcare soglie incontaminate
dell’Essere e superare tutti i potenziali confini che limitano l’estro creativo“congelando” l’artista
che è in te .
Io ho sempre creduto che un vero autore/cantautore sia prima di tutto un artista e quindi una persona
provvista di una grande sensibilità, un anima che ha combattuto contro di se e ha vinto più volte e
più volte sarà, haimè, ancora e più fortemente vittima della sua stessa bramosia creativa che
“corrode” soavemente e porta a realizzare – quasi direi “canalizzare” da dimensioni superiori –
quelle che saranno le “opere” poetico/cantautorali di più o meno spessore artistico. Uno spirito
capace di osservare nei dettagli, scrupolosamente, la/le realtà e che con uno spirito innato e direi, a
tratti, impeccabile obiettivo questi, sarà necessariamente capace di analizzare, introspettizzare e
descrivere magistralmente (in prosa o in versi) il mondo intorno a se. Sarà capace di
“diagnosticare” e facilmente “rianimare” quelle pulsazioni labili in modo tale che, le sue attitudini
nel descrivere gli eventi, causeranno e contamineranno ma soprattutto daranno vita e vigore a mille
sfumature di altrettante migliaia di emozioni. Nulla di stano, quindi, se ad un artista del genere
possa “affiorare” l’esigenza di raccontare con forza qualcosa di propriamente evasivo o incisivo
(tutto, chiaramente, rientrante nei limiti della tematica che ci si è propositati di trattare), attraverso
un mezzo così “impervio” quale sia la canzone d’autore.
Sviluppo creativo compositivo di una canzone
Capitolo 6°
"Se ci caliamo
Simone Weil
nel profondo di noi stessi, scopriamo di possedere esattamente ciò che desideriamo."
Mi diverto a far canzoni
Per scrivere canzoni, o per lo meno incominciare a capire come poterlo fare, è d’obbligo chiedersi
quanto possa valere una buona preparazione musicale di base, con ciò intendo dire che conoscere le
basi della grammatica musicale è chiaramente essenziale per chi vorrà cimentarsi con la
composizione di una canzone. E’ molto importante saper suonare almeno la chitarra ritmica, e
quindi sapersi dimestricare con gli accordi principali e relativi giri armonici; essere intonati e avere
senso del ritmo sarà utile per poter riprodurre le proprie composizioni al fine di poterle riascoltare
con calma e studiarne le eventuali rettifiche da apporre. Insomma bisogna essere creativi e allo
stesso tempo padroni di alcune tecniche essenziali per velocizzare al massimo le proprie
composizioni – dall’idea ad una prima demo rudimentale. E’importante tener sempre presente che
ogni componimento che si avvia ad essere la nostra prossima canzone, non lascerà molto spazio di
tempo all’autore, voglio dire che, quando si compone, se non si avranno i mezzi migliori per
mantenere costante la creatività, si rischia troppo spesso di perdere delle buone occasioni per
portare a termine dei pezzi con un altissimo potenziale, questi potrebbero essere trascurati da
migliaia di fattori contrari o addirittura accantonati. Avrai inevitabilmente, quindi, un grande
potenziale che , per “ignavia” produrranno solo fogli ingialliti in un cassetto che magari qualcuno
tirerà fuori per curiosità dopo anni ma recuperarne le idee sarà troppo tardi.
Scrivere canzoni richiede sempre una certa consapevolezza di riuscire a poter dare sempre il
meglio, c’è infatti un legame imprescindibile tra ciò che si è come artista e ciò che saranno le
rispettive “opere d’arte”. La musica è l’arte per eccellenza e chi scrive musica e compone canzoni,
intuisce bene che non si scherza con taluni processi “creativi” che rasentano un non so che di
“Divino”.
Autori alla scoperta del “Sé” creativo
“Se si proietta un corpo su un piano se ne ottiene un’ombra, in musica è l’esatto contrario,
proiettando una dimensione lineare, quindi il tempo della lettura nel tempo della musica, che
dimensione ne possiede parecchie, se ne otterranno forse fantasmi?”
Ogni artista ha una sia percezione della realtà ma soprattutto sue potenzialità creative che lo
indurranno a rappresentare, nella sua specifica forma d’arte creativa, tutto quello che rimbomba
dentro l’anima e che spesso, tumultuosamente, vien fuori – non senza un gran travaglio emotivo e
anche psicologico, come un getto d’acqua spesso similmente più a cascate che si gettano a rivoli
verso l’attualizzazione di quanto sarà riconosciuta “opera d’arte”. Nel caso di compositori/autori, è
necessario, quindi che ognuno abbia, com’è anche ovvio, un suo stile compositivo (anche se non
sempre questa risulterà una regola certa e comune a tutti). Uno stile ben definito e proprio sarà
gradevolmente e maggiormente riconosciuto se avrà la caratteristica d’essere immediatamente
riconoscibile. Il carattere dovrà essere possibilmente variabile tra chiari contorni di carattere
evolutivo e chiaramente possedere quel contorno di originalità che darà al pezzo una sua identità
associabile , per l’appunto, all’autore, senza dimenticare (nel caso ci si veda “imporre” uno stile
commerciale ….) quanto più possibile al passo con i tempi.
Non ci si deve mai dimenticare che la musica – tutta la musica – leggera o “pesante” che sia, dovrà
nascere con lo scopo primario di raccontarsi e raccontare; ma se questo raccontare diventasse
ripetitivo, monotono sarà facile che l’interesse e l’attenzione di colui ascolta, il suo interesse tenderà
facilmente a scemare col tempo. L’autore/compositore dovrà seguire, in tutto il suo processo
artistico, in maniera istintiva ma anche razionale, la scia della forza interiore che a tratti potrà
toccare cime di consapevolezza inaspettate ma altresì potrà scendere nelle più basse frequenze
creative. Tutto il percorso è segnato inevitabilmente da variabili di instabilità e incoerenza
conviene quindi , sempre, cercare si cavalcare l’onda della “vera” creatività (quella pura ed
estemporanea) quando c’è .L’autore/compositore non dovrà mai rischiare di banalizzare il suo
lavoro prostituendo il suo operato a forme “spure” e improvvisate di manifestazioni
artistico/creativa, il risultato sarebbe devastante per l’opera e per se stessi.
Allo stesso modo con cui si sceglieranno gli accordi e gli arrangiamenti e il testo giusto di una
canzone ci si dovrà preoccupare di scegliere il tipo di incisività emozionale che la stessa dovrà o
vorrà dare (ogni canzone ha sempre un’anima), quanto completa dovrà potenzialmente trasmettere
in modo chiaro ed inequivocabile il messaggio per la quale è stata pensata in modo da riempire il
cuore dell’ascoltatore di tutte quelle variabili che generalmente dovranno riempire il cuore di
emozioni più svariate e chiaramente soggettivamente percepite a vere.
Si dice che l’artista è in grado di cogliere il dettaglio che tutti quotidianamente vedono ma di cui
nessuno si accorge. L’obiettivo sarà proprio quello di far esclamare “è vero , è proprio così”. Per
riuscire in tale intento bisognerà sforzarsi di scegliere, ad esempio, le parole che suonano meglio
(pur senza pensarci troppo su). In ogni situazione avvalersi metafore o allegorie varie capaci di far
affiorare con maestria e delicatezza quel proprio linguaggio concettualizzando forme personali e
magari da riadattare (perché parte del proprio stile compositivo) a molti casi nei quali si desideri
esprimere verbalmente taluni concetti scelti appositamente dal senso che darà il testo nella sua
stesura finale e concettualmente “armonica” di senso. Ed è anche così che il risultato finale di un
testo risulterà musicale.
Insomma , dare vita e forza alle parole di un testo è una caratteristica essenziale che un buon autore
dovrà riscontrare. Ricercare , quindi, termini preziosi e riscoprire parole cadute in disuso, potrebbe
essere un sistema efficace ed originale per esprimersi dato che spesso alcune terminologie inusuali,
inserite nel contesto giusto, acquistano una grande potenza espressiva tutta da sfruttare nel caso si
richiedesse un testo di efficacia particolare. Scrivere canzoni significa comunicare sempre qualcosa
di se e non certo dimostrare quanto si è virtuosi o eccelsi nel creare a parenti o amici incauti di
turno.
A chi dice : “Creo canzoni come un melo produce mele” Io rispondo fiero: “Non conosco la
musica ma la musica conosce me”
Vorrei scrivere una canzone
“Vorrei poter riuscire a scrivere un buon pezzo per sentirlo semplicemente eseguire da un artista di
strada, ho tutto ben chiaro nella mia mante, ne conosco la trama, ne percepisco già i battiti
pulsanti della vitalità che ne verrebbe fuori”
La Canzone è una forma di comunicazione complessa o meno con la quale si manifestano agli altri,
momenti di vita vissuti, emozioni personali provate, forze energetiche fluttuanti nell’etere che
prendono vigore dalle dinamiche dell’atto creativo in divenire.
L’autore che cure se stesso e che alimenta il proprio lato creativo è vinto spesso da infinite
bramosie emozionali, cercherà istintivamente quasi di “collezionarne” quante più ne potrà. Queste
emozioni “vissute in prima persona” renderanno l’autore di canzoni capace di volerle trasmettere e
con la tecnica e con la passione e con l’estemporaneità ben dosata si potranno attivare tutte le
prerogative per manifestare in essere ciò che si desidera esternare. Quindi, quante più emozioni si
vivranno tanto più sarà efficace il mezzo comunicativo e maggiore sarà la capacità di trasmettere
magari proprio attraverso un testo – una musica.
Un creativo è sostanzialmente un anima capace di vivere emozioni e provarne, in conformità alle
potenzialità naturali dell’essere, sempre nuove, di conseguenza all’autore interesserà
prevalentemente tutto ciò che lo indurrà a vivere “emozioni” . Concettualmente questo si applicherà
sia per le emozioni negative (rabbia, paura, tristezza, delusione….) che per le emozioni positive
(gioia, amore, spensieratezza…..) dico che la mante saprà interpretarle ed elaborarle potenziando
ogni prerogativa di chi desidera concretizzare in arte.
Trasmettere con una canzone
Capitolo 7°
Prendersi sul serio
Desidero approfondire alcune tematiche per costruire un “ritratto”, da aggiornare continuamente, di
quello che è un fenomeno in continua evoluzione –“la canzone d’autore” -.Comprenderne i
significati culturali è essenziale così come attribuirne o meno, valore poetico, valore che viene
espresso attraverso i testi di tale canzone che ne desidera evocare “gli arcani”. L’impegno di questa
forma espressiva nel comunicare certi contenuti, è in stretta correlazione ad alcune realtà sociali
della nostra contemporaneità. Tutte le caratteristiche che delineano la personalità di un
autore/compositore risiedono latenti è rappresentano il potenziale enorme a cui attingere e da cui
rafforzare l’evolvere del “Sé” artista che giace in ogni soggetto pensante. Non bisogna permettere
che tali potenzialità vadano diluendosi altresì il mio pensiero verte su quanto di più concreto e
realistico possa esserci in tutti per “accendere” e alimentare in noi, ogni sacra fiamma dell’arte.
Queste potenzialità dovranno portarci concretamente a credere fortemente di poter saper gestire la
propria “grandezza” (che si muoverà sempre nelle giuste e quiete acque dell’umiltà vera) seguendo
linee che tratteggiano intimamente l’artista (autore/compositore)che è in noi, quello che risiede da
sempre.
A questo punto direi che per scrivere canzoni bisogna attivare una sorta di “alchimia” interiore e
quindi evocare quell’intreccio di emozioni diverse tra loro capaci di fluire in capacità, spesso
intrinseche dello stesso, di attualizzazione “dal nulla all’essere” proprio soltanto di chi si attiva
nell’esplicitare la sua forma d’arte. Questo procedimento, che generalmente si perfeziona con il
tempo, inizierà essenzialmente quasi sempre da una qualsivoglia forma di autentica ispirazione;
come passo successivo potremmo riscontrare un’ esigenza intrinseca di voler “scavare” nei meandri
reconditi di quelle che sono le proprie “intimità emotive” . Tali processi di approccio dovranno
sempre rispettare l’individualità del singolo autore e soprattutto essere quanto più possibilmente
coerenti verso quelle “regole generali di base” che ogni forma d’arte richiede. E’ così che
prenderanno forma, nuove storie con nuovi personaggi da “animare” – racconti in prosa che
attendono il genio creativo per essere ristrutturati, talvolta, in veri capolavori poetici o di prosa
pronti per diventare i testi giusti che esternano tutto ciò che avevamo in mente , in forma blanda ma
concreta, musicando il tutto ne risulterà la nostra prossima canzone.
In pratica, pur in maniera del tutto inconsapevole, l’autore di una canzone avrà tendenzialmente
quasi sempre, uno stile compositivo che ne racconterà di se l’essenza, ed è giusto che sia così.
Questo procedimento inconscio renderà sempre autentico e nuovo un lavoro compositivo
semplicemente per l’unicità che caratterizza ogni essere pensante su questo pianeta pieno di
contraddizioni.
Ricordo altresì che non sempre le emozioni di un autore di canzoni evocate nell’atto compositivo
possono essere gustate e quindi condivise pienamente da chi ne sarà testimone della riuscita ultima.
Il motivo lo riconduco per deduzioni logiche al fatto che, tutto ciò che generalmente è frutto di un
processo creativo, come lo è una canzone, è principalmente un forte incontro con il “Sé” che giace
“spesso tumultuoso” in ogni artista. In quest’ottica, tutto ciò che “viene realizzato” autenticamente
da un soggetto creativo risulterà sempre un enigma sia per l’artista stesso che per coloro che
riusciranno a partecipare “in parte” a quelle che saranno le potenzialità emozionali che evocherà
l’opera compiuta.
“Dove si và ? sempre e costantemente più vicini a “se stessi” attraverso i percorsi comparativi e
impervi dell’anima, per viaggare in posti più lontani ma allo stesso tempo molto più affascinanti ed
inusuali da esplorare. I sogni ? semmai ne possano mai esistere di “autentici” perché mai non
dargliene vigore e vita?” (Andrea Marrone)
Abbandonarsi alla creatività
Ogni volta che un autore/compositore o anche, chiaramente, un artista che esplica le sue potenzialità
creative in altre forme, questi ne ricaverà quasi sempre una soddisfazione personale in grado di
appagare profondamente e quasi permettere di toccare concretamente “forme d’estasi” personali che
ne rafforzeranno sempre più l’ego. Questo processo è sostanzialmente inevitabile ma va ben chiarita
una cosa fondamentale: “ciò che si è e che si riesce a produrre artisticamente è la risultante di fattori
enormemente in contrasto fra loro e non sempre tutte le attitudini che si credono proprie sono
patrimonio esclusivamente personale purchè sempre inerente a realtà esclusivamente vissute”.
Quando ci stupiamo di noi stessi, ci stupiamo di qualcosa che fondamentalmente non conosciamo
ancora. Per la maggior parte dello scibile umano, i processi creativi, sono ancora oggetto di studio e
approfondimento dato il fatto che non v’è ancora, per la maggior parte dei casi, una concezione
cognitiva della complessità di ciò che è l’uomo, nei suoi immensi tratti e misteri che sfuggono,
nonostante si credo che tutto o quasi sia stato , dell’uomo, ormai , monitorato.
Il “patos” creativo per la composizione di una canzone dev’essere supportato da intelligenza,
sensibilità, percezione sensoriale superiore, e chiaramente non solo questo ma sicuramente abilità
intrinseche relative all’attitudine del creare. La tesi che prospetta questo testo è singolare e nel suo
genere, credo, univocamente e decisamente “bislacca” nel suo insieme, ma ha un suo chiaro
fondamento che parte prima di tutto da un’ esperienza personale. Parlo di estemporaneità creativa,
improvvisazione emozionale, istintività impetuosa in azione; con tali “marce” sono convinto che
ogni atto creativo potrà avvalersi di un potenziale amplificato. La mia tesi è che bisognerebbe
sempre farsi guidare dall’istinto e dalle sensazioni evitando qualsiasi macchinoso procedimento che
rischierebbe seriamente di privare l’opera finale di tutta la forza espressiva e comunicativa per la
quale è stata pensata. Scrivere , quindi, ispirandosi, apparentemente partendo dal nulla e attingendo
univocamente da quella certa fortissima passionalità che conferma ogni artista nella certezza di
poter creare qualcosa che prima non c’era e dopo è piacevolmente o meno tangibile in termini di
esperienza percettiva sensoriale.
Essere un autore/compositore di canzoni significherà, quindi, guardare alla realtà percepibile con
occhi sempre nuovi e soprattutto da prospettive diverse e riconducibili a ciò che si è ….. se si è.
Con la giusta dose di sensibilità e profondità di sentimenti, si saprà esprimere ciò che si prova con
un linguaggio particolare ed unico che scaturisce direttamente dall’anima. Con tale linguaggio si
imparerà ad usufruire di tutte le potenzialità che sono “sospese” tra l’essere e il divenire,
animandone con briosità e fantasie sempre nuove tutto ciò che potenzialmente potrà modificare, a
nostro piacimento, la/le realtà a cui siamo più legati. Si imparerà, così, a creare sempre qualcosa di
nuovo e soggettivamente bello e addirittura permettere in noi stessi l’attualizzarsi di quel’alchimia
che ci indurrà ad apprezzare ciò che di bello ci propone la vita anche attraverso gli altri.