Carmine VEGLIANTE docente di Economia Aziendale presso l'Istituto "G. A. REMONDINI"
Dalla conoscenza dell'ambiente economico
all'analisi dell'azienda
Unità Didattica n. 1
Conoscenze
 L’ambiente e le relazioni con l’azienda
 Le fasi di una gestione programmata
 L’analisi dell’ambiente dinamico
 Gli indici: strumento di analisi degli equilibri dell’azienda
Domanda variabile a causa
gusti
consumatori
Offerta variabile a causa
globalizzazione
mercati
innovazione
internazionalizzazione
produzione
AMBIENTE DINAMICO
Ambiente generale
Ambiente specifico
Grado di maturità
del settore
Domanda
globale
Offerta
globale
Obiettivi strategici
Strategie
Obiettivi di breve periodo
Programmi
1
Livello di
competitività
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L’ambiente e le relazioni con l’azienda
L’azienda si definisce sistema aperto in quanto interagisce con l’ambiente e sistema
dinamico in quanto condiziona l’ambiente (ne condiziona i bisogni, i gusti, le mode) e a
sua volta ne è condizionata.
L’ambiente è rappresentato da tutti i soggetti con cui interagisce un’azienda: i mercati di
acquisizione e di sbocco, le aziende concorrenti, il sistema economico, sociale e politico.
L’ambiente è caratterizzato da una forte variabilità della domanda e dell’offerta.
La variabilità della domanda (i consumatori domandano beni sempre diversi) è
determinata dal mutamento dei gusti dei consumatori che con le loro scelte riducono il
ciclo di vita di un prodotto. Le aziende produttrici infatti, per soddisfare richieste sempre
nuove introducono nel mercato a distanza di poco tempo nuovi modelli che sostituiscono
quelli vecchi. Altro fattore di variabilità della domanda è dato dalla globalizzazione dei
mercati: il consumatore ha l’opportunità di acquistare prodotti di aziende situate a grandi
distanze da dove risiede. Il consumatore inoltre, è più competente, esigente e informato di
un tempo, è meno fedele e acquista in modo ragionato e meno impulsivo.
La variabilità dell’offerta (le aziende offrono beni sempre diversi) è generata
dall’innovazione caratterizzata da prodotti tecnologicamente sempre più avanzati e a
costi sempre più bassi. L’innovazione, stimolata dalla concorrenza, ha spinto molte
aziende ad internazionalizzarsi e a delocalizzare le loro produzioni.
L’internazionalizzazione e la delocalizzazione delle produzioni è uno dei fattori che ha
determinato la globalizzazione delle produzioni. Le aziende acquistano aziende di altri
Paesi (internazionalizzazione) e impiantano i propri stabilimenti o parte di essi al di fuori
dei confini del proprio territorio (delocalizzazione). Alcune produzioni, soprattutto ad alta
presenza di manodopera (labour intensive), possono sopravvivere solo in ambiti
territoriali dove il costo del personale è di gran lunga più basso rispetto a quello che si
sostiene nel proprio territorio. Per questo motivo, spesso si spostano le attività che
riguardano la produzione anche se spesso conservano nel proprio Paese quelle che
attengono la parte organizzativa e la commercializzazione.
Dall’intuito alla programmazione
La gestione condotta con metodi di tipo tradizionale: buon senso, intuito ed esperienza, (cioè,
il vivere alla giornata) non è più sufficiente in un ambiente dinamico. E’ necessaria una
gestione programmata degli obiettivi che governi l’azienda in modo imprenditoriale per
fronteggiare tempestivamente i cambiamenti che si verificano. Per obiettivi devono intendersi
2
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il mantenimento o l’ampliamento delle quote di mercato, l’innovazione o il rilancio di nuovi
prodotti, l’aumento del livello di redditività o del livello di occupazione, ecc. Per realizzare
una gestione programmata, cioè una programmazione che gestisce il tempo futuro, si
devono effettuare le seguenti attività:
 immaginare il futuro; l’azienda cerca di configurare in anticipo lo scenario nel quale
dovrà muoversi e si prepara a compiere le scelte idonee per affrontare la gestione
adeguata a perseguire gli obiettivi definiti raggiungibili. Questa è la fase della previsione.
 individuare gli obiettivi (traguardi) di medio-lungo periodo (tale periodo va dai tre ai
cinque anni). Attraverso l’individuazione degli obiettivi si viene a delineare il percorso di
sviluppo futuro dell’impresa. Questa è la fase della pianificazione;
 selezionare le strategie1 (attività) più idonee per raggiungere gli obiettivi di medio-lungo
periodo (traguardi o condizioni future desiderate per l’impresa) definendo le azioni, i
tempi di realizzazione e i risultati da conseguire. Gli obiettivi devono essere espressi in
termini tali da poter misurare i risultati ottenuti, al fine di determinare se tali obiettivi
siano stati raggiunti. Inoltre, occorre fissare una scadenza per il loro raggiungimento.
 formalizzare le suddette strategie in un documento (piano strategico) con cui si traduce
la strategia in numeri.
 individuare gli obiettivi (i traguardi, cioè dove si vuole arrivare) di breve periodo.
Questa è la fase della programmazione;
 selezionare azioni e mezzi necessari per realizzarli (selezionare le alternative aventi lo
scopo di realizzare il miglior rapporto tra valore dei mezzi impiegati (e quindi costi) e
valore dei beni e servizi prodotti);
 formalizzare il programma in appositi documenti (budget) con cui traduce il programma
in numeri;
 effettuare il controllo strategico predisponendo strumenti che permettano al managment
di verificare il raggiungimento degli obiettivi programmati. Solo in questo modo diviene
possibile realizzare aggiustamenti ed interventi correttivi sul percorso strategico
intrapreso.
Per realizzare queste attività è necessario che l’azienda conosca l’ambiente (generale e
specifico) in cui è inserita e individui i suoi punti di forza e di debolezza.
1
Strategia: insieme coordinato di scelte destinato ad incidere strutturalmente in una logica di medio e lungo
termine sul ruolo e sui percorsi evolutivi dell’azienda, garantendone un efficace posizionamento rispetto
all’ambiente di riferimento all’interno del quale lo stesso si trova e si troverà ad operare.
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L'analisi dell'ambiente dinamico (realtà esterna)
L’analisi dell’ambiente ha lo scopo di identificare i vincoli e le opportunità per un’azienda.
L’ambiente generale coincide con il Sistema Paese in cui l’azienda opera. Il Sistema Paese
deve garantire energie e risorse alle aziende che operano nel proprio territorio per garantirne
la competitività, cioè la capacità di stare sul mercato. Gli elementi che qualificano l’ambiente
generale sono ad esempio: le caratteristiche del sistema fiscale, l’efficienza della Pubblica
amministrazione, la flessibilità del mercato del lavoro, il livello qualitativo e quantitativo
delle infrastrutture (porti, strade, ferrovie, ecc.), la disponibilità di energia. All’Italia si
rimproverano i seguenti vincoli: i tempi lunghi della burocrazia, la mancanza di regole chiare
e certe, le carenze della logistica2, in particolare del trasporto su ferrovia.
L'ambiente specifico (contesto) rappresenta il settore economico in cui opera l’azienda.
L’azienda deve conoscere le caratteristiche del settore in cui opera e in modo particolare la
domanda, l’offerta, il grado di maturità del settore e il livello di competitività della propria
azienda rispetto a quelle concorrenti.
Gli indici: strumento di analisi degli equilibri aziendali
Gli indici sono rapporti tra voci di bilancio (valori rapportati a delle significative basi di
riferimento) che sintetizzano gli aspetti della situazione finanziaria, economica e patrimoniale
dell’azienda e pertanto forniscono informazioni sullo stato di salute (“check up”) di
un’azienda. Un esempio di indice è il seguente: Utile di esercizio/Capitale proprio.
L’analisi per indici è uno degli strumenti che la direzione (managment) possiede. Ha due
funzioni: programmazione e controllo. La direzione infatti, programma la situazione
(patrimoniale, finanziaria ed economica) dell’azienda e la confronta con i risultati effettivi
realizzati. Inoltre la stessa direzione può analizzare tali indici secondo i seguenti criteri:

nel tempo (rispetto ad una serie storica di bilanci della stessa azienda). Il loro confronto
negli anni serve ad accertare la direzione verso cui tende l’azienda: sviluppo o declino.

nello spazio (rispetto ai bilanci di altre aziende che svolgono la stessa attività). Il
confronto con i bilanci di altre aziende offre la possibilità di comparare le performance
aziendali con quelle di altre imprese simili per settori produttivi, dimensioni, ecc.
Si può procedere all’analisi per indici solo dopo aver effettuato le seguenti riclassificazioni:

2
lo Stato Patrimoniale riclassificato secondo i criteri finanziari;
La logistica si occupa del trasporto, magazzino, gestione degli ordini e dei rapporti con i fornitori e i clienti.
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
il Conto Economico riclassificato in base al costo del venduto e al valore aggiunto.
L’attenzione verso gli equilibri aziendali
Per valutare lo stato di salute di un’azienda è necessario considerare alcuni indicatori
denominati indici. Con un’immagine suggestiva l’obiettivo dell’analisi per indici può essere
così descritto: si accertano eventuali crepe esistenti o potenziali della struttura aziendale
percorrendone tutti i corridoi da cui è composta alla scoperta di qualche traccia. Tali crepe
infatti, se non individuate e aggiustate in tempo, portano al crollo dell'intero edificio.
L’azienda quindi, deve verificare continuamente l’esistenza degli equilibri aziendali ed
intervenire immediatamente nel caso in cui tali equilibri si trasformino in disequilibri e nel
tempo in veri e propri dissesti. Il disequilibrio di un aspetto del sistema genera il disequilibrio
dell’intero sistema, così come gli interventi correttivi effettuati su una singola parte del
sistema hanno ripercussioni anche sulle altre parti.
Per mantenere l’azienda in equilibrio è necessario che la gestione sia elastica, che sia cioè in
grado di adattarsi continuamente ai cambiamenti (flessibilità del sistema aziendale).
Il mercato infatti, presenta minacce e opportunità che l’azienda deve rispettivamente
fronteggiare e cogliere per operare in equilibrio.
Struttura aziendale:
vincoli-difficoltà
opportunità-risorse
vincoli-difficoltà
opportunità-risorse
Equilibrio
economico
R>C
Equilibrio
patrimoniale
A>P
A>P
Equilibrio
finanziario
E>U
vincoli-difficoltà
opportunità-risorse
Gli equilibri di cui sopra si intersecano l’un l’altro in quanto sono strettamente collegati.
Qualsiasi intervento su ciascuno di essi condiziona tutti gli altri e la struttura aziendale nel
suo complesso.
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Domande Unità Didattica n. 1
1.
Cosa si intende per ambiente con cui interagisce un’azienda?
2.
Cosa si intende per sistema aperto?
3.
Cosa si intende per sistema dinamico?
4.
Quali fattori determinano la variabilità della domanda?
5.
Quali fattori determinano la variabilità dell’offerta?
6.
Cosa si intende per internazionalizzazione?
7.
Cosa si intende per delocalizzazione?
8.
Cosa si intende per gestione programmata?
9.
Quali sono le attività da realizzare per effettuare una gestione programmata?
10.
Cosa si intende per ambiente generale?
11.
Cosa si intende per ambiente specifico?
12.
Cosa sono gli indici?
13.
Quali informazioni fornisce l’analisi per indici?
6
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Il ROE
Unità Didattica n. 2
Conoscenze
 Il ROE;
 I criteri di interpretazione del ROE;
 Le strategie finalizzate al miglioramento del ROE;
 La congiuntura economica;
Competenze
 Saper determinare il ROE;
 Saper valutare il grado di soddisfazione del ROE
L’analisi economica
Obiettivo dell’analisi economica: verificare l’attitudine dell’azienda a produrre utili in
grado di remunerare in modo soddisfacente tutti i fattori che hanno concorso alla
produzione.
L’indice che misura il grado di remunerazione (redditività) del capitale di proprietà, si
denomina ROE (return on equity). E’ pari al rapporto tra l’utile conseguito alla fine dell’anno
e il capitale di proprietà investito nell’azienda. Il ROE permette di rispondere alla seguente
domanda:
“Quanto rende in percentuale il capitale di proprietà investito nell'azienda?”
INDICE DI REDDITIVITA’
=
DEL CAPITALE PROPRIO (ROE)
REDDITO NETTO D'ESERCIZIO x 100
CAPITALE PROPRIO
Esempio
ROE = 10.000 * 100 = 10%
100.000
Tale indice si legge in tal modo: il capitale di proprietà investito nell’azienda rende il 10% di
utile, cioè rende 10 unità di reddito di esercizio su 100 unità di capitale di proprietà investito.
Per capitale proprio si intende il patrimonio netto non comprensivo dell’utile di esercizio.
L’analisi del ROE nel tempo
Negli esempi che seguono si analizzano le variazioni che il ROE subisce nel tempo. Ma,
attenzione, l’aumento del ROE dall’esercizio n all’esercizio n+1 esprime l’aumento di
redditività del capitale proprio e non necessariamente l’aumento dell’utile di esercizio. Tale
aumento può derivare infatti,
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a) da una diminuzione del capitale di proprietà. Per comprendere si analizzi il seguente
esempio:
Anno n
Anno n+1
100
100
Capitale di proprietà
1.000
500
ROE
10%
20%
Utile di esercizio
b) da una diminuzione dell’utile di esercizio per una percentuale inferiore alla riduzione del
capitale di proprietà. Si analizzi il seguente esempio:
Anno n
Anno n+1
100
80
Capitale di proprietà
1.000
500
ROE
10%
16%
Utile di esercizio
Poiché il valore al numeratore, cioè l’utile di esercizio è la sintesi del risultato complessivo
delle diverse aree della gestione (caratteristica, atipica, finanziaria e straordinaria), l’indice
può essere considerato riassuntivo della economicità complessiva, cioè dell’efficienza e
dell’efficacia con cui la direzione ha condotto l’attività gestionale. Il ROE è, infatti,
influenzato dalle scelte compiute nell’ambito della gestione caratteristica, ma anche dalle
decisioni relative alla gestione finanziaria, atipica, straordinaria oltre che dalla normativa
fiscale.
Quando un’azienda registra un ROE elevato, sta usando in modo efficace ed efficiente i
mezzi che le sono stati forniti dagli azionisti (mezzi propri).
Per verificare la convenienza della remunerazione del capitale investito dai soci nell’azienda
(capitale proprio) il ROE si confronta con il rendimento degli investimenti a basso rischio e
in particolare con il rendimento dei titoli di Stato oltre che con il rendimento di investimenti
alternativi che presentano lo stesso rischio.
Un investimento si considera a basso rischio quando procura un guadagno (nominale) certo e
si è sicuri della restituzione del capitale investito. I BOT, come tutti i titoli di Stato, sono
considerati investimenti a basso rischio. Il loro rendimento lordo è pari a circa l’ 1,5%.
L’aliquota d’imposta è pari al 12,5% e il tasso di inflazione è attualmente pari in Italia a circa
al 2%. Anche se i rendimenti dei BOT non consentono sempre di conservare il potere di
acquisto delle somme investite, vi è tuttavia la certezza di ottenere in restituzione l’importo
prestato, in quanto lo Stato è ritenuto soggetto solvibile (soggetto che paga i debiti alla
scadenza).
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Tabella di valutazione del ROE
Confronto con gli investimenti che Capacità
hanno lo stesso rischio
di Giudizio sul ROE
remunerazione del rischio
di impresa
□
Il ROE è inferiore o uguale al
tasso di rendimento dei titoli di
Il ROE non è
accettabile
Stato
Il
azienda non è in
accettabile
investimenti che hanno
grado
di
ma
parità di rischio
remunerare
il
remunera
rischio
di
modo
Se
rendimento dei titoli di Stato
rendimento
La
differenza
fra
gli
investimenti alternativi "sicuri"
(BOT, CCT, ecc.) e il valore del
ROE viene definita "premio al
rischio" in quanto "premia" un
investimento rischioso.
al 
l’investimento in 0
Il ROE è superiore al tasso di 1.
è
inferiore
degli
Se
è
superiore
al 
l’investimento
è
non
in
ottimale
impresa;
2.
ROE
è 0
Il
ROE
rendimento offerto da
in
grado
di
remunera
investimenti che hanno
remunerare
il
modo
parità di rischio
rischio
di
ottimale
in
impresa.
Il ROE e le prospettive di sviluppo di un’azienda
Se il ROE non remunera il rischio di impresa (ROE accettabile, ma non ottimale) gli
investitori, trasferiscono i propri capitali in altre aziende o in altri tipi di investimento ritenuti
più redditizi. Le notevoli opportunità di investimento, generate dalla globalizzazione dei
mercati finanziari, consentono di trasferire ingenti capitali in poco tempo da un’azienda ad
un’altra, da un settore ad un altro, da un Paese ad un altro.
Un ROE ottimale invece, attrae capitali finanziari (denaro) e crea le condizioni per la crescita
aziendale, in quanto più denaro equivale a più investimenti e più investimenti equivalgono a
maggiore crescita.
Le possibili strategie utili a conseguire un ROE ottimale
L’impresa per vivere deve seguire l’intuito geniale dell’artista, l’entusiasmo del creativo che
non si accontenta mai e dell’esteta che per la quantità non rinuncia alla qualità. Deve
formulare accurate strategie. Il successo è nel non accontentarsi mai dei risultati raggiunti ed
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individuare costantemente delle aree di miglioramento. Pertanto, per conseguire una
redditività
soddisfacente
l’impresa
deve
continuamente
rinnovarsi
possibilmente
promuovendo i propri prodotti in un contesto internazionale, soprattutto verso i mercati più
grandi e con forti prospettive di crescita (es. Cina, India, Russia, Turchia, ecc.).
Lo Stato per promuovere il “made in Italy” organizza la presenza all’estero degli enti preposti
al sostegno del “made in Italy” (uffici commerciali delle ambasciate, Ice, Sace, Camere di
Commercio).
Le strategie di investimento finalizzate alla ricerca di nuovi consumatori si possono
classificare in:

strategie di diversificazione: l’azienda si inserisce in nuovi settori attraverso la
produzione di nuovi prodotti.
Vantaggi: si diversifica il rischio in quanto ogni settore presenta i propri specifici profili di
rischiosità.
Vedi caratteristiche dell'ambiente specifico

Strategie di specializzazione: l’azienda amplia l’attività produttiva nel settore in cui già
opera attraverso:
a) l’introduzione dei “vecchi” prodotti nei nuovi mercati;
b) l’introduzione di nuovi modelli di prodotti (es. prodotto originario: radio, modificazioni
e nuovi usi: radio portatili, autoradio, radio con sveglia);
c) l’aumento delle vendite di “vecchi” prodotti nei mercati tradizionali.
Vantaggi: si realizzano economie di scala, cioè si riducono i costi fissi unitari.
Per realizzare le suddette strategie è necessario disporre di risorse.
Nel breve termine l’impresa impegna le risorse per le necessità di lungo termine (effettua
investimenti), ad esempio, nella ricerca e sviluppo, nella formazione del management, in
nuovi impianti e nuove installazioni. Tutto questo determina una riduzione degli utili di breve
termine a vantaggio di un incremento degli utili di medio e lungo termine.
L’obiettivo della massimizzazione della redditività (ROE) nel lungo periodo però, non
sempre riesce a coinvolgere tutti i soggetti che lavorano in un’azienda in quanto interessati
più ai risultati di breve (in quanto visibili) piuttosto che di lungo periodo. Il manager per
evitare di perdere il posto è orientato alla realizzazione del profitto immediato. Si deve
proiettare invece, il futuro (VISION) nell’attività quotidiana di gestione.
Il termine visione (VISION) è utilizzato nella gestione strategica per indicare la proiezione di
uno scenario futuro (cosa l’azienda vuole essere) che rispecchia gli ideali, i valori e le
aspirazioni di chi fissa gli obiettivi e incentiva all’azione.
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Esempio di vision:
Bill Gates (1980) – “Un personal computer su ogni scrivania, e ogni computer con un
software Microsoft installato”.
E’ necessario dichiarare inoltre, la MISSION AZIENDALE (la filosofia aziendale), che costituisce
l’insieme delle norme, dei valori e delle strategie sui quali si basa lo sviluppo dell’azienda
(cosa l’azienda è ora) e intorno ai quali costruire il consenso. La principale
MISSION
delle
aziende è il soddisfacimento dei bisogni della clientela.
Esempi di mission:
Walt Disney – “Rendere felici le persone” (“To make people happy”)
Pertanto per far crescere e sviluppare un’organizzazione è indispensabile una vision delle
finalità dell’impresa e una mission che traduce le finalità in obiettivi concreti.
La mission e la vision creano così la cultura aziendale, che può definirsi come il complesso
di specifici valori, significati, modi di pensare condivisi dai membri dell’organizzazione, che
determina il modo di comportarsi dei membri stessi, sia all’interno che al di fuori
dell’organizzazione.
Gli investimenti
Gli investimenti dipendono dal saggio di interesse3 e dalle aspettative circa il futuro (se gli
imprenditori prevedono un aumento della domanda di beni sono disponibili ad investire per
aumentare la capacità produttiva). Le aspettative sono generate da fattori razionali ed
emotivi.
I fattori razionali dipendono da un puro calcolo razionale fondato su valutazioni politiche,
sulla probabilità che accadano certe cose. Tali aspettative periodicamente sono oggetto di
misurazione da parte di enti specializzati in quanto ritenute anticipatrici della congiuntura. La
fiducia delle imprese viene misurata sull’andamento di tre variabili: livello degli ordini totali,
il livello delle scorte e le attese a breve termine della produzione industriale. I fattori emotivi
invece, sono rappresentati dal fiuto dell’imprenditore e da ciò che Keynes ha definito animal
spirits (spiriti vitali di conservazione e di affermazione presenti in tutti gli organismi
viventi).
Collegamento interdisciplinare:
Vedi politiche di impulso all'economia: politiche di Bilancio e monetarie
3
Il saggio di interesse dipende dal costo del denaro fissato dalla Banca Centrale Europea. Da esso dipendono i
tassi di interesse applicato dal sistema bancario nei Paesi che aderiscono alla UE.
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Domande Unità didattica n. 2
1.
Qual è l’obiettivo dell’analisi economica?
2.
A cosa è uguale il ROE?
3.
Qual è l’informazione che fornisce il ROE?
4.
Dai risultati di quali aree di gestione è influenzato il ROE?
5.
Con quali indici si confronta il ROE?
6.
Quale condizione deve verificarsi affinché il ROE remuneri in modo ottimale?
7.
Quali sono i fattori che determinano i trasferimenti di capitale da un investimento ad
un altro?
8.
Quali sono le strategie adottabili per migliorare il ROE?
9.
In che modo lo Stato promuove il “made in Italy” nel mondo?
10.
Perché l’obiettivo della massimizzazione della redditività (ROE) nel lungo periodo
non sempre riesce a coinvolgere tutti i soggetti che lavorano in un’azienda? E quali
sono le strategie per superare tali resistenze?
11.
Qual è la differenza tra mission e vision aziendale?
12.
Quali sono i fattori che influenzano gli investimenti di un’azienda?
12
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GLI INDICI CHE COMPONGONO IL ROE
Unità Didattica n. 3
Conoscenze
 Gli indici che compongono il ROE;
 Gli effetti dell’indebitamento sulla situazione economica: l’effetto leva finanziaria.
Competenze
 Saper determinare il ROE e gli indici che lo compongono;
 Saper analizzare il ROE attraverso gli indici che lo compongono;
 Saper determinare il ROI e gli indici che lo compongono;
 Saper analizzare il ROI attraverso gli indici che lo compongono;
 Saper confrontare gli indici economici nel tempo e nello spazio.
L’analisi economica si effettua attraverso lo studio dei seguenti indici che sono tra loro
strettamente correlati:
ROE
(INDICE DI REDDITIVITÀ DEL CAPITALE PROPRIO)
REDDITO NETTO D’ESERCIZIO x 100
CAPITALE DI PROPRIETA’
LEVERAGE
(INDICE DI
INDEBITAMENTO)
ROI
INDICE
(REDDITIVITÀ DEGLI
INVESTIMENTI)
INCIDENZA GESTIONE
EXTRA CARATTERISTICA
x
TOTALE IMPIEGHI
CAPITALE DI PROPRIETA’
REDDITO OPERATIVO x 100
TOTALE IMPIEGHI
REDDITO NETTO D’ESERCIZIO
REDDITO OPERATIVO
ROS
(INDICE DI REDDITIVITÀ
DELLE VENDITE)
INDICE DI ROTAZIONE
DEGLI IMPIEGHI
REDDITO OPERATIVO x 100
RICAVI NETTI DI VENDITA
RICAVI NETTI DI VENDITA
TOTALE IMPIEGHI
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Analisi del ROE
Per valutare il ROE si analizzano i tre indici che lo compongono:
ROE =
ROI x
LEVERAGE x
INDICE DI INCIDENZA DELLA
GEST. EXTRA CARATTERISTICA
RED. NETTO D'ES. x 100 = REDD. OPERATIVO x 100 x TOT. IMPIEGHI x RED. NETTO D'ES. x 100
CAPIT. DI PROPR.
TOT. IMPIEGHI4
CAP. DI PROPR.
REDDITO OPERATIVO
Analisi degli indici che influenzano il ROE
REDDITIVITA' =
REDDITO OPERATIVO x 100
DEGLI INVESTIMENTI TOTALE IMPIEGHI
(ROI)5
Indica la redditività del capitale investito, cioè la redditività delle risorse finanziarie
impiegate nell’azienda. Il capitale investito è identificato con il totale attivo o totale impieghi.
Sul calcolo del ROI non incide il risultato della gestione finanziaria e pertanto non è
influenzato dal grado di indebitamento dell’azienda, né tantomeno dai risultati della gestione
atipica e straordinaria.
Permette di rispondere alla seguente domanda: Quanto rende il capitale investito (PROPRIO
+ DI TERZI) nella gestione caratteristica?
Per la parte di finanziamenti ottenuta da terzi (es. banche) l’azienda sostiene il costo degli
interessi denominato ROD. Si distinguono due ipotesi:
 se il ROI > del ROD: l’impresa è vitale in quanto ricava dagli investimenti (ROI) più
di quanto spende (ROD) per acquisire i mezzi finanziari necessari per realizzare tali
investimenti;
 se il ROI < del ROD l'impresa non è destinata a continuare a vivere.
IND. DI REDDITIVITA' DEL CAPITALE DI
= ONERI FINANZIARI x 100
TERZI (ROD)
DEBITI ONEROSI6
(return on debt)
Indica in valore percentuale il costo medio del denaro chiesto in prestito.
4
Per totale impieghi si intende il valore complessivo delle risorse finanziarie (CAP. PROPRIO + CAP. DI
TERZI) investite per la realizzazione della produzione.
5
Se l'indice è espresso in valore percentuale (100) significa che il denominatore del rapporto è posto uguale a
100. Se l'indice è espresso in valori unitari significa che il denominatore del rapporto (o base del rapporto) è
posto uguale a 1.
14
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INDICE DI
INDEBITAMENTO
=
TOTALE IMPIEGHI
CAPITALE DI PROPRIETA'
(LEVERAGE)
Indica il peso che ha il capitale di proprietà nel finanziamento del totale impieghi. Esprime,
nello stesso tempo, il grado di indebitamento.
Il leverage permette di definire se un’azienda è patrimonializzata o sottopatrimonializzata. I
valori da cui dipende tale giudizio sono sintetizzati nel seguente prospetto:
Valore del leverage Relazione tra Patrimonio proprio e patrimonio di terzi
Leverage >2
Patrimonio proprio < patrimonio di terzi
Valutazione della
situazione patrimoniale
sottopatrimonializzata
Leverage =2
Patrimonio proprio = patrimonio di terzi
patrimonializzata
Leverage = 1
Patrimonio proprio (assenza del patrimonio di terzi)
patrimonializzata
Patrimonio proprio > patrimonio di terzi
patrimonializzata
1< leverage < 2
Per spiegare i valori del leverage è necessario considerare quanto segue:
indice leverage: TOTALE IMPIEGHI = CAPITALE PROPRIO + CAPITALE DI TERZI
CAPITALE PROPRIO
CAPITALE PROPRIO
La base dell’indice corrisponde al CAPITALE PROPRIO e corrisponde sempre ad 1.
Quando, ad esempio, il leverage è pari a 2 significa che il TOTALE IMPIEGHI è uguale a 2.
Considerato che il capitale proprio è sempre uguale a 1, per differenza si calcola il capitale di
terzi che nel nostro esempio è uguale ad 1. L’azienda in tal caso risulta essere
patrimonializzata.
Esercizio di comprensione:
leverage
TOTALE
IMPIEGHI
2
1
2,5
3
0,5
CAPITALE DI
PROPRIETA’
6
CAPITALE DI
TERZI
I DEBITI ONEROSI si considerano coincidenti con la voce D dello S.P. redatto secondo l'art. 2424 C.c.. Non
comprendono quindi i debiti per trattamento di fine rapporto e gli eventuali ratei e risconti passivi.
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INDICE DI INCIDENZA DELLA
DELLA GESTIONE
EXTRA – CARATTERISTICA
Esempio:
RICAVI OPERATIVI
300
COSTI OPERATIVI
100
UTILE OPERATIVO
200
RICAVI GESTIONE NON CARATTERISTICA
50
COSTI GESTIONE NON CARATTERISTICA
110
RISULTATO GESTIONE EXTRA-CARATTERISTICA
-60
UTILE NETTO DI ESERCIZIO
140
INDICE DI INCIDENZA DELLA = REDDITO NETTO D'ESERCIZIO * 100 =
DELLA GESTIONE
REDDITO OPERATIVO
EXTRA – CARATTERISTICA
70%
Questo indice misura il contributo fornito dai proventi e oneri dell’area atipica, finanziaria,
straordinaria e tributaria (area extra caratteristica) alla formazione del reddito netto
d’esercizio.
Se l’indice è < 0, l’azienda è in perdita.
Se l’indice è > 100 la gestione extra-carattersitica incide in modo positivo sul reddito di
esercizio in quanto i proventi delle gestioni extra-caratteristica superano gli oneri delle stesse
gestioni e quindi il reddito netto di esercizio è maggiore del reddito operativo.
Se l’indice è compreso tra 0 e 100 la gestione extra-caratteristica incide in modo negativo
sul reddito di esercizio gli oneri delle gestioni extra-caratteristica superano i proventi e quindi
il reddito netto di esercizio è inferiore al reddito operativo.
Nell’esempio sopra esposto, il reddito operativo che in termini relativi è pari ad 1 è maggiore
del reddito netto di esercizio pari a 0,7. Ciò significa che la gestione extra-caratteristica
avendo prodotto costi maggiori dei ricavi ha concorso negativamente alla formazione del
reddito netto d'esercizio e quindi del ROE.
Generalmente l’incidenza della gestione non caratteristica è negativa per effetto del risultato
negativo della gestione finanziaria e tributaria. Tuttavia, l’obiettivo primario dello
svolgimento dell’attività imprenditoriale resta la massimizzazione della redditività della
gestione caratteristica (core business).
16
Carmine VEGLIANTE docente di Economia Aziendale presso l'Istituto "G. A. REMONDINI"
L’effetto leva del leverage
Il ROE può essere incrementato aumentando il capitale di terzi e quindi l’indice che lo
misura, cioè il leverage. L’indebitamento agisce da leva finanziaria, cioè da moltiplicatore
del ROE solo se
(ROI) > (ROD)
La leva finanziaria amplifica la redditività del ROE, cioè l’indice di indebitamento spinge la
redditività del capitale proprio (ROE) ad un livello superiore rispetto a quello della redditività
del capitale investito (ROI). Il ROE invece, è minore del ROI se il ROI <ROD.
Dimostrazione dell'effetto leva dell'indice di indebitamento:
Esempio
Aziende
A
B
C
Capitale investito
10.000
10.000
10.000
- Debiti finanziari
2.000
5.000
8.000
- Patrimonio netto
8.000
5.000
2.000
20%
50%
80%
Reddito operativo
1.100
1.100
1.100
ROI
11%
11%
11%
ROD
10%
10%
10%
Oneri finanziari
200
500
800
Reddito netto
900
600
300
11,25%
12%
15%
Indice di indebitamento
ROE
Se ROI > ROD segue che ROE > ROI e soprattutto che ROE è tanto maggiore di ROI
quanto maggiore sarà l’indice di indebitamento.
E’ da precisare che in presenza di un ROI > ROD la soluzione dell’indebitamento non è
immune da rischi. La relazione suddetta può invertirsi, cioè trasformarsi in ROI < ROD per il
mutare in senso sfavorevole delle condizioni di mercato monetario (che portano ad un
aumento del ROD) o di impresa (che portano ad una riduzione della redditività degli
investimenti, cioè del ROI). Il leverage dunque, è uno strumento da usare con molta cautela,
se si vuole evitare l'eventualità che si trasformi in strumento generatore di perdita di
redditività netta a causa del suo effetto demoltiplicativo.
17
Carmine VEGLIANTE docente di Economia Aziendale presso l'Istituto "G. A. REMONDINI"
L’aumento dei tassi di interesse (ROD) può essere l’espressione di una politica monetaria
restrittiva finalizzata a contrastare l’inflazione, così come può derivare da un aumento del
costo medio richiesto dai finanziatori in quanto all’aumentare dell’indebitamento aumenta il
rischio di impresa per gli stessi finanziatori.
Il peggioramento delle condizioni di redditività (ROI) può derivare dalle stesse politiche
antiinflazionistiche che possono generare deflazione: riduzione generalizzata dei prezzi, calo
della domanda rappresentata dalla riduzione delle spese delle famiglie e degli investimenti
delle aziende. Il risultato macroeconomico è un rallentamento dell’economia perché con
salari rigidi (salari che non si riducono al diminuire della domanda) il calo dei prezzi riduce
gli utili delle aziende e la loro competitività e la speranza (le aspettative) di ulteriori ribassi
dei prezzi induce i consumatori a rinviare i consumi e le aziende a rinviare gli investimenti. Il
tutto si traduce in una riduzione del reddito operativo.
In periodo di crisi economica la riduzione degli utili determina una diminuzione
dell’autofinanziamento e del capitale a pagamento. Crescono invece, i debiti dell'azienda
verso il sistema bancario. L’aumento dell’indebitamento può essere giustificato solo da
buone prospettive di sviluppo. In assenza di queste le aziende dovrebbero diminuire
l’indebitamento attraverso la riduzione dei costi o la ricapitalizzazione, cioè aumentando il
capitale sociale.
Tuttavia vi sono aziende che possono permettersi un livello di indebitamento più elevato
rispetto ad altre. Chi è meno esposto al ciclo economico o opera in mercati protetti e in
posizione di monopolio (es. Autostrade) i flussi di cassa sono stabili e “visibili” nel tempo.
Ciò consente di sostenere con maggiore facilità il peso degli oneri e la restituzione del
capitale.
18
Carmine VEGLIANTE docente di Economia Aziendale presso l'Istituto "G. A. REMONDINI"
Analisi degli indici che determinano il ROI:
Per migliorare il ROI si deve migliorare il reddito operativo, che è il reddito della gestione
caratteristica.
ROI = INDICE DI ROTAZIONE IMPIEGHI * ROS
ROT = INDICE DI ROTAZIONE DEGLI IMPIEGHI
1) INDICE DI ROTAZIONE7 = RICAVI NETTI DI VENDITA
DEGLI IMPIEGHI
TOTALE IMPIEGHI
prezzi
quantità venduta
Questo indice misura la capacità di ritorno del capitale investito realizzato attraverso le
vendite (fatturato); esprime il numero di volte in cui il capitale investito (TOTALE
IMPIEGHI) si trasforma in ricavi nell’arco di un esercizio. Maggiore è il numero di volte in
cui si conseguono ricavi in un anno (più rapido è il ciclo investimenti/disinvestimenti), più
elevato è il valore dei ricavi totali conseguiti nel corso dello stesso periodo. Pertanto,
maggiore è il grado di efficienza di utilizzo del capitale investito. Se, ad esempio, l’indice è
pari a 12 significa che il capitale investito ritorna sotto forma di vendita una volta al mese.
L’obiettivo dell’impresa è realizzare un maggiore fatturato a parità di capitale investito o
stesso fatturato con minore capitale impiegato.
Per aumentare le quantità vendute e quindi i ricavi netti di vendita l’azienda deve ridurre il
ciclo: acquisto fattori produttivi – trasformazione prodotti finiti – vendita. La riduzione del
ciclo produttivo (acquisto fattori produttivi – trasformazione prodotti finiti), si realizza, ad
esempio, attraverso il miglioramento del livello di tecnologia e l’incremento del ritmo di
utilizzazione degli impianti facendo svolgere ai lavoratori doppi turni.
Effetti delle variazioni degli indici di rotazione degli impieghi sull'equilibrio finanziario:
All’aumentare della velocità di rotazione degli impieghi, aumenta il reddito operativo, (se i
ricavi di vendita sono maggiori dei costi operativi) e se i ricavi sono misurati da conti che
esprimono liquidità (cassa, banca, A/B, A/C, ecc.), diminuisce il fabbisogno finanziario e
quindi il ricorso a fonti di finanziamento: capitale proprio e capitale di terzi.
Vedi cash-flow e fabbisogno finanziario
ROS
2) INDICE DI REDDITIVITA' =
REDDITO OPERATIVO
x 100
DELLE VENDITE (ROS)
RICAVI NETTI DI VENDITA
efficienza
7
prezzi di vendita
Per redditività di impresa si intende la differenza tra ricavi e costi. Per economicità della gestione si intende il
contenimento dei costi.
19
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Il ROS esprime il reddito operativo che l’azienda consegue per ogni euro di ricavo; indica
cioè quanta parte di ricavo residua dopo la copertura dei costi operativi. L’obiettivo
dell’impresa è massimizzare i ricavi a parità di costi o minimizzare i costi a parità di ricavi.
Tale indice cresce, ad esempio, quando si è verificato un miglioramento dell’efficienza
economica dell’azienda misurata dal rapporto RISULTATI OTTENUTI / RISORSE A
DISPOSIZIONE. L’efficienza sarà tanto maggiore quanto più il rapporto sarà superiore ad 1.
Il ROS dunque, fornisce indicazioni sulla validità delle scelte produttive e delle politiche di
vendita.
Per valutare l’efficienza gestionale è necessario migliorare la produttività dei fattori
produttivi. Per produttività di un fattore produttivo si intende la quantità di produzione
ottenibile con l’impiego di quel fattore: RISULTATO OTTENUTO / QUANTITA’ DI
FATTORE UTILIZZATO.
Per aumentare il reddito non è sempre possibile agire contemporaneamente sull’indice di
rotazione degli impieghi e sull'indice di redditività delle vendite. Spetta al manager scoprire
la combinazione migliore tra i suddetti indici, in grado di fornire alla propria azienda una
nicchia di mercato di successo.
Esistono settori caratterizzati da una redditività delle vendite elevata e da una rotazione del
capitale investito tendenzialmente ridotta (es. settore chimico per l’elevato capitale investito)
e, settori invece, caratterizzati da un elevato indice di rotazione del capitale investito e da una
ridotta redditività delle vendite (es. aziende mercantili).
Pertanto:
20
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Relazione sulla situazione economica dell’azienda relativa all’esercizio n+1 e confronto
con l’anno n.
La redditività del capitale proprio ROE (%) già soddisfacente/insoddisfacente nell’esercizio
n, decisamente/lievemente migliorata/peggiorata, risulta essere maggiore/minore rispetto ai
tassi dei titoli di Stato (%) e ai tassi di remunerazione degli investimenti a parità di
rischio (%).
Il motivo è da ricercarsi nel contestuale miglioramento / peggioramento di tutti gli indici di
natura economica (ad eccezione del…); infatti la redditività del capitale investito ROI (%) è
aumentata / diminuita -
notevolmente / lievemente a causa del miglioramento /
peggioramento della redditività delle vendite ROS (%); allo stesso tempo è aumentata /
diminuita la rotazione degli impieghi (%), anche a causa del notevole / lieve - incremento
/decremento delle vendite (%) rispetto agli investimenti (%), ed è cresciuto / diminuito, in
modo significativo / in modo poco significativo, l’indice di indebitamento leverage, la cui
variazione (%) ha influito in modo negativo / positivo sulla gestione non caratteristica. Infatti
l’indice della gestione extra-caratteristica è pari a ( ). Il ROD evidenzia un miglioramento /
peggioramento (%) ; tuttavia tale risultato non può ritenersi un valido motivo per suggerire
all’impresa un maggior/ minor ricorso all’indebitamento dal momento che il differenziale (%)
tra ROI e ROD è aumentato / diminuito alla fine dell’esercizio n +1.
Si ipotizzano le seguenti strategie di miglioramento.
Esempio:
STATO PATRIMONIALE
n
n+1
n
n+1
Attivo immobilizzato 500
900 Passività consolidate 300
550
Attivo circolante:
600
700 Passività a breve
400
460
Rimanenze
200
280 Capitale sociale
350
400
Liquidità differite
300
320 Riserva legale
50
60
Liquidità immediate
140
100 Utile
40
80
Totale Impieghi
1.140 1.600 Totale a pareggio
1.140 1.600
CONTO ECONOMICO
Ricavi operativi
Costi operativi
Utile operativo
Ricavi gestione finanziaria
Costi gestione finanziaria
Utile di esercizio
ROD
Tasso di rendimento degli investimenti a parità di
rischio
21
n
3.000
-2.800
200
80
-240
40
n+1
4.000
3.700
300
60
-280
80
n
n+1
8%
10%
9%
11%
Carmine VEGLIANTE docente di Economia Aziendale presso l'Istituto "G. A. REMONDINI"
1.
Domande Unità Didattica n. 3
Quali sono gli indici che compongono il ROE?
2.
Qual è l’indice che determina la redditività del capitale investito nella gestione
caratteristica? E come si determina?
3.
Quale deve essere la giusta relazione tra il ROI e il ROD? E perchè?
4.
In che modo si determina il ROD?
5.
Qual è l’indice che esprime il grado di dipendenza finanziaria da capitale di terzi?
6.
Qual è l’indice che consente di determinare il grado di patrimonializzazione di
un’azienda? E a quale valore deve corrispondere affinché un’azienda possa essere
considerata patrimonializzata?
7.
In che modo il leverage influenza la gestione extra-caratteristica dell’azienda?
8.
Perché è sconsigliato aumentare l’utile attraverso l’incremento dell’indice di
indebitamento?
9.
Quali sono le cause che possono invertire la relazione ROI > ROD?
10.
Qual è il valore minimo che deve avere il ROI?
11.
Quale significato si dà ad un ROI pari al 9% sapendo che il ROD è pari a circa il 7%?
12.
Quale informazione fornisce l’indice della gestione extra-caratteristica?
13.
Quali sono gli effetti di una crisi economica sul Bilancio di un’azienda?
14.
In che modo si determina l’indice di rotazione degli impieghi? E quali informazioni
fornisce?
15.
Perché un aumento dell’indice di rotazione degli impieghi può generare una riduzione
del fabbisogno finanziario?
16.
Perché un aumento dei prezzi dei prodotti venduti può ridurre l’indice di rotazione
degli impieghi?
17.
Qual è la differenza tra efficacia, efficienza e produttività? (ricerca)
18.
Quali effetti determina la riduzione del ciclo produttivo sugli indici economici?
19.
In che modo si determina l’indice di redditività delle vendite?. E quali informazioni
fornisce?
20.
In che modo è possibile migliorare il ROI?
21.
In che modo interpreti un indice della gestione extracaratteristica pari a 1?
Tema
Si ipotizzi che un’azienda abbia la seguente situazione economica: ROE 5%, ROI 8%, ROD
11% e tasso di rendimento di investimenti a parità di rischio 13%. Lo studente descriva le
strategie che l’azienda può intraprendere per migliorare la redditività del patrimonio netto
(ROE), attraverso l’analisi di tutti gli indici che conosce.
22
Carmine VEGLIANTE docente di Economia Aziendale presso l'Istituto "G. A. REMONDINI"
L’ANALISI FINANZIARIA
Unità Didattica n. 4
Conoscenze
 Le condizioni per realizzare equilibrio finanziario a medio/lungo termine
 Le condizioni per realizzare equilibrio finanziario a breve termine
 Gli indici di natura finanziaria
Competenze
 Saper analizzare e commentare la situazione finanziaria di un’azienda
 Saper confrontare gli indici finanziari nel tempo e nello spazio
Obiettivo analisi finanziaria:
verificare l'esistenza delle condizioni di equilibrio finanziario attraverso l’analisi della
relazione esistente tra fonti e impieghi. L’azienda è in una situazione di equilibrio
finanziario se riesce a far fronte al proprio fabbisogno finanziario senza compromettere
l’equilibrio economico.
Si analizza la struttura del patrimonio aziendale la fine di verificare l’equilibrio finanziario
a m/l termine
il patrimonio permanente copre
l’attivo immobilizzato
Attivo
Patrimonio
Immobilizzato
netto
25
55
Debiti a medio /
lungo termine
35
Attivo
Circolante
Debiti a breve
45
termine
40
Attivo
Immobilizzato
il patrimonio permanente non copre
l’attivo immobilizzato
Patrimonio
netto
10
55
Debiti a medio /
lungo termine
40
Attivo
Circolante
45
Debiti a breve
termine
50
23
Carmine VEGLIANTE docente di Economia Aziendale presso l'Istituto "G. A. REMONDINI"
L’analisi della struttura patrimoniale (composizione del voci del patrimonio) fornisce
importanti informazioni di natura finanziaria pertanto, per analizzare l’equilibrio finanziario a
m/l termine è necessario verificare l’equilibrio strutturale del patrimonio. La composizione
del patrimonio aziendale infatti, fornisce importanti informazioni sulla sincronizzazione tra i
tempi di ritorno degli investimenti e i tempi di scadenza dei finanziamenti e quindi
sull’equilibrio finanziario nel lungo, medio e breve termine. I finanziamenti a medio e lungo
termine devono finanziare gli investimenti a medio e lungo termine, così come i
finanziamenti a breve devono finanziare gli investimenti a breve. Il capitale proprio (che si
ipotizza essere pari al patrimonio netto) avendo una scadenza indeterminata può finanziare
sia l’attivo immobilizzato che l’attivo circolante.
L’azienda deve possedere i finanziamenti necessari per lo svolgimento del processo
produttivo e per la realizzazione degli investimenti a lungo termine.
INDICE DI COPERTURA
= PATRIMONIO NETTO + PASSIVITA’ CONSOLIDATE
DELLE IMMOBILIZZAZIONI
ATTIVO IMMOBILIZZATO
Se l’indice > 1 indica che il Patrimonio netto e le Passività consolidate (CAPITALE
PERMANENTE), rispettivamente fonti a scadenza indeterminata e a m/l termine sono in
grado di finanziare investimenti a m/l termine (Attivo immobilizzato).
Se l’indice < 1 l’Attivo Immobilizzato (in parte o tutto) è finanziato con debiti a breve
termine. Ciò denota uno squilibrio finanziario di medio/lungo termine.
Le immobilizzazioni non possono essere finanziate con le passività a breve perché gli
investimenti immobilizzati “ritornano” in forma liquida (contribuiscono a generare liquidità)
nel medio/lungo termine, mentre le passività a breve rappresentano debiti che assorbono
liquidità entro l’arco di un anno. L’assenza di una corretta relazione temporale tra capitale
permanente e attivo immobilizzato genera illiquidità.
Affinché un’azienda possa onorare i suoi debiti a scadenza con le risorse interne (quindi
senza contrarre nuovi debiti) è necessario che l’azienda generi utili sufficienti. Un indicatore
importante per valutare la solidità finanziaria della società è il rapporto tra debito netto e
ebitda (utile operativo + ammortamenti). Tale indice determina in quanti anni la società
impiega a ripagarsi il debito con gli utili lordi prodotti dalla gestione caratteristica. Altro
indicatore di indebitamento è il rapporto ebitda / oneri finanziari che indica quante volte gli
utili della gestione caratteristica coprono il costo dei debiti.
Tali rapporti dovrebbero essere almeno superiori a 4 o 5.
24
Carmine VEGLIANTE docente di Economia Aziendale presso l'Istituto "G. A. REMONDINI"
EQUILIBRIO FINANZIARIO A BREVE TERMINE
Il breve termine rappresenta il livello temporale su cui deve concentrarsi l’analisi finanziaria
in quanto le eventuali tensioni di natura finanziaria di lungo termine possono essere risolte
nel tempo.

Grado di elasticità o rigidità dei finanziamenti (determinato in funzione della durata dei
finanziamenti).
INDICE DI INCIDENZA
=
DEBITI A BREVE x 100
DEI DEBITI A BREVE
TOTALE FONTI
Maggiori sono i DEBITI A BREVE rispetto ai DEBITI A MEDIO E LUNGO maggiori sono
gli esborsi monetari di breve periodo e dunque peggiore è la liquidità dell’azienda.
Gli indici finanziari di breve periodo consentono di verificare se l’azienda è in grado di
pagare i debiti che scadono nel breve termine. I più importanti sono i seguenti:
INDICE DI
= ATTIVO CIRCOLANTE
DISPONIBILITA'
PASSIVITA' A BREVE
Indica se esiste equilibrio tra attivo e passivo a breve. Tale indice esprime la capacità che ha
l’impresa di coprire i debiti a breve termine con l’attivo circolante. DEVE ESSERE
ALMENO > 1. E' preferibile che sia 1,5, 2 o superiori a causa della presenza del magazzino
(solo in presenza di scorte minimali in termine di valore, l’impresa può dirsi in equilibrio
finanziario anche qualora l’indice sia minore di 1,5). Le scorte infatti, possono non generare
entrate monetarie entro l’anno. La trasformazione delle merci/prodotti in rimanenza richiede
un’attività di vendita che potrebbe incontrare difficoltà non prevedibili.
INDICE DI =
LIQUID. IMMEDIATE + LIQ. DIFFERITE
LIQUIDITA'
PASSIVITA' A BREVE
Questo indice esprime la capacità che ha l’impresa di coprire i debiti a breve con le liquidità
sia immediate che differite, DEVE ESSERE PERTANTO > 1.
E’ un indice che interessa soprattutto i creditori a breve termine. I creditori a medio e lungo
termine invece, danno molta più importanza alla capacità di reddito e all’efficienza operativa
misurate dai rapporti di redditività utili ad accertare le prospettive di crescita.
INDICE SECCO DI =
LIQUIDITA' IMMEDIATE
LIQUIDITA'
PASSIVITA' A BREVESSIMO TERMINE
Esprime la capacità dell’azienda di coprire i debiti a brevissimo termine con le liquidità
immediate, DEVE ESSERE PERTANTO > 1 Questo indice può essere calcolato solo
dall’analista interno in quanto le scadenze dei debiti a brevissimo termine non si evincono dal
Bilancio. Se l’indice di liquidità è inferiore a 1, il margine di tesoreria è negativo, è quindi
l’azienda avrà difficoltà a rimborsare nei modi ordinari (con le somme disponibili in cassa, in
c\c e attraverso la riscossione dei crediti) i propri debiti.
25
Carmine VEGLIANTE docente di Economia Aziendale presso l'Istituto "G. A. REMONDINI"
Relazione tra equilibrio finanziario a medio e lungo termine e equilibrio finanziario a
breve termine
Pn + Pm/l + Pb
= 1
Ai +Ac
Si suggerisce di sostituire alla lettere i numeri per comprendere quanto segue
Pn = 60; Pm/l = 30; Pb = 20;
Ai = 70; Ac = 30.
Se:
Pn + Pm/l > 1
Ai
Significa che
Pb < Ac e quindi Ac / Pb > 1
Considerazioni:
da quanto detto si evince che se l'indice di
copertura delle immobilizzazioni è maggiore
di 1 anche l'indice di disponibilità è
maggiore di 1.
Il margine di disponibilità > 1 non garantisce
l'equilibrio finanziario a breve termine.
Pn = 20; Pm/l = 30; Pb = 60;
Ai = 70; Ac = 30.
Se:
Pn + Pm/l < 1
Ai
Significa che
Pb > Ac e quindi Ac / Pb < 1
Considerazioni:
da quanto detto si evince che se l’indice di
copertura delle immobilizzazioni è minore di
1 anche l'indice di disponibilità è
minore di 1.
Il margine di disponibilità < 1 è sintomo di
squilibrio finanziario a breve termine.
Per determinare i tempi medi di riscossione dei crediti e di pagamento dei debiti si devono
determinare i seguenti indici di DURATA:
INDICE DI DURATA =
DEI CREDITI
CREDITI VS/CLIENTI al 31/128
RICAVI + IVA
x 365 =
giorni
L'indice di durata dei crediti indica il periodo medio di dilazione di pagamento (in giorni)
concesso alla clientela. L’aumento dell’indice esprime una maggiore dilazione concessa ai
clienti. Infatti se aumentano i crediti al 31/12 rispetto ai ricavi conseguiti durante l’intero
anno solare significa che è aumentata la parte di ricavi non riscossa entro fine anno.
La diminuzione dell’indice invece, denota una riduzione della dilazione concessa ai clienti.
INDICE DI DURATA = DEBITI VS/FORNITORI al 31/129
DEI DEBITI
COSTI + IVA
x 365 =
giorni
L’indice di durata dei debiti esprime il periodo medio di dilazione di pagamento (in giorni)
ottenuto dai fornitori. L’aumento dell’indice esprime una maggiore dilazione ottenuta dai
fornitori. Infatti se aumentano i debiti al 31/12 rispetto ai costi sostenuti durante l’intero anno
solare significa che è aumentata la parte di costi non pagata entro fine anno.
La diminuzione dell’indice invece, denota una riduzione della dilazione ottenuta dai fornitori.
8
Comprendono tutti i crediti commerciali (crediti v/clienti, cambiali attive e fatture da emettere) al lordo del
fondo svalutazione crediti (rappresenta i crediti incagliati) esistenti al momento della chiusura dei conti.
26
Carmine VEGLIANTE docente di Economia Aziendale presso l'Istituto "G. A. REMONDINI"
Strategie per migliorare la liquidità
equilibrio finanziario tra dilazione concessa ai clienti e dilazioni ottenute dai fornitori
Per migliorare la liquidità di un’azienda è necessario anticipare le riscossioni e posticipare i
pagamenti.
L’obiettivo è ridurre il fabbisogno finanziario agendo sulla leva tempo: ridurre il periodo
medio di riscossione dei crediti (es. 46 giorni) e aumentare il periodo di dilazione dei debiti
(es. 28 giorni). E’ necessario almeno eguagliare il tempo di dilazione concesso ai clienti con
quello ottenuto dai fornitori. La situazione ottimale si raggiunge attraverso l'incasso
immediato dei crediti e il pagamento differito dei debiti. Tuttavia l’azienda per ottenere dal
cliente un pagamento anticipato deve concedere sconti, mentre l’azienda che chiede di
posticipare il pagamento dovrà corrispondere al proprio fornitore gli interessi. Gli sconti e gli
interessi incidono negativamente sul conto economico dell’azienda.
Per anticipare la riscossione dei crediti commerciali si può ricorrere ad operazioni di
smobilizzo dei crediti (es. contratto di factoring o sconto di cambiali).
Ulteriori strategie per migliorare la liquidità
Le aziende devono cercare di non concentrare i crediti nei confronti di uno o pochi clienti.
Pertanto la composizione della clientela deve essere tale da non generare alcuna situazione di
dipendenza commerciale al fine di ridurre al minimo il rischio di insolvenza.
Altra strategia è quella di aumentare le operazioni di spin-off, cioè di scissioni dei patrimoni
immobiliari. In cambio degli immobili le aziende ottengono liquidità e strumenti finanziari
facilmente smobilizzabili liberando così la stessa azienda da una competenza (gestione degli
immobili) che è estranea alla gestione caratteristica per affidarla a soggetti che invece ne
fanno la principale attività (es: fondi immobiliari).
9
Comprendono tutti i debiti commerciali (debiti v/fornitori, cambiali passive e fatture da ricevere) esistenti al
momento della chiusura dei conti.
27
Carmine VEGLIANTE docente di Economia Aziendale presso l'Istituto "G. A. REMONDINI"
Analisi della situazione finanziaria
Equilibrio finanziario a medio/lungo termine:
Indice copertura delle immobilizzazioni
Equilibrio strutturale
da parte del capitale permanente
Da ______
A_______


SI

Aumentato______%

Diminuito ______%

Invariato
Per effetto del capitale permanente
NO

Aumentato ______%

Diminuito ______%

Invariato
Per effetto delle immobilizzazioni

Aumentate ______%

Diminuite ______%

Invariate
Equilibrio finanziario a breve termine:
Indice di disponibilità
Indice di liquidità
Indice secco di liquidità
Da ______
Da ______
Da ______
A_______
A_______
A_______

Aumentato ______%

Aumentato ______%

Aumentato ______%

Diminuito ______ %

Diminuito ______%

Diminuito ______%

Invariato

Invariato

Invariato
Per effetto dell’attivo circolante
Per
effetto
delle
disponibilità Per
effetto
finanziarie
immediate
delle
liquidità

Aumentato ______%

Aumentato ______%

Aumentato ______%

Diminuito ______%

Diminuito ______%

Diminuito ______%

Invariato

Invariato

Invariato
Per effetto delle passività correnti

Aumentato ______%

Diminuito ______%

Invariato
28
Carmine VEGLIANTE docente di Economia Aziendale presso l'Istituto "G. A. REMONDINI"
Durata media dei debiti
Durata media dei crediti
Relazione tra gli
Da ______
Da ______
indici di durata
A_______
A_______

Aumentata ______

Aumentata ______

equilibrio

Diminuita ______

Diminuita ______

disequilibrio

Invariata

Invariata
Relazione sulla situazione finanziaria
L’analisi finanziaria evidenzia un equilibrio /disequilibrio strutturale caratterizzato da un
patrimonio permanente maggiore / minore dell’attivo immobilizzato. Si evidenzia inoltre, un
miglioramento/peggioramento dall’esercizio n all’esercizio n+1 dell’indice di copertura delle
immobilizzazioni (%) per effetto dell’aumento /diminuzione del capitale permanente
e
diminuzione / aumento delle immobilizzazioni.
L’azienda presenta un equilibrio /disequilibrio finanziario. Ciò viene confermato nel breve
periodo dai seguenti indici: indici di disponibilità e di liquidità che passano da … nell’anno n
a… nell’anno n+1.
Tuttavia l’analisi finanziaria evidenzia anche aspetti positivi/negativi individuabili nella alta
dilazione (se superiore a 120 giorni) / bassa dilazione (se inferiore a 30 giorni) ottenuta dai
fornitori ( ) e nella bassa dilazione (se inferiore a 30 giorni) / alta dilazione (se superiore a
120 giorni) concessa ai clienti ( ). La relazione tra gli indici di durata è in
equilibrio/disequilibrio in quanto i tempi medi di pagamento dei debiti sono maggiori dei
tempi medi di riscossione dei crediti / in quanto i tempi medi di riscossione dei crediti sono
maggiori dei tempi medi di pagamento dei debiti.
Si ipotizzano le seguenti strategie di miglioramento.
Domande Unità Didattica n. 4
1. Con dati a scelta costruisci una situazione patrimoniale in cui il Patrimonio permanente è
maggiore dell’attivo immobilizzato.
2. Con dati a scelta costruisci una situazione patrimoniale in cui il Patrimonio permanente è
minore dell’attivo immobilizzato.
3. Perché la struttura patrimoniale fornisce importanti informazioni di natura finanziaria?
4. Costruisci una situazione patrimoniale in cui l’indice di copertura delle immobilizzazioni
è pari a 2.
5. Quali relazioni esistono tra utili e debiti?
6. Commenta le differenze esistenti tra gli indici finanziari di breve periodo?
7. Perché l’indice di disponibilità è sempre inferiore all’indice di liquidità differita?
8. Quali informazioni fornisce l’ indice di liquidità immediata quando è inferiore ad uno?
9. Indica almeno tre strategie utili a migliorare la liquidità di un’azienda.
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Carmine VEGLIANTE docente di Economia Aziendale presso l'Istituto "G. A. REMONDINI"
ANALISI PATRIMONIALE
Unità Didattica n. 5
Conoscenze
 Le condizioni per realizzare l’equilibrio patrimoniale
 Gli indici di natura patrimoniale
Competenze
 Saper analizzare e commentare la situazione patrimoniale di un’azienda
 Saper individuare le strategie migliori per migliorare l’equilibrio e la struttura
patrimoniale di un’azienda
 Saper confrontare gli indici patrimoniali nel tempo e nello spazio
Obiettivo dell’analisi patrimoniale:
verificare l'esistenza delle condizioni di equilibrio tra gli elementi del patrimonio
appartenenti a una stessa sezione (all'interno degli impieghi, all’interno delle fonti) e tra
sezioni diverse.
Affinché l’azienda abbia solidità patrimoniale è necessario che vi sia
a) una corretta correlazione tra fonti di finanziamento stabili e impieghi durevoli
b) elasticità della struttura aziendale (composizione degli IMPIEGHI).
c) autonomia finanziaria
L’equilibrio patrimoniale rappresenta la condizione necessaria affinché l'azienda possa
vivere nel tempo.
Determinare il grado di elasticità della struttura aziendale (cioè la composizione degli
IMPIEGHI).
La composizione degli impieghi è tanto più elastica quanto più velocemente le varie classi di
investimento riescono a trasformarsi in forma liquida, quindi quanto maggiore è il peso
percentuale dell’attivo circolante rispetto all’attivo immobilizzato.
Il giudizio sulla composizione degli impieghi può essere effettuato solo tenendo presente il
settore di attività in cui l’impresa opera; per esempio è “normale” che un’impresa
industriale, in quanto attua un processo di trasformazione fisico - tecnica delle materie prime
in prodotti finiti e quindi necessita di un notevole volume di investimenti fissi in
immobilizzazioni tecniche, abbia un grado di rigidità dei propri impieghi maggiore rispetto
alle imprese mercantili, nelle quali il processo produttivo è volto all’accrescimento
dell’utilità dei beni acquistati e destinati alla successiva rivendita.
Il peso delle immobilizzazioni è diverso anche nell’ambito di aziende che operano nello
stesso settore; commerciale, industriale, ecc. Ad esempio il peso delle immobilizzazioni di
un’impresa industriale che realizza prodotti tessili è minore di quello di un’industria chimica
o siderurgica. Il grado di elasticità dipende dalla categoria di beni in cui l’impresa ha
investito.
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“La specie che sopravvive più a lungo non è quella più forte e nemmeno quella più
intelligente, ma è quella che si adatta più velocemente ai cambiamenti” (Charles Darwin).
Il grado di elasticità/rigidità della struttura aziendale denota la capacità di adattamento ai
cambiamenti del mercato. Maggiore è il grado di elasticità (maggiore è l’attivo circolante) e
migliore è il grado di adeguamento alle trasformazioni del mercato. Le immobilizzazioni
infatti, non sono trasferibili ad altra destinazione attraverso la normale gestione aziendale. Gli
indici che misurano il grado di elasticità degli impieghi si denominano indici di struttura.
IND. DI ELASTICITA' = ATTIVO CIRCOLANTE x 100
DEGLI IMPIEGHI
TOTALE IMPIEGHI
Indica il grado di elasticità degli impieghi. Gli impieghi sono da considerarsi elastici quando
l’indice è > 50%.
IND. DI RIGIDITA' = ATTIVO IMMOBILIZZATO x 100
DEGLI IMPIEGHI
TOTALE IMPIEGHI
Indica il grado di rigidità degli impieghi. Gli impieghi sono da considerarsi rigidi quando
l’indice è > 50%.
L’azienda è un sistema aperto che comunica e interagisce con l’ambiente. La capacità di
adeguamento al cambiamento della domanda (e quindi alle mutevoli esigenze dei clienti)
dipende oltre che dal grado di elasticità della struttura produttiva, dai seguenti fattori:

da un’attenta attività di pianificazione e programmazione;

dall’organizzazione dell’azienda che deve essere il più possibile “snella”.
Per ottenere quest’ultimo risultato si devono ridurre i livelli gerarchici (ovvero si deve ridurre
il numero di capi che ogni esecutore ha sopra di sé) per responsabilizzare sempre più la forza
lavoro. Nel lungo termine la gestione delle risorse umane diviene un elemento strategico per
flessibilizzare la struttura. L’elemento determinante per sviluppare le risorse umane è
trasmettere conoscenze, strumenti e metodologie.
Variazione nel tempo delle immobilizzazioni
Se le immobilizzazioni aumentano con ritmo molto lento probabilmente ci si è limitati a
sostituire gli impianti inservibili, più che a procedere ad un graduale miglioramento
tecnologico.
L’incremento dell’attivo immobilizzato può dipendere anche dall’aumento del numero dei
brevetti che esprime la capacità che ha un’azienda di generare innovazioni tecnologiche. Il
brevetto è uno strumento con il quale si acquisisce il diritto di esclusiva allo sfruttamento di
un’invenzione.
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Determinare il grado di patrimonializzazione / autonomia finanziaria dell’azienda (cioè
la composizione delle FONTI)
Gli indici che misurano il grado di patrimonializzazione / autonomia finanziaria dell’azienda
si denominano indici di autonomia finanziaria e sono:
IND. DI INCIDENZA DEI =
DEBITI A BREVE TERMINE
PASSIVITA' A BREVE x 100
TOTALE IMPIEGHI
Indica in quale misura (percentuale) i debiti a breve termine finanziano il totale impieghi.
IND. DI INCIDENZA DEI =
DEBITI A M/L TERMINE
PASSIVITA’ CONSOLIDATE x 100
TOTALE IMPIEGHI
Indica in quale misura (percentuale) i debiti a medio/lungo termine finanziano il totale
impieghi.
La somma degli indici di incidenza dei debiti a b/t e dei debiti a m/l termine esprime il
grado di dipendenza finanziaria da capitale di terzi. Se tale somma è superiore al 66% la
situazione finanziaria è critica. Se ha un valore compreso tra il 33% e il 66% la situazione è
definita normale. Se è inferiore al 33% la situazione è molto buona.
IND. DI INCIDENZA =
DEL CAPITALE PROPRIO
(indice di indipendenza o autonomia finanziaria)
PATRIMONIO NETTO x 100
TOTALE IMPIEGHI
Indica in quale misura (percentuale) il capitale proprio finanzia il totale impieghi. Esprime il
grado di solidità patrimoniale dell'impresa, il grado di autonomia finanziaria e rappresenta
una garanzia per i finanziatori. Se tale indice è superiore al 66% la situazione finanziaria è
molto buona, se ha un valore compreso tra il 33% e il 66% la situazione è definita normale.
Se è inferiore al 33% la situazione è critica.
L’eccessiva dipendenza da capitale di terzi (dipendenza finanziaria) può non attrarre capitali
perché i creditori non concedono credito sulla base di un patrimonio (patrimonio netto) quasi
del tutto o del tutto inesistente. I creditori infatti, finanziano aziende con bassi rapporti di
indebitamento perché maggiore è la garanzia di ottenere in restituzione quanto prestato.
Inoltre, indebitamenti eccessivamente elevati incoraggiano l’irresponsabilità dei proprietari.
Pertanto, gli obiettivi di redditività e di sviluppo di un’azienda devono essere raggiunti
mantenendo le condizioni di equilibrio nella composizione delle fonti di finanziamento, cioè
tra capitale proprio e capitale di terzi.
Al contrario, una struttura patrimoniale caratterizzata da un’incidenza del capitale proprio
pari al 100% è poco conveniente in quanto un’impresa che opera esclusivamente con mezzi
propri si preclude la possibilità di potenziare ulteriormente il suo sviluppo. Caso in verità
molto raro.
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Il grado di capitalizzazione di un’azienda (il peso del patrimonio netto) varia da settore a
settore e dipende anche dalle prospettive reddituali. Quanto più un settore è indipendente
dagli andamenti del ciclo economico tanto maggiore è il grado di capitalizzazione
dell’azienda. La ragione di ciò sta nel fatto che i flussi di cassa nei settori aciclici (es. settore
farmaceutico) tendono a essere più stabili nel tempo rendendo quindi più agevole il
pagamento dei costi del debito.
Strategie per aumentare il grado di elasticità della struttura aziendale
Per poter effettuare tali scelte l’azienda deve predisporre di una struttura produttiva il più
possibile flessibile (acquisizioni in leasing, lavorazione presso terzi, acquisto di semilavorati,
ecc.). Molte imprese ricorrono in maniera massiccia all’outsourcing (approvvigionamento
esterno): esternalizzano alcune fasi del processo produttivo, cioè ricorrono ad altre imprese
per il loro svolgimento.
Vedi contratto di leasing: aspetti giuridici e contabili
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TABELLA DI RIEPILOGO
Equilibrio
Inc.za del cap. proprio
patrim.
Elasticità
Elasticità
sul Totale impieghi
degli
degli impieghi
Da ______
impieghi
Da ______
A>P

SI
A_______
A_______

Aumentato______%

Aumentato ______%

Diminuito ______%

Diminuito ______%

Invariato

Invariato

SI
Per
Per effetto del capitale proprio
effetto
dell’attivo
circolante

NO

Aumentato ______%


NO

Aumentato ______%
Diminuito ______%

Diminuito ______%
Invariato

Invariato

Per effetto del Totale impieghi

Aumentato ______%

Diminuito ______%

Grado di autonomia finanziaria
Invariato
Grado di capitalizzazione

critica fino al 33%

capitalizzata

normale dal 34% al 66%

sottocapitalizzata

molto buona oltre il 66%
Strategie per ridurre la dipendenza da capitale di terzi:

richiedere ai soci versamenti di denaro;

promuovere politiche di autofinanziamento attraverso la costituzione di riserve.
Relazione sulla situazione patrimoniale
L’indice di capitalizzazione e di autonomia finanziaria, che già alla fine dell’esercizio n
mostrava un equilibrio patrimoniale piuttosto precario/soddisfacente, evidenziano alla fine
dell’esercizio n1 una situazione caratterizzata da un crescente livello di indebitamento/
patrimonializzazione.
Nell’esercizio n l’indice di elasticità presenta/non presenta valori nella norma del settore. La
maggiore/minore elasticità negli impieghi rilevata nell’esercizio n1 è essenzialmente dovuta
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alla
crescita/riduzione
dell’attivo
circolante,
ma
soprattutto
al
sensibile
incremento/decremento della seguente voce contabile…
Si ipotizzano le seguenti strategie di miglioramento.
Linee guida necessarie all’analisi per indici:
1. analisi del bilancio dell’anno n-1 evidenziando i punti di forza e di debolezza;
2. commento dell’evoluzione degli indici nel tempo (rispetto all’anno n / n+1);
3. strategie adottate dall’azienda per migliorare i punti di debolezza dall’anno n-1
all’anno n (n+1)
4. strategie da adottare per migliorare la situazione dell’anno n+1
Domande Unità Didattica n. 5
1.
Quali sono le condizioni affinché esista equilibrio patrimoniale?
2.
In che modo si determina l’indice che misura il grado di elasticità degli impieghi?
3.
In che modo si determina l’indice che misura il grado di rigidità degli impieghi?
4.
La somma degli indici suddetti a quale percentuale deve corrispondere?
5.
Quale tipo di composizione degli impieghi genera maggiori costi fissi o di struttura?
6.
Quali sono le strategie per aumentare il grado di elasticità degli impieghi?
7.
Perché è necessario rendere la struttura patrimoniale di un’azienda il più possibile
elastica?
8.
Cosa è l’outsourcing?
9.
Quali possono essere le cause di un aumento dei valori delle immobilizzazioni?
10.
Quale indice esprime il grado di autonomia finanziaria di un’azienda? E come si
determina?
11.
Perché è necessario ridurre il grado di indebitamento di un’azienda?
12.
Se la somma degli indici di incidenza dei debiti a b/t e dei debiti a m/l termine è
superiore al 66% a quale valore percentuale corrisponde l’indice di incidenza del
capitale proprio?
13.
Quali sono le strategie per ridurre la dipendenza dell’azienda da capitale di terzi?
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