Silvia era appena entrata in casa quando ricordò di avere il frigorifero vuoto e dieci persone a cena. Guardò l'orologio, erano le 18:30, poteva ancora correre al supermercato e mettere su una cena decente, in fondo anche una spaghettata andava bene. Cominciò a camminare fra i corridoi pieni di cibi senza avere un'idea precisa, leggeva le etichette di tutto con interesse . Ogni tanto scuoteva la testa, troppi grassi, troppo vicina la scadenza. Voleva qualcosa di semplice e genuino che potesse andare bene con il vino rosso che il suo amico contadino le aveva regalato, ma cosa scegliere? Il vino era corposo, ti faceva pensare a una passeggiata in campagna con i piedi nudi sulla terra bagnata e l'odore di pioggia intorno. Sembrava che non ci fosse niente degno di quel sapore, ma alla fine capì. Crostini con il pane di Laterza, basilico del suo balcone, pomodorini e olio extra vergine, della stessa origine del vino. Perfetto. E poi spicchi di parmigiano e un po' di salsa calabrese piccante. Carote e pagnotelle tagliate a pezzi , melanzane e zucchine grigliate. Un ritorno alle origini, il trionfo dell'essenza sull'artefatto. Pensò che alle sue amiche sarebbe piaciuto tutto, così riempì il carrello di verdure, ortaggi e frutta, e corse verso casa. Lavò ogni cosa più volte con cura e attenzione, grigliò le verdure, tagliò gli ortaggi e il pane a fette. Poi condì i pomodorini con l'olio e il basilico e apparecchiò la tavola con una tovaglia a quadri e un servizio di piatti di ceramica. Ammirò tutto con soddisfazione, le piaceva il risultato, le piaceva guardare se stessa mentre preparava una cena per le amiche. Guardò l'orologio, le nove, che strano erano in ritardo. Si versò un bicchiere di vino e lasciò che quel miracolo l'accarezzasse. Forse molte cose nella sua vita non andavano come avrebbe voluto. Separata senza figli, senza un fidanzato, con un lavoro precario, però... Però quel vino la restituiva al mondo, aveva delle amiche speciali e aveva trasformato una passione in lavoro. Quando controllò di nuovo l'orario capì che era troppo tardi e che qualcosa doveva essere accaduto, così telefonò a Bianca e scoprì di aver confuso il giorno, “Silvia, ma cosa mi combini! E' domani che siamo tutte da te!” le disse la sua amica ridendo. E allora rise anche lei e si versò altro vino. Seduta da sola a quel tavolo pieno di cibo si sentiva una specie di principessa, o l'eroina di un film d'altri tempi. Si tolse il pantalone e la maglia, indossò una camicia da notte di seta e uscì sul balcone. L'aria fresca di marzo le sfiorava la pelle, le candele adulavano il suo olfatto con il profumo di vaniglia. Si stese sulla sdraio e prese il manoscritto che la casa editrice le aveva inviato in lettura. Il vino scendeva così bene e il romanzo era così ben scritto che rimase tutta la notte sul balcone a leggere e a sorseggiare. Quando finì il libro e il vino erano le sei di mattina e solo allora si accorse che faceva freddo e che era piena di dolori. Forse aveva la febbre, ma non era preoccupata. Aveva trascorso una bellissima serata in compagnia di se stessa.